SECTIONING DEATH – Pt. 17

Pubblicato il 18/12/2013

A cura di Luca Pessina

Il 2013 volge al termine e siamo ben lieti di riuscire a proporvi un’ultima “puntata” di Sectioning Death, la rubrica 100% underground death metal di Metalitalia.com. Death metal e feste vanno da sempre a braccetto, soprattutto quando si tratta di alienare i vari parenti molesti che invadono casa vostra nei momenti meno opportuni. Per questo appuntamento “last minute”, vi proponiamo un’intervista con la solidissima realtà nostrana Karnak, una con i macellai olandesi Boal e una con gli Scalpel, ennesima band made in USA da poco arrivata sulle scene. Buona lettura e non dimenticatevi di alzare il volume.

Only death is real!

N.B. Tutte le interviste saranno sempre disponibili anche nel nostro archivio interviste.

sectioning death 17 - featured

KARNAK – Culto Sotterraneo

A cura di Luca Pessina

La scena death metal italiana sta vivendo una crescita esponenziale ormai da qualche anno, ma, a ben vedere, i nomi che vengono citati dagli appassionati del genere sono più o meno sempre gli stessi. Spesso realtà longeve e assolutamente competitive vengono ignorate per i motivi più disparati: una tra queste, i friulani Karnak, band attiva sin dagli anni Novanta e che negli ultimi tempi è riuscita a crearsi un seguito forse più ampio all’estero che in patria, grazie ad un’attività live di tutto rispetto che li ha visti girare l’Europa e supportare alcuni nomi di punta del panorama estremo. Dopo un lavoro validissimo come “Dismemberment”, i ragazzi hanno di recente dato alle stampe un nuovo EP, “Cult Of Death”, ma è notizia di questi giorni che un altro full-length sia praticamente sulla rampa di lancio. Ci racconta tutto, partendo dalle basi, il batterista Stefano Rumich…

