7.0
- Band: SHINING (NOR)
- Durata: 01:35:27
- Disponibile dal: 11/11/2011
- Etichetta: Indie Recordings
- Distributore: Audioglobe
Potremmo adoperare un’infinità di definizioni per etichettare gli Shining: avanguardistici, rumorosi, ruffiani, astuti, monotoni, estremamente interessanti. Una band del genere non riuscirà mai a mettere d’accordo tutti, rischi del mestiere di chi, senza rendere conto a nessuno, decide di non porre limiti alla propria creatività, andando ad incorporare nel proprio sound elementi totalmente opposti come jazz, black metal, uno stormo di sassofoni, noise a palate e, infine, semplicità e orecchiabilità di fondo da veri e propri furbetti. Introdotti nel mondo del metal soltanto recentemente con il loro ultimo album, “BlackJazz”, i norvegesi hanno trovato, fin da subito, un leale manipolo di fan accaniti e incuriositi da questa bizzarra proposta, apprezzata moltissimo dai seguaci del prog e un po meno da quelli pane e black metal. “Live Blackjazz” è la prima, vera e propria, testimonianza visiva di un loro concerto, registrato al Rockefeller di Oslo, nella loro bella Norvegia. Un’occasione unica per farsi delle idee concrete riguardo una band che, a onore del vero, raramente si vede dalle nostre parti, e che impreziosisce il proprio prodotto con un’ottima qualità del set, prodotto da un professionista come Jørgen Munke, lasciando il mixaggio a un altro grande big: Sean Beavan (Marilyn Manson, Slayer, Nine Inch Nails). Immersi in un’atmosfera fredda e inumana, gli Shining, nei novantacinque minuti a propria disposizione, ergono un muro sonoro di rara intensità, polverizzando completamente l’audience per tutta la durata dei nove pezzi proposti, con un’ineccepibile padronanza tecnica degli innumerevoli strumenti e un impatto sonoro ben più d’effetto che su disco. Sugli scudi il leader tuttofare Jørgen Munkeby: fra chitarre, sax, urla disumane, particolari flauti e presenza scenica maiuscola, è indiscutibilmente il fulcro della formazione. Ampio spazio – come suggerisce il titolo – agli estratti di “Blackjazz”, dal quale vengono pescati sette brani su nove, con le sole esclusioni di “Blackjazz Deathtrance” e “Omen”. Il resto si dirama fra “Grindstone” e il suo predecessore, “In the Kingdom of Kitsch You Will Be a Monster”, ignorando completamente i primi due lavori. Le composizioni lunghe e articolate sono quelle dove la band dà il suo meglio, affogando in un mare di noise dalle tinte oscure e cimentandosi in numerosi assoli targati Jørgen, accompagnato, spesso e volentieri, da tappeti di tastiere fantasmagoriche che, nel complesso, contribuiscono fortemente nella resa atmosferica finale dello show. Difetto principale della performance è, invece, quello di non riuscire ad abbattare le barriere di prolissità e ripetitività già riscontrart in sede di recensione dell’omonimo platter, mettendo in difficoltà l’ascoltatore in diversi passaggi e abbassando il livello d’intensità. Detto questo, “Live Blackjazz” si rivela, in ogni caso, un prodotto da non lasciarsi sfuggire per chi intende avvicinarsi a questa bizzarra formazione, che speriamo, in futuro, possa sparare delle cartucce ancora più convincenti.