Il batterista Sid Falck (ex OVERKILL, INFECTUS 13) ha recentemente parlato del suo ex collega Paul Di’Anno, col quale ha suonato nei BATTLEZONE, nei tardi anni Ottanta. Durante una chiacchierata per il podcast “Thunder Underground”, Falck si è espresso con toni piuttosto critici riguardo all’ex voce degli IRON MAIDEN.
In particolare, alla domanda se i trascorsi autodistruttivi di Di’Anno fossero davvero così gravi come sono stati raccontati, ha risposto:
“Paul è, ed era, una delle voci più particolari della New Wave Of British Heavy Metal e probabilmente del metal in generale. Non ha un timbro acuto, ha un registro più basso. All’epoca, se si fosse potuto eliminare la musica e lasciare solo le voci, avresti ancora potuto dire: ‘Questi sono gli IRON MAINDEN’, perché la sua voce era davvero unica e differente. Questo è Paul.
A mio parere, sarebbe potuto arrivare ovunque avesse voluto – letteralmente. Poteva sorpassare i MAIDEN. Poteva fare qualsiasi cosa se solo avesse voluto e se l’avesse fatto per il motivo giusto. Dopo la storia dei MAIDEN, la prima cosa che ha fatto sono stati i DI’ANNO, che si chiamavano solo DI’ANNO, ed era come ascoltare i fottuti JOURNEY. Sembrano i JOURNEY, è AOR, è molto commerciale – o prova ad esserlo.
La voce di Paul non è roba per i JOURNEY, d’accordo? Non ci sta. Ma era quello che voleva, perché era molto impulsivo. (…)
Credo che Paul abbia avuto più opportunità nel business della musica di chiunque altro, per arrivare dove voleva. Penso che abbia avuto più chances. Il perché, non lo so. Voglio dire, in quanti progetti e in quante band è stato coinvolto, dopo i BATTLEZONE, che hanno ricevuto attenzione? E hanno fatto tutti la stessa fine. Quante persone hanno tutte quelle chance, specialmente in un mondo dove, per dirla con David Lee Roth (VAN HALEN), ‘Arrivi oggi e te ne vai più tardi in giornata’? Voglio dire, non conosco nessuno che abbia avuto così tante cartucce da sparare per farcela. Quindi è stato davvero auto-distruttivo, ma non era l’unico nei BATTLEZONE – credimi. Ma era quello che ha avuto tutte le attenzioni, perché aveva un nome (…).
Non so come se la passi ora. All’epoca, negli anni Ottanta, era davvero autodistruttivo. Molti dei problemi che ha se li è causati da solo perché non sapeva quando fermarsi. Ma non guardo indietro, perché io ero peggio. Voglio dire, io sapevo quando fermarmi e non l’ho fatto (…). Non so se lui la pensasse come me. Ma era molto autoindulgente. E tutto ciò in cui indulgeva era sempre a disposizione. (…)
Ha un grande talento. Ed è una di quelle cose per cui vorresti che qualcuno lo prendesse per le spalle, gli desse una scrollata e gli dicesse: ‘Ma che cazzo? Hai quello che pochi altri hanno avuto e guarda che diavolo ci hai combinato! Vuoi andare là fuori a suonare cover della tua roba di trent’anni fa?’. Perché è questo che hanno fatto lui e Blaze Bayley. Mi prendi per il culo? Parti e vai in tour per fare cover delle fottute band con cui suonavi? Davvero? Piuttosto vado a fare serate all’Holiday Inn, a suonare i SEETHER e i NICKLEBACK, perché almeno non mi servirebbe sforzarmi. Sono sicuro che ci guadagnerei. Ma sul serio? Perché non prendi il tuo talento e non crei tu stesso cose che gli altri proporranno come cover? Perché hai avuto paura di farcela. Perché ogni volta che hai avuto un’opportunità, hai mandato tutto a puttane. Dico ‘hai mandato tutto a puttane’, ma ogni volta che ha avuto una nuova chance [Paul] non sembrava neanche prenderla sul serio.”