karnak - band

I KARNAK SONO ATTIVI DAL LONTANO 1997, EPPURE SIETE ANCORA UNA REALTA’ SCONOSCIUTA A MOLTI IN ITALIA. VI ANDREBBE, PER INIZIARE, DI RIASSUMERE LA VOSTRA STORIA PER I NOSTRI LETTORI?
“Innanzitutto ciao a tutti, sono Stefano Rumich il batterista dei Karnak, ed è un piacere fare due chiacchiere con voi di Metalitalia.com! La band in verità si è formata nel 1993, a Monfalcone in provincia di Gorizia (Friuli Venezia Giulia) e all’epoca la formazione era completamente diversa, fatta eccezione per me (che sono il membro fondatore): Francesco Ponga (chitarra voce dal 1993 poi uscito per divergenze musicali dal 1998 al 2005) e Gabriele Pala (chitarra solista dal 1994 al 2010). Abbiamo registrato una serie di demo all’epoca, distribuiti purtroppo solo a livello locale: eravamo dei ragazzini e non sapevamo veramente come promuoverci. Abbiamo cambiato formazione numerose volte nel tempo, perché purtroppo viviamo in una zona molto piccola dove i metallari di fatto non sono molto numerosi, figurarsi appasionati di death metal! Nonostante queste difficoltà abbiamo suonato parecchi live in zona e nella vicina Slovenia di supporto a band più o meno conosciute. Nel 1997 abbiamo registrato il nostro primo full-length (“Perverted”), una sorta di mix fra Suffocation, Cannibal Corpse e Atheist, stampato poi da una piccola etichetta italiana. Nel 2000, all’apice della sperimentazione, abbiamo registrato “Melodies Of Sperm Composed”, publicato in tutto il mondo dalla Twelth Planet Rec. Un disco molto sperimentale e all’epoca molto gradito anche all’estero (recensioni più che positive ovunque), che ci ha permesso di farci conoscere meglio. Ora come ora non abbiamo più connessioni a livello di sound con quell’album, che forse per certi versi ha anticipato delle soluzioni nell’estremo oggi molto in voga. Dal 2000 al 2005 abbiamo continuato a comporre materiale nuovo registrando qualche promo, ma a causa di ulteriori cambi di formazione la band era in stato confusionale… fino al 2005, quando, grazie al ritorno di Francesco alla chitarra-voce, abbiamo deciso di riprendere il discorso interrotto nel 1997 dopo il suo abbandono. Nel 2010 esce “Dismemberment” per la Copro Records, un concept sulle torture più abominevoli, musica brutale e pesante, pur mantenendo delle lievi influenze prog (Meshuggah su tutti) nel sound. Grazie a questo album abbiamo potuto supportare varie band in sede live, fra cui Necrodeath, Destruction, Nile, Impaled Nazarene, Decapitated e altri. Nello stesso anno entrano in formazione Marco Polo (chitarra) e Lorenzo Orsini (basso), due fenomeni nei loro rispettivi strumenti, e ragazzi fortemente motivati nella band. Nel 2011 partecipiamo al nostro primo tour europeo (organizzato da Massive Music) di supporto a Kataklysm e Krisiun: un’esperienza incredibile e molto istruttiva. Nel 2012 i grandissimi Krisiun ci hanno voluto ad aprire le date del loro tour turopeo in compagnia di Malevolent Creation e Vital Remains, tutte band formidabili e ragazzi fuori di testa con cui ci siamo divertiti moltissimo. A fine 2012 ultimiamo le registrazioni di un mini EP, “The Cult Of Death”, uscito in settembre 2013 per l’austriaca MetalMusic rec, contenente tre brani più una cover dei Celtic Frost, “Jewel Throne”. Marzo 2013 lo abbiamo passato in tour girando nuovamente l’europa di supporto ai grandi Deicide e appena ritornati a casa abbiamo ultimato le registrazioni ai Domination studios di Simone Mularoni dei DGM e ai Missed Track di Matteo Corona (Headquakes, Revoltons) del nuovo full-length intitolato ‘…To Exterminate’, un concept sull’apocalisse di San Giovanni. La copertina è stata realizzata dal maestro Paolo Girardi e il disco è attualmente in fase di mixaggio in Polonia. I brani del nuovo album sono un concentrato di oscurità, velocità, potenza, ossessione… e apocalisse!”.

AVETE APPUNTO PUBBLICATO GIA’ TRE FULL-LENGTH E ALCUNI EP, TRA CUI L’ULTIMO “CULT OF DEATH”. COME DESCRIVERESTE LE VOSTRA EVOLUZIONE STILISTICA IN TUTTI QUESTI ANNI?
“In questi anni siamo cresciuti molto sotto vari aspetti. A livello musicale sono stati fondamentali gli studi musicali, io per esempio sono un insegnante di batteria diplomato in due accademie di musica moderna, quindi nel mio caso le influenze extra metal a livello stilistico sono inevitabili, e vanno a modellare insieme alle influenze degli altri il sound della band. La crescita è inevitabile, anche perché se così non fosse saremmo una band morta ed inutile (mio parere personale). Nel mondo della musica di cloni ce ne sono già abbastanza, il mercato odierno ne è saturo. Cerchiamo di fare del nostro meglio per sfornare canzoni che possano essere di ottimo livello sotto il nostro punto di vista ovviamente, quindi devono essere potenti, oscure, originali e coinvolgenti. Personalmente amo prendere ispirazione dalla musica etnica, che a mio parere è molto importante, soprattutto dal punto di vista percussivo. Ho fatto degli esperimenti nelle nostre ultime produzioni. E ovviamente dalla scena death metal dei primi Anni ’90 (da cui noi proveniamo). Oltre a tutto ciò sono state fondamentali le esperienze dei tour con band di massimo livello come Krisiun ecc… dal vivo ci hanno insegnato molto e cerchiamo di seguire il più possibile le nozioni apprese durante quelle esperienze”.

