OGGETTI SMARRITI: dieci album per i fan dei KATATONIA

Pubblicato il 30/05/2020

A cura di Luca Pessina

Sembra che “City Burials”, l’attesa ultima fatica dei Katatonia, stia dividendo pubblico e critica più del previsto, nonostante la band svedese sia da sempre nota per i suoi regolari mutamenti stilistici. Per molti, il tentativo di aggiungere arrangiamenti più corposi, ulteriore elettronica e persino qualche deriva classic metal ha finito per appesantire e snaturare troppo il sound del gruppo, il quale peraltro ora viene accusato anche di essere diventato sostanzialmente un progetto solista del frontman Jonas Renkse.

La nostra opinione sull’album è sempre disponibile nella recensione pubblicata qualche settimana fa, tuttavia i vari dibattiti in cui ci siamo imbattuti sul web, oltre a farci venire la voglia di riascoltare per l’ennesima volta tutta la discografia degli svedesi, ci hanno portato a ricordarci di altri gruppi ‘katatonici’ passati per il nostro stereo. Ci è così venuta voglia di consultare il nostro ampio archivio e di riproporvi le recensioni di alcuni album che riteniamo potrebbero riscuotere l’approvazione di molti fan dei Katatonia, a prescindere dal loro giudizio su “City Burials”.

Abbiamo consapevolmente evitato di ripresentare lavori di realtà famose, preferendo optare per una manciata di nomi equamente divisa tra formazioni sottovalutate e gruppi emergenti meritevoli di attenzione, servendoci dell’influenza dei Katatonia (di qualsiasi periodo) come denominatore comune.

RAPTURE – “Futile” (Spinefarm, 1999)

La Finlandia si conferma terreno fertile per il metal più cupo e dolente. Dalla scuderia Spikefarm, ecco infatti arrivare questi Rapture, realtà di Helsinki artefice di un crudo dark metal che sembra essere stato composto con il solo intento di esprimere un profondo senso di smarrimento… CONTINUA

 

ROOM WITH A VIEW – “First Year Departure” (My Kingdom, 2002)


Room With A View: annotate immediatamente questo nome perché oggi l’Italia e l’intero panorama dark-gothic metal hanno una nuova grande band su cui contare… CONTINUA

 

DAYLIGHT DIES – “Dismantling Devotion” (Candlelight, 2006)

Passati dal colosso Relapse alla più familiare Candlelight Records, tornano gli statunitensi Daylight Dies, i quali – facendo assolutamente fede al loro moniker – ci regalano un secondo full-length nero come la pece, nel quale doom e death metal vengono miscelati ancora una volta con grande maestria… CONTINUA

 

NAHEMAH – “The Second Philosophy” (Lifeforce, 2007)

Come i Moonspell, se fossero portoghesi. Come i Novembre, se fossero italiani. Ma i Nahemah sono spagnoli, di Alicante, e quindi il discorso cambia, seppur di poco, in quanto siamo di fronte ad una prima assoluta… CONTINUA

THE MORNINGSIDE – “The Wind, the Trees and the Shadows of the Past” (BadMoodMan, 2007)


Ai russi The Morningside i Katatonia devono piacere parecchio. Non solo, infatti, i ragazzi diMosca si ispirano piuttosto palesemente alla band svedese a livello musicale, ma hanno anche intitolato questo loro primo album mettendo semplicemente in sequenza i titoli delle tre (lunghe) composizioni in esso incluse, proprio come fecero i Katatonia per il loro capolavoro “Brave Murder Day”… CONTINUA


GHOST BRIGADE – “Isolations Songs” (Season Of Mist, 2009)


Ci avevano già piacevolmente ed abilmente sorpreso quasi due anni fa, all’epoca della pubblicazione del debut-album “Guided By Fire”: i finnici Ghost Brigade si ripresentano ora al via, dopo l’ormai classico biennio trascorso a promuovere il disco precedente e a porre le basi per quello successivo, con il qui presente “Isolation Songs”… CONTINUA

 

L’ALBA DI MORRIGAN – “The Essence Remains” (My Kingdom, 2012)

Il panorama musicale italiano si arricchisce di una nuova realtà che farà di certo gola a tutti gli amanti delle sonorità post rock e affini: la band si chiama L’Alba Di Morrigan, trio torinese fondato nel 2008 e giunto ora al debutto discografico con questo “The Essence Remains”… CONTINUA


ASPHODELUS – “Stygian Dreams” (Terror From Hell, 2019)


Squarci dark wave nel bel mezzo dell’oscuro doom-death metal dei primi anni Novanta; melodie ariose e decadenti declamazioni affisse su imponenti orditi di basso e su viziosi intrecci di chitarra/tastiera. La sensibilità e l’impatto dei Fields of the Nephilim, dei Katatonia di “Dance of December Souls”, dei primi Tiamat e Paradise Lost… CONTINUA

 

VARAHA – “A Passage for Lost Years” (Prosthetic, 2019)


Ufficialmente i Varaha sono nati nel 2013, ma per quanto ci riguarda le loro radici affondano più lontano nel tempo. Fabio Brienza, l’italianissimo chitarrista/cantante di questa formazione con base a Chicago, negli anni Novanta è infatti stato una delle menti dei capitolini Another Day, death metal band di matrice progressive/avantgarde dalle cui ceneri nacquero i Klimt 1918… CONTINUA


INNO – “The Rain Under” (Time To Kill, 2020)


A metà strada tra una novità assoluta ed un supergruppo tutto italiano – in realtà sono entrambe le cose! – piombano sul mercato discografico gli Inno, band che esordisce su Time To Kill Records con un buonissimo debut-album intitolato “The Rain Under”… CONTINUA

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