A cura di Luca Pessina
Secondo appuntamento del 2013 con Sectioning Death, la rubrica 100% underground death metal di Metalitalia.com. Dopo alcuni mesi di pausa, nei quali comunque non sono certo mancate le interviste a gruppi dediti al metallo della morte nella nostra sezione interviste “regolare”, abbiamo finalmente trovato il tempo e, soprattutto, le realtà giuste per presentarvi un nuovo trittico di presentazioni. Questa volta siamo inoltre particolarmente felici di proporre una “puntata” totalmente italiana: Unbirth, Ade e Deathcrush sono infatti i gruppi che abbiamo scelto per questo nuovo appuntamento, tre formazioni che, pur con stili e attitudini diversi, si sono fatte carico di divulgare il verbo death metal partendo dal nostro paese. Dopo averle recensite positivamente, andiamo a conoscerle meglio con le interviste che seguono.
Only death is real!
N.B. Tutte le interviste saranno sempre disponibili anche nel nostro archivio interviste.
UNBIRTH – Scalzare l’Oligarchia Celeste
Intervista a cura di Claudio Luciani
A nostro avviso una delle migliori e più piacevoli sorprese che la scena estrema italiana ci ha riservato nel 2013, gli Unbirth si presentano come band e presentano il loro album, con schiettezza e dovizia di particolari. Abbiamo potuto scambiare delle chiacchiere con Emanuele Tavernare, Marcello Tavernari e Michele Sassano, rispettivamente chitarra, basso e voce del gruppo che hanno anche esposto i loro personali pensieri sulla scena nazionale e fenomeni, poco edificanti, come il “pay to play”. Non vi resta che leggere e scoprire, via via, questa band di grande potenziale.
SIETE UN GRUPPO ESORDIENTE, SICCHE’ VI CHIEDIAMO DI PRESENTARVI: CI RACCONTERESTE LA VOSTRA STORIA? COME SIETE ARRIVATI ALLA FORMAZIONE DEL GRUPPO?
E. Ottani: “Il gruppo è nato da me alla chitarra, M. Virdis alla batteria e dal nostro primo cantante A. Dettori. Siamo nati per fare del brutal death metal con gusto un po’ anni 90; un’intenzione che ci pareva mancasse nell’underground che conoscevamo. I primi anni sono andati piuttosto bene, siamo partiti con uno split nel 2007 e varie date live tra lo stesso anno e il 2008. Poi vari problemi hanno fermato il gruppo: la line up è stata cambiata più volte dal 2008 al 2012 per problemi musicali, personali e per la morte del nostro secondo cantante Andrea ‘Babu’ Malfatto. La voglia di suonare si è ripresentata tempo dopo e, una volta ritrovata un po’ di stabilità col nuovo bassista M. Tavernari (entrato a fine 2010) e il nuovo cantante M. Sassano (con noi ormai da un anno), abbiamo potuto finalmente produrre un lavoro completo. E’ stata una bella soddisfazione scoprire che alla ‘ripartenza’ del gruppo varie persone avevano continuato a seguirci, in attesa questa release!”.
ASCOLTANDO IL VOSTRO DISCO CI SIAMO FATTI L’IDEA CHE ABBIATE ACCUMULATO UN CERTO BAGAGLIO D’ESPERIENZA: POTETE CONFERMARE QUEST’IMPRESSIONE? AVETE AVUTO ESPERIENZE SIGNIFICATIVE IN BAND PRECEDENTI?
M. Tavernari: “Abbiamo tutti suonato in svariati progetti, precedenti o paralleli agli Unbirth: Otto (E. Ottani, ndR) è anche il chitarrista degli Hatred e dei Valgrind (recensiti anche loro su queste pagine! ndR), io ho militato per poco più di un anno nei bolognesi Murder Therapy e attualmente suono anche nei Logic of Denial e Human Improvement Process. Mirko ha avuto diverse esperienze a livello internazionale con i Trick or Treat e attualmente suona insieme al nostro chitarrista Alberto nel progetto thrash metal Mad Maze.”
