INTRODUZIONE
Roma d’autunno è calda e viva, lavata da piogge leggere e inondata di sole morente… Roma è stata, ed è ancora, la culla prolifica di molte delle band più valide della scena metal italiana… Roma è anche il muto testimone dell’unicità e del sentimento della musica dei Klimt 1918, nata tra le rovine e la storia… In occasione di una visita amichevole ai quattro secessionisti post-moderni, ci è stata offerta la possibilità di penetrare nel loro universo; tra parole fitte, un’atmosfera di scherzosa allegria e molte comprensibili aspettative, ci è stato proposto di dare un parere sugli sviluppi attuali della proposta musicale dei nostri. Evento centrale – e non avrebbe potuto essere altrimenti – la visita agli Outersound Studios di Giuseppe Orlando, per un informale ascolto di cinque dei dieci brani (uno sarà un re-mix speciale, che vi farà restare piacevolmente sorpresi!) destinati a comparire sull’imminente “Dopoguerra”, la cui uscita è prevista per gennaio 2005, sotto l’egida della teutonica Prophecy Productions. E vista l’attesa, febbrile direi, che animava entrambi i redattori, e che sicuramente è condivisa con la stessa intensità dai numerosissimi fan della band, è maturata l’idea di riportarvi le prime impressioni a caldo sulle novità del lavoro in casa Klimt 1918, arricchite dalle considerazioni di Marco Soellner, che ci parla personalmente dei brani, degli intenti del gruppo e un po’ di tutta l’atmosfera che circonda la gestazione di “Dopoguerra”. Speriamo di cuore che questa anteprima possa soddisfare la curiosità dei lettori di Metalitalia.com, in attesa della recensione e dell’intervista che troverete, immancabili, su queste pagine nel prossimo futuro. E soprattutto ci auguriamo che i Klimt 1918 possano godere, in patria come all’estero, della visibilità e del seguito che la loro musica merita sin dagli esordi. Ecco il racconto dei momenti passati nella sala principale degli studi, in compagnia delle nuove note targate Klimt 1918.
E’ una serata piovosa, ma la macchina di Paolo Soellner sfreccia sicura sulle strade della periferia di Roma: la missione consiste nel portare i due scapestrati redattori agli Outersound Studios, per mostrare loro che cosa i Klimt 1918 abbiano prodotto, durante le intensissime settimane di registrazioni quasi concluse. E’ Giuseppe ad aprirci la porta, sorridente come sempre, e nel giro di pochi istanti ci ritroviamo seduti sui comodi divani dello studio a chiacchierare del più e del meno, esaminando poster e disegni esilaranti di un inedito Massimiliano Pagliuso in veste di cartoonist! Fa piacere trovarsi nello studio migliore e più gettonato d’Italia, complice del successo degli ultimi dischi di band come Stormlord, DGM e Necrodeath, tanto per citare qualche nome; fa piacere constatare la gentilezza di Giuseppe, che ci illustra fiero come ha organizzato le sale e ci parla a ruota libera di band e progetti. Anzi, nonostante sia veramente pieno di lavoro, ci anticipa che il nuovo album dei suoi Novembre verrà registrato nel corso dei primi mesi del 2005: una notizia che tutti accogliamo con grande entusiasmo, da troppo tempo questa grande band non è presente sul mercato con del materiale inedito! Pochi minuti dopo, comunque, arrivano nello studio anche Marco, il chitarrista/cantante dei Klimt 1918, la sua Marta Zoe, Carmelo Orlando (che, per l’occasione, celebra gli amici indossando la maglia nera con il loro monicker), Max Pagliuso (a questo punto abbiamo i Novembre al gran completo!) e Michela, la fidanzata storica e insostituibile di Giuseppe. Tutto è ormai pronto per l’ascolto della nuovissima musica dei Klimt 1918. I ragazzi decidono di farci ascoltare cinque brani, purtroppo ancora privi del mixaggio definitivo – che, per inciso, avverrà ai rinomati Finnvox Studios di Helsinki – e il primo che ci viene proposto è “They Were Wed By The Sea”, la canzone scelta per aprire “Dopoguerra” e già sentita in sede live allo Springtime Festival del maggio scorso. A seguire, “Snow Of ’85”, “Because Of You, Tonight”, la title-track e infine “La Tregua”. Trascorrono così una ventina di minuti, serrati e intensi, abbastanza per far nascere in noi l’idea che il nuovo lavoro dei Klimt 1918 abbia tutte le carte in regola per bissare, se non superare, il successo di “Undressed Momento”. I