7.5
- Band: ANATHEMA
- Durata: 01:42:24
- Disponibile dal: 30/10/2015
- Etichetta: Kscope Music
- Distributore: Audioglobe
Gli Anathema ci hanno preso gusto. Dopo il bellissimo “Universal”, uscito oltre due anni fa e registrato in Bulgaria, nella cornice incantevole del teatro romano di Plovdiv, ecco un altro concert film di tutto rispetto e di grande, grandissima classe: il 7 marzo 2015, difatti, la band ha ‘profanato’ l’imponente cattedrale della propria città natia, Liverpool, per un’occasione più unica che rara di sentire e vivere più di un’ora e mezza di musica suonata con il cuore ed un trasporto tangibile. Inutile soffermarsi più di un paio di righe, ormai, sulla maturità compositiva e stilistica di una formazione che, partendo da un nadir di depressione e goticità doom-death metal, è arrivata a toccare le vette di uno zenit carico di malinconia ed emozione, capace di pizzicare le corde più profonde di ogni essere umano dotato di sensibilità artistica. Daniel, Vincent e Jamie Cavanagh, Lee e John Douglas – manca all’evento il tastierista/batterista Daniel Cardoso, forse perchè, abbiamo pensato noi, non originario di Liverpool – con l’aiuto del violoncellista David Wesling e della talentuosa violinista Anna Phoebe, autrice di un solo spettacolare durante il brano “Anathema”, ci conducono quindi fra le spire di una cattedrale incantevole e addobbata ad hoc – ovvero con modestia e rigore, niente luci sfavillanti o pacchianerie lontane dall’approccio della band – per un set semi-acustico e comunque davvero molto soffuso, quasi totalmente privato di elementi aggressivi e chiaramente scevro da parti metal. La lunghezza del DVD non è clamorosa, il concerto è stato di durata contenuta e i pezzi eseguiti sono ‘solo’ quindici, ma il suono ricreato dai professionisti chiamati in causa e il filming del regista Lasse Hoile (già con i britannici per “Universal”) sono buoni/ottimi, quindi il valore finale del prodotto è di certo sopra la media. Durante il raffinato set, esclusi i sempre on stage Danny e Vinnie Cavanagh, con il primo vero maestro nel gestire gli innumerevoli loop di chitarra generati per ampliare ad infinitum l’effetto risonante delle volte del tempio, i musicisti si alternano sul palco a seconda del fabbisogno della canzone: l’inizio, da “The Lost Song, Part 2” fino a “Dreaming Light”, è affidato al trio Danny-Vinnie-Lee, con una Lee Douglas sempre più al centro dell’attenzione e sempre più importante nell’economia degli Anathema d’oggigiorno. Per “Anathema”, come riportato sopra, c’è la band quasi al completo, graziata dall’assolo indemoniato della Phoebe al violino. E si prosegue dunque così, con il viavai dei protagonisti sul semplice palco allestito proprio davanti all’altare della cattedrale, con il pubblico disposto sulle panche solitamente usate per le funzioni religiose. Audience che presenta un’eterogeneità estrema, da deathster e doomster capelloni e barbuti ad impiegati in giacca e cravatta, fino a giungere a signori di una certa età e dal viso bonario. Dopo la poco appariscente “Electricity”, cantata in toto da Daniel, l’esibizione va in discesa e l’highlight assoluto è rappresentato dall’esecuzione della magica “The Beginning And The End” da parte dei soli fratelli Cavanagh (escluso Jamie, che resta dietro le quinte): una resa ‘di stomaco’ per uno dei brani migliori mai scritti dai Nostri, baciata dall’incantata melodia finale di tastiera davvero da lacrime. E mentre “Take Shelter” cala il sipario sul minutaggio regolare dello show, quest’ultimo riparte con una toccante “Internal Landscapes”, per la quale on stage sale quella che, non contando il vocalist Darren J. White, fu la primissima line-up degli Anathema, con il trio Cavanagh alle corde e John Douglas alle drums: una sensazione stranissima vederli eseguire una canzone così opposta a quanto suonavano nei primissimi demo di inizi anni Novanta. “A Natural Disaster” vede l’ennesima grande prova di Lee alla voce, con le luci completamente azzerate e la cattedrale illuminata solo dai cellulari del pubblico, finalmente usati con sapienza e solo su richiesta dell’artista di turno. “Fragile Dreams”, infine, chiude in bellezza (ma a dir la verità si tratta di una versione non particolarmente entusiasmante) un film degno della caratura mondiale raggiunta dalla formazione di Liverpool, che si conferma fra i maggiori interpreti del progressive rock dei nostri tempi. “A Sort Of Homecoming” è perciò un DVD diverso da “Universal”, sia nell’ambientazione che nell’esecuzione; e quindi lontano dall’essere una mera operazione commerciale. Fatelo vostro se siete super-fan degli Anathema e appassionati di video musicali.