QUALI SONO GLI ELEMENTI CHE SECONDO VOI NON DEVONO ASSOLUTAMENTE MANCARE IN UN BRANO DEI KARNAK?
“In primis i brani devono soddisfare noi stessi… Non facciamo musica per piacere agli altri, non avrebbe senso…suoniamo death metal e il nostro compito è quello di creare un’atmosfera infernale e oscura senza via d’uscita! Tuttavia l’originalità è una cosa a cui abbiamo sempre tenuto molto, e sotto questo aspetto cerchiamo (nonostante sia un’impresa comunque difficile) di fare del nostro meglio. Se vieni a vederci dal vivo in un modo o nell’altro quando vai a casa devi ricordarti della nostra musica, quindi la ricerca del nostro ‘sound’ è l’elemento fondamentale”.

ESISTE UN BRANO CHE CONSIDERATE IL VERO MANIFESTO DEI KARNAK? QUAL È INVECE, SECONDO VOI, IL PEGGIOR PEZZO CHE AVETE PUBBLICATO?
“In realtà, non credo ci sia un brano su tutti che preferisco, e che lo vedrei come manifesto dei Karnak… così come non ne trovo uno peggiore da dimenticare. Amo tutta la nostra produzione, anche perché è testimonianza di come era la band in quel preciso momento, nel bene come nel male. C’è da aggiungere che ogni lavoro è stato fatto con passione e tanta voglia di fare del nostro meglio. Tuttavia sono molto legato alle nuove composizioni ed a ‘Cult Of Death’, che reputo un buon mini EP nel suo genere”.

VISTO IL GENERE MUSICALE CHE TRATTATE, E’ NORMALE CHE DI FRONTE A LAVORI DI UNA CERTTA CARATURA INIZINO I PARAGONI CON I SOLITI COLLEGHI ILLUSTRI; VOI A CHI VI SENTITE PIU’ VICINI A LIVELLO MUSICALE E ATTITUDINALE?
“Sì, i paragoni ormai sono inevitabili per chiunque, diciamo che spesso ci hanno detto che ricordavamo in certe parti i Nile… poi sappiamo che queste considerazioni lasciano il tempo che trovano, pur essendo molto lusinghiere. Come ti dicevo prima, cerchiamo di maturare un nostro personale sound”.

“CULT OF DEATH” SEMBRA ESSERE UN MINI-CONCEPT. POTETE SPIEGARCI SU COSA E’ BASATO? IN GENERE, DI COSA TRATTANO I TESTI DEI KARNAK?
“Io sono l’autore dei testi da ‘Dismemberment’ in poi e diciamo che prediligo concentrarmi su un argomento da trattare in forma di concept. “Cult Of Death” è una forma di concept su Aleister Crowley: non tratta di lui personalmente, ma di un suo rituale chiamato ‘La costruzione della Piramide’. Infatti il mini contiene 3 brani intitolati ‘The Construction of the Pyramid (alfa-beta-gamma)’ che risultano essere in sostanza un unico lungo pezzo diviso in 3 tronconi. Mentre il nuovo album ‘…To Exterminate’ è appunto un concept sull’apocalisse di San Giovanni”.

