Metallica and San Francisco Symphony. Together again. Live. Così recita il flyer di “S&M²”, il nuovo capitolo cinematografico dei ‘Tallica: la celebrazione ventennale del mitico concerto con l’orchestra sinfonica di San Francisco tenuto al Berkeley Community Theatre il 20/21 Aprile 1999. Un evento che era poi diventato un vero e proprio doppio disco live e DVD. Uno dei picchi più interessanti della commistione tra heavy music e orchestra sinfonica, seppur mezzo condannato al momento della sua uscita, soprattutto dalle frange dei defender più incalliti (ancora riottosi da “Reload” e con “St.Anger” ancora da concepire), l’album live ha seguito negli anni un grande percorso di apprezzamento, fino ad arrivare agli oltre 8 milioni di copie vendute, un Grammy per “Call Of Ktulu”, l’inserimento nel noto “1001 dischi da ascoltare prima di morire” di Robert Emery e in molte altre classifiche di rilievo. Gli arrangiamenti di Michael Kamen (purtroppo scomparso nel 2003) erano un qualcosa di perfettamente in linea con lo spirito dell’epoca, derivando principalmente dal suo grande gusto in fatto di colonne sonore. E se ai tempi molti dissero “l’orchestra non sta zitta un minuto” è perché effettivamente lo studio e la composizione delle partiture di questa, basate sulla setlist del concerto, era stata curata fino ai minimi dettagli.
Gli anni Novanta si chiudevano con uno dei più interessanti prodotti live che l’heavy metal poteva offrire. Sembrava dunque giusto nell’era delle celebrazioni di oggi, che sembrano sempre più obbligate (purtroppo), riprendere in mano quei momenti così emblematici. Anche qui, e ancora più di allora, l’evento live si massifica e si trasporta in una cornice cinematografica (che ha sostituito quella del DVD piazzato con l’impianto hi-fi di casa, meglio se surround) destinato ad una sola notte di screening. Anche se, purtroppo, in Italia il film uscirà con più di una settimana di ritardo, il 18 Ottobre 2019, abbiamo però avuto modo di assaporarlo nel mitico Pathè-Flon di Losanna il 10 Ottobre e possiamo sicuramente affermare che – ebbene sì, ancora una volta- ne vale assolutamente la pena.
Eh si, perché i Metallica si possono criticare all’infinito: si può dire che abbiano perso il lume compositivo, che siano aziendalisti, che non provino più, che Lars sembri Massimo Boldi, etc etc. Però, allo stesso tempo, non si può non voler loro bene. E, anche in questo caso, affermare che sanno sempre come fare per conquistarsi la platea. La ripresa di molta della setlist di “S&M” sembrava quasi obbligata e tutto sembra veramente filare liscio come l’olio. Le riprese non sono certo nulla di sorprendente, anche se si settano su interessanti giochi di fuoco e fuorifuoco. I suoni sono giganti, perfetti, seppur sistemati in post-produzione in ampia maniera (mannaggia a Lars…). Molto bene così se l’effetto generale è davvero bombastico. L’intro morriconiana e “Call Of Ktulu” (da sempre un pezzo memorabile, soprattutto in questa versione) fanno ritrovare lo spettatore subito immerso in un’atmosfera in cui si troverà sicuramente a suo agio e si ricorderà subito delle orchestrazioni fatte per brani immortali della discografia della band. La sensazione di molti fan sarà proprio quella di sognare alcuni dei loro pezzi preferiti e rivederli impreziositi di tanta classe e talento di questi professionisti sinfonici.
Le cosiddette ‘note dolenti’ sono veramente poche e non ci sentiamo di dover ancora una volta minimizzare l’entusiasmo che un prodotto del genere inietterà nei fan e negli spettatori che si ritroveranno al cinema. Prima fra tutte una piuttosto stucchevole presentazione a mini-documentario, sulla quale non vi è poi molto da dire. Autocelebrazione à la Metallica.
