TRIPLA INTERVISTA – ROADRAGE TOUR!

Pubblicato il 20/01/2004

INTRODUZIONE


Organizzato dalla lungimirante Roadrunner Records, anche quest’anno il Roadrage Tour non ha mancato di fare tappa nel nostro paese, precisamente il 21 ottobre 2003 in quel del Transilvania Live di Milano, mostrando, alla cospicua dose di fan accorsi, le capacità on stage di tre gruppi emergenti (chi più, chi meno) del metallo americano, ormai contaminato da svariate e disparate influenze musicali, ma sempre in grado di dare spettacolo, quando si tratta di calcare le assi del palcoscenico. Chimaira, Spineshank e Ill Nino, in rigoroso ordine di esibizione, sono state le band protagoniste di questa tornata e Metalitalia.com, oltre a proporvi il dettagliato live report (andate a cercarlo in archivio!), non poteva esimersi dal precipitarsi al locale per intervistare i membri delle formazioni sopra citate. L’idea di partenza era quella di fare un’intervista tripla, a guisa di quelle che propongono i tipi de “Le Iene”, facendo domande identiche ai nostri interlocutori… purtroppo, però, a causa di intoppi logistici e dilungamenti vari, la trovata non si è potuta realizzare! Peccato davvero… comunque, eccovi le tre (veloci) chiacchierate, svoltesi nello spazio aperto antistante il locale, tra soundcheck, leccornie varie che transitavano di tanto in tanto (tra cui piatti di lasagne molto promettenti!) e musicisti davvero disponibili e simpatici. A voi…

CHIMAIRA – IL NUOVO CHE AVANZA!

Una band in evidente ascesa, forte di un consenso quasi unanime e dovuto alla miscela musicale, esplosiva e pesantissima, che riunisce thrash, death e metallo “panteroso” e che non dà spazio a critiche: questi sono i Chimaira, sestetto americano che, nel giro di due album, si è proiettato verso un futuro più che roseo. Di qualche giorno fa, inoltre, la notizia del reclutamento di Christian Evensand, ex-batterista dei Soilwork, in sostituzione del defezionario Andols Herrick. E se ne vedranno delle belle! Intanto, abbiamo intervistato per voi il singer del gruppo, Mark Hunter…

CIAO MARK, BENVENUTO IN ITALIA! CHE NE DICI DI PARLARE SUBITO DEL VOSTRO ULTIMO ALBUM? E COME POSSIAMO RAFFRONTARLO AL PRECEDENTE “PASS OUT OF EXISTENCE”?
“Grazie per il benvenuto! Dunque, quando registrammo il nostro debutto, ci eravamo appena formati ed ancora non conoscevamo del tutto il nostro valore, ciò di cui potevamo essere capaci. Avevamo firmato per la Roadrunner, la quale ci spedì in studio per registrare le canzoni, tutte in fase di composizione e sviluppo; abbiamo avuto un discreto successo e siamo partiti in tour. L’esperienza maturata ci ha fatto sicuramente crescere in termini di abilità nello scrivere brani e capacità nel focalizzare maggiormente i nostri reali obiettivi e le nostre reali aspirazioni. Questi aspetti rappresentano il maggior cambiamento riscontrabile su ‘The Impossibility Of Reason’”.

BENE… FACCIAMO UN ULTERIORE PASSO INDIETRO: COME SONO NATI I CHIMAIRA?
“I Chimaira sono nati nel 1998. A quel tempo, quasi tutti i membri attuali, compreso il sottoscritto, militavano in diverse metalband di Cleveland, nell’Ohio. Ci conoscevamo già e ci apprezzavamo come persone e come musicisti, per cui è stato spontaneo creare un nuovo gruppo. Fortuna ha voluto che la Roadrunner ci notasse subito e ci facesse firmare il contratto. Il tempo di reclutare un paio di elementi mancanti e i Chimaira presero la loro forma definitiva. Ed ora eccoci qua…”.

QUALE SIGNIFICATO HA UN TITOLO COME “THE IMPOSSIBILITY OF REASON”?
“Be’, il titolo può venire interpretato in vari modi: a me piace pensare che esso racchiuda significati positivi… oppure che rappresenti metafore. Ad esempio, immagina di trovarti davanti ad un muro invalicabile, da scavalcare a tutti i costi, e dopo mille difficoltà riesci nell’impresa! Tramutare sentimenti e pulsioni negative in qualcosa di estremamente positivo, convincersi dei propri mezzi e farlo senza aiuti esterni. Riuscire a farcela! Non importa cosa né come, ma riuscire!”.

