A cura di Luca Pessina
Foto di Jenny Retschkowski (Instagram / Facebook) e Luca Pessina
https://www.nordanpaunk.org/
Qualche settimana fa siamo stati invitati dagli organizzatori del Norðanpaunk a presenziare al loro festival nel nord dell’Islanda, più precisamente nel minuscolo paesino di Laugarbakki, situato a circa tre ore di auto dalla capitale Reykjavik. Un’esperienza tanto insolita quanto speciale, quella garantita da questo minuscolo evento nato per volontà di un collettivo di appassionati, desideroso di fornire a band e artisti islandesi uno spazio per esibirsi che fosse slegato da pressioni e tipiche logiche di mercato. Un evento organizzato da fan e rivolto ad altri fan, seguendo etiche punk e do it yourself, per far sì che il tutto resti alla portata di ogni tasca e che il fine ultimo sia sempre e soltanto la crescita e lo sviluppo di una comunità di artisti e di fan locali.
“Questa è la visione di Norðanpaunk (Nordic-Punk), un raduno di famiglia della comunità punk islandese. È un incontro per persone difficili a cui piace ascoltare musica difficile, le quali sono anche, guarda caso, le persone migliori che ascoltano la musica migliore.
Norðanpaunk riunisce le band e gli artisti più strani ed estremi in Islanda, concentrandosi su band e artisti eccezionali nella presentazione e nell’interpretazione della forma d’arte scelta. Questo è il legame che unisce gli organizzatori, i volontari e la pletora di artisti che si esibiscono. Un gruppo eterogeneo di estranei e disadattati uniti nel loro amore per lo straordinario, che si incontrano con persone che la pensano allo stesso modo, scambiando idee ed esperienze e creando qualcosa di nuovo e unico guidato dai principi del do it yourself.
Norðanpaunk si basa su tre pilastri: qualità, prossimità e innovazione”.
Sul nostro sito trattiamo da tempo la scena metal islandese, con un occhio di riguardo per certe realtà black metal che negli ultimi anni hanno davvero portato qualcosa di nuovo all’interno del movimento. I tre giorni trascorsi in quel di Laugarbakki, tuttavia, ci hanno confermato come il fervente panorama musicale del luogo (notevolissimo per vastità e qualità, se si pensa che l’intera Islanda ha una popolazione di appena trecentosessantamila persone) comprenda un numero enorme di diverse entità non necessariamente legate al mondo del meta estremo: Norðanpaunk, in effetti, nasce come festival punk, ma ha negli anni deciso di dare il benvenuto a vari tipi di sonorità, per dare vita a un cartellone il più curioso e dinamico possibile, vagamente sulla scia di una realtà come l’olandese Roadburn. Abbiamo così avuto modo di ascoltare tanto black e death metal quanto punk, hardcore, folk e synthwave, oltre ad altri curiosi esperimenti di musica elettronica e ambient. L’esperienza Norðanpaunk, tuttavia, non è solo prettamente musicale: questo piccolo happening (capienza massima circa cinquecento persone) si distingue dal festival medio anche e soprattutto per il suo carattere intimo e per alcune scelte in netto contrasto con qualsiasi fine di lucro. Se l’intimità viene in parte giustificata dai numeri della popolazione islandese e dalla scelta di organizzare il festival in una valle un po’ fuori mano, il fatto che agli avventori sia permesso portare le proprie bevande da casa, senza alcun limite, è indice di una visione decisamente sui generis di cosa debba essere questo festival. Non si punta a ‘fare cassa’ – anche se ovviamente ci si aspetta di rientrare dei costi base, tramite la vendita dei biglietti per il weekend – bensì ad offrire un’esperienza immersiva, a creare una comunità dove ognuno è benvenuto, ammesso ovviamente che si abbia rispetto per il prossimo e per l’ambiente circostante. Dopo tre giorni a Laugarbakki, si ha effettivamente l’impressione di conoscere tutti: del resto, se gli spazi e la natura islandese sono immensi, lo stesso non può essere detto della location del festival, il quale si svolge all’interno di un edificio che svolge il ruolo di punto di ritrovo e ‘centro convegni’ per gli abitanti della valle. Dietro al locale, il quale dà direttamente sulla strada che attraversa il minuscolo centro