pezzi, nonostante non siano ancora mixati accuratamente e siano privi di mastering, suonano compatti, carichi di groove e splendidamente melodici, complice anche l’ottima performance di Marco dietro al microfono, davvero più ispirato che mai! Il sound generale appare molto più caldo e rockeggiante che in passato, a tratti vengono alla mente i migliori, vecchi, U2, ma l’inconfondibile tocco dei Klimt 1918 non viene mai meno. I nostri si sono evoluti ma non snaturati, è evidente che si tratta della stessa band che ha composto “Undressed Momento”. Il quartetto romano oggi è semplicemente una formazione più esperta, concisa e ancora più personale, meno “metal” se vogliamo, ma sempre incredibilmente emotiva e raffinata. Ora, non sappiamo se le altre canzoni di “Dopoguerra” siano sullo stesso livello di quelle ascoltate, resta però il fatto che abbiamo avuto modo di sentire davvero della grande musica, valida almeno quanto quella del debut album, e visto il successo critico/popolare di “Undressed Momento”, potete ben sperare! Le promesse per un gran disco, quindi, ci sono proprio tutte e non esitiamo a confessarlo subito ai diretti interessati, i quali però – come prevedibile – rimangono abbastanza sulle loro, cauti e un po’ dubbiosi, consci del fatto che magari qualcuno potrà non capire questa deviazione musicale (alle nostre orecchie, comunque, certamente molto significativa, ma non colossale e soprattutto operata con gusto, intelligenza e spontaneità). In breve, è già ora di lasciare il campo libero ai Novembre, che in serata continueranno la pre-produzione del materiale per il prossimo full-length… la tentazione di trattenerci e di tentare un po’ di spionaggio è grande, ma tutto sommato sarà meglio godersi la sorpresa, come è stato per tutti i loro album precedenti… e poi ci aspettano il quartiere Testaccio e un po’ di nightdriving in Rome, parlando, ancora eccitati, delle sensazioni di “Dopoguerra”.
Di queste intense giornate romane resteranno la simpatia e la generosità dei fratelli Soellner e di Marta Zoe; le risate fatte con Spino e gli aneddoti musicali di Alessandro; certi bellissimi discorsi interminabili, tra mille sigarette, bucatini, regie promettenti e maledette strappone… Ma soprattutto rimarrà l’umiltà che caratterizza il collettivo Klimt 1918, ovvero il coraggio di essere artisti senza aver bisogno di ostentare nulla. Dunque, un rinnovato augurio di successo a questi quattro alfieri dell’impegno e della ricerca costante di nuove espressioni, che sanno davvero come emozionare, e che stanno percorrendo una strada sempre più personale e aliena dalla mediocrità.
MARCO COMMENTA I BRANI…
THEY WERE WED BY THE SEA:
“They Were Wed” incarna il sentimento rinfrancante e tiepido della convalescenza. E’ la speranza che torna ad irrorare il mondo, rendendolo più sopportabile. Non a caso nel disco viene preceduta da un intro in cui è riprodotto l’annuncio radiofonico della liberazione dall’occupazione tedesca del 1945.
SNOW OF ’85:
E’ una canzone nostalgica che si riferisce alla famosa nevicata del 1985, a Roma. Io e mio fratello eravamo bambini e l’evento ci parve, allora, come una cosa eccezionale. Il ricordo di quei giorni, a distanza di quasi vent’anni, è dolce e spietato, come dolci e spietate sono le rimembranze più preziose.
BECAUSE OF YOU TONIGHT:
Dal punto vista dei contenuti è la prosecuzione ideale di “Parade of Adolescence”. Dunque un’altra canzone sulla fuggevolezza della gioventù e su ciò che di più bello e malinconico c’è nell’amore adolescenziale. Stilisticamente si tratta di uno dei brani più immediati del disco: power pop con pochi riff e voci armonizzate.
DOPOGUERRA:
Un’altra canzone pregna di speranza. Roma ritratta dai superstiti dei bombardamenti, le strade ripopolate, la voglia di uscire allo scoperto, bagnarsi al sole dopo i lunghi mesi dell’assedio, il bisogno strenuo di mettere da parte il passato e concentrarsi sulla quotidianità.
LA TREGUA:
E’ la continuazione di “Dopoguerra”. Le due canzoni sono praticamente attaccate. E’ una canzone meno positiva, più nostalgica che ritrae il lato meno bello della convalescenza. Il finale in crescendo erutta in una cavalcata finale dai sapori post rock.
INTERVISTA A MARCO SOELLNER
“UNDRESSED MOMENTO” È USCITO DA CIRCA UN ANNO E MEZZO, SIETE SODDISFATTI DEI RISULTATI OTTENUTI?