COME SPIEGATE IL FATTO CHE, NONOSTANTE UNA DISCOGRAFIA DI VALORE, SIATE ANCORA UNA BAND PROFONDAMENTE UNDERGROUND? POCA FORTUNA CON LE CASE DISCOGRAFICHE, POSIZIONE GEOGRAFICA, SONORITA’ POCO ACCESSIBILI…?
“Beh, inizio con un po’ di autocritica: probabilmente la nostra musica non è mai stata di ottimo livello. Non ho la presunzione di dire come molti altri, che siamo una super band, o i nuovi Nile, ecc… Posso dirti con certezza che abbiamo sempre lavorato affinchè la qualità delle nostre canzoni raggiungessero uno standard competitivo rispetto le band della scena death metal. Ci sono vari fattori che possono influenzare il successo di una band al di là del valore artistico. Indubbiamente la posizione geografica non ci ha mai aiutato, nel senso che vivendo in centri piccoli abbiamo avudo molti problemi a rintracciare musicisti realmente interessati a mettere tutto se stessi nei Karnak, quindi i continui cambi di formazione hanno spesso rallentato il nostro cammino. La mancanza di un manager serio e motivato. Con le case discografiche purtroppo serve avere anche molta fortuna, e oggi come oggi, occorre un pazzo (nel vero senso della parola visti i tempi) che abbia voglia di investire nella tua band. Io credo che i Karnak, così come molte altre band italiane underground, non godano di un reale supporto in patria semplicemente perché non hanno un’etichetta ‘di nome’ che garantisca che la loro musica è buona. Negli anni ho visto molte band valide suonare davanti a 4 persone ed il problema non è mai stato la musica, ma l’assenza di una Nuclear Blast, o Century Media, o Relapse che desse credibilità al tutto, anche perché, guarda caso, appena una band firma con una casa discografica decente, tutti sono presenti sotto il palco a dare supporto. Un altro fattore sono i locali in giro per l’Italia che spesso sono inadeguati ad ospitare concerti, e l’inesperienza di certi personaggi dell’ambiente. La mafia che aleggia in tutto il mondo artistico italiano! Anche se questi sono tutti mali che affliggono l’intero panorama musicale del nostro paese e non solo i Karnak…”.

ANCHE SE, COME DICEVO, FORSE MOLTI NON LO SANNO, VI SIETE DATI DA FARE SUL FRONTE LIVE NEGLI ULTIMI ANNI. TRA LE ALTRE COSE, SIETE APPUNTO ANCHE STATI IN TOUR IN EUROPA CON GRUPPI COME KRISIUN O DEICIDE. COSA POTETE RACCONTARCI DI QUESTE ESPERIENZE?
“Posso dirti che è stato un onore per noi dividere il palco con le band che hanno fatto la storia del death metal. Questo ci ha dato la possibilità di crescere molto sotto vari aspetti, oltre a capire un po’ come funziona il business musicale oggi come oggi. Fare un tour è un’esperienza fondamentale, e consiglio a tutte le band che vogliono fare sul serio, di fare di tutto pur di farne uno. Alla fine è lì che ti giochi le tue carte, nei palchi di tutto il mondo, al fianco di formazioni di un certo calibro. La vera musica è dal vivo, e spero che molti fan lo capiscano, cercando di non scaricare album su internet, e scegliendo invece di supportare i propri idoli andandoli a vedere suonare, e comprando i loro dischi. Fare dei tour oggi come oggi sta diventando sempre più un’impresa, anche per bands affermate”.

LA SCENA DEATH METAL E’ NUOVAMENTE “ESPLOSA” NEGLI ULTIMI ANNI. AVETE SEGUITO LA SUA EVOLUZIONE? VI SONO BAND CHE VI HANNO IMPRESSIONATO NEGLI ULTIMI TEMPI?
“Io personalmente ascolto death metal da quando è uscito nei primi anni ’90, tanto che mi ritengo fortunato ad aver visto live certe formazioni incredibili negli anni della loro consacrazione. Un esempio, i Death… formidabili, e il mai dimenticato Chuck Schuldiner che all’epoca mi autografò la copia di ‘Human’. Il death metal ha sempre saputo reinventarsi, a mio modo di vedere… peccato che il pubblico che lo segue non sempre abbia avuto la medesima capacità. Negli ultimi anni vediamo un ritorno delle vecchie glorie un po’ ovunque e se la loro musica è buona come un tempo, ben venga. Sicuramente una delle band che mi ha più impressionato sono gli Origin, con cui abbiamo suonato in Svizzera due anni fa: sono pazzeschi, potenti e completamente pazzi! Aggiungerei Ulcerate, una grande band, e sicuramente parlando del nostro paese gli Hour Of Penance… un carro armato a tutta velocità. Nella nostra zona gli Azrath 11, una band schiacciasassi da seguire attentamente”.