IMMAGINO CHE ANCHE I TESTI RICALCHINO, IN PARTE, QUESTI CONCETTI…
“Certamente! Quello che ci preme far capire è che, attraverso lo sfogo, la sofferenza e la liberazione da ‘influenze malvage’, si può benissimo raggiungere livelli superiori di benessere. I nostri testi, pur essendo piuttosto forti, sono portatori di messaggi esclusivamente incoraggianti”.

QUALI SONO, O SONO STATE, LE VOSTRE PRINCIPALI INFLUENZE A LIVELLO MUSICALE?
“E’ semplice risponderti… noi siamo cresciuti ascoltando tutte le più famose band degli ultimi vent’anni metallici, per cui ti posso citare Slayer, Pantera, Metallica, Sepultura, Megadeth, Iron Maiden, Venom. Il nostro sound nasce soprattutto da queste fondamenta”.

COSA PENSI DELLA COSIDDETTA SCENA NU-METAL?
“Mah, sinceramente non penso che esista una vera scena nu-metal, in quanto, vedi, se consideriamo due gruppi ormai etichettati nu, quali Slipknot e Linkin Park, non possiamo certo dire che facciano musica simile, anzi! Quindi, trovo totalmente fuori luogo la definizione “nu-metal”: è troppo generalista, troppo artificiosa. Uno squallido termine creato ad hoc dalle label, oppure nato direttamente dalla bocca dei fan”.

POTREMMO DIRE CHE E’ SEMPLICEMENTE UN TERMINE PER DESCRIVERE UN TIPO DI MUSICA, QUINDI…
“No, non mi trovi d’accordo neanche su questo… se torniamo al periodo dell’esplosione del grunge allora, cosa dovremmo dire? Forse Nirvana e Alice In Chains suonavano uguali? Assolutamente no! Ogni band ha proprie caratteristiche, precise e personali, e, se proprio si devono fare delle distinzioni, allora che riguardino solo generi ben definiti, quali hard-rock, heavy metal o punk… tutti gli altri sottogeneri sono solo stupide invenzioni delle case discografiche”.

PARLIAMO DEL ROADRAGE TOUR: COME STA PROCEDENDO?
“Oh, sta andando davvero benissimo! Ci stiamo divertendo molto ed in parecchie serate abbiamo fatto il tutto-esaurito… inoltre, i Chimaira sembrano ottenere buonissimi responsi ovunque!”.

COME GIUDICHI LE ALTRE DUE BAND IMPEGNATE, ILL NINO E SPINESHANK?
“Sono indubbiamente due ottimi gruppi! E, uniti alla nostra formazione, offrono al pubblico del Roadrage un grande spettacolo, in quanto le sonorità proposte sono varie e non annoiano. In più, siamo tutti quanti molto amici ed è un vero piacere girare l’Europa con i membri di Spineshank ed Ill Nino… è come stare in una grande famiglia!”.

DIAMO UN RAPIDO SGUARDO AL FUTURO: CHE COSA VI RISERVA?
“Tour, tour e ancora tour! Saremo in giro per un altro annetto, penso, per fornire il massimo supporto alla release di ‘The Impossibility Of Reason’. E ti posso anticipare che torneremo da queste parti nella prossima primavera, se tutto andrà bene”.

OTTIMA NOTIZIA, MARK! MA AVETE BRANI NUOVI GIA’ PRONTI?
“Ad essere sincero, ancora no… ma ci stiamo attrezzando rapidamente e, fin dal prossimo tour negli Stati Uniti, saremo provvisti di un piccolo ed economico impianto di registrazione da tenere a disposizione sul tourbus”.

QUALI DIFFERENZE HAI RISCONTRATO TRA L’AUDIENCE EUROPEA E QUELLA AMERICANA?
“Devo ammettere che i ragazzi europei sono molto più caldi e preparati di quelli americani… si sente proprio la loro passione per la musica. In questo tour, i Chimaira sono i primi a calcare le assi del palcoscenico, ma non è mai successo che il pubblico fosse distratto o poco interessato al nostro show; i fan si sono dimostrati sempre pronti e attivi nel partecipare allo spettacolo. E questo, in America, talvolta non accade… ed è una grande differenza!”.

