A cura di Riccardo Plata
Dopo aver seminato alla fine degli anni ’60 (MC5, Iggy Pop, The Stooges) e raccolto tra l’Inghilterra a New York alla fine degli anni ’70 (Sex Pistols, Clash, Damned, Ramones), negli anni ’80 il punk torna a germogliare in California: tra Los Angeles ed Orange County si sviluppa una nutrita scena hardcore più o meno melodico grazie a gruppi come Black Flag, Dead Kennedys, Bad Religion, Descendents, Social Distortion, Adolescents, Circle Jerks, T.S.O.L., Germs e Shattered Faith. I riflettori del grande pubblico sono puntati altrove, ma tra gli adolescenti che bazzicavano i concerti dell’epoca c’è una schiera di aspiranti musicisti, destinati a raccogliere il successo di quanto seminato nei quindici anni precedenti. La svolta, come noto, arriva nel febbraio del 1994 con “Dookie” dei Green Day, disco che raccoglie l’eredità di “Nevermind” dei Nirvana (Kurt Cobain si sarebbe suicidato due mesi dopo) insieme a “Smash” dei The Offspring, ancora oggi il disco indipendente più venduto. Se questi due sono la miccia che innesta il fenomeno ‘corporate punk’, l’effetto traino moltiplica le vendite anche di band rimaste indipendenti (NOFX, Rancid, Pennywise, Lagwagon, No Use For A Name…), che proprio in quegli anni rilasciano i loro album iconici facendo la fortuna della storica Epitaph (etichetta di Brett Gurewitz dei Bad Religion) e della neonata Fat Wrech Chords di Fat Mike dei NOFX. Nasce così il cosidetto ‘Epi-Wreck’ sound, e mentre le major di turno si affannano nella ricerca (spesso vana) dei nuovi Green Day, il Cali-punk allarga i suoi confini conquistando proseliti ed imitatori ovunque nel mondo, dal vecchio continente all’Australia. Come tutte le mode anche questa però è destinata ad esaurirsi nel giro di qualche anno: se “Dookie” aveva aperto le danze nel 1999 è idealmente “Enema Of The State” dei Blink-182 a segnare la fine di un’epoca, dando al tempo stesso il via ad una nuova ondata di pop-punk che annacquerà messaggi e sonorità ancor più di quanto non avessero già fatto i protagonisti degli anni ’90 rispetto ai fratelli maggiori citati in apertura. A circa un quarto di secolo di distanza ripercorriamo dunque gli anni d’oro (1994-1999) del punk rock da classifica attraverso venticinque dischi che hanno segnato un’epoca: tra pietre miliari, giovani promesse arrivate intatte ai giorni nostri e qualche (speriamo gradita) sorpresa, l’unico criterio utilizzato nella scelta, oltre ad aver superato indenne la prova del tempo, è quello di formazioni salite alla ribalta negli anni ’90, ragion per cui non troverete band ‘storiche’ come i Bad Religion o i Social Distortion (peraltro entrambe approdate su major in quegli anni). Buona lettura e… aprite pure il cassetto dei ricordi nei commenti!
GREEN DAY – “Dookie” (Reprise, 1994)
Il 1994 è l’anno del cambio della guardia tra il grunge e il pop-punk, e se ha segnare la fine del primo sarà il suicidio di Kurt Cobain ad aprile, l’esplosione del secondo avviene un paio di mesi prima con l’uscita di un album destinato a fare la storia del genere e della band stessa… CONTINUA
THE OFFSPRING – “Smash” (Epitaph, 1994)
Nel 1993 Dexter Holland, Noodless, Greg K e Ron Welty sono quattro amici uniti dalla passione per il punk che, dopo una gavetta e un disco autoprodotto nella seconda metà degli anni ’80, sembra aver finalmente raggiunto il successo auspicabile per una band punk… CONTINUA
NOFX – “Punk In Drublic” (Epitaph, 1994)
Se nel ’94 il punk-rock conquista classifiche il merito principale è sicuramente di album come “Dookie” e “Smash”, ma questo ritrovato interesse per il genere ha anche un effetto collaterale positivo per altre band californiane, compresi quei NOFX che l’anno prima avevano portato con con sé i The Offspring nel loro primo tour europeo… CONTINUA
FACE TO FACE – “Big Choice” (A&M, 1995)
