8.0
- Band: MOTORHEAD
- Durata: 59:40
- Disponibile dal: 06/05/1986
- Etichetta: GWR Records
- Distributore:
Hap-py Birthday to you. Happy Birthday to Mooootörhead. Happy Birthday to yooou.
E via col fumo e “Iron Fist”. Il decennale dei Motörhead all’Hammersmith Odeon è una celebrazione assoluta della prima funambolica decade della band di Londra. Registrato il 28 e 29 luglio 1985, uscito inizialmente come VHS, poi in cd nel 1990 (con una setlist editata) e poi riedito in DVD nel 2003, “The Birthday Party 1985” è una piccola pietra miliare nella discografia della band: le esecuzioni delle tracce hanno quello spirito che proveniva da un’attività che dal vivo vantava ormai performance da capogiro (mirabile quella di quattro anni prima nella stessa location londinese di “No Sleep ‘Till Hammersmith”), un’uscita particolare come la raccolta “No Remorse” con un sound alimentato dalla formazione a quartetto con Phil Campbell e Würzel alle chitarre e Pete Gill detro le pelli, e il tutto è corredato dalla presentazione in anteprima di “Mean Machine” e “On The Road”. Non dimenticando, ovviamente, che qui troviamo alcune delle performance più eccezionali della carriera dei Motörhead, una su tutte la finale “Motörhead” con ospite il super-irlandese Phil Lynott dei Thin Lizzy al basso e tutti i membri del passato della band sul palco. Il concerto offre infatti, oltre ad uno spirito particolarmente festaiolo e caciarone, data la ricorrenza particolare, le presenze speciali sul palco come “Fast” Eddie Clarke, Larry Wallis e Brian Robertson alle chitarre, “Philthy Animal” Taylor, Lucas Fox dietro le pelli e Wendy O. Williams alla voce nella esosissima “No Class”. La formazione a due chitarre è qui all’apice della sua valenza: sentire infatti versioni di “Metropolis” come questa fa ancora una volta passare davanti al proprio poster e inchinarsi allo Snaggletooth: “Metropolis, the worlds collide / Ain’t nobody on the other side, / I don’t care, I’m not there”. Il buon vecchio Lemmy regala prestazioni da esaltazione obbligata, come nel bass solo di “Stay Clean”, e nella interpretazione di brani come “The Chase Is Better Than The Catch”, altra versione da libro di storia della band, e una “Overkill” inserita in un tripudio di scintille e fuochi pirotecnici, in mezzo ai quali si erge la figura baffuta del mastro Kilmister. E come non esaltarsi nel caos finale di “Motörhead”, in cui ci sono sul palco praticamente tutti i past-member (e Lynott) e non ci si capisce quasi niente? Be’, poco importa ai fini del risultato, questo è il bello del rock’n’roll, della birra, del punk, delle feste di compleanno, dei Motörhead . Restano solo gli applausi. Non c’è molto altro da aggiungere.