“DERACINATED CELESTIAL OLIGARCHY” E’ UN ALBUM DAVVERO BELLO E INFATTI L’ABBIAMO RECENSITO: VOI COME LO PRESENTERESTE AI NOSTRI LETTORI?
EO: “Innanzitutto grazie per la bella recensione e per i complimenti (figuratevi! ndR)! L’ album è eterogeneo ma ha una sua identità legata al death metal di matrice anni 90, pur utilizzando elementi moderni. Il concept è vario, interpretabile per chi sa cogliere la parte cupa dei nostri tempi, e ha una visione apocalittica del futuro. La produzione, volutamente, non è ‘iperpompata’ come spesso accade oggi; ferocia essenziale nei riff e groove generale, con un basso finalmente articolato e udibile per il genere (e detto da un chitarrista…). I fan di certi stili di death metal (americano e olandese particolarmente) saranno sicuramente contenti: Suffocation, Malevolent Creation, Gorgasm, Severed Savior, Pyaemia, Severe Torture sono alcune delle band che hanno maggiormente influenzato questo disco!”
SAREMMO CURIOSI DI SAPERE COME IL VOSTRO ALBUM SI RELAZIONA ALLA PERCEZIONE CHE AVETE DELLA REALTA’: CI SPIEGHERESTE COSA, E COME, VI HA ISPIRATO?
EO: “Le percezioni della realtà, nel disco, sono diverse: i testi sono stati scritti da quattro persone distinte, quindi si varia molto tra i testi apocalittici e disperati del precedente cantante e testi futuristici in cui l’ umanità viene ‘infettata’ dalla tecnologia, non solo a livello fisico ma anche mentale. Riassumendo, il titolo dell’ album mantiene un filo conduttore tra tutti questi temi, evocando un crollo dell’ordine conosciuto seguito dallo stabilirsi di una nuova dimensione. La copertina mostra bracci biomeccanici montare, smontare, distruggere e creare materia all’ interno di un universo-utero in cui affiorano uova, da cui non sappiamo cosa stia nascendo. Sarà una sorta di futuro in grado di affossare il presente, brutalmente e senza possibilità di controllo da parte nostra: in definitiva è questo lo ‘sradicamento di una oligarchia celeste’.”
COME AVVIENE E COME SI SVILUPPA IL VOSTRO PROCESSO COMPOSITIVO?
MT: “Il nostro processo compositivo è abbastanza ‘vecchia scuola’, nel senso che i riff vengono pensati da Otto in sala prove e, successivamente, Mirko prova ad adattarvi dei pattern di batteria: i riff così suonati vengono registrati. Ogni volta, poi, che ci troviamo a provare li riascoltiamo e proviamo ad inserire modifiche o piccoli accorgimenti per migliorarli, cercando – pian piano – di arrivare ad una struttura definitiva che andrà a costituire la base di un nuovo pezzo.”
CI DITE, INVECE, QUALI GRUPPI VI HANNO SPINTO AD IMBRACCIARE GLI STRUMENTI? QUALI SONO, INVECE, I PIU’ SIGNIFICATIVI PER VOI AL GIORNO D’OGGI?
EO: “I gruppi da cui traiamo ispirazione sono veramente tanti; per quello che mi riguarda citerei, in primis, i Suffocation o i Malevolent Creation. Oggi, comunque, ci sono svariate realtà – spaventose – dal punto di vista musicale che ogni volta insegnano una lezione nuova su come si fa il death metal. Per quanto ci riguarda, sicuramente troviamo significativi gruppi come Gorgasm o Inveracity, ma sono veramente tanti quelli che potrei citare.”
M. Sassano: “Per me, come per gli altri, credo siano findamentali tutte le grandi band del vecchio roster della Unique Leader: Severed Savior, Disavowed, Inherit Disease, Gorgasm, Dominion, Vile etc. Diciamo che per gente come noi certe cose non cambiano mai, quindi questi nomi e il nostro background resteranno invariati.”
