7.5
- Band: OPETH
- Durata: 01:40:00
- Disponibile dal: 02/11/2018
- Etichetta: Nuclear Blast
- Distributore: Warner Bros
L’ultima testimonianza live per gli Opeth risaliva al 2010, a quel “In Live Concert At The Royal Albert Hall” che aveva sancito la celebrazione del ventennale della band. Da allora gli Opeth hanno mutato pelle in maniera forse definitiva, pubblicando tre album che li hanno collocati, nel bene e nel male, in un panorama diverso. E’ comprensibile, dunque, la scelta di voler fissare questo particolare momento della carriera degli Opeth con un’altra fotografia: non più la Vecchia Europa della Royal Albert Hall, ma una location altrettanto suggestiva, il Red Rocks Amphitheater in Colorado, durante una data del tour di supporto a “Sorceress”. A dare continuità ai due live album, invece, troviamo l’artwork di Travis Smith, che gioca nuovamente con il parallelismo con i Deep Purple, che questa volta cita apertamente il leggendario “In Rock”, album che fu pubblicato proprio dopo il celebre Concerto con l’orchestra alla Royal Albert Hall. “Garden Of The Titans”, dicevamo, ci propone una data open air del tour di supporto a “Sorceress” e, contrariamente alla serata celebrativa per il ventennale, non troviamo una scaletta ad hoc per l’occasione: gli Opeth, come da loro abitudine, costruiscono il loro show con una carrellata di brani che cerca di coprire la quasi totalità della loro carriera, pescando un brano per ogni loro uscita discografica, con un ovvio focus sull’ultimo “Sorceress”. Il concerto non si discosta molto da quanto visto nella data italiana del tour (qui potete leggere il nostro report della serata), tuttavia a fare la differenza è senza dubbio la cornice. L’anfiteatro, circondato dalle imponenti rocce rosse del Colorado, abbraccia il palco con un colpo d’occhio molto diverso rispetto alle soluzioni più raccolte di un club. La regia, affidata ai Deka Brothers, una coppia di director francesi autori di video per i Gojira e Carpenter Brut, gioca molto su questo aspetto, favorendo spesso inquadrature panoramiche che sovrastano il pubblico, fino a toccare qualche scorcio del paesaggio naturale.
La performance della band è, come sempre, di ottimo livello e si avverte il perfetto amalgama raggiunto dai musicisti. Mikael Åkerfeldt si destreggia tra voce pulita e il vecchio growling mentre intesse trame complesse assieme al fedele Fredrik Åkesson; Martín Méndez e Martin Axenrot reggono l’impianto ritmico con maestria; mentre appare sempre più fondamentale l’apporto di Joakim Svalberg alle tastiere, strumento ormai centrale nel sound progressive dei nuovi Opeth.
“Garden Of The Titans”, dunque, si presenta come un prodotto curato ed interessante per chi continua a seguire ad apprezzare la band svedese, tuttavia ci riserviamo di muovere una critica circa la scelta dei brani da immortalare in questa nuova release. La tracklist, infatti, ignora non solo un album come “Morningrise”, ma addirittura “Blackwater Park” e “Still Life”. Capiamo che il secondo, riprodotto nella sua interezza nel precedente live album sarebbe stato ridondante, ma certamente un paio di estratti dagli altri capitoli a dispetto di uno dei brani più recenti sarebbe stata certamente scelta apprezzata. Nonostante questo, comunque, ci troviamo di fronte ad un’uscita di valore, che consigliamo a tutti coloro che apprezzano gli Opeth nel loro intero percorso artistico.