abitato, sorge un altrettanto piccolo parco dove gli avventori possono campeggiare e riunirsi. Al di là di una stazione di servizio che funge anche da bar e piccolo supermarket, non vi è praticamente nient’altro in paese: se si vuole fare o vedere qualcosa, è necessario prendere la macchina o incamminarsi verso il vicino fiordo, sulle cui rive sorgono un paio di cittadine leggermente più vivaci e popolate. La sensazione di relativo isolamento che si può provare una volta giunti qua su viene comunque mitigata dal calore e dall’ospitalità di una community che dà veramente tutto per questo piccolo evento: qui chiunque può sentirsi libero di contribuire, dando una mano in cucina, aiutando nell’allestimento del palco, pulendo o semplicemente portando fuori immondizia e rifiuti. Vi è persino uno spazio dedicato al disegno e alla pittura: chiunque può prendere le matite, i pennarelli e i pennelli messi a disposizione dal collettivo e iniziare a disegnare e colorare – tutte le opere verranno poi esposte sui muri del locale! Chi suona tende poi a restare in loco e a partecipare al resto del festival come un normale fan, mettendo magari la propria esperienza al servizio di altri musicisti. Pubblico e artisti finiscono quindi per diventare una cosa sola, legittimando quel concetto di comunità che più volte viene sottolineato da queste parti. Il culmine di questa sensazione di collettività e calore viene raggiunto – in tutti i sensi – in occasione del falò di fine giornata, il quale viene allestito nelle vicinanze del locale, nei pressi di una enorme spada vichinga vicino a cui sorge un cerchio di pietre su cui è possibile sedersi per scaldarsi attorno al fuoco. Qui solitamente avviene l’ultima performance musicale della giornata, mentre la gente si stringe e tira il fiato dopo ore di concerti e altre attività. È solo uno dei suggestivi momenti che abbiamo avuto modo di vivere nella nostra esperienza al Norðanpaunk, evento certo gratificante a livello musicale, ma che è anche riuscito a rinnovare la nostra fede in certa umanità, ultimamente messa sempre più a dura prova.
Circa cinquanta band e artisti si sono esibiti nei tre giorni del festival. Di seguito spenderemo qualche parola su quelli che ci hanno più colpito, anche se ci teniamo a sottolineare quanto il Norðanpaunk funzioni alla grande anche come esperienza unica e immersiva, con incastri e avvicendamenti tra gruppi e sonorità certo arditi, ma davvero ben studiati.
Tra le nuove leve della scena metal islandese, si stanno facendo notare i MERKÚR (Bandcamp), giovanissimo quartetto che è andato ad occupare una nicchia ancora poco esplorata dal panorama locale, tra classico thrash metal e tentazioni più catchy e moderne, sulla scia di certa scuola americana contemporanea. Il loro set è molto professionale – il frontman si cala a tal punto nella parte da parlare spesso in inglese! – e soprattutto i fan più giovani sembrano apprezzare parecchio. L’età media resta bassa con i FORSMÁN (Bandcamp), quartetto ha già fuori un EP su Vàn Records. Come prevedibile parliamo di black metal, anche se qui l’atmosfera fumosa e le ormai classiche dissonanze della scuola islandese vengono talvolta miscelate con un approccio più brutale e diretto, che in alcuni tratti guarda agli anni Novanta.
Colpiscono molto l’attitudine e la foga dei ragazzi, già decisamente padroni del palco. Interessanti anche i MÚR, band in vita da pochissimo ma che ha già vinto la Wacken Metal Battle islandese, avendo quindi modo di esibirsi all’importante festival tedesco. Qui abbiamo a che fare con una sorta di death-black metal atmosferico, il quale tuttavia non sembra disdegnare parentesi più groovy e solenni, che ci hanno vagamente ricordato i primi Gojira. Da sottolineare il ruolo di tastierista/cantante del frontman, il quale è anche il batterista dei succitati Forsmán.
Non ci sono solo realtà locali al Norðanpaunk: tra gli ‘esterni’, apprezziamo molto i CESTODE (Bandcamp), gruppo tedesco dedito a un grezzissimo e disgustoso sludge/doom dalle atmosfere fortemente negative. A volte sembra di sentire un mix di The Body e Coffins, con un batterista/cantante letteralmente invasato.