IL DEATH METAL REGALA GRANDI SODDISFAZIONI, MA DI CERTO NON ECONOMICHE: COME SBARCATE IL LUNARIO?
MT: “Senza dubbio è vero: sappiamo per certo che anche molti gruppi del genere, di livello internazionale, fanno fatica a vivere di death metal. E’ un genere che si suona e si ascolta per passione, lo sappiamo bene, e siamo pronti a fare dei sacrifici per portare la nostra musica in giro il più possibile, anche se siamo operai/commessi, un disoccupato e uno studente. Si cerca di autofinanziarsi con i concerti e vendendo il merchandise”.
GIA’ CHE CI SIAMO: STATE GIA’ PENSANDO AL VOSTRO PROSSIMO ALBUM? NOI, ONESTAMENTE, SI!
MT: “Ci stiamo pensando eccome! Qualche nuovo riff è già stato scritto ed altri erano già pronti appena finito di registrare il nostro debut album. Di sicuro nel gruppo c’è tanta voglia di scrivere e registrare materiale nuovo”.
SAREMMO PARTICOLARMENTE CURIOSI DI VEDERE COME FUNZIONERANNO DAL VIVO LE VOSTRE CANZONI: STATE PROGRAMMANDO QUALCHE TOUR?
EO: “Per ora non si parla ancora di tour, ma stiamo mettendo in piedi singole date un po’ ovunque in Italia e speriamo di organizzare spedizioni all’ estero in qualche buon festival!”
DIVERSI GRUPPI ITALIANI, CON CUI ABBIAMO PARLATO, HANNO LAMENTATO QUALCHE DIFFICOLTA’ NEL REPERIRE DATE PER SUONARE, AD ALCUNI ADDIRITTURA VIENE CHIESTO DEL DENARO PER FARLO. A VOI E’ MAI SUCCESSO? COME VI RAPPORTATE O, EVENTUALMENTE, VI RAPPORTERESTE CON QUESTA REALTA’?
EO: “Reperire date non è mai facile, come potete immaginare, a causa di questioni economiche. I gestori dei locali attualmente hanno le ‘braccine’ un po’ corte, quindi ci si basa la maggior parte delle volte su un’ ‘auto-organizzazione’ reciproca: band e persone inserite in questo genere che si aiutano tra loro (sembra strano, ma succede) accomunate dalla tanta voglia di suonare, anche se non si rientra proprio in tutte le spese. Poi, ovviamente, c’è anche la soluzione ‘pay to play’, ma noi non siamo mai stati attratti da questa scorciatoia: sembra di aver a che fare con agenzie di viaggio e a volte mi son chiesto se, a certi concerti, gli organizzatori avessero tratto più ricavi dai gruppi spalla o dal pubblico, ma forse è meglio non sapere…”.
MS: “Purtroppo è uno schifo: anche a noi succede sovente di posticipare o annullare delle date. Secondo me ciò che sta a monte a questo problema è innanzitutto la pigrizia della gente”.
UN PENSIERO SULLA SCENA ESTREMA ITALIANA: COME LA TROVATE? COME VI TROVATE?
MS: “Molti accusano il fatto che in Italia non esista una vera e propria scena perché le band di spicco di quest’ ultima possiedono tutte sound molto differenti… per me questo, invece, è segno di freschezza e ricchezza compositiva e non nascondo che ciò sia motivo d’ orgoglio!(inutile dire che concordiamo, ndR)!”.
MT: “A detta di molte persone, soprattutto dall’estero, la scena death/brutal italiana è cresciuta a dismisura, negli ultimi anni, sino ad arrivare ad essere riconosciuta a livello internazionale come una delle migliori e più interessanti al momento. Siamo sicuramente onorati e, allo stesso tempo, orgogliosi di farne parte”.
SIAMO IN CHIUSURA: PRENDETEVI PURE QUESTO SPAZIO E OCCUPATELO COME PREFERITE.
EO: “Grazie a voi e a chi ha letto fin qui! Amanti del death metal, fatevi vedere e sentire!”
