METAL & GAMES: Dark Souls

Pubblicato il 07/02/2021

A cura di Roberto Guerra

Arriva il secondo episodio della nuova rubrica dedicata al connubio tra il mondo del metal e quello dei videogiochi. Ebbene, se nella precedente occasione ci siamo soffermati su un’uscita recente come “Assassin’s Creed: Valhalla”, a questo giro vogliamo fare un salto indietro nel tempo, e dedicare un approfondimento il più stimolante possibile alla trilogia che, più di tutte, ha rappresentato il fenomeno videoludico a tratti più rivoluzionario e seminale del decennio appena trascorso, arrivando a conquistare il cuore di milioni di giocatori. Tra questi, molti sono indubbiamente fan della nostra musica preferita, grazie anche ad un gameplay ed un immaginario che rientrano di diritto tra i più ‘metal’ mai comparsi all’interno del mercato dei videogame. Inoltre, siamo felici di dirvi che non saremo soli in questo compito, in quanto ci siamo avvalsi della collaborazione degli Stormruler, black metal band americana di recente formazione, che col proprio disco di esordio ha reso ben chiaro quanto la saga di “Dark Souls” (ed in generale i prodotti della nipponica From Software) possano rappresentare una inestimabile fonte di ispirazione per tutti quei musicisti in cerca di un tema ficcante su cui focalizzare la propria proposta. La domanda portante è sempre la stessa: cosa rende ‘metal’ un videogioco, e quanto questi mondi sono destinati ad abbracciarsi in futuro? Scopritelo con noi in questo speciale approfondimento. Stay metal, stay gaming e, soprattutto… Praise The Sun!

IL GIOCO

La trilogia di “Dark Souls” oramai non ha certo bisogno di presentazioni, così come nemmeno gli altri progetti ad essa legati, come il precursore “Demon’s Souls” (che ha di recente goduto di uno splendido remake in esclusiva per ps5), il più recente “Sekiro” o l’ancora più coinvolgente e immenso “Bloodborne” (che riteniamo meriti un capitolo di questa rubrica tutto per sé in un prossimo futuro). In generale si tratta di titoli che col loro particolare gameplay hanno settato dei nuovi standard ai quali sempre più sviluppatori hanno deciso di adeguarsi, dando così via al ben noto fenomeno dei ‘soulslike’: sostanzialmente dei giochi di ruolo d’azione in terza persona, caratterizzati da un sistema di combattimento e di esplorazione apparentemente immediato, ma dannatamente difficile nel momento in cui non si sa esattamente dove andare, come investire i propri punti e come approcciarsi ai numerosi nemici che popolano le varie zone di gioco, ognuna con le proprie caratteristiche uniche. Per fare ciò ci si avvale dell’utilizzo di magie, piromanzie ed armi di ogni sorta (asce, alabarde, spade di varie dimensioni eccetera), con in più una grande importanza riservata a scudi e armature, le quali possono variare in base a peso e statistiche, oltre che su tratti estetici unici e peculiari.
Dato l’elevato livello di difficoltà degli scontri e dei percorsi da seguire si tende a finire fin troppo spesso, almeno nelle prime partite, tra le braccia della morte, per poi rialzarsi e tornare sempre più forti e abili al punto fatale, fino a superarlo con un senso di soddisfazione indescrivibile.
A tutto questo aggiungete il comparto multiplayer online, che permette in qualsiasi momento ad altri giocatori di invadervi, o anche di aiutarvi, aumentando quella sensazione di imprevedibilità che rende ogni passo compiuto una vera e propria scoperta.

Il setting dominante, almeno nel caso dei tre titoli su cui vogliamo soffermarci in questa sede, è sostanzialmente di stampo dark fantasy, con un ruolo non indifferente riservato alle ambientazioni – castelli, foreste, città di fondazione divina, tombe infestate etc. – e soprattutto alle creature ostili che le popolano, tra cui spiccano giganti, viverne, cavalieri maledetti, demoni e abomini di vario genere. Tutte amenità che già di per sé ricoprono da sempre un ruolo tra le tematiche trattate all’interno di un quantitativo impressionante di album musicali affini al metal, ma rappresentate in questo caso con uno stile e una parvenza che definire unici sarebbe riduttivo. In particolar modo i potentissimi boss contro cui si combatte sono divenuti col passare degli anni delle vere e proprie icone, e tra questi si possono trovare guerrieri antichi, demoni infernali, draghi diabolici e persino divinità in attesa di un avventuriero degno dell’immenso potere delle loro anime.

