A cura di Giovanni Mascherpa
Dieci anni fa circa – si stava nella calura di metà giugno – usciva “Sunbather”, secondo album degli americani Deafheaven, disco di rottura, di quelli che ad anni di distanza persistono a far sentire la propria eco nella scena metal e non solo. Anche se le commistioni tra black metal e sonorità notevolmente più soft, di estrazione antitetica alla musica della nera fiamma, non nascono con quell’album, “Sunbather” ha contribuito a sdoganare completamente un certo modo di miscelare violenza e soavità, grettezza e onirico, crudezza e ascesi.
Da allora, l’idea di scompaginare il black metal e portarlo verso atmosfere, sentimenti e attitudini ben lontani dalla sua essenza primaria è andata deflagrando, portando tantissimi musicisti a operare nell’ambito delle contaminazioni con stilemi legati, principalmente, a post-rock, shoegaze, screamo. Tanto che, per questa declinazione di black metal, si è dovuta dare una nuova etichetta, e si è finiti per definirla, per farla semplice, ‘post’-black metal.
Contestualizzare pienamente e dare una codificazione precisa di cosa sia il post-black metal è impresa ardua: con gli anni ad esso si è associato un po’ di tutto, e finiscono ora per rientrare in questa categoria anche pubblicazioni dal tono più sperimentale e duro, rispetto a quegli album che inizialmente si riconducevano a tale definizione.
Senza voler cavillare troppo sulla questione, ci pare in ogni caso che il prefisso ‘post’ messo dinnanzi al black metal abbia in pochi anni definito una nuova e sempre più abbondante corrente, contraddistinta da una propria cerebrale fragilità, un’attenzione metodica e ossessiva ai contrasti, il volare alto verso la serenità, per planare successivamente, in modo brusco ed efferato, verso esplosioni di violenza disorientanti e piene di sentimento.
Il movimento ha forse espresso già da qualche tempo i suoi frutti migliori, mentre l’influenza sulla scena metal odierna è oggi fortissima, non fosse altro per aver portato in primissimo piano l’idea che una certa delicatezza di fondo potesse comunque accompagnarsi a una musica travolgente, energica e capace di toccare le corde più intime dell’animo umano.
Inoltre, gruppi come Deafheaven e affini sono tra coloro che hanno portato certo metal estremo anche ad ascoltatori che altrimenti mai si sarebbero sognati di avvicinarsi a quel tipo di suoni. Abbiamo allora cercato di rappresentare in dieci dischi, alcuni celeberrimi, altri meno noti, cosa significhi questo ‘benedetto’/’maledetto’ post-black metal. Che lo amiate, lo detestiate o ne siate venuti a conoscenza da poco, è un aspetto ineludibile del metal attuale.
AMESOEURS – Amesoeurs
Definito un mix fra The Cure, Joy Division, Sisters Of Mercy e il black metal più sperimentale, l’album, complici anche le linee vocali qui quasi del tutto affidate alla bassista Audrey Sylvain, offre in realtà un sound basato per lo più sulle influenze ‘non metal’ della band… CONTINUA
ALCEST – Écailles de lune
È come se gli Alcest in questa nuova opera avessero voluto descrivere i confini del mondo incantato di “Souvenirs…”: arie e paesaggi meravigliosi oltre i quali sorge però un territorio tetro e insidioso, la cui atmosfera ogni tanto è in grado di intaccare tale serenità… CONTINUA
LANTLÔS – .neon
Sei composizioni votate nuovamente a una fusione di stili dal gusto malinconico, con richiami al black metal più disperato e alla stagione d’oro del dark metal anni ’90 (primi Katatonia e Novembre), fino ad arrivare ai giorni nostri (abbastanza scontato citare gli Alcest, dato che il loro leader Neige è ora anche vocalist dei Lantlos… CONTINUA
AN AUTUMN FOR CRIPPLED CHILDREN – Everything
Un po’ My Bloody Valentine, un po’ Burzum. Un po’ sognatori, un po’ canaglie. I misteriosi An Autumn For Crippled Children ci regalano il meglio delle loro multiple personalità artistiche in questo nuovo “Everything”, successore del fortunato debut album “Lost”… CONTINUA
DEAFHEAVEN – Sunbather
Il gruppo californiano è sbocciato, ha smesso i panni di promessa e si appresta ora a divenire un punto di riferimento per questo filone, essendo maturato sotto ogni punto di vista senza perdere ispirazione e spontaneità lungo il tragitto… CONTINUA
HARAKIRI FOR THE SKY – Aokigahara
Il black ascendente all’emozionale, veicolo delle inquietudini di un animo fragile e in procinto di spaccarsi, di andare in mille pezzi e mettere a nudo i propri dissidi interiori, trova oggi negli Harakiri For The Sky nuovi profeti… CONTINUA
A PREGNANT LIGHT – My Game Doesn’t Have A Name
Master non fa mistero della proprio ambiguo sentimentalismo, della propria sessualità, dei propri impulsi e del proprio romanticismo isterico e disinibito e questo suo vigoroso e focoso ardore artistico nella sua musica trapela tutto… CONTINUA
GHOST BATH – Moonlover
I toni cupi del depressive si sono disciolti, le inflessioni naturalistiche del cosidetto ‘Cascadian black metal’ ridotte al lumicino, la malinconia si è aperta a una vitalità sorprendente, e tutto il talento insito in ‘Funeral’ e lì rivelato solo in parte, è deflagrato del tutto… CONTINUA
BOSSE-DE-NAGE – All Fours
In quasi un’ora di musica ad alto coefficiente di intensità, i Bosse-de-Nage deliziano e stendono, accarezzano e accoltellano, rinascono e muoiono mille volte, dando vita a un affresco di impulsi incontenibili e insaziabili, degno di essere inserito tra i migliori prodotti sfornati dalla scena black metal ‘alternativa’ quest’anno… CONTINUA
FALAISE – My Endless Immensity
Il duo umbro torna sulle scene con un lavoro che non si discosta, in termini di sonorità e concept lirico/iconografico, dal materiale proposto in precedenza. Post-black che sfuma nello shoegaze e nel post-rock, con l’accento posto forse maggiormente proprio sull’aspetto melodico della proposta… CONTINUA