Con i GADDAVÍR (Bandcamp) invece ci spostiamo su sonorità hardcore straight-edge: brani brevi, alimentati da un messaggio in cui i ragazzi credono al 100%, e una grande carica live. Siamo evidentemente davanti a dei veterani del circuito locale e la gente reagisce alla grande, con tanto di circle pit nel piccolo locale.
Il progetto SVARTÞOKA (Bandcamp) ci rimane impresso per la natura suggestiva della propria miscela di ambient, elettronica e black metal. Il fatto di esibirsi all’esterno, presso il falò, nel pieno della notte, di certo amplifica la resa di molte soluzioni di questa curiosa realtà proveniente dalla capitale. Il progetto MONDERNTE (Bandcamp) si esibisce invece all’interno del locale il giorno seguente, nello spazio chiamato Hallway: anche se l’atmosfera non è paragonabile a quella ottenibile di notte e in un luogo tanto speciale, questa one-man band riesce comunque a farsi segnalare con un ingegnoso mix di dark ambient, occult rock e black metal.
Decisamente più rumorosi e violenti, invece, i francesi IFFERNET (Bandcamp), duo artefice di un black metal assai ruvido che colpisce per i suoi netti cambi di tempo e per un’attitudine schietta e lo-fi che sembra avere molto in comune con il mondo sludge e doom, regalando un’esperienza cruda ma emotivamente gratificante. Altrettanto onesta la prova dei BASTARÐUR (Bandcamp) di Aðalbjörn Tryggvason. Il leader dei Sólstafir qui dà sfogo alla sua passione per certo old-school death metal e crust hardcore, per una proposta che suona un po’ Entombed e un po’ Wolfbrigade. Fa un certo effetto vedere il frontman senza chitarra mentre salta su e giù per il palco. Lui si diverte, ma anche e soprattutto noi. Gli ÓREIÐA (Bandcamp), duo black metal locale, ci colpiscono invece per la sensazione di trance e abbandono che riescono ad evocare solamente con una chitarra e la batteria. Se avessimo avuto modo di saggiare la loro musica all’esterno, magari guardano il fiordo, avremmo potuto parlare di vera esperienza spirituale, ma anche all’interno del locale la resa è notevole.
Validissimi anche i TRESPASSER (Bandcamp), band di origine svedese, ma la cui line-up per i concerti comprende anche membri islandesi e tedeschi. Il loro “чому не вийшло?” ha raccolto ampi consensi nell’underground, unendo sonorità black metal e messaggio e attitudine anarco-punk. Dal vivo la musica acquista anche qualche marcia in più, spingendo ulteriormente su un’aggressività che in certi passaggi farebbe invidia ai Marduk.
Da Bratislava, gli SHALLOV (Bandcamp) contribuiscono ad allargare ulteriormente il raggio espressivo del festival, presentando il loro post-rock/screamo dal mood malinconico. Composizioni molto lunghe, ma dallo svolgimento movimentato, che chiamano paragoni con Birds In Row, La Dispute e persino Deafheaven.
Muovendosi tra synth pop, darkwave ed EBM, KONSTANTIN UNWOHL (Bandcamp) regala invece una parentesi di leggerezza e distensione a un pubblico che tutto a un tratto si ritrova a ballare e farsi prendere dagli accattivanti temi tastieristici del musicista tedesco. Il tutto ovviamente prima che i MISÞYRMING (Bandcamp) riportino il programma del festival su lidi più aggressivi. Dopo una lunga serie di realtà underground tutte da scoprire, qui facciamo i conti con una band già notevolmente affermata e che ha ormai davvero poco da dimostrare. Per noi è sempre un’esperienza sontuosa assistere ad uno show dei black metaller islandesi, mentre per chi ci sta attorno è forse ormai una piacevole routine, ma poco importa: gli autori di “Algleymi” sono in forma e, come prevedibile, vincono a mani basse la palma di migliore esibizione della manifestazione. Non sazi dopo questa vigorosa performance, chitarrista, bassista e batterista dei Misþyrming sono poi protagonisti del concerto presso il falò con i NORNAHETTA (Bandcamp), progetto con cui i ragazzi questa notte sperimentano e improvvisano su temi principalmente acustici, creando un effetto ipnotico che, vista anche la tarda ora, porta alcuni avventori a sdraiarsi tra i prati e a perdere i sensi tra fumi e alcol.