Tuttavia, riteniamo che l’elemento più magistrale di ogni produzione della From Software sia da ricercare tra i criptici meandri della lore, la quale rappresenta sostanzialmente tutto l’insieme di fatti e vicende che caratterizzano la storia passata, presente e futura dell’intero mondo di gioco, personaggi compresi. Le vicende del non-morto prescelto non possono infatti dirsi complete, se non analizzate prestando una grande attenzione a ciò che accade intorno a lui: il suo pellegrinaggio nelle terre di Lordran è infatti solo la punta di un immenso iceberg, che una volta esplorato mette dinnanzi agli occhi del giocatore un vero e proprio dipinto fatto di atti di eroismo, destini tragici, ricerche ossessive e maledizioni indotte dalla cupidigia stessa di uomini e dei, il tutto racchiuso in una sorta di immenso ciclo temporale che si intreccia e si ripete sempre con un incedere più o meno differente.
Ciò si può apprendere anche osservando con attenzione la seconda grande ambientazione della saga di “Dark Souls”: la caotica e fatiscente Drangleic, la quale rappresenta una sorta di futuro apocrifo della stessa Lordran. Tra le caratteristiche che le accomunano vi è un destino che definire tetro sarebbe un eufemismo, in questo caso per via dell’ossessione di un re reso folle dal suo amore per la sua demoniaca regina, insieme alla quale troverà finalmente la morte per mano del secondo non-morto; costui, sorto per eliminare il marchio maledetto, finirà infatti col sovvertire l’intera autorità corrotta di quella terra, arrivando persino a sedersi egli stesso sul trono, se lo vorrà. Tuttavia, sono in molti a ritenere il secondo capitolo il più debole e il meno coerente dei tre, anche a causa dell’assenza del creatore originale Hidetaka Miyazaki, che infatti con il terzo e attualmente ultimo colpo di spada riporterà tutto su un livello molto più comprensibile e allineato all’origine, seppur con una componente caotica infinitamente maggiore.

In quest’ultimo, infatti, i cicli collidono presagendo quella che si prospetta come la definitiva estinzione della Prima Fiamma tanto ambita durante tutto l’arco della saga, almeno fino al risveglio dalle ceneri dell’ultimo protagonista, determinato ad intraprendere il suo personale viaggio nel regno di Lothric, con l’arduo obiettivo di sfidare ed eliminare i Signori dei Tizzoni e, infine, aprire ancora una volta le porte della sacra fornace, dove si consumerà lo scontro finale con l’essenza combinata di tutti coloro che si sono impegnati in precedenza per dare un nuovo inizio, o una potenziale fine, alle varie Ere del Fuoco, ormai sull’orlo del collasso. Tuttavia anche in questo caso non ci sarà mai dato sapere se il ciclo sia effettivamente finito o solo ricominciato nuovamente, ma si tratta di una scelta voluta, considerando l’alone di mistero che da sempre permea questa magnifica saga, di cui volontariamente scegliamo di non narrarvi troppi dettagli sul versante della lore, di modo che possiate scoprirli personalmente

ACCIAIO, FUOCO E TENEBRA

I principali legami tra la saga di “Dark Souls” e il metal sono più semplici ed evidenti di quanto possa sembrare: partendo da un’ambientazione che starebbe benissimo nel concept di uno o più album di genere heavy, power, black e quant’altro, come possono insegnare ad esempio i Visigoth col loro EP “Bells Of Awakening” o gli stessi Stormruler di cui vi riporteremo la testimonianza a fine articolo. Tre vere e proprie epopee di acciaio, fuoco e tenebra, in cui prodi combattenti e guerrieri malvagi incrociano spade e magie nel perseguimento di uno o più obiettivi, che seppur con le dovute differenze risultano sempre e comunque collegati da una costante, ovvero quella Fiamma di fuoco sacro ed apparentemente eterno. Il tutto mentre arti oscure e demoniache avvolgono con la propria presenza interi mondi in rovina, i quali possono essere salvati una volta giunti alla fine, così come lasciati nella loro discesa nelle tenebre, senza sapere quale scelta sia giusta o sbagliata, anche considerando che il ciclo eterno prima o poi si ripeterà e che la Fiamma apparsa dal nulla tornerà a condizionare la vita stessa.
Anche il rapporto con la morte appare molto affine alla visione di molte formazioni a noi care: questa risulta infatti onnipresente e perennemente in agguato durante la nostra avventura, il che ci obbliga inevitabilmente ad accettarla e vederla come una specie di compagna, nonché unica garanzia – insieme ai caldi e accoglienti falò – di un viaggio sempre più irto di insidie e salti nel vuoto.
Inoltre, rimanendo in tema, vogliamo porre l’attenzione sul gameplay stesso, che nel suo essere inizialmente così punitivo rimanda a quelle situazioni in cui la vita colpisce forte, tanto da lasciarci letteralmente a terra nelle situazioni più difficili; eppure – come insegnano i Manowar nella canzone “Heart Of Steel”, dove cantano “Always one more try, I’m not afraid to die”, e allo stesso modo il grande Lemmy diceva “We’re born to lose, but we live to win” – rialzarsi più forti e più determinati è innato dell’essere umano, nonché doveroso nel momento in cui si decide di perseguire un obbiettivo con determinazione e audacia. Riteniamo che non esistano, almeno tra i titoli più noti al grande pubblico, esempi videoludici che riescano ad incarnare a tal punto questo senso di perseveranza e ricerca della gloria tanto ambita – forse il bellissimo e recentissimo indie “Hades” o il malinconico “Hollow Knight”, ma si tratta di prodotti decisamente meno diffusi rispetto a “Dark Souls” e titoli annessi.

