I power metaller italiani Trick Or Treat pubblicheranno il nuovo album “Creepy Symphonies” l’1 aprile 2022 su Scarlet Records. In vista dell’uscita di questa nuova importante prova del gruppo di origine emiliana, abbiamo chiesto al suo principale portavoce, il cantante Alessandro Conti (in passato anche all’opera con Luca Turilli’s Rhapsody), di farci da guida attraverso il sempre più corposo repertorio di quella che per tanti anni è spesso stata vista come la più valida risposta italiana agli Helloween.
Dopo avere ospitato Natron, Forgotten Tomb, Vision Divine, Stormlord, Novembre, Necrodeath e Cripple Bastards, la nostra rubrica “Le Introspettive” – nella quale i gruppi del panorama metal italiano vengono chiamati ad ordinare i loro album dal meno al più riuscito fra commenti e aneddoti – ritorna con una puntata dedicata ad un nome ormai storico del power metal tricolore.
08. THE UNLOCKED SONGS (Scarlet Records, 2021)
Non è un vero e proprio album, ma quello che originariamente doveva essere un EP di b-side per occupare i tempi morti dati dalla pandemia. È diventato, con aggiunte di brani inediti e alcune cover, di fatto qualcosa di più vicino ad uno studio album che ad un best of. Oltretutto il singolo inedito “Hungarian Hungover” è andato molto bene come streaming e download, e l’album contiene anche un’altra grande canzone, a mio parere: “Dragonborn” tratto dal videogioco Skyrim, uno dei nostri titoli preferiti. Le voci e cori e i cori di quest’ultima canzone sono stati registrati in Germania durante le sessioni di “Prometheus” dei Luca Turilli’s Rhapsody: doveva infatti essere una bonus per quell’album ma poi, per problemi di lunghezza e di tempistiche, rimase esclusa. Mentre lavoravamo a “The Unlocked Songs”, Luca Turilli mi fece dono del progetto in modo da poter essere riarrangiato e registrato dai Trick Or Treat. Un bel gesto che ci ha fatto un immenso piacere! Lo ritengo quindi un album ben riuscito e che “ha fatto quello che doveva fare”. Tuttavia, per ovvi motivi, in termini di importanza si pone in coda.
07. EVIL NEEDS CANDY TOO (Valery Records, 2006)
Un inizio promettente, soprattutto se consideriamo i nostri mezzi/esperienza all’epoca! Sicuramente derivativo e con diverse ingenuità, ma ricco di entusiasmo; infatti “Evil Needs Candy Too” nacque dopo tre anni di attività come tribute band degli Helloween, la quale ci permise di suonare un po’ ovunque in Italia e imparare ‘il mestiere’ suonando tutte le settimane i brani delle Zucche. Ci divertivamo un sacco, sentivamo di avere un grande feeling ed eravamo convinti di avere belle idee, così autoproducemmo il nostro demo di quattro tracce, “Like Donald Duck”, con la speranza che ci portasse ad un contratto discografico. Ad ogni show masterizzavamo qualche copia che regalavamo a chi era nelle prime file: dopo poco tempo avevamo una fanbase di amici che ci seguivano costantemente e le recensioni del nostro demo erano per lo più molto buone. Eravamo quindi convinti che avremmo ricevuto un sacco di risposte positive dalle etichette, invece ci diedero tutti picche!