“Siamo abbastanza soddisfatti. Il cd è stato recepito ottimamente un po’ ovunque e i riscontri del pubblico sono stati molto buoni. Peccato solo che la distribuzione non sia stata all’altezza della situazione. ‘Undressed Momento’ è tutt’ora introvabile in molte parti d’Italia e d’Europa. Una situazione questa che ci ha penalizzato non poco. Speriamo che con ‘Dopoguerra’ le cose vadano meglio”.
SICCOME “UNDRESSED…” È STATO BEN ACCOLTO DALLA CRITICA NAZIONALE ED ESTERA, CON QUALE SPIRITO AVETE INIZIATO A PENSARE A “DOPOGUERRA”? C’ERA LA PAURA DI NON RIUSCIRE A RICREARE L’ALCHIMIA CHE HA FATTO AMARE COSÌ TANTO IL DEBUT ALBUM?
“Molte delle canzoni contenute in ‘Dopoguerra’ sono state scritte addirittura durante le registrazioni di ‘Undressed Momento’. Mentre venivano mixate ‘That Girl’ e ‘We Don’t Need No Music’ io avevo già completato un primo abbozzo di ‘They Were Wed By The Sea’. Ricordo che la feci sentire agli altri proprio agli Outersound nel 2002. Questo per dire che non c’è mai stato un momento in cui ci siamo seduti a tavolino e abbiamo cominciato a pensare a ‘Dopoguerra’. La sua composizione è avvenuta in maniera assolutamente naturale, senza progetti particolari, e soprattutto senza preoccupazioni”.
DATO CHE “UNDRESSED…” ERA STATO ULTIMATO DIVERSI MESI PRIMA DELLA PUBBLICAZIONE UFFICIALE AVETE AVUTO MOLTO TEMPO PER DEDICARVI A “DOPOGUERRA”; COSA È CAMBIATO NELLA MUSICA DEI KLIMT 1918? QUALI SONO STATE LE EVOLUZIONI E LE INFLUENZE CHE VI HANNO PORTATO ALLA REALIZZAZIONE DEI NUOVI BRANI?
“Rispetto ad ‘Undressed…’ siamo un gruppo molto più compatto. Ci conosciamo di più, è aumentata la nostra fiducia reciproca. Al tempo stesso abbiamo provato a reinventarci modificando il nostro approccio con gli strumenti. Questo vale soprattutto per le chitarre che in questo album sono suonate in maniera completamente diversa rispetto al passato. Abbiamo fatto largo uso di splettrati puliti ed ebow, elementi provenienti dall’indie post rock, ma anche dal black death metal con cui siamo cresciuti. La novità vera rispetto ad ‘Undressed…’ è rappresentata dalla scelta dei suoni di batteria. Stavolta non abbiamo usato trigger. Il suono è completamente analogico. Quindi decisamente poco metal. Stessa cosa dicasi della doppia cassa. Paolo su ‘Dopoguerra’ ne fa ancora meno uso”.
VEDI UNA CONTINUITÀ TRA “UNDRESSED…” E “DOPOGUERRA”? SE SI’, IN QUALI ELEMENTI?
“Non trovo molti punti in comune tra i due album. ‘Undressed Momento’ risente ancora di certe influenze avantgarde metal. ‘Dopoguerra’ penso sia molto più personale. L’unico elemento che fornisce continuità è l’attitudine del gruppo; quel sentimento comune che ci spinge a ricreare emozioni attraverso la musica che componiamo”.
COSA CONSIDERI FONDAMENTALE PER TENTARE DI DEFINIRE LO STILE KLIMT 1918 CONTEMPORANEO?
“La cosa che contraddistingue di più il nostro (non)stile è la trasversalità. Ascoltiamo tanta musica senza preoccuparci troppo delle consuetudini. Questo ci porta naturalmente a comporre musica che insegue i sentimenti, non le classificazioni”.
AVETE SEMPRE SCELTO DEI TITOLI CHE RAPPRESENTASSERO AL MEGLIO IL CONTENUTO MUSICALE E LIRICO DEI VOSTRI LAVORI. COSA CI PUOI DIRE DEL SIGNIFICATO DI “DOPOGUERRA”?