MT: “Grazie mille per averci concesso questo spazio. Siamo molto felici di come il nostro album sia stato accolto in queste prime settimane: continuate a supportare il death metal e venite a bervi una birra con noi ad uno dei nostri prossimi concerti!”.
MS: “Mi raccomando: continuate a supportare il death metal… Hail the true death metal!!!”.
ADE – Espressione di un’Anima Antica
Intervista a cura di Claudio Luciani
Dopo la recensione del loro album, “Spartacus”, ci siamo occupati di intervistare gli Ade per sentire cosa avevano da dirci al riguardo: molti sono gli argomenti che meritavano un approfondimento, non ultima la collaborazione con George Kollias. Abbiamo parlato con Flavio “Tank” Spaducci, che ci ha illustrato ogni aspetto sussistente dietro l’album, con chiarezza di idee e trasporto per il lavoro svolto dal suo gruppo. Se siete, come noi, curiosi di vedere le cose un po’ più in profondità, non vi resta che leggere quanto segue: buona lettura!
PRESENTIAMO GLI ADE AI NOSTRI LETTORI: CI RACCONTERESTE LA VOSTRA STORIA?
“E’ una storia simile a quella di tante altre band. Nasce tutto nel 2007 da un annuncio su un sito metal e si evolve fra cambi di line up, crescita personale, amicizia e birra. I musicisti sapranno perfettamente a cosa mi riferisco. In più c’è la voglia di raccontare in chiave musicalmente estrema le storie e le leggende della città dove viviamo, svincolandoci dal trend nordico (che comunque appreziamo) e prendendo a piene mani dalla nostra cultura, molto sottovalutata in un Paese così esterofilo come il nostro. Tutto il resto è sala prove.”
E’ EVIDENTE COME LA VOSTRA BAND SIA AFFASCINATA DALLA CULTURA ROMANA: COME E DA DOVE NASCE LA PASSIONE PER QUESTA TEMATICA? E’ QUALCOSA CHE CONDIVIDETE TUTTI, OPPURE RIGUARDA SOLO ALCUNI MEMBRI DEGLI ADE?
“Chi più chi meno, siamo tutti quanti appassionati di storia romana. Inizialmente era un esperimento, qualcosa per uscire un po’ dagli schemi, poi (nel mio caso) è diventata una passione vera che mi ha riportato sui libri di storia e latino (quello di grammatica è ancora nel celophan, dai tempi del liceo…)”.
QUALE TIPO DI DOCUMENTAZIONE VIGE DIETRO LA SCRITTURA DEI TESTI?
“Fortunatamente i romani erano piuttosto vanitosi ed adoravano scrivere delle loro gesta. Nel nostro primo lavoro ho preso quasi tutto da ‘Ab Urbe Condita’ di Ovidio, aggiungendo parentesi più ‘sanguinolente’ in inglese, come la tradizione death metal vuole. Nel nostro nuovo album ho dovuto raccogliere informazioni da diversi testi neanche troppo facili da trovare, in quanto la già citata vanità romana inibì la stesura di testi troppo dettagliati a proposito di una guerra dove i favoriti di Marte non brillarono troppo”.
ESISTE QUALCHE PARTICOLARE RELAZIONE TRA QUESTO ASPETTO E IL MODO IN CUI VI RAPPORTATE ALLA REALTA’? AVETE QUALCHE PARTICOLARE CONVIZIONE FILOSOFICA, POLITICA O QUANT’ALTRO?
“Questa è una domanda che sento ronzarmi attorno da diverso tempo e sono felice che me l’abbiate posta. Per quanto sia semplice affiancare la nostra immagine ad un’iconografia che fu spremuta fino alla polpa dalla propaganda fascista, noi non ci accomuniamo a tale ideologia né tantomeno vogliamo nutrire nostalgia. Sicuramente viviamo e condividiamo il malcontento dell’epoca attuale, ma la band non ha una corrente filosofica comune e, spesso, abbiamo divergenze politiche non di poco conto. Quello che ci interessa veramente è suonare roba pesante e suonarla il meglio possibile, poi chiunque voglia ricamare intorno ai miei testi può (s)parlare a piacimento: la ‘morte dell’autore’ è un concetto discusso da decenni e, di certo, non è mia intenzione porre limiti alle interpretazioni”.