Senza scoraggiarci continuammo a scrivere i brani per il nostro primo album, e nell’estate 2005 utilizzammo tutti i nostri risparmi per registrare “Evil Needs Candy Too”. Andammo ai Fear Studio di Gabriele Ravaglia, dove lavorava un giovanissimo e promettente Simone Mularoni, che sarebbe rimasto il nostro produttore su quasi tutti i nostri lavori. Rimanemmo in studio alcune settimane ed eravamo entusiasti del risultato: con l’ingenuità dei nostri (pochi) anni, eravamo convinti che le etichette sarebbero rimaste folgorate, ma… Ancora picche! Ricevemmo alcune offerte interessanti, ma tutti volevano cambiare qualcosa, dal nome della band al genere proposto, troppo simile agli Helloween. Ma noi eravamo convinti delle nostre idee, così declinammo tutte le offerte e passarono i mesi, fino a che, dopo un concerto al Transilvania di Milano, ricevemmo un’offerta concreta da Valery Records, un’etichetta che si occupava principalmente di musica latinoamericana e che si era da poco buttata sul metal, e aveva già nel roster Pino Scotto. Il disco uscì a ottobre del 2006, catalizzò un bell’interesse e ci permise di suonare parecchio. Purtroppo, a ridosso delle prime date della band in Germania, il batterista Nik Tomei decise di lasciare, così dopo un paio di prove con ragazzi andate non troppo bene, decidemmo di offrire il posto a un batterista pazzesco che all’epoca suonava in un tributo ai Testament della nostra zona insieme ad un caro amico di Guido, Luca Venturelli. Questo batterista era Mirko Virdis, che, nonostante non fosse un gran fan del power metal, accettò volentieri la nostra proposta. L’anno seguente ricevemmo un’offerta per alcune date negli States, grazie alla cover di Cindy Lauper (“Girls Just Want to Have Fun”, ndr) che pare avesse avuto una certa risonanza, così nel 2007 partimmo insieme ai Sin Circus per quello che è stato il tour più folle di tutti, quasi più una vacanza che un vero e proprio tour, visto che, per alcune vicissitudini, diverse date in programma saltarono. Rimase comunque un’esperienza indimenticabile.
06. RABBITS’ HILL PT. 1 (Valery Records, 2012)
Per il successore di “Tin Soldiers” decidemmo di cimentarci nel nostro primo concept album: un concept anomalo, ispirato al libro “La Collina dei Conigli” di Richard Adams, di cui eravamo grandi ammiratori. Non certo un romanzo conosciutissimo e nemmeno fantasy alla “Il Signore degli Anelli”, come avevano già fatto in molti, ma era una storia epica permeata di ecologismo e critica alla nostra società. Qualcosa però negli equilibri nella band era cambiato: Mirko decise di lasciare il gruppo diversi mesi prima, stanco delle sonorità power, e a distanza di mesi anche Cabri, che insieme a Guido era il maggior compositore, voleva cambiare rotta musicale spaziando di più tra le sue influenze, che andavano da R. J. Dio all’hard rock. Così nacquero canzoni dalle sonorità più varie, che andavano dall’AOR al folk. Addirittura utilizzammo dei cori gospel… Alla batteria chiamammo poi un giovanissimo Luca Setti, che aveva un background più prog e virtuoso, e anche questo contribuì a un rinnovamento dello stile. Aanche se il sound ‘happy’ era andato un po’ a perdersi, queste canzoni calzavano molto bene con l’atmosfera dei capitoli del concept, tanto che ritengo “Rabbits’ Hill pt. 1” un album originale e di grande pregio, anche grazie alla partecipazione di Andre Matos, con il quale avevamo condiviso il palco per due show in Italia. Pochi mesi prima dalla pubblicazione, uscì anche il mio primo album con Luca Turilli, e i Sonata Arctica ci chiamarono come supporto unico al loro tour europeo. Purtroppo l’insoddisfazione di Cabri all’interno della band era sempre più evidente, tanto che ci comunicò che ci avrebbe lasciato; decidemmo però di fare l’ultimo grande tour come coronamento dei tanti anni di sacrifici fatti insieme: furono più di venti concerti incredibili, alcune delle date più divertenti mai fatte. Fu quindi un periodo di grandi luci ma anche tante ombre legate al cambio di line-up e al rapporto con la label, il quale andava sempre più logorandosi.