IN GENERALE, QUAL È L’ASPETTO CHE APPREZZATE DI PIÙ DELL’ATTUALE SCENA METAL E QUELLO CHE INVECE DETESTATE?
“Qua trovo delle difficoltà a risponderti perché almeno a livello italiano io non credo che esista una scena, non abbiamo ancora la maturità necessaria per avere una scena tutta nostra. Ci sono molte band valide in giro, ma è tutto una lotta, e un gran giro di amicizie che alla fine soffoca un po’ tutto il giro. Mi sembra sia un po’ una lotta fra poveri, e probabilmente questa situazione genera solo un fattore veramente positivo, la voglia delle band di fare sempre meglio e di alzare quindi sempre il livello di target. Infatti negli ultimi anni ci siamo resi tutti conto dei risultati ottenuti qualitativamente parlando dalle band del nostro paese, tanto da farle competere senza sfigurare con i mostri sacri dall’estero. Ci vorrebbe più unione nella scena, e più rispetto da parte di tutti, e umiltà. Allora s’ che avremmo una scena imbattibile!”.

VOI COME SIETE ENTRATI IN CONTATTO CON IL DEATH METAL PER LA PRIMA VOLTA? COME E QUANDO E’ SCATTATO L’INNAMORAMENTO?
“Sono state due band che mi hanno folgorato nel 1989: Death (‘Leprosy’ e ‘Spiritual Healing’) e Pestilence (‘Consuming Impulse’)… da lì poi ho iniziato a seguire tutta la scena death metal scoprendo le band che oggi vengono riconosciute come i mostri sacri del genere. All’epoca funzionava così: si andava nel negozio di dischi più rifornito e si acquistava il vinile che più ti piaceva, poi una volta a casa si passava ore ad ascoltarlo attentamente e a duplicarlo in cassetta per tutti gli amici… Erano anni bellissimi, e rimpiango l’era in cui non si poteva scaricare nulla”.

HAI PARLATO DI UN NUOVO ALBUM: COSA POTETE DIRCI IN MERITO? VI SARANNO GROSSE DIFFERENZE RISPETTO A “DISMEMBERMENT” O “CULT OF DEATH”? AVETE GIA’ ACCORDI CON UNA CASA DISCOGRAFICA PER LA SUA PUBBLICAZIONE?
“L’album è in fase di mixaggio in questo momento, e posso dirti che sarà il più brutale e cupo che abbiamo mai fatto finora. Differenze ce ne saranno, come è sempre stato nella nostra storia. Spero che la gente troverà il tempo per dedicargli almeno un ascolto completo, perché a mio avviso è un buon disco. Non abbiamo al momento accordi con nessuna etichetta, abbiamo ricevuto solo qualche proposta, ma nulla di concreto. Speriamo che questa nuova fatica ci porti nuovi fan, perché senza il supporto degli appassionati si fa poca strada”.

DOVE VEDETE I KARNAK DA QUI A CINQUE ANNI? VI SONO DEGLI OBIETTIVI CHE VI SIETE FISSATI O DELLE SODDISFAZIONI CHE DOVETE ANCORA TOGLIERVI?
“Onestamente non so nemmeno dove sarò domani (risate, ndR)! Comunque, scherzi a parte, abbiamo ancora molta musica da scrivere dentro di noi, e il nostro obiettivo è fare la miglior musica possibile. Se nel frattempo firmassimo con una buona casa discografica, ciò sarebbe una bella cosa… vedremo”.

GRAZIE MILLE! LE ULTIME PAROLE FAMOSE?
Un ringraziamento a voi di Metalitalia.com per lo spazio concessoci, un saluto e ringraziamenti a chi ci segue e supporta le band italiane. Sabato 21 dicembre se volete macellarvi le orecchie suoneremo insieme a Exterminas e The Bleeding al Work In Progress a Albignasego. Seguiteci sul nostro sito www.karnakdeath.com, facebook : www.facebook.com/KARNAK , TWITTER : www.twitter.com/Karnakdeath e il nostro canale youtube : www.youtube.com/karnakbrutaldeath. Stay Brutal!”.

