A cura di Marco Gallarati e Giovanni Mascherpa
Introduzione di Giovanni Mascherpa
“Famolo strano” è un’espressione assai confacente per le derive metalliche riconducibili in qualche misura all’avant-garde. Un aggettivo utilizzato sovente quando si è a corto di altre attribuzioni da dare ad un gruppo e a quanto suona, perché non si riesce a inquadrarlo per l’eterogeneità di quanto propone, l’imprevedibilità, il miscelare ingredienti che in apparenza non ha senso mettere assieme. Nel tempo ‘avant-garde metal’ è diventato un termine buono per definire dischi di estrazione diversissima, aventi in comune il solo fatto, come scrivevamo in apertura, di essere tremendamente ‘strani’ e non codificabili. In questo scenario di mastodontiche sperimentazioni, il tratto comune è il non avere barriere, il partire dal metal per protendersi in una selvaggia esplorazione che vada a stupire, ammaliare, urtare, mandare in confusione l’ascoltatore. L’avant-garde, vivo e vegeto di questi tempi, non ha mai goduto di un ‘effetto moda’ troppo marcato, condensando le sue uscite più rilevanti e acclamate in capo a pochi gruppi: i Solefald di “Neonism”, gli In The Woods… di “Omnio”, gli Arcturus di “La Masquerade Infernale”, per citare i casi più celebri, fanno parte del bagaglio culturale di un’ampia fascia di appassionati metal contemporanei. Più nell’ombra, marginali agli stessi circuiti metal di appartenenza, negli anni 2000 diverse band sono uscite con qualcosa di assai stravagante che, se ai tempi della pubblicazione poteva apparire come qualcosa di poco usuale, con gli anni tali lavori sono rimasti spesso oggetti unici, rami interrotti di evoluzioni che solo i loro autori si sono dimostrati in grado di maneggiare; oppure che, a loro volta, hanno lasciato smarrirsi. Con queste riflessioni in testa, siamo andati a ripescare dai nostri archivi alcuni dei dischi avant-garde metal che più ci avevano colpito in passato, sperando possano trovare un rinnovato gradimento per alcuni e rappresentino per altri una gradita scoperta.
ATROX – “Terrestrials” (Code666)
“Se, come nel mio caso, vi piace la roba strampalata, ma proprio strampalata, impazzirete per ‘Terrestrials'”. (CONTINUA)
FORGOTTEN SUNRISE – “Ru:mipu:dus” (My Kingdom Music)
“Bellissimo, davvero bellissimo! ‘Ru:mipu:dus’ degli estoni Forgotten Sunrise, almeno alle onnivore orecchie del sottoscritto, è una totale e positiva sorpresa…” (CONTINUA)
THE WICKED – “Sonic Scriptures Of The End Times Or Songs To Have Your Nightmares With” (Spikefarm Records)
“Il confine tra pura pazzia e sperimentazione musical-sonora è sempre più sottile, sempre più labile…ed il nuovo album dei The Wicked arriva a darcene ulteriore (e forse definitiva) dimostrazione”. (CONTINUA)
WORMFOOD – “France” (Code666)
Un laido e grottesco teatrino di fenomeni da baraccone. Individui deviati e certamente poco sani di mente. Barocchismo antiquato tanto quanto misterioso ed intrigante. Languido e macabro humour nero. (CONTINUA)
DIABLO SWING ORCHESTRA – “The Butcher’s Ballroom” (Gillioutine Grooves)
“I primi Anni 2000 sono positivamente turbolenti per tutto quell’ampio e pazzerello filone riconducibile al comun denominatore dell’avant-garde metal”. (CONTINUA)
MADDER MORTEM – “Eight Ways” (Peaceville)
“I norvegesi Madder Mortem, fin dai primi passi compiuti nel nostro intricato universo metallico, si sono sempre distinti per la particolarità della loro proposta – difficilmente inquadrabile in una scena od un sottogenere che dir si voglia – e per la classe innata che traspira dalle loro elaborate composizioni”. (CONTINUA)
UNEXPECT – Fables Of The Sleepless Empire (Autoprodotto)
“Siete pronti? Pronti per davvero? Ad entrare per un’ora della vostra miserrima vita nell’Insonne Impero imbastito dai folli canadesi Unexpect?”. (CONTINUA)
AKPHAEZYA – Anthology IV: The Tragedy Of Nerak (Code666)
“Akphaezya, la storia continua. Dopo l’ottimo “Anthology II: Links From The Dead Trinity”, ormai risalente a ben quattro anni fa, l’epopea fantasy del combo avantgarde metal francese si arricchisce del secondo episodio, sebbene esso sia a tutti gli effetti il quarto capitolo del racconto”. (CONTINUA)
KAYO DOT – Hubardo (The Flenser)
“Dieci anni di onoratissima carriera celebrata con un capolavoro di proporzioni titaniche e con la creazione di quello che forse è il più grande album mai fatto dai Kayo Dot e senza dubbio il miglior album avantgarde metal dell’anno”. (CONTINUA)
AENAON – Extance (Code666)
“Gli Aenaon iniziano ad essere una realtà consolidata e riconosciuta ben al di fuori della generosa terra ellenica di cui sono figli”. (CONTINUA)