05. THE LEGEND OF THE XII SAINTS (Scarlet Records, 2020)
Dopo il successo ottenuto con “Re-animated”, che avvicinò alla band molte persone anche al di fuori del circuito metal tradizionale, volevamo realizzare un disco di inediti che mantenesse un filo conduttore con le tematiche dei cartoni animati. Pensammo così ad un concept che ci appassionava, dedicato ai “Cavalieri Dello Zodiaco”, con una formula di realizzazione innovativa e sperimentale: decidemmo infatti di rilasciare un brano al mese per un anno, uno per ogni segno zodiacale, e ogni brano sarebbe stato una sorta di monografia dedicato al Cavaliere dello Zodiaco corrispondente. Un lavoro ambizioso che ci avrebbe permesso di spalmare la promozione di un album per più di un anno, anzichè i canonici due/tre mesi standard. Una grande scommessa che si rivelò però una corsa contro il tempo, proprio come la scalata delle dodici Case dei Cavalieri (ride, ndR)! Fu di fatto come rimanere in studio un anno intero, con le difficoltà produttive di far legare tanti brani con così tante sessioni di registrazione. Oltretutto Simone Mularoni, il nostro produttore storico, non poté seguirci in un progetto di tal durata, ma per fortuna Eddie Cavazza ci venne in aiuto seguendo la produzione del disco in sessioni estenuanti per rispettare le deadline mensili. Io poi curai tutte le grafiche e illustrazioni dei vari singoli, quindi per me fu doppiamente faticoso. Quando cominciammo a lavorarci eravamo ancora senza etichetta, e non eravamo sicuri di volerne una: la campagna crowdfunding stabilì un nuovo record battendo di molto quella di “Re-Animated” e solo in seguito decidemmo di licenziare l’album con Scarlet Records per avere una promozione e distribuzione duratura. Ritengo “The Legend…” molto ben scritto, soprattutto nella caratterizzazione del concept, ed ha alcuni dei nostri brani più sperimentali e virtuosi. Tuttavia credo sia stata una scommessa vinta a metà, perchè uscendo il disco ad aprile 2020, vide la promozione live totalmente cancellata dall’emergenza Covid, e dopo una mole di lavoro tale per un album, fu veramente un duro colpo. D’altronde è un’ondata che ha travolto tutti e a quel punto potevamo solo metterci nuovamente a lavoro su del nuovo materiale…
04. RE-ANIMATED (Autoprodotto, 2018)
Dopo “Rabbits’ Hill pt. 2” avevamo un grande affiatamento e avevamo lavorato veramente duro, ma ci trovavamo sostanzialmente al verde! Viste le varie vicissitudini discografiche degli anni precedenti, decidemmo per la prima volta di autoprodurci con un progetto ‘alternativo’. Durante gli anni, in occasione del 1 aprile abbiamo più volte registrato dei brani ‘scherzo’ per divertimento… la prima volta successe con “Robin Hood” di Cristina D’avena un sacco di anni fa: il brano divertì molto e ci veniva chiesto spesso durante i nostri show. Da lì ho sempre avuto il tarlo di dover, prima o poi, fare un intero album di cover dei cartoni animati in versione metal. Non avevamo nè le forze nè le possibilità di registrare un nuovo album in tempi brevi, decidemmo così di giocare le nostre carte affidandoci ad una campagna crowdfunding, che era ancora una soluzione vista con diffidenza da molti artisti, ma cominciava ad essere utilizzata già da diverse band anche con buoni risultati. Studiai un’estate intera i meccanismi e il modo di creare una campagna efficace basata su una serie di clip dove un finto pupazzo-ispettore Uan ci interrogava per estorcerci informazioni sull’album… Anche grazie alla lista infinita di duetti (diciotto!) con altrettanti amici della scena metal e non solo, l’album raggiunse le vette delle chart digitali e divenne la campagna di maggior successo per una band rock sul portale Musicraiser. Anche le date arrivarono numerose, con alcuni show, come quello del Vox di Modena, dove avevamo una lista infinita di ospiti, da Michele Luppi a Giacomo Voli, fino a Giorgio Vanni, e fu surreale tornare in Giappone (questa volta con Elvenking e Labyrinth) per promuovere un album per lo più cantato in italiano! Quindi, anche se non è un album di inediti, è stato di cruciale importanza per risollevare le sorti della band.
