7.0
- Band: ORPHANED LAND
- Durata: 03:00:00
- Disponibile dal: 24/10/2011
- Etichetta: Century Media Records
- Distributore: EMI
Uscito ormai nell’autunno del 2011, “The Road To Or Shalem” è il DVD commemorativo del ventesimo compleanno degli Orphaned Land, la compagine israeliana che è pian piano diventata un caso pressoché unico nell’universo metal, in grado di unire e pacificare, attraverso la sua musica abbracciante molteplici significati e culture, fan di opposta estrazione religiosa, da Ebrei a Cristiani, da atei a Musulmani, da agnostici a satanisti. Trattasi di doppio DVD, dunque, anche se non esageratamente ricco di contenuti e piuttosto classico nella sua struttura: nel primo dischetto troviamo la riproposizione quasi integrale del live celebrativo tenuto fra le mura amiche del The Reading 3 a Tel Aviv; nel secondo disco, invece, oltre agli abusati contenuti dei videoclip e della photogallery, ecco una manciata di bonus-track provenienti dal medesimo concerto e soprattutto un documentario che narra un po’ di nascita e storia del gruppo, e che va rapidamente a sistemarsi nella posizione di feature più succulenta del DVD. Interessante, ad esempio, sapere i perché dell’interruzione dell’attività dopo la release di “El Norra Alila” nel 1996, dovuta ad una crisi interna di notevole spessore, con addirittura il chitarrista Matti Svatizki emigrato in India; oppure divertirsi a vedere brevi spezzoni delle primissime esibizioni del combo, quando ancora si faceva chiamare Resurrection, suonava death metal tout-court e gli unici due membri attuali erano il vocalist Kobi Farhi ed il barbuto bassista Uri Zelcha. Nelle parole dei componenti degli Orphaned Land è sempre facile riscontrare le difficoltà e la stranezza del nascere e crescere metallari non tanto in un paese ostile, bensì al centro di una zona geografica sicuramente retrograda e poco incline ad ospitare non solo entità metalliche, ma addirittura gruppi musicali. Ed ecco quindi ancor più rafforzato l’esplosivo risultato che Yossi Sassi e compagni stanno ottenendo oggigiorno. Per quanto riguarda il live vero e proprio, da segnalare le quasi dimesse ma sentite ospitate dell’amico Steven Wilson, che duetta con Kobi in “M I?” e poi fornisce una toccante e personale interpretazione di “The Beloved’s Cry”. I ragazzi sono fenomenali quando sono in formazione completa, ovvero con, in questa speciale occasione, un percussionista fisso, un suonatore di bouzouki e soprattutto con gli interventi di Shlomit Levi, la vocalist sopraffina che li aiuta da sempre in studio: basti ascoltare l’enfasi con la quale “Sapari” trascina in balli tutto il pubblico per apprezzare al meglio quanto appena scritto. Addirittura nei brani finali – “El Meod Na’ala” e il corale “Ornaments Of Gold” – viene fatto salire sul palco il papà di Yossi per simulare il canto dei fedeli nelle sinagoghe. Insomma, in poco meno di tre ore di materiale, sebbene non ci si trovi di certo di fronte ad un’uscita epocale, si riesce a vivere la musica e la carriera degli Orphaned Land piuttosto compiutamente e si finisce a riflettere sulla potenza e la grandezza di una formazione come questa. Doverosa la visione per i fan.