I SÁLARKVÖL (Bandcamp) sono un’altra giovanissima realtà del circuito black metal islandese: per ora vi è solo un demo da parte loro, ma si sente del potenziale in delle tracce che puntano molto su un’atmosfera disperata, che non sembra avere troppo punti di contatto con quel tecnicismo che invece domina il sound di molti altri gruppi islandesi.
Interessanti anche i GRAFNÁR (Bandcamp), la cui proposta si muove invece su coordinate più vicine a un frenetico hardcore metallizzato, con influenze mutuate anche dal panorama grind e da quello post-metal. Anche qui il mood è particolarmente severo e disperato, sulla scia di Full Of Hell, Gaza e realtà affini. Con i POWER PALADIN invece si cambia completamente rotta: parliamo di un gruppo già piuttosto affermato, visto che il recente debut album è uscito per Atomic Fire, e in effetti la tenuta del palco e il coinvolgimento da parte del pubblico sono decisamente sopra le righe. Il sound? Un power metal in stile Hammerfall e primi Edguy. Evidentemente, anche da queste parti c’è spazio per del metal melodico.
Allo stesso modo, ci sembra giusto citare tra le nostre band preferite del festival i DREYMANDI HUNDUR (Bandcamp), duo chitarra/batteria alle prese con un math rock ad alta concentrazione emotiva: molto suggestive le linee melodiche escogitate dai ragazzi, che suonano in una Hallway circondati completamente dal pubblico. Tra i concerti più seguiti dell’intero festival, da segnalare assolutamente quello dei BÖRN (Bandcamp), gruppo post-punk/new wave/death rock che a linee di basso e arpeggi contagiosi contrappone un cantato che a tratti arriva al limite dello screaming. Ogni pezzo risulta un potenziale singolo e la gente reagisce alla grande. Stessa sorte, anche se la Hallway è un contesto più piccolo del palco principale, per i BLANCO TETA (Bandcamp), argentini e autori di un sincopato mix di punk, noise rock e improvvisazione. Basso, violoncello, batteria e due voci urlate creano un insieme decisamente variopinto e imprevedibile, la cui carica viene sottolineata ulteriormente dal cantato in spagnolo. Altra musica – ma qui è una costante – con i DEVINE DEFILEMENT (Bandcamp), death metal dai forti accenni groove/slam. I ragazzi di Reykjavík sembrano la risposta islandese a gente come Ingested e Vulvodynia: riffoni grassi, pig squeal e tutto quel corollario ignorante che è da sempre tra i marchi di fabbrica del genere. Mancava una parentesi come questa in un cartellone che ha toccato di tutto e di più. Che dire infine dei NAÐRA (Bandcamp): buona parte della loro line-up è la stessa dei Misþyrming, ma il suono qui è più melodico ed epico, quasi tradizionalista in certi tratti, anche se quella istrionica verve prettamente islandese è sempre presente in sottofondo. Un altro gruppo già decisamente affermato e noto anche dalle nostre parti, ma vederlo ‘giocare’ in casa fa comunque un certo effetto. Un altro show da ricordare.
Una volta rientrati a casa, abbiamo contattato uno degli organizzatori del festival, Arni. Ecco il resoconto della nostra chiacchierata:
RACCONTACI L’IDEA ALLA BASE DI NORÐANPAUNK: A CHI È VENUTO IN MENTE DI ORGANIZZARE UN FESTIVAL NEL NORD DELL’ISLANDA E COME SI È SVILUPPATO L’EVENTO NEL CORSO DEGLI ANNI?
– Ciao Luca! Bello parlare con te. Sono felice che tu abbia potuto partecipare al Norðanpaunk 2022!