 

BOAL – Brutalità plasmabile

A cura di Claudio Luciani

I Boal sono una band olandese che sa produrre un death metal tanto ostile e brutale, quanto ordinato e stisciato di tenui venature melodiche: Metalitalia.com, dopo averne proposto una recensione positiva, ha pensato di scambiare due chiacchiere con la band per permetterle di presentarsi e parlare della sua musica un po’ più a fondo, così da guidarvi all’interno della loro concezione di musica estrema e relativa realizzazione. Se già avete letto la recensione di “Infinite Depravation” e l’avete ascoltato, vi invitiamo a leggere quest’intervista per avere una visione più completa della band.

BOAL - Band - 2013

CIAO, BENVENUTI A METALITALIA.COM! PRESENTATEVI AI NOSTRI LETTORI: PERCHE’ NON CI RACCONTATE LA STORIA DEL GRUPPO?
Philippus: “Grazie per l’intervista! Io e Wim volevamo fondare un gruppo in stile Brodequin: inizialmente non era qualcosa di serio ma alla fine abbiamo scritto un po’ di musica e nacquero gli Anaemia. Siamo poi cresciuti e abbiamo deciso di cambiare direzione, quindi abbiamo fondato i Boal”.

SIETE COINVOLTI IN QUALCHE ALTRO PROGETTO?
P: “Io ho un’altro gruppo, Dimaeon, e suoniamo prog death-doom, benché questa definizione non copra tutti gli aspetti della nostra musica. In questo momento sto anche tentando di finire un EP del mio progetto solista, 7 Ft. Beyond Believe, che uscirà entro l’anno. Insieme a Wim e Barrett della Sevared sono anche attivo nei Liquified: ci stiamo preparando per registrare.”

PRESENTATE IL VOSTRO ALBUM DI DEBUTTO AI NOSTRI LETTORI ED INVOGLIATELI AD ASCOLTARLO.
P: “ ‘Infinite Deprivation’ si fa latore di brutal death metal. Ci piace creare riff tecnici e scrivere canzoni piene di groove, brutali e veloci.”

QUALI SONO, SECONDO VOI, I PIU’ EVIDENTI SEGNI D’EVOLUZIONE RISPETTO ALLA PUBBLICAZIONE PRECEDENTE, OVVERO “THE DERANGED EP”?
P: “Ad essere onesti, le due canzoni sull’EP non sono cambiate, eccezion fatta per l’intro di ‘Deranged’. La più grande differenza sta nel suono: l’EP è stato registrato a casa, mentre ‘Infinite Deprivation’ ha il suono dei Soundlodge Studios.”

QUANDO SCRIVETE CANZONI, PARTITE DA UN’IDEA, UN RIFF O COS’ALTRO? COME AVVIENE IL PROCESSO DI SCRITTURA?
P: “Molte canzoni sono basate su un’idea che è stata discussa prima. Quando pensiamo ad una specifica modalità per una canzone, i riff vengono fuori spontaneamente, diversamente riff già esistenti vengono consolidati nell’ambito dell’idea in discussione. Personalmente, tengo sempre un database (elettronico) con i riff che scrivo.”

ASCOLTANDO “INFINITE DEPRIVATION” ABBIAMO TROVATO QUALCHE MELODIA ETEREA E DESOLATA, CHE ABBIAMO APPREZZATO PERCHE’ PIUTTOSTO INSOLITE NELL’ACCEZIONE DI DEATH METAL CHE SUONATE VOI: E’ QUALCOSA CHE FLUISCE CON NATURALEZZA DALLE VOSTRE TESTE, OPPURE DI COSCIENTEMENTE VOLUTO?
P: “Quando ascolti il riff iniziale di ‘Deranged’, ad esempio, puoi sentire il riff di chitarra e il basso fondersi. La parte con le accordature aperte è venuta spontaneamente, la parte successiva è stata invece pensata per essere brutale; un fatto interessante per i musicisti: la versione del primo riff che è andata sull’album ha 21 battute, mentre l’originale ne aveva 25. Non suoniamo prog metal così ho dovuto tagliare un po’.”