GRAZIE MILLE, MARK! UN ULTIMO PENSIERO PER I LETTORI DI METALITALIA.COM…
“Grazie a te per l’intervista! Speriamo di fare un buon concerto e ringrazio tutti i ragazzi italiani per l’apprezzamento finora mostratoci. Grazie di nuovo!”.

SPINESHANK – L’AUTODISTRUZIONE COME VERBO!

La “bomba” è esplosa di recente: Jonny Santos non è più il cantante degli Spineshank! All’epoca dell’intervista, nulla pre-annunciava tal cambiamento radicale, anzi! La band si dimostrò unita più che mai e, pur non sfoderando una prestazione memorabile, riuscì ad ottenere pieno successo. L’intervista che segue, alle cui domande ha risposto il batterista Tommy Decker, prende una piega diversa alla luce dei nuovi accadimenti. Niente può però cancellare il valore di una carriera fin qui ineccepibile e la bellezza di un disco quale “Self Destructive Pattern”. Ecco le parole di Tommy…

BENVENUTO IN ITALIA, TOMMY… SE NON ERRO PER LA VOSTRA PRIMA VOLTA! PER CHI ANCORA NON VI CONOSCE, VORRESTI RACCONTARCI LA NASCITA E LO SVILUPPO DELLA CREATURA SPINESHANK?
“Con piacere! Tutto iniziò nel 1996, quando, dalle ceneri di una band locale, io e gli altri ragazzi decidemmo di ripartire con maggior convinzione e voglia di fare, creando così gli Spineshank. Producemmo un demo, il quale venne ascoltato anche da membri di Fear Factory, Machine Head e Coal Chamber che, fortunatamente, apprezzarono quel lavoro e lo passarono ai tipi della Roadrunner. Dopo soli nove mesi dalla nascita del gruppo, eravamo già sotto contratto! Nel 1998, quindi, uscì ‘Strictly Diesel’, il nostro primo album, nel 2000 fu la volta di ‘The Height Of Callousness’, ed ora è toccato a ‘Self Destructive Pattern’. Ti confermo, inoltre, che questa è proprio la nostra prima volta in Italia, anche se è il quarto tour europeo a cui prendiamo parte… siamo sempre in giro a suonare ormai!”.

IL NUOVO DISCO MI E’ PIACIUTO DAVVERO MOLTISSIMO. COS’E’ CAMBIATO RISPETTO ALLE PRECEDENTI RELEASE?
“Non molto, a dire il vero. Noi, attraverso ogni release, abbiamo sempre cercato di elevare il nostro valore musicale a livelli superiori, inserendo sempre nuovi elementi. All’epoca del debut-album, gli Spineshank dovevano ancora trovare un’identità precisa, mentre nel secondo, dopo aver capito chi erano e cosa volevano essere, si sono messi a nudo e liberato la loro rabbia. In ‘Self Destructive Pattern’, la naturalezza con cui abbiamo composto i brani penso si faccia sentire, in quanto la nostra volontà è stata semplicemente quella di scrivere buone canzoni, senza pensare troppo a come sarebbero venute”.

QUALI  PENSIERI SI CELANO DIETRO UN TITOLO FORTE QUALE “SELF DESTRUCTIVE PATTERN”?
“Il titolo rispecchia esattamente quello che sono gli Spineshank in questo momento, oltre a definire il nostro più utilizzato metodo di composizione. Ti spiego: per comporre qualcosa di realmente emozionante ed intenso, noi quattro dobbiamo essere in condizioni di estremo disagio, ad un passo dalla distruzione totale. Solo così riusciamo a risollevarci prepotentemente, scrivendo canzoni che poi si rivelano essere le migliori, oppure suonando i migliori concerti. Dobbiamo essere sempre sotto pressione per riuscire a dare il massimo!”.

ARGOMENTO LYRICS: DI COSA VI PIACE PARLARE?
“Mah, la maggior parte dei nostri testi sono molto personali. Non ci interessa parlare di politica o degli eventi di cui è protagonista il mondo, in quanto pensiamo che ognuno abbia le sue idee e che le nostre non interessino più di tanto. Invece, è interessante analizzare gli stati d’animo che possono avvolgere le persone, soprattutto quelli più negativi ed alienanti, perché spesso anche noi ci troviamo in determinate situazioni… ci piace cimentarci in una sorta di auto-analisi, per non ‘perdere la testa’ del tutto”.