“Se guardi a lungo dentro l’abisso, anche l’abisso guarderà dentro di te” recita una famosa massima del filosofo Friedrick Nietzsche, e sono in tanti ad aver associato la suddetta frase alle gesta del personaggio più iconico di tutta la saga: Artorias, il camminatore dell’abisso, leggendario cavaliere di Lord Gwyn e padrone del fedele lupo grigio Sif (perfetto su un’ipotetica copertina dei Sonata Arctica o degli Ulver), avventuratosi per l’appunto all’interno dell’abisso per annientarlo e ridurne l’influenza, finendo però col farsi corrompere egli stesso e a vagare sulla terra sotto l’influenza del malvagio signore abissale Manus. Un’agonia atroce e irreversibile, che troverà la propria fine solo in seguito al duello mortale col non-morto prescelto, tornato indietro nel tempo grazie alla magia dello stesso Manus e determinato ad interrompere il caos abbattutosi sulla terra di Oolacille.
Se ci pensate, la metafora alla base della vicenda è la stessa che si può ricondurre al percorso psicologico umano, che dopo varie vicissitudini a volte ci porta a cadere in una spirale malsana, dalla quale riemergiamo provati e traumatizzati. La cosa più inquietante è che l’anima oscura, l’anima dell’abisso, secondo la lore rappresenta proprio quella umana, diversa da tutte le altre emerse dalla Fiamma Primordiale e successivamente raccolte dagli antichi lord. Con una visione sufficientemente critica e fantasiosa, si potrebbe dire che l’uomo venga rappresentato come qualcosa che con la sua influenza tenda a corrompere e distruggere tutto ciò che è sacro, incluso il proprio stesso benessere personale e quello degli altri, nel nome di intenzioni spesso poco nobili e ideali a tratti discutibili, per non dire peggio. Non per niente, nel caso considerassimo l’idea di non ravvivare la Fiamma alla fine del percorso rappresentato nel gioco, permettendo di fatto l’avvento di un’epoca buia, sentiremmo spesso parlare di una fantomatica ‘Era dell’Uomo’, che tuttavia non rappresenta necessariamente un male assoluto, in quanto il grande inganno divino messo in piedi per mantenere la realtà immutabile porta inevitabilmente al classico interrogativo: meglio servire in paradiso, o regnare all’inferno?
Ebbene, qui vi è un altro legame con gli amanti della musica metal: in molti casi questi sono infatti persone che si sono appassionate a qualcosa di fuori dal coro, di non facile approccio, non propriamente nato per essere apprezzato dalle masse. Tuttavia, come il mood tipico dell’uomo ci insegna, anche ad una svolta positiva può corrispondere un prosieguo tenebroso: spesso infatti, secondo anche molti grandi artisti del genere, i fan del metal diventano quasi nemici di loro stessi, arrivando a farsi la guerra a vicenda e al resto del mondo nel nome di quella che, secondo la loro visione, è la maniera giusta di intendere il genere e la musica in generale, creando di fatto una sorta di massa nella massa, o addirittura una nicchia nella nicchia, con tutto il male che da ciò può conseguire. Questo nonostante un certo Ronnie James Dio abbia sostenuto a suo tempo che questa musica dovrebbe portare un senso di unione e libertà là dove religione, politica e altro creano divisioni e limitazioni autoimposte. In breve la musica, anziché una passione e un elemento chiave della propria libertà, talvolta diventa quasi una gabbia, un abisso che trattiene e impedisce di godersi la propria vita senza condurre una crociata in suo nome, anche in situazioni che non lo richiederebbero.
A dirla tutta, questa caratteristica si può ritrovare anche all’interno della community stessa dei titoli From Software: se infatti da una parte questi giocatori hanno trovato una sorta di vessillo sotto cui radunarsi, dall’altra alcuni di loro hanno finito col divinizzare a tal punto la saga e l’impegno necessario per completarla, tanto da arrivare a boicottare e schernire molti altri videogiocatori, da loro malamente etichettati come dei ‘poser’ o dei ‘casual’, che semplicemente hanno gusti più vari e nessun particolare interesse a divenire parte di una élite fittizia nella nicchia pur ritenendosi anch’essi dei fan del brand. Vi ricorda forse qualcosa tutto ciò?