Ancora più dolente è però la scelta della setlist. Lavoro duro, sicuramente, e che riesce a regalare vere chicche. Vero è che, però, data una situazione come questa, inserire ben tre pezzi di “Hardwired” sembra ampiamente una manovra scorretta. Soprattutto se i pezzi in questione non sono sicuramente, in sé, all’altezza di un riadattamento sinfonico, che infatti avviene solamente in parte. Le orchestrazioni scritte e condotte per l’occasione da Edwin Outwater (un metallaro mancato) sono abbastanza pressapochiste, con la netta impressione che l’orchestra segua semplicemente il quartetto, ribadendo alcune scansioni ritmiche, e aggiungendo ben poca armonia al tutto. In molti saranno quelli che diranno: “ma, in un’occasione simile, perché non “Fade To Black”? O comunque, al limite, “St.Anger”, che è decisamente più consona all’abbellimento orchestrale più libero?”. “Confusion”, soprattutto, è un pezzo debole, sia di per sé che in questa sede, soprattutto se paragonata a quel vero capolavoro di “The Outlaw Torn” che segue poco dopo, in cui l’orchestrazione segue quasi pedissequamente quella di Kamen del 1999 e regala uno dei brani migliori del lotto, davvero magniloquente. O anche “No Leaf Clover”, decisamente un altro pianeta in questa sede. Un peccato che “Confusion”, “Moth Into Flame” e “Halo On Fire” (che addirittura chiude il primo set) rubino così tanto spazio. Uno spazio che, una volta assaporati i grandi momenti che lo show tutto riesce a regalare, sembra veramente usato in maniera – appunto – non corretta. Promozione dell’ultimo album? Bah. Ce ne era veramente bisogno qui? Un brano per disco, praticamente, tranne il “Black Album” che ne occupa altri tre e “Death Magnetic” che ha due brani. Anche qui, qualche dubbio. “Halo On Fire” e “Unforgiven III” sarebbero stati più che sufficienti.
Il secondo set si apre con una mezzora da brivido. Prima l’orchestra, questa volta condotta da Michael Tilson Thomas (amico “da sempre” dei Metallica, dice Lars, e noi gli crediamo), che conduce l’orchestra sinfonica di San Francisco dal 1995, esegue quello che viene presentato come emblema del primitivismo -nella sua unione di heavy metal e classica- con il secondo movimento di “Scythian Suite, Op.20” di Prokofiev e poi un brano che ne rappresenta la prosecuzione “futurista”, “Iron Foundry” del compositore sovietico Mosolov, questa volta con tutti i Metallica. Seguono momenti altrettanto riusciti: l’orchestra suona “The Unforgiven III” in sola compagnia di Hetfield (vero Maestro per l’occasione) e poi segue “All Within My Hands” in acustico, Metallica e orchestra: altro brano riuscitissimo. Altra grande chicca è “Anesthesia” del primo “Kill’Em All”, in onore a Cliff Burton, suonata dal contrabbassista dell’orchestra, Scott Pingel, in un momento di vera grande musica. Chiudono il concerto i grandi classici della band, accompagnati dall’orchestrazione che già avevamo avuto modo di assaporare nel primo “S&M”.
Il Chase Center e il lavoro del regista Wayne Isham non arrivano certo a compensare l’atmosfera originale, in cui due pianeti diversi collimavano in un’unica situazione: la sinfonia e il metal, con le debite proporzioni, distanze e vicinanze. Qui, una maggiore interazione (come dice Lars all’inizio del film), un paio di scherzetti, le Vans di Trujillo su l’abito elegante e un vero e proprio show da arena circolare à la Metallica: tutta un’altra cosa. Bene o male non importa poi molto, con una setlist senza le pecche di cui sopra e un lavoro sui nuovi pezzi più temerario, questo “S&M2” avrebbe potuto anche superare l’originale. O almeno, così ci piace credere all’uscita dal cinema. L’orchestra è sempre presente e il blend con l’heavy metal del gruppo riesce ad integrarsi alla perfezione. Difficile che qualcuno vada al cinema a vedere una cosa come questa e non provi della grande esaltazione. Provare per credere.
Setlist:
1. The Ecstasy of Gold (Ennio Morricone cover) (performed by the San Francisco Symphony)
2. The Call of Ktulu
3. For Whom the Bell Tolls
4. The Day That Never Comes
5. The Memory Remains
6. Confusion
7. Moth Into Flame
8. The Outlaw Torn
9. No Leaf Clover
10. Halo on Fire
Set II
11. Scythian Suite, Op.20 , Second Movement (Sergei Sergeyevich Prokofiev cover) (performed by the San Francisco Symphony)
12. Iron Foundry (Alexander Mosolov cover)
13. The Unforgiven III (performed by the San Francisco Symphony)
14. All Within My Hands (acoustic)
15. (Anesthesia) Pulling Teeth (Bass part performed by San Francisco Symphony bassist)
16. Wherever I May Roam
17. One
18. Master of Puppets
19. Nothing Else Matters
20. Enter Sandman (with ‘The Frayed Ends of Sanity’ outro)