03. TIN SOLDIERS (Valery Records, 2009)
Se con “Evil Needs…” avevamo suscitato un certo interesse nel genere, sapevamo che con “Tin Soldiers” dovevamo dimostrare di essere capaci e pronti a fare di più. Fu un periodo dove eravamo veramente a fuoco e in sintonia, sapevamo di avere delle ottime canzoni e non vedevamo l’ora di registrarle, così nel 2008 tornammo ai Fear Studio pronti per incidere il nuovo materiale.
Per questo album volevamo anche degli ospiti, cosi decidemmo di chiedere a Michele Luppi, che era della nostra zona e con cui avevamo suonato alcuni concerti come supporto ai Vision Divine. Michele accettò con entusiasmo e fece un gran lavoro su “Take Your Chance”. Tuttavia, stavamo coltivando anche il sogno di avere Michael Kiske come ospite, ma sapevamo che sarebbe stato quasi impossibile, in quanto aveva di recente dichiarato che non avrebbe più cantato metal. Invece, grazie all’aiuto di Elio di Frontiers Records, che all’epoca era la nostra distribuzione, riuscì nel miracolo di farlo cantare sui due brani più ‘soft’ dell’album: “Hello Moon” e “Tears Against Your Smile”.
Inspiegabilmente, la pubblicazione di “ Tin Soldiers” venne rimandata di mese in mese per quasi un anno senza una vera e propria spiegazione da parte di Valery Records, e questo creò una certa tensione tra la band e la label, ma devo dire che, una volta uscito, il disco ricevette grandi feedback e la casa discografica mise a segno un gran colpo per la band: un tour europeo con Helloween e Stratovarius. Questo tour, a cavallo tra il 2010 e il 2011, fu veramente un sogno coronato per tutti noi: dividere il palco con i nostri idoli di fronte a centinaia di persone tutte le sere. Fu tuttavia anche la quintessenza della gavetta di una giovane band emergente: viaggiavamo su un Ducato a noleggio, suonando, smontando tutto e ripartendo subito per fare centinaia di chilometri tutte le notti, fermandoci in autogrill per mangiare e andare in bagno. Mi ricordo che una notte all’esterno c’erano -20 gradi! Successero un sacco di imprevisti al van, fino alla rottura completa dei freni come nei peggiori film. Fortunatamente eravamo in autostrada e decelerammo senza rischiare troppo… se si fossero rotti pochi chilometri prima o dopo, probabilmente non staremmo qui a scrivere (ride, ndR)! Infine, proprio in quelle settimane ricevetti anche la mail da Nuclear Blast che mi proponeva una collaborazione con Luca Turilli. Fu un periodo incredibile.
02. RABBITS’ HILL PT. 2 (Frontiers Records, 2016)
Dopo l’uscita di Cabri dalla band, decidemmo di chiamare Luca Venturelli – era una scelta già decisa da tempo, in realtà. Luca era uno dei migliori amici di Guido e un chitarrista incredibile: dovevamo testare solo l’attitudine nel songwriting per un genere più leggero rispetto a quello che suonava solitamente. Registrai la linea vocale di “Great Escape” e ne tirò fuori un riff e un arrangiamento incredibile: capimmo subito che avremmo potuto continuare con ancora più entusiasmo e con una ritrovata serenità. Avevamo un sacco di idee e potevamo tornare su coordinate più prettamente power. Sapevamo di poter registrare un grande album, il nome della band era cresciuto parecchio grazie alle molte date anche importanti con Helloween, Stratovarius e Sonata Arctica, quindi speravamo di essere pronti per il definitivo ‘salto di qualità’.