“I Klimt 1918 suonano musica delle macerie, l’ho sempre detto. Nessun titolo meglio di ‘Dopoguerra’ incarna il carattere ‘post’ della nostra musica. Nel 1918 ci si trovava in pieno dopoguerra e così nel 1945. Strade che dividevano quartieri bombardati, e lo spirito della gente volta al futuro, con le mani affondate nelle macerie, pronta a ricominciare da capo. ‘Dopoguerra’ è un inno alla convalescenza. Convalescenza dalla malattia, dall’abbandono. Convalescenza dall’epoca moderna che ad un certo punto è crollata invitandoci a ricostruire usando le stesse pietre, gli stessi calcinacci. Mi sono venute in mente le splendide immagini dei film di Rossellini, di Visconti e di De sica. Ho sempre amato quell’Italia del dopo catastrofe, la speranza della gente, i sentimenti semplici ma profondi indirizzati alla sopravvivenza, lo sguardo placido, incantatore, capace di andare oltre il male, di Anna Magnani. Il nostro Dopoguerra è pieno di queste suggestioni”.
UNA VOLTA HAI DETTO CHE “UNDRESSED…” ERA UN DISCO AZZURRO… CHE COLORE HA “DOPOGUERRA” E PERCHÈ?
“La frase non è mia ma di Massimiliano Pagliuso dei Novembre. Non so da che cosa derivi questa sua considerazione ma mi piace. L’azzurro è un colore intermedio, un po’ bianco, un po’ blu. Gli inglesi e gli americani usano la parola ‘blue’ per definire la mestizia. Il termine è lo stesso da cui deriva ‘Blues’ ovvero canti della tristezza e della schiavitù. L’azzurro potrebbe rappresentare una malinconia annacquata di speranza e di candore. Esattamente come le canzoni di ‘Undressed…’. Dopo aver ascoltato ‘Dopoguerra’ Max ci ha fatto sapere che secondo lui stavolta il colore dominante è il rosa. Sono d’accordo ancora con lui. Il rosa è blu, bianco e rosso. E’ tristezza, consolazione ma anche amore, passione. E’ complesivamente il colore di un’emozione nascente, piena di speranza, timida. E’ un rosso che deve ancora divampare. Chissà, forse il prossimo album sarà fiammante…”.
PER QUANTO CONCERNE L’ASPETTO PRETTAMENTE TECNICO DELLA REALIZZAZIONE DI “DOPOGUERRA” CHE COSA CI PUOI DIRE? AVETE OPTATO ANCORA UNA VOLTA PER GLI OUTERSOUNS STUDIOS DI ROMA PER LE REGISTRAZIONI, MENTRE IL MASTERING PORTERÀ LA FIRMA DEI NOTI FINNVOX STUDIOS DI HELSINKI. COME SPIEGHI QUESTE SCELTE?
“Penso che gli Outer Sound siano semplicemente il miglior studio di registrazione italiano per certe sonorità. Giuseppe, oltre ad essere un grande professionista, è un amico, ed in quanto tale è in grado di rendere piacevoli e disimpegnate anche le situazioni più tese. Siamo stati molto bene con lui e Michela, entrambi ci hanno fatto sentire a casa. La scelta di masterizzare ai Finnvox invece è arrivata all’ultimo momento. Volevamo donare all’album qualcosa che fosse in grado di valorizzarlo. Gli studi finlandesi erano il posto migliore per dare a ‘Dopoguerra’ un suono enorme e rock ‘n roll. Il risultato ci ha soddisfatto molto”.
“DOPOGUERRA” VERRÀ PUBBLICATO DALLA TEDESCA PROPHECY PRODUCTIONS. COME È MATURATO IL PASSAGGIO DALLA NOSTRANA MY KINGDOM MUSIC A QUESTA ETICHETTA EMERGENTE ULTIMAMENTE MOLTO ATTIVA?
“Siamo stati contattati dalla Prophecy durante l’estate. Avevano avuto modo di ascoltare ‘Undressed momento’ ed erano seriamente interessati a metterci sotto contratto. Dopo qualche riflessione abbiamo accettato la loro proposta anche grazie all’appoggio di Francesco Palumbo, il quale nonostante il nostro deal prevedesse la pubblicazione di due album con la My Kingdom, ci ha lasciato andare. Ora si prospetta un nuovo corso, con un’etichetta che da più parti viene definita una cult label. Siamo molto orgogliosi di essere finiti nel loro rooster. Speriamo che la nostra collaborazione risulti proficua..”.
CI PUOI ANTICIPARE QUALCOSA SULLE SCELTE CHE CARATTERIZZERANNO L’ARTWORK, UN ELEMENTO DA SEMPRE MOLTO IMPORTANTE PER VOI?
“Ci stiamo lavorando in questi giorni. Ad occuparsene in prima linea è Paolo coadiuvato dal prezioso contributo di Zaelia Bishop, un illustratore romano che stimiamo molto. Non vogliamo anticipare nulla… Sarà una sorpresa per tutti…”.