Nuovo appuntamento con la nostra playlist di Spotify. Ricordandovi che potete sempre trovare le precedenti disponibili sul nostro profilo, questa volta tocca a Simone Vavalà, che introduce così la sua selezione:
“White Trash: non certo l’espressione più elegante per descrivere un certo segmento della popolazione americana, specie in un periodo così votato al politically correct. Eppure, resta perfetta per descrivere quegli orgogliosi abitanti della Bible Belt o degli Stati del Sud che ancora oggi sembrano vivere nella nostalgia del segregazionismo, refrattari al potere dello Stato e a qualunque imposizione, appassionati dei loro fucili, dei pick up, delle grigliate (rigorosamente con animali cacciati personalmente) e delle bevute fino a stordirsi, o fino allo scoppio di una rissa. Naturalmente tanti di questi sono luoghi comuni, e non rendono così orgogliosi tutti gli abitanti di quell’area; è per questo che, a fianco di chi pare incarnare questo approccio come un ideale immutabile (come Ted Nugent, che abbiamo inserito quasi per provocazione), il grosso delle band qui presenti è costituito da veri e propri misfits. Reietti che, cresciuti in quelle terre, ne sono diventati cantori critici, con toni quasi tragici, spesso sfruttando non a caso le sonorità e l’attitudine dello sludge, un genere che ha avuto il suo massimo sviluppo proprio tra le paludi della Louisiana e i boschi del North Carolina. Dove la gente spara per una parola sbagliata, anche su dio o sul presidente, e chi non si adatta al modello si ritrova a masticare i suoi demoni abbracciando una bottiglia, una siringa, o una chitarra”.
L’immagine di copertina è di Sara Sostini (Savageartworks)