La recensione di "was des Lebens nicht wert" degli AINZAMKAIT: "una band decisamente più vicina alle tematiche e alle sonorità DSBM, sebbene il tutto sia affrontato in modo senza dubbio riconducibile al black metal essenziale e abrasivo degli anni '90".
La recensione di "Back In Sin" dei VENUS IN VEGAS: "Un disco che si fa apprezzare per la sua genuina passione per il genere proposto, un hard rock anni Settanta con venature blues e una spruzzata di grunge, per un lavoro gradevole, anche se piuttosto codificato".
"Bagulnik" dei VOIDWARDS è Hot Album su Metalitalia.com: "La musica dei Voidwars non ha come fine principale dimostrare quella fisicità che invece ci si aspetta dai SunnO))), quanto piuttosto il descrivere stati d'animo di disperazione e vuoto, come fosse una caduta eterna verso la dannazione".
"In Absentia Lucis" de LACOLPA è Hot Album su Metalitalia.com: "Un disagio esistenziale trasmesso ancora una volta attraverso molti generi musicali e tanta intensità".
"Forces of Nature's Transformation" dei LIFELESS DARK è Hot Album su Metalitalia.com: "Con una fedeltà disarmante, ma mai pedissequa, i ragazzi riesumano quel mix di crust hardcore e thrash-death metal che negli anni Ottanta incendiò la scena estrema britannica".
"Bestial Hardcore" dei GAOLED è Hot Album su Metalitalia.com: "Un lavoro che non chiede solo di essere ascoltato, ma vissuto fino in fondo".
"Dark Wing Gospel" dei BLACK YET FULL OF STARS è Hot Album su Metalitalia.com: "Un lavoro ben suonato, di impatto, con grandi aperture orchestrali e altrettanti ottimi spunti vocali, che spazia dal black metal orrorifico all'ambient tipico di colonne sonore epiche".
La recensione di "The Ashen Trail" dei TAV: "Una creatura misteriosa, che muovendosi pacata tra doom, post-rock/metal, darkwave e una strana anima progressive, disegna un disco dall'aura magica, sfuggente a paragoni diretti".
La recensione di "Folkstorm" di GNIPAHÅLAN: "'Folkstorm' è un buon prodotto che si inserisce perfettamente nel percorso artistico di Gnipahålan e fruibile perciò anche a chi cerca ancora emozioni del black metal di qualche decade fa".
La recensione di "Fornetes Folm / His Crown Grows From His Skull" degli ÚLFARR: "Un black metal abbastanza classico, figlio di uno stile diretto senza perdersi troppo in velleità avanguardistiche, ma con un occhio alla componente atmosferica".
La recensione di "The Dead Don't Die" dei DOMINUM: "Un ascolto facile, spensierato e certamente energico: un disco che, impacchettato a dovere, potrebbe fare la sua bella figura anche sotto l'albero di Natale".
La recensione di "Roses In Space" degli STARGENESIS: "Un disco autoprodotto ma di grande qualità sotto tutti i punti di vista, con un sound vario che spazia dal rock al prog e al metal".
La recensione di "Austere Dawning" dei MONTE PENUMBRA: "Un album di black metal al passo coi tempi, che fa dell'uso delle chitarre la propria arma vincente".
Il terzo Bellissimo di dicembre è "Under a Funeral Moon" dei DARKTRHONE!
La recensione di "Everyone Wants Something Beautiful" dei LOVE LETTER: "Quando una band è composta da membri fondatori di due pilastri del melodic hardcore come Defeater e Verse, le aspettative non possono che essere elevate".
La recensione di "Anthropic Bias / Departure" dei MESARTHIM: "Forse, senza troppe esagerazioni, possiamo dire che i Mesarthim sono diventati semplicemente la versione metal dei Tangerine Dream... e non quelli dei patetici anni new age, per fortuna".
La recensione di “Cold Light” dei WULDORGAST”: Nuova band statunitense black metal al suo esordio. La violenza c’è, ma manca la personalità. Da rivedere in futuro”.
La recensione di "Who Are You When No One's Watching" dei GRAPHIC NATURE: "Con scratch e inserti elettronici che insieme alle chitarre trovano il giusto compromesso tra impatto, caos e brividi, 'Who Are You…' stupisce per la consistenza".
La recensione di “Du Skal Frykte” dei VALDAUDR: “Dalla terra dei fiordi ecco un progetto che con questo nuovo album prende piede potrà rivelarsi assai interessante in futuro”.
La recensione di "Moments of Misery" degli HEAVY//HITTER: "Un nome, un programma".