Vi lasciamo ora alla mini-intervista a Jason Asberry degli Stormruler, il cui disco di esordio “Under The Burning Eclipse” (qui la recensione) è riuscito davvero ad emozionarci e fomentarci, confermandosi come una delle uscite di genere black metal più interessanti dell’anno appena trascorso, nonché una delle sorprese più ficcanti e ardenti. Il tutto anche grazie alle tematiche fortemente incentrate su “Dark Souls” e “Bloodborne” (cui poi si accostano in misura minore alcuni brani basati sulla saga letteraria “Il Libro Malazan Dei Caduti”, ma questa è una storia per un’altra sede).

STORMRULER VS DARK SOULS

CIAO JASON, GRAZIE PER AVER VOLUTO PARTECIPARE A QUESTO SPECIALE. COME MAI AVETE DECISO DI DEDICARE UNA PARTE TANTO ABBONDANTE DEL VOSTRO ALBUM DI ESORDIO “UNDER THE BURNING ECLIPSE” AI VIDEOGIOCHI DELLA FROM SOFTWARE?
– Ciao a tutti! Il cosiddetto universo “SoulsBorne” creato dalla From Software rappresenta indubbiamente uno dei maggiori esempi di videogiochi le cui tematiche, nonché lo stile peculiare, possono rappresentare una immensa fonte di ispirazione per chiunque voglia dedicarsi alla composizioni di un album metal. Tutto, dai nemici, ai boss e persino lo stile architettonico e strutturale sprizzano simbolismi e tratti stilistici accomunabili a quelli di un prodotto di genere metal. Volendo fare un esempio forse un po’ azzardato, è un po’ come una sorta di erede spirituale e contestuale della saga de “Il Signore Degli Anelli”, che come sicuramente saprai ha rappresentato un enorme calderone cui attingere per numerose formazioni musicali nate anni addietro, come ad esempio i Blind Guardian o i Summoning.

PRENDENDO IN ANALISI “DARK SOULS” NELLO SPECIFICO, COME AVETE SCELTO SU QUALI ELEMENTI FOCALIZZARVI?
– Considerando l’intera trilogia, questa risulta essere davvero piena di soluzioni, ambientazioni e personaggi che fanno la loro bella figura in una produzione in linea con lo stile tipico del black metal. Nel nostro caso abbiamo scelto, volendo fare degli esempi, la figura di Seath il Senzascaglie per la opener “Reign Of The Winged Duke”, trattandosi di un personaggio estremamente inquietante, viscido e perfido nel suo essere il traditore dei draghi, guidato dalla spasmodica ambizione dell’immortalità, nonché gli altrettanto meritevoli e ferali Guardiani dell’Abisso, da noi inseriti all’interno del brano “Blood Of The Old Wolf”, la cui oscura e collettiva presenza si presta davvero bene per essere immortalata, se si suona black metal. Naturalmente potremmo andare avanti, e va da sé che attingeremo ancora dall’immaginario di “Dark Souls” in futuro.

A TAL PROPOSITO, SEI CONVINTO CHE QUESTI ARGOMENTI SARANNO SEMPRE UN ELEMENTO CARDINE PER LA VOSTRA CARRIERA FUTURA?
– Certamente, anche perché per l’appunto si tratta di un universo narrativo enormemente vasto. Tuttavia non vogliamo lasciarci vincolare, in quanto ci sono davvero numerosi altri immaginari da cui trarre ispirazione per la nostra musica, sia tra quelli videoludici, sia tra quelli letterari.

PER CHIUDERE, CREDI CHE IL LEGAME TRA VIDEOGIOCHI E MUSICA METAL SIA DESTINATO A RAFFORZARSI?
– Assolutamente sì! Anzi, ti dirò di più in merito a questo concetto: per quel che mi riguarda, finché esisterà il metal esisteranno videogiochi che ne usufruiranno, e viceversa finché esisteranno i videogiochi esisterà del metal che trarrà ispirazione da essi!

 

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