ALCUNI BRANI DEL NUOVO ALBUM, AD ESEMPIO “SMOTHERED” O “FORGOTTEN”, SONO DECISAMENTE MELODICI. LA SCELTA DI INSERIRE BRANI COSI’ ACCATTIVANTI E’ STATA STUDIATA O E’ FRUTTO DI SPONTANEITA’?
“Credo che la melodia sia sempre stata presente nel sound degli Spineshank, fin dagli esordi. Se consideriamo ‘The Height Of Callousness’, anche lì si possono trovare abbondanti dosi di melodia, in song come ‘Transparent’, ‘New Disease’, ‘Synthetic’, ‘Negative Space’. E ‘Asthmatic’, uno dei pezzi più pesanti che abbiamo mai scritto, ha un chorus melodico. Non è una novità per noi, è qualcosa che abbiamo sempre fatto… forse l’abbiamo fatto decisamente meglio in ‘Self Destructive Pattern’”.

SI POTREBBE DIRE, QUINDI, CHE ABBIATE ESTREMIZZATO ANCOR DI PIU’ IL VOSTRO SOUND?
“Sì, in un certo senso sì… io mi annoierei a sentire tre quarti d’ora di pura aggressione, oppure un disco traboccante di melodia, per cui abbiamo cercato di bilanciare tutto alla perfezione, rendendo le parti pesanti ancora più pesanti, vicine al death metal, in modo tale da far risaltare, poi, l’entrata in scena dello spezzone melodico… e viceversa, ovviamente!”.

COME PROCEDE IL TOUR?
“Direi benissimo! Stiamo visitando posti in cui non eravamo mai stati, come oggi in Italia oppure l’altro giorno in Portogallo, e il fatto che il pubblico ci dia enorme supporto mi riempie d’emozione ed eccitazione. Arrivare in luoghi sconosciuti e sapere che troverai gente che conosce a memoria i testi di quello che tu suoni ed esprimi, è semplicemente fantastico! Sono esperienze uniche!”.

COME GIUDICHI I VOSTRI COMPAGNI DI VIAGGIO, ILL NINO E CHIMAIRA?
“Che dire? Sono compagni di viaggio perfetti! Ci troviamo molto bene con loro e siamo buonissimi amici… non potremmo desiderare diversamente… qui è sempre festa!”.

IN FUTURO COSA DOVREMO ASPETTARCI DALLA TUA BAND?
“Avendo da poco pubblicato l’album nuovo ed essendoci imbarcati subito per questo tour, non abbiamo davvero avuto molto tempo per pensare al futuro, se non a quello immediato. Diciamo che siamo ancora ‘convalescenti’ dal parto di ‘Self Destructive Pattern’ (ride, nda). Penso, comunque, che appena avremo un attimo di pausa, le discussioni su quale direzione dovrà prendere il nostro sound inizieranno presto”.

HAI TROVATO PARTICOLARI DIFFERENZE TRA IL PUBBLICO EUROPEO E QUELLO DEGLI STATES?
“Be’, è strano… in qualche posto, non ho trovato molte differenze: negli States è molto ‘cool’ fare il ‘circle pit’ e anche in qualche occasione recente abbiamo avuto modo di testimoniarlo. In generale, ti posso dire che suonare di fronte a 15000 persone che saltano all’unisono, quando veniamo ospitati da grossi palazzetti, dà una carica ed un’energia enorme…”.

E’ TUTTO, TOMMY, TI RINGRAZIO! CONGEDATI PURE A TUO PIACERE…
“Grazie per il supporto! Saluto tutti i fan italiani e spero che stasera ci sia da divertirsi! Noi ce la metteremo tutta!”.

ILL NINO – L’ANIMA LATINA!

Lazaro Pina, bassista degli Ill Nino, si è dimostrato una persona davvero cordiale e positiva, vogliosa di diffondere il verbo del “Bimbo Malato” in modo appassionato e sincero. La band, forse quella che, fra le tante che hanno provato a cimentarsi nella commistione di metal e ritmi latino-americani, è riuscita meglio a fondere melodia e pesantezza (con lieve preponderanza della prima sulla seconda), dà l’impressione di essere una delle realtà più promettenti di quella che chiamiamo “scena nu-metal”, termine che proprio nessun musicista sembra gradire. Idee chiare e grande volontà d’intenti: lo spirito degli Ill Nino nelle parole di Lazaro…

ALLORA, INIZIAMO A PARLARE DI “CONFESSION”… QUANTO E COME SI DIFFERENZIA DA “REVOLUTION… REVOLUCIÓN”?
“Dunque, principalmente noi volevamo comporre un album più curato nei dettagli, più diretto verso un preciso obiettivo, ovvero quello di rendere la musica degli Ill Nino ben riconoscibile ed unica. E’ stata una sorta di crescita naturale, un’evoluzione che ci ha portato a scrivere un disco più musicale, meno aggressivo ed arrabbiato del precedente…sempre, comunque, cercando di mantenere intatte la pesantezza e l’integrità del gruppo”. 