Allora, eravamo seduti in un bar chiamato Dillon, io e un paio di amici, nel centro di Reykjavík nell’inverno del 2013. Forse abbiamo finito per bere un po’ troppo, solo forse… Ma ricordo chiaramente che l’argomento principale della conversazione era certi straordinari gruppi e artisti islandesi, i quali hanno difficoltà a trovare posti per esibirsi. Perché, ovviamente, i locali del centro di Reykjavík preferiranno sempre una serata karaoke, piuttosto che un artista sperimentale di elettronica dark o una nuova band black metal di cui nessuno è ancora a conoscenza. Questo – assieme al fatto che il primo lunedì di agosto è sempre una festa nazionale, chiamata ‘weekend dei mercanti’ – ci sono sembrati il pretesto perfetto per dar vita ad una nuova tradizione: radunare tutte le band più strane, estreme, interessanti o semplicemente, secondo la nostra non così modesta opinione, le migliori band in Islanda in mezzo al nulla durante il weekend dei mercanti ogni anno e fare una grande festa! Una specie di riunione di famiglia dell’underground islandese. Un luogo dove possiamo celebrare la nostra musica e i nostri artisti preferiti in un ambiente intimo e professionale con la priorità sugli artisti che sono troppo strani o difficili per altri ambienti. Questa è la nostra missione. Fornire a band straordinarie un palcoscenico in un ambiente fantastico e con un livello di produzione più alto possibile. È stata un’esperienza straordinaria raggiungere questo obiettivo esclusivamente attraverso metodi fai-da-te/DIY, trasformando l’evento da amatoriale a qualcosa di maggiormente internazionale e professionale. Non è sempre stato facile, ma dal primo anno siamo progrediti molto, il tutto senza mai perdere di vista la nostra passione per la buona musica underground. Quindi siamo cresciuti, ma siamo anche rimasti gli stessi. Sono entusiasta di vedere cosa accadrà in futuro. È come un fiore: ti prendi cura di esso e lo vedi crescere e cambiare, e anche se è sempre lo stesso fiore non sai mai cosa farà dopo. Penso che sia bellissimo.
HAI UNA QUALCHE IDEOLOGIA PERSONALE? QUESTE INFLUENZANO IL TUO APPROCCIO AL NORÐANPAUNK? FORNISCONO UNA BASE PER I CONTENUTI DEL TUO EVENTO?
– Sono influenzato da molte tradizioni e filosofie. Sia nordici che mediorientali, anarchici e conservatori, atei e spirituali, e così via. Ma in qualche modo per me tutto si riduce sempre a Yin e Yang. Per realizzare qualcosa come Norðanpaunk, hai bisogno di struttura e libertà, un equilibrio tra ideologia e pragmatismo. Siamo qui per celebrare la vita e la libertà, ma anche la morte e la distruzione. Per onorare la nostra luce interiore e la nostra oscurità interiore. Vogliamo musica estrema veloce, mescolata con bizzarra electronic drone, band punk orecchiabili mescolate con puro death metal. Siamo lì per divertirci! Ma siamo anche molto seri in quello che facciamo. È una specie di alchimia, in cui quando si mescolano i giusti elementi opposti, qualcosa di nuovo prende vita. Questa è la mia ideologia.
IN CHE SENSO NORÐANPAUNK È UN EVENTO “FAI DA TE (DO IT YOURSELF)” CHE CONTROLLA TUTTI GLI ASPETTI DELL’ORGANIZZAZIONE, BOOKING, PROMOZIONE, ECC? COME FUNZIONA IL TUTTO E QUANTO NORÐANPAUNK È UN’ENTITÀ SEPARATA E SLEGATA DAL CONTROLLO ESTERNO E DALL’INFLUENZA DI AGENTI, PROMOTER, ECC?
– Oh, il tutto è davvero 100% do it yourself! Siamo indipendenti da agenti esterni come sponsor o dalla necessità di realizzare un profitto o qualcosa del genere. Siamo liberi di fare quello che vogliamo, come vogliamo. Per questo abbiamo due principi guida. Primo, se vuoi che accada, fallo accadere. Se vuoi un falò presso la spada vichinga, riunisci un gruppo pronto a investire il proprio tempo per realizzarlo e darsi dei turni per assicurarsi che alla fine il fuoco venga spento correttamente e in sicurezza. Se vuoi che questa straordinaria band straniera suoni i Norðanpaunk, parli direttamente con il gruppo e organizzi voli e trasferimenti e quant’altro sia necessario. Non è un’opzione affidare questo lavoro a qualcun altro. Se è una tua idea, tu lo fai accadere. Insieme ad altri che condividono il tuo obiettivo, ovviamente. Quindi immagino che sia un po’ un ‘fai da te collettivo’ (risate, ndR)! Il secondo, molto importante, principio è: chi fa il lavoro, prende le decisioni. Non c’è nessun capo che va in giro a dire alla gente che si occupa del cibo come cucinare. O dire alla troupe delle luci come fare le luci. Se fai il lavoro, decidi tu. È incredibile la qualità che puoi ottenere lasciando che le persone coinvolte prendano le proprie decisioni. Molto più alto, e con più passione, che se qualcuno gli avesse messo il fiato sul collo dicendogli cosa fare. Questo è l’obiettivo che unisce il variopinto collettivo che organizza Norðanpaunk. L’impegno per l’etica del do it yourself. Ci dà il 100% di libertà artistica, ma ovviamente è una sfida perché nessuno sta facendo quello che sta facendo perché gli è stato detto o è stato pagato. Ognuno fa quello che fa perché lo vuole. È un po’ assurdo che funzioni, forse non dovrebbe funzionare, ma funziona! Il potere dell’autodeterminazione non deve essere sottovalutato.