E QUALI SONO, INVECE, LE FONDAMENTA MUSICALI DELLA BAND? DI QUALE GRUPPI SENTITE MAGGIORMENTE L’INFLUENZA?
“Quando inizialmente contattai Roberto Romano (primo chitarrista e fondatore della band) al telefono mi disse ‘beh guarda la roba che ho scritto è tra Morbid Angel, Behemoth e Decapitated, con un po’ di Dead Can Dance’. La vena polacca è rimasta ancora lì in bella vista, anche in termini di ‘impasto’ sonoro (visto che mixing e recording dei nostri due full length sono opera del suddetto chitarrista). Forse ci siamo spostati un po’ più verso il genere “soundtrack” per quello che riguarda le parti atmosferiche, mentre la vena americana ha acquisito più groove”.
TRA I MOTIVI PER CUI IL VOSTRO ULTIMO ALBUM, “SPARTACUS”, CI E’ PIACIUTO C’E’ LA CAPACITA’ DI EVOCARE ATMOSFERE AFFINI ALL’EPOS CLASSICO SENZA COMPROMETTERE LE PECULIARITA’ DI UN GENERE COME IL DEATH METAL: COME SI OTTIENE UN RISULTATO DEL GENERE?
“Boh… Scherzi a parte, Roberto e Fabio hanno tirato giù dei pezzi pesantissimi e credo che il risultato finale sia un po’ come la pasta al forno: se ci butti dentro tutto quello che di buono hai nel frigorifero non può venire cattiva. In più la collaborazione con un fantasista quale Simone D’Andrea agli strumenti antichi ha aggiunto le spezie orientali che mancavano. Preproduzioni, demo, prove, riarrangiamenti, blending di tutte le idee che c’erano: è venuta fuori una lasagna ideale per gli estimatori della sostanza e sconsigliata agli ‘weightwatchers’”.
ABBIAMO, INOLTRE, NOTATO CHE LA FORMA ESPRESSIVA E’ ASSAI VICINA ALLE FORME PIU’ MODERNE DEL DEATH METAL: VI VA DI DESCRIVERCI COME AVVIENE IL VOSTRO PROCESSO COMPOSITIVO? PARTECIPATE TUTTI?
“Fondamentalmente è tutto affidato al ‘triumvirato’ già citato, aggiungendo l’orecchio critico (e ‘rompipalle’) mio e di Giovanni ‘Caligvula’. Sarà interessante vedere come la nuova formazione (che ora vede Daniele ‘Nero’ Amador a sostituire Roberto in chitarra) troverà altri spunti nuovi utilizzando le fondamenta che già abbiamo. Ancora non abbiamo idea di come andrà la stesura dei prossimi pezzi, essendo la formazione in rodaggio: il ‘feeling’ sul palco ce l’abbiamo ma in studio è tutto da scoprire”.
QUALE TIPO DI EVOLUZIONE AVETE RAVVISATO DAL VOSTRO PRECEDENTE LAVORO, “PROOEMIVM SANGVINE”?
“Dal punto di vista musicale più o meno abbiamo già fatto un riassunto di questa evoluzione. Possiamo aggiungere che ci sentiamo tutti più musicalmente maturati, e in ‘Spartacus’ abbiamo sicuramente più voglia di dire cose nuove e di porci nuove sfide. Ci piace suonare quello che suoniamo, e siamo più convinti di quello che facciamo. Possiamo definirci ‘evoluti’ rispetto a prima?”.
ASCOLTANDO IL VOSTRO DISCO, ANCHE UN NEOFITA SI ACCORGEREBBE DELLA BONTA’ DELLA SEZIONE RITMICA, PARTICOLARMENTE PER CIO’ CHE RIGUARDA LA BATTERIA. COME E’ NATA LA COLLABORAZIONE CON GEORGE KOLLIAS?