VENITE DALL’OLANDA, TERRA DALLA GRANDE TRADIZIONE DEATH METAL: IN QUALE MODO CIO’ INFLUENZA LA MUSICA CHE SCRIVETE E IL VOSTRO GUSTO MUSICALE? QUALI SONO LE VOSTRE PIU’ PROFONDE INFLUENZE?
P: “Per me è stata molto importante la piccola scena locale: gruppi come Braincasket e Stoma mi hanno mostrato che ci sono molti modi per fare musica brutale. Le nostre influenze musicale vanno in molte direzioni e non sono sempre evidenti: amiamo gruppi come Hate Eternal, Immolation, Disgore, Gorguts, etc.”

QUALE ASPETTO DEL FARE MUSICA VI ECCITA DI PIU’, AL MOMENTO?
P: “Creare riff e canzoni è sempre il miglior aspetto: anche quei riff che non sembrano appropriate per il genere o il gruppo possono essere utili. Come usarli e quale posizione assegnar loro nelle canzoni è sempre divertente.”

QUALE, INVECE, VI SCORAGGIA MAGGIORMENTE?
P: “Registrare…”

QUALI ASPETTATIVE PONETE IN “INFINITE DEPRIVATION”?
P: “Spero che la gente possa apprezzare le strutture delle canzoni e non essere troppo frettolosi di giudicare, non magari dopo un solo ascolto. Poi, se il nostro album non dovesse piacere, va bene lo stesso.”

PENSI CHE FARETE UN TOUR PROMOZIONALE? VERRETE IN ITALIA?
P: “Andare in tour potrebbe essere un’opzione se riuscissimo a formare una live band solida: vorremmo farlo ma deve succedere sotto le giuste circostanze. Ciò che non stiamo certamente pianificando è suonare in piccoli club.”

L’ITALIA HA UNA BUONA SCENA ESTREMA: CONOSCETE O APPREZZATE QUALCHE GRUPPO?
P: “Ci sono molti gruppi italiani che apprezzo: i miei preferiti sono Putridity e Unbirth”.

PRIMA DI FINIRE, VUOI FARE UN SALUTO AI NOSTRI LETTORI?
P: “Grazie per il tempo dedicato alla lettura della nostra intervista; se siete interessati alla nostra musica, comprate il disco oppure scaricatelo.”

 

SCALPEL – Muscoli e cervello

A cura di Claudio Luciani

Per tutti coloro che apprezzano un approccio più cerebrale al death metal, senza dover rinunciare alla brutalità in favore di divagazioni tecniche che depotenziano ogni aggressione, gli Scalpel, dal Massachusetts, potrebbero essere una valida possibilità d’ascolto. Chiacchierando con questi ragazzi, oltre ad una decisa propensione alla risposta sintetica, abbiamo notato una certa schiettezza che ha il dono di rendere chiaro il loro atteggiamento nei confronti della scena: genuino e realista. Leggete, dunque, quanto hanno da dirvi!

Scalpel Logo

CIAO, BENVENUTI SU METALITALIA.COM! PRESENTATEVI AI NOSTRI LETTORI: PERCHE’ NON CI RACCONTATE LA STORIA DELLA BAND?
“Ciao! Siamo Manny e Chip degli Scalpel, suoniamo chitarra e batteria rispettivamente. Gli Scalpel sono stati formati nel 2008, Manny Egbert e Taylor Brennan (chitarra e voce) sono gli unici membri originali rimanenti: creiamo musica veramente malata, priva di restrizioni e metronomi.”

“SORROW AND SKIN” E’ IL VOSTRO ALBUM DI DEBUTTO: PRESENTATELO AI NOSTRI LETTORI E INVOGLIATELI AD ASCOLTARLO.
“ ‘Sorrow and Skin’ è composto da lamenti metal ben congegnati con molteplici argomenti e sviluppi, da blastbeat eccessivi e da una rude, inarrestabile, aggressione. Quest’album ben si accompagna con una bottiglia di Tums (antiacido a base di saccarosio e carbonato di calcio, utile per alleviare fastidi da indigestione o acidità di stomaco).”