DALL’ESTERNO, LA SCENA METAL ISLANDESE È SPESSO VISTA COME UNA ‘FAMIGLIA’. SEMBRA MOLTO ORIENTATA ALLA COMUNITÀ. PENSI CHE SIA EFFETTIVAMENTE COSÌ? AD ESEMPIO, OGNI VOLTA CHE HAI BISOGNO DI AIUTO, SAI CHE ALCUNE PERSONE SARANNO IN GRADO DI AIUTARTI O ACCETTERANNO DI SUONARE AL TUO FESTIVAL?
– Sì, è una famiglia. Ci sono insider e outsider, ma tutto sommato siamo una famiglia straight-edge alcolica disfunzionale altamente co-dipendente. Ma pur sempre una famiglia. Il tutto è anche piuttosto consanguineo. Non per la genetica, anche se questo è anche un fattore, ma perché le band finiscono quasi sempre per condividere musicisti. Il tuo bassista suona in altre tre band ed è anche il batterista nel side-project della tua ragazza, insieme al cantante del vecchio progetto hardcore dei tuoi migliori amici. E questa è una buona cosa! In primo luogo, per la condivisione di esperienze e conoscenze che finisce per scorrere spontaneamente tra band e progetti. E in secondo luogo perché nessuno ha tempo o energia per fare lo stronzo e per pugnalare alle spalle. Una marea crescente solleva tutte le navi, non solo una. Se una band ha più successo di te, non inizi a parlarne male. Cerchi di imparare come puoi migliorare te stesso. Dire cazzate ti farà solo sembrare sciocco. E sì, succede, ma persone del genere non sopravvivono a lungo nella scena in Islanda. È tutto troppo piccolo e chi si comporta male non passa inosservato. Fai il bravo o le persone perderanno rapidamente la pazienza con te. Se la tua musica è buona, le persone ti aiuteranno, che tu sia l’ultimo arrivato o meno. Non importa. Se la tua musica è noiosa, invece, ci dispiace, ma qui non potrai emergere con altri mezzi.
IL PROGRAMMA DEL NORÐANPAUNK NON È PERÒ INTERAMENTE METAL. COME SCEGLIETE LE BAND E GLI ARTISTI DA INCLUDERE NEL PROGRAMMA DEL FESTIVAL?
– A rigor di termini, siamo un festival punk. Ma mentre crescevo, il punk non era solo la musica, era un modo di pensare. Non scendere a compromessi. Quindi il metal era anche punk. Perché si trattava di allargare i confini senza compromessi. C’era un’enorme sovrapposizione tra la scena death metal e punk, ad esempio, e questo è proseguito anche nella scena black metal. Perché si trattava soprattutto di atteggiamento. Tutti gli islandesi lo capiscono. Da queste parti capirai quando dico che una band può suonare musica punk senza essere punk e un artista può suonare musica elettronica ed essere più punk di chiunque abbia una chitarra elettrica. Non si tratta nemmeno di vedere se la tua musica è allegra o oscura. Non si tratta solo di ciò che accade sul palco, ma anche di come sei nella vita reale. Come decidiamo? Prima di tutto, la musica per noi deve essere eccezionale. Secondo, dovrebbe venire dal cuore (o dal tuo plesso solare, dalla tua vulva, dalle tue palle) e, infine, non abbiamo il tempo o l’energia per sopportare stronzi e rockstar. Se ciò suona stranamente elitario, allora così sia.