“Durante la prima stesura dell’album ci trovavamo senza un batterista a suggerire di andarci piano col metronomo, finchè a un certo punto ci siamo chiesti: ‘E mò chi ce la suona la batteria su sto disco?’. Volendo far venire alla luce il disco in tempi dignitosi abbiamo contattato George aspettandoci un rifiuto con annesso smacco morale, mentre ci ha risposto quasi subito sembrando piuttosto contento della proposta. Successivamente ci siamo trovati a pensare: ‘E mò chi ce la suona la batteria dal vivo?’, ed è lì che è uscito fuori Giulio Galati, che alla sua giovane età ‘tiene botta’ a batteristi con molta più esperienza e dischi alle spalle.”
COME INTENDETE SUPPORTARE “SPARTACUS”? SUONERETE SOLO IN ITALIA O ANCHE ALL’ESTERO?
“Stiamo utilizzando tutti i media che abbiamo a disposizione. La nostra etichetta (Blasthead Records) ci fornisce un buon supporto pubblicitario, mentre il nostro manager (Tito Vespasiani, praticamente un membro della band) si destreggia nel groviglio di condivisioni e scambi su Facebook. Fondamentalmente non crediamo nel ‘Pay to play’ e, benchè consapevoli che il death metal non ti paga l’affitto, cerchiamo di fare una campagna pubblicitaria a basso impatto (sui nostri conti bancari). Sono decisamente importanti i nostri fans (o la nostra ‘Legione’, come li chiamiamo noi) e il loro passaparola, molto più importante di mille banner o link. Ovviamente abbiamo voglia di suonare i pezzi di questo disco il più possibile: il 23 Maggio suoneremo al Traffic di Roma e il 24 Maggio all’Infinity Club di Lodi. Per quanto riguarda l’estero abbiamo qualche cosa interessante in ballo, come si suol dire: ‘stay tuned!’”.
VOI SIETE DI ROMA, CITTA’ CHE STA DANDO MOLTO ALLA SCENA ESTREMA ITALIANA: ESPRIMERESTE UN PENSIERO PERSONALE SU QUEST’ULTIMA?
“Partendo dal presupposto che l’Italia non è un paese per musicisti, possiamo dire che Roma è la degna capitale di una nazione ‘musicisticida’. La nostra città ha moltissimo da dire e da suonare, ma siamo tutti un po’ imbavagliati e fondamentalmente senza una lira. Ci sono persone che si prendono cura della scena facendo tutto il possible per spingerla, mentre tanti si limitano ad essere consumatori casuali. Avere una scena così ricca di musicisti capaci e pieni di idee senza sfuttarla a pieno è come coprire il Colosseo con un telone. Tutti i musicisti italiani meritano sicuramente più visibilità”.
SIAMO IN CHIUSURA: DISPONETE PURE DI QUESTO SPAZIO COME PIU’ VI AGGRADA.
“Grazie a te a Metalitalia per la chiacchierata e grazie ai lettori (soprattutto quelli che sono arrivati a leggere fino a qui giù). Ringraziamo la nostra ‘Legione’ e tutti quelli che apprezzano la nostra musica, sperando di vedervi numerosi sotto al palco nelle prossime date. Per tutti quelli che vogliono conoscerci meglio, questi i nostri contatti:
www.facebook.com/adelegions
http://adelegions.bigcartel.com/
www.myspace.com/adeproject
Ave!”
DEATHCRUSH – Infezione Collettiva
Intervista a cura di Lorenzo Ottolenghi
La scena death metal nostrana è in gran fermento e questa spinta coinvolge anche la Sardegna. Di recente i Deathcrush, provenienti dalla zona di Sassari, sono emersi con “Collective Brain Infektion”, full-length uscito per l’inglese Casket Music che omaggia i grandi del death metal a stelle e strisce con buon gusto e tanta passione. L’album è stato preceduto da diverse pubblicazioni minori e dalla solita trafila underground, quindi attenzione nel vedere in questi ragazzi un gruppo poco esperto o allo sbaraglio. Anche a detta del cantante/bassista Luigi Cara, il disco è il frutto di un lungo periodo di lavoro ed è solo l’inizio di un percorso con il quale i ragazzi vogliono arrivare sempre più in alto.