ASCOLTANDO IL VOSTRO DISCO CI E’ SEMBRATO DI INDIVIDUARE IN SUFFOCATION, DEATH MEDIANI E VECCHI CARCASS LE VOSTRE INFLUENZE PRINCIPALI: ABBIAMO INDOVINATO? QUALI ALTRI GRUPPI SONO D’ISPIRAZIONE PER VOI? QUALI VI HANNO SPINTO A SUONARE?
“E’ assolutamente giusto, le band precedentemente menzionate sono grandi influenze per noi. Siamo ispirati anche da gruppi come Morbid Angel, Gorguts e Creedence Clearwater Revival.”

ABBIAMO NOTATO CHE LA VOSTRA TECNICA STRUMENTALE E’ MOLTO BUONA: COME AVETE IMPARATO A SUONARE? USATE LA TEORIA MUSICALE ORDINARIA O ALTRI METODI?
(Manny Egbert) “Grazie! Ho iniziato a suonare la chitarra quando avevo tredici anni e ho preso lezioni da differenti insegnanti fino a che non ho trovato quello giusto. Taylor, l’altro chitarrista, è autodidatta, mentre Chip ha iniziato a prendere lezioni di batteria ancora nell’utero.”

QUANDO SCRIVETE CANZONI, PARTITE DA UN’IDEA, UN RIFF O COS’ALTRO?
“Il nostro processo di songwriting è parecchio simile ad un attacco di diarrea: a Taylor o Manny viene un’idea e si parte da lì!.”

LE VOSTRE CANZONI SONO TUTTE COMPLESSE E BEN STRUTTURATE, COME NE AVVIENE LA SCRITTURA?
“Generalmente una canzone parte da un motivo e si sviluppa con nuove idee che derivano dall’originale. In effetti, un’intera canzone potrebbe così svilupparsi da un singolo riff.”

C’E’ UNA RELAZIONE TRA COME UN MUSICISTA VEDE IL MONDO E IL TIPO DI MUSICA CHE CONSEQUENZIALMENTE SCRIVERA’?
“Si, un musicista non può dare altro aiuto che mettere la sua visione del mondo nella sua musica e, quando la materia in questione è parecchio estrema e disturbante, può solo derivare da confusione e frustrazione per la degenerata condizione dell’uomo.”

QUALE ASPETTO DI FARE MUSICA VI PIACE DI PIU’, ORA COME ORA?
“Per Manny, l’aspetto più eccitante è ascoltare il prodotto finito, mentre per me, Chip, sono i blastbeat.”

QUALE, INVECE, VI SCORAGGIA DI PIU’?
“Si fotta lo scoramento, l’heavy metal è la più fosca e terribile creatura di questa terra e noi dobbiamo solo accogliere i suoi alti e bassi quando si presentano. Dobbiamo cavalcare quell’onda.”

CHE TIPO DI ASPETTATIVE RIPONETE IN “SORROW AND SKIN”?
“Speriamo che ‘Sorrow and Skin’ possa volgere la gente verso il nostro stile musicale, e ci aspettiamo che vi sentirete peggio con voi stessi dopo il suo ascolto.”

PENSATE DI FARE UN TOUR PROMOZIONALE? VERRETE IN EUROPA?
“Stiamo pianificando un tour negli Stati Uniti e speriamo di venire in Europa in un futuro prossimo. Manny parla italiano, facciamolo succedere!”

L’ITALIA HA UNA SCENA ESTREMA MOLTO VALIDA: CONOSCETE O APPREZZATE QUALCHE GRUPPO?
“Siamo fan di gruppi come Hour of Penance, Rhapsody of Fire e, certamente, dei possenti Fleshgod Apocalypse.”

PRIMA DI FINIRE, VI VA DI LASCIARE UN SALUTO AI NOSTRI LETTORI?
“Stugots motherfuckers! We will see you soon (come vedete, non v’è necessità di traduzione!).”

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