Purtroppo però, se sul versante artistico tutto andava alla grande, sul lato discografico si era palesata sempre più la nostra insoddisfazione per una promozione adeguata al nostro nuovo album. Per evitare ulteriori ritardi e contese, decidemmo di sub-licenziare l’album insieme ad una etichetta di prim’ordine come Frontiers, che ci avrebbe garantito una visibilità e distribuzione migliore. Così ci ritrovammo con un album cruciale per la nostra carriera pronto per essere registrato, e che sarebbe stato ben promosso e distribuito, ma praticamente senza budget. Decidemmo comunque di produrre l’album al massimo (e oltre) le nostre possibilità, anche chiamando diverse guest star che interpretassero personaggi chiave della storia, dando più spessore all’album. Fu così che Toni Kakko, Ripper Owens e la bravissima Sara Squadrani si unirono al progetto duettando con me. Registrammo l’album ai Domination Studio con l’ormai solito Simone Mularoni e “Rabbits’ Hill pt. 2” uscì nel 2016. L’album ebbe ottime recensioni e ci portò per la prima volta in tour in Giappone con i Secret Sphere. Inoltre, sempre insieme ad Aldo dei Secret Sphere e ai ragazzi dei DGM, organizzammo il Triumvirate Tour: tre band italiane (quattro se consideriamo che si aggiunsero gli Skeletoon in supporto) in giro per l’Europa… Un’esperienza molto bella, vissuta con amici di vecchia data.
01. CREEPY SYMPHONIES (Scarlet Records, 2022)
Non essendo ancora uscito nel momento in cui scrivo questo articolo, dovrei essere più scaramantico e non inserire “Creepy Symphonies” in cima alla lista dei dischi, tuttavia, dopo due anni di stop che ha tagliato le gambe al disco precedente, ci siamo ritrovati ad avere molto tempo per curare tutto nei minimi particolari e per la prima volta abbiamo un entourage di diverse persone, dalla label al management al booking, che sta lavorando sodo per la riuscita a tutto tondo di questo album. E per la prima volta dopo molti anni non si tratta di un concept: possiamo parlare dei temi più disparati tornando all’approccio scanzonato dei nostri primi due dischi, un qualcosa di più divertente e divertito. Inizialmente l’album doveva chiamarsi “Peter Pan Syndrome”, in quanto sarebbe stato il disco dei miei quarant’anni (visto gli slittamenti, dei quarantuno, ahimè!) e, come in ogni buona crisi di mezz’età che si rispetti, volevamo scrivere l’album che avremmo amato ascoltare quando eravamo ragazzini! Dopo alcune valutazioni ho però deciso di cambiare il titolo in “Creepy Symphonies”. Difatti, questi anni ci hanno dato un sacco di tematiche su cui scrivere e in fondo molte canzoni di “Creepy Symphonies” vanno proprio ad affrontare e descrivere i piccoli orrori che si celano dietro la società moderna.
Così la canzone “Crazy”, che di per sè è una canzone super happy, racconta la vita alienante di un impiegato dei nostri giorni, oppure “Queen of Likes” parla delle sempre più gravi dipendenze da social network, soprattutto nelle nuove generazioni; o ancora, “Escape From Reality” tratta il tema del cyberbullismo. Oltre questo, però, siamo sempre degli inguaribili nerd e abbiamo deciso di dedicare un paio di brani ai nostri personaggi preferiti: così “April” è una power ballad surreale sull’amore assurdo e impossibile di Donatello nei confronti di April O’Neil, mentre con la suite “The Power of Grayskull” celebriamo la serie dei “Masters of the Universe”. Ora c’è solo da sperare che questa maledetta emergenza finisca così da poter tornare il più possibile sui palchi!