PER PRIMA COSA, PARLACI UN PO’ DEI DEATHCRUSH. COME NASCE LA BAND, QUALI SONO LE VOSTRE INFLUENZE E CHE IDEA AVETE DELLA VOSTRA MUSICA? E, PER TOGLIERCI UNA CURIOSITÀ, COME MAI UN NOME IMPEGNATIVO COME DEATHCRUSH?
I Deathcrush nascono nel 2003 per volontà mia (Luigi), di Giampiero e di Andrea, grazie alla passione per il death metal. Abbiamo registrato nel 2004 la nostra prima demo, ‘Hard Reality’, che è composta dalle nostre prime song, poi nel 2007 abbiamo registrato un mini-CD, ‘Extreme Claustrophobic Terror’, che ha ottenuto ottimi riscontri da parte della critica; per promuoverlo abbiamo fatto un mini-tour nel nord Italia, oltre alle date in Sardegna, insieme agli Zora. Un anno dopo abbiamo registrato uno split con Zora, Smashhead e Land Of Hate, poi nel 2011 abbiamo firmato un contratto con la Casket Music che ha appena rilasciato il nostro primo full-length ‘Collective Brain Infektion’, che sta avendo un ottimo responso da parte di varie zine. Diciamo che in poche parole questa è la nostra storia, sono passati 10 anni da quando abbiamo iniziato e la passione per la musica cresce sempre di più. Per quanto riguarda il nome, molti lo ricollegano ai MayheM, ma non è proprio così: Deathcrush racchiude l’idea di death metal che abbiamo, cioè la musica in modo diretto, come uno schianto in piena faccia”.
ULTIMAMENTE LA SCENA ESTREMA ITALIANA STA RI-EMERGENDO CON MOLTE BAND DAL SOUND ACCOMUNABILE, ANCHE SE CON PERSONALITÀ PER DISTINTE. SIETE IN CONTATTO CON QUALCHE ALTRA BAND? SI PUÒ, SECONDO VOI, PARLARE DI “SCENA”?
“Certo, pensiamo che la scena italiana stia crescendo a vista d’occhio e, sopratutto vedendo le uscite discografiche di questi ultimi anni, capiamo sempre di più che l’Italia è piena di ottime band. Anche qui in Sardegna è pieno di ottimi gruppi, il fatto è che non è facile uscire ‘oltre mare’ per via dei costi troppo alti, ma, nonostante tutto, ci difendiamo benissimo. Siamo in contatto con molte band dal nord al sud Italia”.
PARLIAMO DI “COLLECTIVE BRAIN INFEKTION”. MI È SEMBRATO CHE IL DISCO “CITASSE” I MAESTRI DEL GENERE, SENZA RISULTARE MAI SCONTATO E BANALE. QUANTO I VOSTRI ASCOLTI INFLUENZANO IL SONGWRTING?
“‘Collective Brain Infektion’ è influenzato molto dai maestri del genere; noi ascoltiamo parecchio Cannibal Corpse, Deicide, Morbid Angel, Obituary e molti altri grupponi. Il nostro songwriting è influenzato dai nostri ascolti, ma naturalmente abbiamo un nostro trademark che varia dal brutal death al black più moderno, che fa parte delle nostre origini. Diciamo che non mettiamo mai un limite al nostro songwriting, ma rispettando il nostro trademark”.
GENERALMENTE, COME È IL VOSTRO “PROCESSO CREATIVO”? COME NASCE UN PEZZO DEI DEATHCRUSH?
“Ogni singolo brano è composto in maniera naturale e ognuno mette del proprio; diciamo che io e Andrea proponiamo dei riff e Giampiero crea le parti di batteria. Da ciò si inizia a creare la base della canzone, poi sucessivamente scrivo i testi in base a cosa mi trasmette la sonorità del brano”.
