7.5
- Band: DEVIN TOWNSEND
- Durata: 02:50:24
- Disponibile dal: 13/11/2015
- Etichetta: Inside Out
- Distributore: Universal
Quando Devin Townsend va sul mercato, difficilmente propone qualcosa di approssimativo o raffazzonato. Accade per le prove in studio, figuriamoci per un live compendiante l’esecuzione per intero di “Dark Matters”, la seconda parte di Z², oltre a una seconda setlist selezionata interamente dai fan. Il concerto dell’11 aprile alla Royal Albert Hall di Londra ha rappresentato la concretizzazione di un’idea a lungo accarezzata dal funambolico musicista canadese, che da tempo avrebbe voluto dare il giusto risalto al concept avente per protagonista il buffo alieno goloso di caffè. Qui vi parliamo della testimonianza su DVD e Blu Ray (di quest’ultima versione non abbiamo potuto visionare i corposi extra), quella più interessante e completa, appagante gli occhi ancora prima delle orecchie proprio in virtù di una progettazione meticolosa, che ha permesso di schierare, fisicamente oppure virtualmente sui giganteschi schermi dietro il palco, tutti i personaggi della saga. Qualcuno potrebbe eccepire che il concentrarsi solo sul seguito di una storia iniziata con “Ziltoid The Omiscient” sia un po’ limitante, ma a onor del vero già una rappresentazione scenica di questo tipo deve aver comportato uno sforzo organizzativo enorme, e comprendere musiche provenienti anche dal disco del 2007, con la presenza di ‘attori’ diversi e un differente sviluppo narrativo, sarebbe stata un’impresa troppo dispendiosa. La parte ‘ziltoidiana’ dello show è andata in scena con il supporto di un intero coro in tuta da astronauta Anni ‘50, disposto su due pedane laterali, appena sotto la postazione più elevata, dov’era assisa la War Princess, interpretata dalla cantante Dominique Lenore Persi: rinforzi che hanno consentito di riprodurre alla perfezione anche i passaggi vocali più esagerati e di non ricorrere in alcun caso a basi preregistrate. Captain Spectular, alias Chris Jericho, compare invece solo nei filmati a cornice e cucitura delle singole porzioni in cui è diviso il disco, dove si alternano cartoon e scenette con protagonista Ziltoid e altri mostricciatoli, mentre la palma di figuranti più comici se la prendono gli uomini-sedere, i Poozers. Dotati anch’essi di microfono, intervengono a più riprese a movimentare la situazione sull’ampio stage e interagire con la Persi, mentre la band e lo stesso Townsend non concedono tantissimo al puro spettacolo. Il colpo d’occhio in platea era davvero traboccante, non sappiamo esattamente quanti spettatori abbiano partecipato, ma tra parterre e balconate in teatro di spazio libero non ve n’era proprio! La regia è brava a catturare le espressioni dei presenti, concentrandosi ovviamente sulle prime file, popolate di numerosi ragazzi indossanti costumi di cartoni animati, in presa ad atteggiamenti da veri fan-boy militanti. Il clima di divertimento spensierato ed epica burlesca permeante l’intero “Dark Matters” viene reso benissimo dal punto di vista strumentale, Townsend appare più in forma che nella data italiana del tour tenutasi circa un mese prima e ci dà dentro con tutto il suo campionario di scherzi e sberleffi, lasciando erompere dalla sua lingua sciolta la consueta sequela di non-sense durante le pause. La seconda porzione del concerto è fatalmente più spoglia di elementi visuali, mentre la musica continua a regalare notevoli vibrazioni, pur non potendo contare sulle stimmate dell’unicità, se non per alcuni pezzi di norma poco suonati dal vivo. Infatti, il grosso delle canzoni ricalca le setlist degli ultimi tour : forse non ci si poteva aspettare altro, d’altronde anche nelle discografie più sterminate si nota una certa polarizzazione nei gusti degli ascoltatori e quindi non può destare grosse sorprese l’assenza di molte possibili ‘outsider’ accanto ai ‘classici’ più rinomati . Rilevante come Townsend, di anno in anno, si comporti in maniera sempre più rilassata e spensierata, ormai libero da certe cupezze Anni ’90-primi Anni 2000, quando gli scoppi di violenza di un gruppo come gli Strapping Young Lad erano diretta espressione di un vissuto abbastanza tormentato. Non sarebbe male, infine, vedere un minimo di movimento in più da parte del supporting cast, ovvero tutti gli altri strumentisti, ineccepibili sul fronte operativo e un po’ freddi su quello emotivo. Suvvia, accanto Devin dovrebbe essere un obbligo mostrare un po’ più di divertimento! Detto questo, il prodotto in sé e per sé è valido e molto ricco di contenuti. Per tutti gli appassionati del simpatico canuck, questo è un live da avere senza indugio.