COSA RENDE UN EVENTO COME NORÐANPAUNK UN SUCCESSO E COME MISURI QUEL SUCCESSO?
– La chiave di tutto è che invitiamo solo buone band. Poi puoi portare il tuo alcol e da bere da casa. Non ci sono stronzi. E non c’è viking metal. Quindi misuriamo il successo dal fatto che abbiamo solo buone band, puoi portare la tua birra, gli stronzi rigano dritto o se ne possono andare affanculo. E non c’è viking metal.
DOVE VEDI NORÐANPAUNK TRA CINQUE ANNI? QUALI SONO I SOGNI CHE VUOI ANCORA REALIZZARE CON QUESTO FESTIVAL?
Gli Amon Amarth si sono sciolti. Il death metal si è evoluto in hardcore digitale. I Mayhem si sono riuniti nella formazione originale e i Behemoth sono stati reintrodotti nel loro habitat naturale.
A parte le mie fantasie personali, non c’è modo di prevedere dove sarà Norðanpaunk tra cinque anni. Sono così grato per ogni anno che mi è permesso vivere questo strano esperimento sociale! Andare contro le regole del mercato capitalista. Come ho detto, non dovrebbe funzionare. Ma funziona! Forse un giorno qualcuno potrà spiegarmi perché. È una specie di trionfo della volontà. Spero che non ci evolviamo in una sorta di istituzione. Credo che l’unico modo per sopravvivere sia come comunità. Cambiare mentre la comunità cambia con le nuove generazioni. Sono onorato di essere una delle persone che ha iniziato questo, ma allo stesso tempo sono entusiasta di vedere cosa porterà la prossima generazione per il 2023 e oltre. Non solo in Islanda, ma anche in Europa e nelle colonie. L’ultima frase ti ha irritato? Molto bene. Pensa per un po’ alla colonizzazione e se il tuo paese ha pagato i suoi debiti alle popolazioni indigene del mondo. Pensa a come noi, come parte della civiltà occidentale, continuiamo a bruciare le foreste pluviali con le nostre abitudini di consumo. Lo odio, cazzo. Abbiamo bisogno di soluzioni. Abbiamo bisogno di persone che vogliono che accada, che facciano qualcosa perché accada. Usa questa rabbia e mandami in privato una soluzione, che non sia il comunismo. Perché odio anche quello. Comunismo e nazionalismo sono due estremità tossiche dello stesso spettro. Gerarchie imperialistiche totalitarie. Sto ancora aspettando una sorta di unione di patrioti contro il nazionalismo e socialisti contro il comunismo. Solidarietà senza confini e senza negare le tue origini e il tuo unico e prezioso patrimonio storico. Non siamo uguali, ma siamo uguali. Qual è lo scopo di questa sorta di mia personale invettiva politica qui alla fine? È una contraddizione, sì. È Yin e Yang. E spero che Norðanpaunk incarni ancora queste contraddizioni tra cinque anni. Pura energia do it yourself. E comunque, se davvero odi il metal vichingo, dai un ascolto a “Far Far Far North” degli Einherjer o alla versione di “Ormurinn langi” dei Tyr. Cambierai idea.
Di seguito il manifesto ufficiale di Norðanpaunk, che riportiamo integralmente:
Manifesto Profugus Borealis
“Le brave persone fanno musica difficile; le persone difficili fanno buona musica.”
Questa è la visione di Norðanpaunk (Nordic-Punk), un raduno di famiglia della comunità punk islandese. È un incontro per persone difficili a cui piace ascoltare musica difficile, le quali sono, guarda caso, anche le persone migliori che ascoltano la musica migliore.
Norðanpaunk raduna le band più strane ed estreme in Islanda, puntando su artisti che sono eccezionali nella loro presentazione e interpretazione della loro forma d’arte scelta. Artisti che sono spesso trascurati da luoghi più tradizionali. Questo è il legame che unisce gli organizzatori, i volontari e la pletora di artisti che si esibiscono. Un gruppo eterogeneo di estranei e disadattati uniti nel loro amore per lo straordinario, un punto di incontro per persone che la pensano allo stesso modo, scambiando idee ed esperienze e creando qualcosa di nuovo e unico guidato dai principi del Do It Yourself (fai-da-te).