IL VOSTRO STILE MI È PARSO MOLTO “INTERNAZIONALE”, NEL SENSO CHE RICORDA IL PIGLIO DI MOLTE BAND CHE CAPITA DI VEDERE NEI FESTIVAL IN GIRO PER L’ EUROPA. SECONDO TE, ESSERE ITALIANI PUÒ RAPPRESENTARE ANCORA UN LIMITE O IL NOSTRO PAESE STA, FINALMENTE, RIUSCENDO AD EMERGERE IN EUROPA?
“Sì, certo, il nostro sound è molto internazionale. Come ho detto prima, noi essendo sardi siamo un po’ limitati, ma l’Italia sta uscendo molto all’estero, sia con uscite discografiche per buone label, che partecipando a ottimi festival e concerti in tutta Europa. Anche noi abbiamo un po’ di proposte e qualcosa si muove sotto questo aspetto”.
MI PARE CHE IL VOSTRO LAVORO STIA OTTENENDO OTTIMI RESPONSI. VE LO ASPETTAVATE? DOPO TRE DEMO ED UNO SPLIT AUTOPRODOTTO DI QUASI 4 ANNI FA, NON AVEVATE PERSO UN PO’ LE SPERANZE?
“Le speranze non le abbiamo mai perse, anzi, in tutti questi anni, nonostante problemi e varie cose che son successe, non abbiamo mai perso le speranze e ‘Collective Brain Infektion’ è la dimostrazione di questo. Anzi, diciamo che siamo solo all’inizio, anche perchè a quanto pare il disco sta ottenendo belle parole da parte della critica in generale”.
QUALI SONO, ORA, I VOSTRI PIANI PER IL FUTURO?
“Stiamo gia lavorando a nuovo materiale che andrà a far parte del sucessore di ‘Collective Brain Infektion’ e stiamo organizzando le date di supporto al disco sia in Sardegna che fuori: diciamo che non ci piace stare fermi e questo disco, come ho detto prima, è solo l’inizio del nostro percorso”.
TALENT SHOW, DOWNLOAD ILLEGALE SFRENATO, SUONI ED EFFETTI PROFESSIONALI ACCESSIBILI A CHIUNQUE ABBIA UN COMPUTER. LA MUSICA, NEGLI ULTIMI ANNI, HA SUBITO UN DRASTICO CAMBIAMENTO CHE HA INFLUENZATO MOLTO ANCHE IL PORSI DELLE ETICHETTE. LA PROMOZIONE È LASCIATA MOLTO ALLE BAND, CHE DEVONO PROPORSI SU VARI MEDIA PER CONTO PROPRIO, TRAMITE SOCIAL NETWORK, ETC. COSA NE PENSI? E’ UN MIGLIORAMENTO O UN PEGGIORAMENTO?
“Sicuramente la tecnologia ha avuto un enorme peso per quanto riguarda la musica, ci sono aspetti positivi e negativi: i social network permettono alle band di rendersi visibili e di mettersi in contatto con persone, etichette e promoter di altri stati; invece per quanto riguarda i fatti negativi a causa dei download le etichette discografiche fanno fatica a restare in piedi e le band ne risentono molto. Noi compriamo molti cd originali e pensiamo che il download non possa essere messo a paragone con una copia fisica di un compact disc o di un vinile”.
OK. SIAMO QUASI ALLA FINE. SE C’È QUALCOSA CHE VORRESTI AVESSI CHIESTO O CHE VUOI DIRE, DAI LIBERO SFOGO AI TUOI PENSIERI.
“Vi ringraziamo per quest’intervista: ci ha fatto molto piacere e volevamo complimentarci con voi che supportate tutte le band italiane, dando un enorme spazio pubblicitario e visibilità. Salutiamo tutte le persone che ci seguono e tutti quelli che ci supportano facendoci andare avanti anno in anno. Questi sono i nostri link dove potete contattarci per qualsiasi cosa. Grazie ancora e un saluto dalla Sardegna!”.
FURIOUS DEATH METAL ART
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