Nell’anno in cui il cosiddetto ‘EpiWreck sound’, crasi di Epitaph e Fat Wreck Chords, prende definitivamente forma e conquista le classifiche – grazie ai vari Rancid, Pennywise, No Use For A Name e Lagwagon, tutti usciti nel 1995 con il loro disco della maturità – era inevitabile che le major si mettessero alla ricerca dei nuovi Green Day… CONTINUA
NO USE FOR A NAME – “Leche Con Carne” (Fat Wreck, 1995)
Se il 1994 è stato l’anno che ha (ri)portato il punk-rock in classifica, anche il ’95 può considerarsi un’ottima annata per la vendemmia californiana, grazie a “…And Out Come The Wolves” dei Rancid, “Hoss” dei Lagwagon e “Leche Con Carne!” dei No Use For A Name… CONTINUA
PUNKREAS – “Paranoia e Potere” (TVOR On Vinyl, 1995)
Se negli anni ’70 il punk in Italia è un genere pressoché sconosciuto, l’esplosione della scena inglese nel ’77 accende i riflettori su queste sonorità anche nel Bel Paese, dando vita a diversi correnti (da Bologna a Torino passando per Milano e Pordenone), che troveranno la loro massima espressione nell’hardcore degli anni ’80… CONTINUA
SATANIC SURFERS – “Hero Of Our Time” (Burning Heart, 1995)
California chiama, Svezia risponde. Come già successo per il glam/sleaze, trapiantato dal Sunset Boulevard a Stoccolma e dintorni, anche l’hardcore melodico degli anni ’90 trova terreno fertile dalle rampe da skate di Hermosa Beach e Santa Barbara a quelle scandinave, dando vita ad una scena capace di conquistare anche i favori del pubblico d’oltreoceano… CONTINUA
WIZO – “Uauaarrgh” (Fat Wreck, 1995)
Se chiedete ad un amico tedesco il nome di una band punk-rock locale è molto probabile che vi risponda citando i Die Toten Hosen (praticamente i Bad Religion crucchi) oppure i Die Artze; se particolarmente giovane, potrebbe anche nominare Donots, Betontod o i Serum 114, ma in ogni caso difficilmente risponderà i Wizo… CONTINUA
PENNYWISE – “About Time” (Epitaph, 1995)
Dopo che il successo clamoroso nel 1994 di “Dookie” e “Smash”, l’anno successivo è quello della vendemmia per le band della scena punk-rock californiane, con le major di turno che si presentano con un assegno in bianco… CONTINUA
RANCID – “…And Out Come The Wolves” (Epitaph, 1995)
Dopo il tris d’assi del 1994 – “Dookie”, “Smash” e “Punk In Drublic” – per completare il poker dobbiamo aspettare l’anno successivo, quando vede la luce “And Out Come The Wolves” dei Rancid, quarta gamba del punk-rock revival di fine millennio…CONTINUA
LAGWAGON – “Hoss” (Fat Wreck, 1995)
Se dalla fine degli anni ’80 la Epitah di Brett Gurewitz è la casa dell’hardcore melodico made in California – avendo contribuito al successo planetario di NOFX, Offspring, Rancid e Pennywise, oltre che dei Bad Religion stessi -, possiamo dire che la Fat Wreck Cords è la seconda casa… CONTINUA
SKA-P – “El Vals Del Obrero” (BMG, 1996)
Nell’esplosione del pop-punk di metà anni ’90 non poteva mancare la Spagna, che infatti puntualmente si presenta alla versione Vans dell’Eurovision con gli Ska-P, gioco di parole tra ‘fuga’ (‘escape’, in inglese, da cui il gioco di parole) e un richiamo al genere preferito… CONTINUA
GOOD RIDDANCE – “A Comprehensive Guide to Moderne Rebellion” (Fat Wreck, 1996)
Nell’eterna diatriba tra la melodia del punk-rock e l’aggressività dell’hardcore poche band hanno saputo trovare un equilibrio perfetto quanto i Good Riddance, e il loro secondo album, uscito nel 1996 sotto l’egida della solita Fat Wreck, è probabilmente il punto più alto di questa commistione… CONTINUA
PROPAGANDHI – “Less Talk, More Rock” (Fat Wreck, 1996)
Nella pur variegata scena punk-rock anni ’90 poche band hanno avuto un impatto significativo come i Propagandhi, tra i primi a dettare le line guida del ‘Fat Wreck sound’ – “How To Clean Everything”, disco di debutto del 1993, è il terzo in assoluto stampato dall’etichetta di Fat Mike – per poi avviare un percorso evolutivo…. CONTINUA
