6.5
- Band: RAINBOW
- Durata: 02:19:00
- Disponibile dal: 18/11/2016
- Etichetta: Eagle
- Distributore: Universal Music Enterprises
Il ritorno di Ritchie Blackmore e della sua Stratocaster color crema al vecchio repertorio di Rainbow e Deep Purple è stato senza dubbio uno degli eventi musicali del 2016: solo tre concerti, due in Germania, molto ravvicinati tra loro, e uno nella sua Inghilterra. Le cronache dei tre concerti sono abbastanza unanimi: nelle date teutoniche, soprattutto la prima, la band è apparsa ancora un po’ arrugginita, mentre la data di Birmingham è stata di un’altra pasta, con la formazione finalmente a suo agio e un Blackmore in stato di grazia. Stupisce, quindi, la scelta di proporre come documento live di questo ritorno proprio un mix delle due date in Germania. Chi vi scrive ha avuto il piacere di essere presente nella Genting Arena e potete leggere proprio su queste pagine il report di quella splendida serata, quindi vi rimandiamo a questo articolo per le sensazioni vissute nel rivedere Blackmore alle prese con dei classici immortali del rock. Questo DVD è sicuramente un buon prodotto e fa piacere ascoltare gli arrangiamenti proposti da questi nuovi Rainbow e per testare la nuova formazione. Ronnie Romero si conferma un asso, perfettamente a suo agio anche davanti a quindicimila persone, e mantiene un’ottima padronanza del materiale di Blackmore, soprattutto per quanto riguarda l’era Dio; Jens Johansson è un professionista e, pur senza avere la potenza di un Jon Lord, suona tutto il concerto con la naturalezza del virtuoso; restano invece delle perplessità sulla sezione ritmica e, in particolare modo, sul batterista David Keith. La scaletta è una sequenza di pezzi da novanta e dispiace solo di non poter ascoltare anche “Burn” e “Soldier Of Fortune”, due chicche proposte a Birmingham: sarebbe stata una bella cosa inserirle come contenuti speciali, magari, ma non siamo stati così fortunati: come extra, infatti, sono presenti solo quattro pezzi registrati da una data diversa rispetto a quella della scaletta ufficiale. Che dire, quindi? Durante la visione, effettivamente, la sensazione è quella descritta all’epoca dagli avventori: non si tratta di un brutto show, senza dubbio, ma lontano anni luce non solo dal periodo d’oro di Blackmore, ma anche dalla performance di venti giorni dopo nel Regno Unito. Una chicca per i fan presenti al concerto, per poter rivivere le emozioni della serata, ma niente di indispensabile.