AHRUE LUSTER: COME SI E’ INSERITO ALL’INTERNO DEL GRUPPO? HA PARTECIPATO ALLA COMPOSIZIONE DELL’ALBUM?
“No, purtroppo no… Ahrue si è unito a noi quando tutto il disco era già praticamente pronto! Non ha scritto niente ed ha registrato solo pochi interventi, in quanto ‘Confession’ è stato concepito e realizzato quando ancora Marc (Rizzo, ex-chitarrista ed ora membro dei Soulfly, nda) era la nostra prima chitarra…”.

PRENDENDO LA BALLA AL BALZO, COME MAI MARC RIZZO E ROGER VASQUEZ VI HANNO ABBANDONATO?
“Uhm…diciamo che volevano fare altre cose. Roger, ad esempio, si è sempre considerato un cantante, per cui il suo vero desiderio era quello di mettere su un progetto in cui lui fosse il main vocalist… ora, assieme a Marc, ha creato un ensemble che suona flamenco! Marc, inoltre, ha un gruppo con la sua ragazza e, tanto per non rimanere troppo con le mani in mano, si è aggregato ai Soulfly. Avevano bisogno entrambi di libertà per sviluppare il loro estro artistico… a noi è spiaciuto molto, in quanto desideravamo averli con noi ancora per molto tempo”.

IN FASE DI SCRITTURA DELLE SONG COME PREFERITE LAVORARE? SINGOLARMENTE OPPURE AGENDO IN GRUPPO?
“Noi preferiamo agire in gruppo: ci si siede tutti quanti assieme e si propongono le nostre idee. Cristian (Machado, cantante, nda) scrive le lyrics, ma tutti possono dire la loro su melodie e strutture dei pezzi. Facciamo proprio tutto assieme… oddio, QUASI tutto, non fraintendere (ride, nda)…”.

I TESTI DI CRISTIAN, PUR ESSENDO DIRETTI E DECISI, SEMBRANO AVERE ANCHE UNA BUONA DOSE DI SPIRITUALITA’. COSA NE PENSI?
“Penso che Cristian sia molto coraggioso, sotto questo punto di vista. Lui, attraverso i suoi testi, ma anche noi attraverso la nostra musica, riesce a sfogare tutta la negatività che fa parte della sua vita. Il concept che si cela dietro ad un titolo quale ‘Confession’ è quello di esporsi totalmente ai fan, aprirsi in modo sincero verso di loro, per renderli così parte di noi. Cristian racconta fatti di cui non vorrebbe e non riuscirebbe a parlare normalmente, e ciò rende i testi davvero speciali ed emozionanti”.

QUESTO ROADRAGE TOUR SEMBRA STIA AVENDO BUON SUCCESSO: COME STA ANDANDO?
“Sta andando più che bene! Siamo davvero eccitati di essere di nuovo on the road! Siamo in giro già da un po’ di tempo, ma è come se fossimo ancora ai primi giorni… tieni conto che lo scorso tour è durato praticamente due anni, durante i quali siamo venuti tre volte in Italia e abbiamo suonato in alcune città per 3 o 4 giorni di seguito! La registrazione di ‘Confession’ ci ha permesso di ricaricare corpo e anima ed ora eccoci qua, più arzilli che mai!”.

HAI QUALCHE ANEDDOTO PARTICOLARE DA RACCONTARCI?
“Mah… ogni giorno, durante ogni data, succede qualcosa di strano, divertente o ridicolo da raccontare… soprattutto andando in tour con Chimaira e Spineshank, ci divertiamo un mondo! Ogni notte si beve, si fa festa, c’è gran ‘casino’ e gli attimi speciali sono davvero tanti! It’s one big party!”.

