Nuovo appuntamento con la nostra playlist di Spotify. Ricordandovi che potete sempre trovare le precedenti disponibili sul nostro profilo, questa volta tocca a Giovanni Mascherpa che introduce così la sua selezione:
Quello tra gli strumenti a fiato e l’heavy metal è un feeling sbocciato di recente. Fino almeno agli Anni Novanta, si poteva rilevare la presenza di sassofono (soprattutto), trombe, tromboni, clarinetti e via dicendo in un numero di pubblicazioni esiguo. La loro presenza introduceva bizzarria, uno squarcio nel tessuto di strumentazione ‘classica’ del genere, sopraggiungeva spesso a pennellare di ulteriore pazzia un involucro sonoro che già ne prevedeva in abbondanza. Al progredire degli incroci stilistici e della moltiplicazione dei sottogeneri, all’allargamento degli ascolti da parte dei metallari, allo scomparire di molti steccati delimitativi tra le correnti musicali, ecco che la presenza stessa degli strumenti a fiato si è fatta via via meno anomala. Certo, l’impronta surrealista, la sensazione che portino dentro il metal qualcosa che in origine gli sarebbe estraneo, è capace tuttora di generare un certo stupore, quando irrompono i fiati in un discorso altrimenti saldamente metallico. Ma c’è da dire che gli intenti sono mutati e il ventaglio espressivo connaturato all’utilizzo di sax e suoi fratelli si è espanso notevolmente; se le venature jazz rimangono preponderanti, molto altro si è aggiunto e sperimentato. Tra rimandi orchestrali e alle avanguardie, evocazione di atmosfere ora buie e severe, in altri casi altisonanti, incursioni spiazzanti, altre mirate a morbidi accompagnamenti, tanti gruppi hanno dimostrato di maneggiare i fiati con formidabile padronanza di tali mezzi. Ben lungi dal voler operare una sintesi esaustiva di un universo indefinito e in continua espansione come può essere quello delle canzoni corredate dai fiati, ci siamo sentiti di operare un breve excursus tra coloro che hanno azzardato in questo campo e, a nostro parere, si sono resi protagonisti di performance degne di nota.
L’immagine di copertina è di Sara Sostini (Savageartworks)