THE SUICIDE MACHINES – “Destruction By Definition” (Hollywood Records, 1996)
NOFX, Pennywise e Rancid da una parte, Face To Face, Reel Big Fish e The Suicide Machine dall’altra. Mettendo a confronto le carriere è retorico chi abbia avuto più successo, eppure il secondo quello gruppo è quello che a metà anni ’90 usciva su major, avendo abboccato all’amo dalle etichette intente a cercare i nuovi Green Day e Offspring… CONTINUA
REEL BIG FISH – “Turn The Radio Off” (MoJo, 1996)
Con l’esplosione del punk-rock di metà anni ’90 era inevitabile un ritorno in auge anche dello ska, che per forza di cose non si limita a qualche parentesi negli album dei vari NOFX, Offspring e Rancid (tra i tre i più contaminati in questo senso)… CONTINUA
SCREECHING WEASEL – “Bark Like A Dog” (Fat Wreck, 1996)
Avete presente quelle band di culto, che influenzano un’intera generazione di musicisti ma a loro volta raccolgono noccioline? Ecco, nella scena cali-punk degli anni ’90 questo ingrato ruolo spetta di diritto agli Screeching Weasel, citati come fonte d’ispirazione da moltissime band pop-punk… CONTINUA
MILLENCOLIN – “For Monkeys” (Epitaph, 1997)
Se l’esplosione dello skate punk di metà anni ’90 è geograficamente concentrata nel sud della California, al punto che l’intero movimento viene spesso definito cali-punk o So-Cal punk, i germi lanciati negli anni ’80 da Descendents, Bad Religion e NOFX avevano germogliato anche nel vecchio continente… CONTINUA
STRUNG OUT – “Twisted By Design” (Fat Wreck, 1998)
‘All my best friends are metalheads’. Cantavano così i Less Than Jake in quella che è una delle loro canzone più famose, e probabilmente lo stesso concetto si applica anche agli Strung Out, famosi proprio per la loro formula che li vede mischiare il classico So-Cal punk con influenze heavy metal… CONTINUA
LESS THAN JAKE – “Hello Rockview” (Capitol Records, 1998)
Quando si dice trovarsi al posto giusto al momento giusto. Se band come The Mighty Mighty Bosstones o Operation Ivy (la prima incarnazione dei Rancid) ci hanno messo anni ed anni prima di arrivare al successo, per altri protagonisti della Third Wave Of Ska la gavetta è stata decisamente più breve… CONTINUA
FRENZAL RHOMB – “A Man’s Not A Camel” (Fat Wreck, 1999)
Tra gli effetti collaterali dell’esplosione del cali-punk di metà anni ’90 c’è anche quello di aver contribuito a portare alla ribalta realtà provenienti da ogni parte del mondo, spesso anche grazie alla possibilità delle band ‘madri’ d’incontrare i loro eredi in tour… CONTINUA
THE LILLINGTONS – “Death By Television” (Panic Button, 1999)
L’eredità spirituale lasciata dai Ramones è un fardello pesante da portare, ma tra i migliori testimoni, prima dei Teenage Bottlerocket e dopo gli Screeching Weasel, è d’obbligo annoverare i The Lillingtons… CONTINUA
A.F.I. – “Black Sails In The Sunset” (Nitro Records, 1999)
Cigno nero o mosca bianca? Qualunque sia il vostro animale preferito, è indubbio che gli A.F.I. (acronimo di ‘A Fire Inside’) abbiano rappresentato un’anomalia nella scena punk-rock californiana di fine anni ’90, e la mutazione genetica del DNA ha avuto inizio proprio con “Black Sails In The Sunset”… CONTINUA
BOUNCING SOULS – “Hopeless Romantic” (Epitaph, 1999)
Parlando di pop-punk, nell’accezione più ruspante e meno commerciale del termine, è impossibile non citare i veterani Bouncing Souls, fieri rappresentanti della East Cost in una scena sbilanciata verso la California… CONTINUA
BLINK-182 – “Enema Of The State” (MCA, 1999)
L’inizio della fine. Se “Dookie” nel 1994 aveva aperto le porte del successo al cali-punk, sei anni dopo “Enema Of The State” ne raccoglie il testimone e chiude il cerchio, dando inizio ad una nuova generazione sulla carta simile ma nella sostanza radicalmente diversa… CONTINUA