Norðanpaunk celebra la diversità. Essere punk non riguarda i vestiti o la scelta degli strumenti. È uno stato d’animo, è musica che viene dal cuore. È oscurità ed è luce. È felicità ed è follia. È non sapere come suonare il tuo strumento e suonarlo comunque, tanto quanto è sbalordire la mente delle persone con un’intensa padronanza della tua arte. Una danza tra sanità mentale e supersanità. Pragmatismo e ideologia.
Regola numero uno: se vuoi che accada, fallo accadere.
Regola numero due: l’ultima decisione spetta a chi ha fatto il lavoro.
Regola numero tre: niente viking metal.
D.I.Y.
Norðanpaunk è un festival DIY. Fai da te significa che tutti i partecipanti fanno parte di una comunità che plasma collettivamente la propria cultura. Tutto ciò che accade a Norðanpaunk è una responsabilità collettiva. Una parte dei volontari si è già impegnata nella preparazione e nell’organizzazione dell’evento; tutti i partecipanti diventano volontari nell’assicurarsi che il fine settimana si svolga senza intoppi. Se noti qualcosa che non va bene e deve essere fatto, e sei qualificato per farlo, ti incoraggiamo a mostrare iniziativa e a unirti a noi nel farlo, insieme!
Per qualche ragione inspiegabile, questo sistema funziona incredibilmente bene! La responsabilità collettiva non dovrebbe funzionare, ma funziona!
Questo è il motivo per cui Norðanpaunk, contro ogni previsione, è possibile.
Non-Profit
Norðanpaunk non ha fini di lucro. Ciò significa che tutto il guadagno viene utilizzato per il prossimo anno. Nessuno riceve uno stipendio. Né organizzatori, ingegneri del suono, sicurezza o artisti invitati ad esibirsi. La nostra motivazione è essere parte di ciò che rende unico Norðanpaunk. Offrire un luogo dove l’arte e una comunità unica siano una realtà per un fine settimana.
Ok… non mentirò, la nostra motivazione è anche vedere suonare le nostre band preferite.
Ok, l’ultimo, lo prometto. La nostra motivazione è anche quella di promuovere quei favolosi artisti islandesi che pensiamo che più persone dovrebbero conoscere.
Ok, ho mentito. La nostra motivazione è anche mostrare, come abbiamo veramente fatto, che le ideologie senza scopo di lucro e fai-da-te funzionano e possono essere di uno standard competitivo con i festival internazionali (e superiori). Spargi la voce e fai da te!
Community
Non siamo uguali, ma siamo uguali.
Ciò che un individuo fa, influenza il tutto. Il tutto tutela la libertà dell’individuo. Collettivamente siamo responsabili della sicurezza di tutti i partecipanti. A Norðanpaunk tutti sono e dovrebbero sentirsi liberi e al sicuro per essere quello che sono. Sii te stesso, sii il tuo alter ego. Onestamente non ci interessa! Sii un poser se vuoi, a nessuno frega un cazzo! Purtroppo non tutti lo capiscono e lo rispettano. Se qualcuno si avvicina a te non rispettando i tuoi confini, faccelo sapere. Le persone con la giacca gialla sono lì per aiutare. Recati nella stanza delle infermiere all’ingresso sul lato sinistro, se non ti senti bene o se è successo qualcosa che non va. Se vedi persone molestate, prendile a calci negli stinchi (quelli che molestano, non quelli che vengono molestati). Siamo Norðanpaunk, non abbiamo pazienza per le cazzate. Abbiamo cose da fare. Ci prendiamo cura di te. Facci sapere.
Siamo in questo insieme. Io e te. Noi contro il mondo. Per un futuro migliore. Non siamo uguali, ma siamo uguali.
Sicurezza e benessere
Norðanpaunk segue ideologie e metodi di riduzione del danno. La nostra priorità è musica straordinaria in un ambiente sicuro per tutto il fine settimana. La riduzione del danno si concentra sull’aumento della sicurezza e sulla riduzione del rischio per tutte le persone che partecipano indipendentemente dalla loro precedente storia di comportamenti. L’obiettivo della riduzione del danno è ridurre la probabilità di danni fisici e psicologici e aumentare il benessere di tutti i partecipanti. Facci sapere. Ci preoccupiamo e abbiamo a cuore che il tutto avvenga con discrezione.
QA
Norðanpaunk si basa su tre pilastri: qualità, prossimità e innovazione.