QUALI CONSIGLI DARESTI A RAGAZZI CHE SONO ALLE PRIME ARMI, HANNO UNA BAND E VORREBBERO CRESCERE MUSICALMENTE?
“Dunque, io credo che la massima aspirazione per chi crea musica sia quella di poter suonare il genere preferito e mantenersi coerenti, tenere viva la fede per il resto della propria vita, non importa a quale livello si riesca ad arrivare. Il vero dono è quello di poter scegliere la musica e conservarla per sempre, in quanto quando tutto intorno viene a mancare, essa sarà il fondamento da cui ripartire”.

COME SI SONO CONOSCIUTI GLI ILL NINO?
“Be’, provenivamo tutti dallo stesso quartiere e ci conoscevamo già… avevamo progetti differenti ma, piano piano, ci siamo avvicinati e, man mano che approfondivamo la nostra amicizia, è nata la volontà di fare qualcosa assieme. Le nostre origini sono comuni e sono chiaramente latine: Perù, Brasile, Repubblica Dominicana… anche Marc, italiano, era di discendenza latina… diciamo che gli Ill Nino sono una sorta di United Latino Nations (ride, nda)!”.

AVETE MAI PENSATO A COMPORRE UN DISCO INTERAMENTE IN SPAGNOLO? OPPURE A REMIXARE I VOSTRI PEZZI CON LE VOCALS IN QUESTA LINGUA…
“Ci piacerebbe davvero molto, senza dubbio! Finora non abbiamo mai avuto né tempo, né possibilità… solo in alcuni brani abbiamo inserito il doppio cantato inglese/spagnolo… ma se la Roadrunner ci facesse una proposta del genere, non ci tireremmo certo indietro”.

QUALE MUSICA PREFERISCI ASCOLTARE, DI SOLITO?
“Ascolto di tutto, davvero! Dal merengue all’afro-cubano, dal jazz al charanga, al metal ovviamente! Sepultura, Black Sabbath, Agnostic Front, Biohazard, Led Zeppelin, Jane’s Addiction…e potrei proseguire all’infinito… Amo la musica in generale, in ogni sua forma ed aspetto: ascoltare colonne sonore, lavorare nel mio studio, sviluppare le idee di gruppi giovani… vorrei avvolgermi di musica, se solo si potesse!”.

LA VITA IN TOUR: CI SONO PIU’ PREGI O DIFETTI?
“La vita in tour è sinonimo, contemporaneamente, di divertimento e solitudine… spesso si dimentica quanto sia duro vivere per mesi molto lontani da casa e all’interno di spazi ristretti come quelli del tourbus. Soprattutto quando, quasi sempre, nei posti in cui vai a suonare, il cibo non è all’altezza… ed è per questo motivo che oggi tutti sono molto allegri di essere qui in Italia (ride, nda)! In Germania, Scandinavia e nel Regno Unito il cibo fa letteralmente schifo, mentre in Italia, Spagna, ma anche in alcune zone dell’America, ci sono luoghi dove trovi piatti squisiti… nelle nazioni prima citate, invece, l’unica soluzione è andare alla ricerca di un McDonald’s…”.

UN’ULTIMA DOMANDA: COME GIUDICHI LA SCENA NU-METAL? VI SENTITE CHIAMATI IN CAUSA DA QUESTA DEFINIZIONE?
“Credo non esista un termine preciso per definire, oggigiorno, le formazioni che suonano metal non tradizionale. Viene definito nu-metal ma ciò non è bello! Pensa a band come Fear Factory, Limp Bizkit, Machine Head, Linkin Park, System Of A Down, Ill Nino: sono tutte categorizzate in ambito nu-metal, ma ognuna di queste ha un proprio sound e nessuna suona come l’altra. Tutti dovrebbero essere liberi di esprimere il proprio talento, senza essere rinchiusi in limiti derivanti da una definizione. Il metallo tradizionale, che io amo, è stato suonato dai grandi nomi del passato… ora non vedo cosa ci sia di male se le nuove generazioni cerchino di incorporare nuovi elementi ed idee più fresche, semplicemente per crescere a livello musicale. Oggi la gente ha aperto la mente e non dovrebbero esserci più barriere di alcun tipo nel giudicare una musica come l’heavy metal (segue profondo inchino dell’intervistatore, nda)”.

TI RINGRAZIO DAVVERO, LAZARO! UN ULTIMO SALUTO…
“Grazie mille per l’intervista, spero ti divertirai al concerto… un saluto a tutti i fan italiani!”.

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