Come precedentemente riportato, Spencer Elden, l’allora bambino e ora trentenne la cui foto venne utilizzata per la celebre copertina dell’album “Nevermind”, ad agosto ha fatto causa membri dei NIRVANA, compresi gli eredi di Kurt Cobain, il fotografo Kirk Weddle, la Universal Music Group, la Geffen, la Warner e vari altri soggetti.
La denuncia, tramite la quale Elden chiede 150.000 dollari di risarcimento da ognuno dei 17 accusati, è quella di violazione delle leggi federali americane sulla pedopornografia e sullo sfruttamento sessuale di minori.
I legali della band il 22 dicembre hanno chiesto l’archiviazione della causa in quanto presentata con decenni di ritardo, ben oltre la prescrizione di 10 anni, e basata su motivazioni che si possono ritenere “non serie”.
L’istanza della difesa riporta:
“Elden ha trascorso tre decenni a trarre profitto dalla sua celebrità come l’auto-consacrato ‘Nirvana Baby‘. Ha rievocato molte volte la fotografia in cambio di un compenso, si è fatto tatuare il titolo dell’album ‘Nevermind‘ sul petto, è apparso in un talk show indossando una tutina color carne per fare una parodia di sè stesso, ha autografato copie della copertina dell’album in vendita su eBay e ha usato il legame con la copertina per cercare di rimorchiare le donne.
L’affermazione di Elden secondo cui la fotografia sulla copertina dell’album ‘Nevermind‘ sarebbe ‘pornografia infantile’ non è credibile. Questo è chiaro già da un breve esame della fotografia o della condotta di Elden (per non parlare della presenza della fotografia nelle case di milioni di americani che, secondo la teoria di Elden, sarebbero dunque colpevoli di possesso di materiale pedopornografico).
La fotografia di copertina di ‘Nevermind‘ è stata scattata nel 1991 ed è diventata famosa in tutto il mondo non più tardi del 1992. Molto prima del 2011, come ha dichiarato Elden, Elden sapeva della fotografia e sapeva che lui (e non qualcun altro) era il bambino nella fotografia. Da decenni è pienamente consapevole dei fatti, sia della presunta ‘violazione’ che dei presunti ‘danni’ a suo carico”.