V.V.A.A. – THE BIG FOUR – Live In Sofia

Pubblicato il 21/04/2011 da
voto
10.0
  • Band: SLAYER
  • Durata: 05:51:00
  • Disponibile dal: 21/04/2011
  • Etichetta: Warner Bros
  • Distributore:

Scriviamolo subito in apertura senza mezzi termini: c’è un evento nell’heavy metal degli ultimi dieci (teniamoci stretti) anni più importante di Metallica, Megadeth, Slayer e Anthrax tutti sullo stesso palco nello stesso giorno? No. Questo è il DVD che lo documenta, quindi, per sillogismo, questo è il DVD migliore – nell’heavymetal – che sia mai uscito negli ultimi anni. Il prodotto ovviamente penalizza tutte le band che si sono esibite prima degli ovvi headliner Metallica, essendo deputate al ruolo di apertura, in termini di minutaggio. Ecco quindi che gruppi abituati a essere headliner o a coabitare durante grossi festival, si vedono costretti a suonare un’oretta come una media band qualsiasi. Questo non toglie nulla comunque in termini di intensità alle esibizioni di Anthrax, Megadeth e Slayer, eccezionali nel concentrare in un’ora ciascuno delle esibizioni adrenaliniche, veloci, atte a ripercorrere i momenti storici propri, e del genere in generale. Il concerto bulgaro registrato a Sofia è stato quindi un evento storico. L’opera in questione lo ripropone per intero, con tutti i particolari che hanno reso la giornata un vero e proprio evento, fra i più importanti nella storia dell’Heavy Metal.

ANTHRAX
Con un Belladonna cotonato come ai bei tempi, capelli nero corvino frutto di una tintura che visibile da 100 metri di distanza, gli Anthrax non si perdono in chiacchiere e aprono lo show dei magnifici quattro con una devastante “Caught In A Mosh”. Inutile insistere sulla disputa sui cantanti degli Anthrax, si può anche preferire Bush, artista più serio e usato come un taxi dai membri del gruppo, ma Belladonna aggiunge una dimensione ulteriore alle possibilità della band senza dubbio alcuno. E oltretutto è ancora in grande forma. Performance veloce quella degli americani con, da sottolineare, “Indians” fra i momenti più tritaossa. Il brano è interrotto  e poi ripreso per far spazio alle note di tributo a Ronnie James Dio. C’è infatti una strofa dei Black Sabbath per “Heaven And Hell”, e qui Belladonna assurge a definitivo protagonista. La sua voce ben si presta a interpretazioni del genere anche se ovviamente fare paragoni con Dio sarebbe ingeneroso per qualsiasi essere terreno. Il brano termina poi con “The Man On The Silver Mountain”. Validissima anche l’esibizione di “Medusa”, nel suo  mid tempo. Un’ora la durata dello show, che si chiude regalando un’accoppiata devastante: una strepitosa (specie a livello vocale) “Metal Thrashing Mad” e  un’infiammata “I’m The Law”, canzone tostissima che saluta il gran pubblico di Sofia. “Anthrax is back, men!” esclama un soddisfatto Belladonna. Non c’era migliore maniera di festeggiare il Big Four reclutando nuovamente il nero capellone alla voce.

Tracklist:
01. Caught In A Mosh
02. Got the Time
03. Madhouse
04. Be All, End All
05. Antisocial
06. Indians/Heaven And Hell
07. Medusa
08. Only
09. Metal Thrashing Mad
10. I Am The Law

MEGADETH
L’asprezza di “Holy Wars… The Punishment Due” apre uno show devastante da una band che è tornata in piena forma. I Megadeth picchiano duro come agli esordi, grazie anche all’assestamento di una formazione che ora è solida grazie agli innesti del virtuoso Broderick alla chitarra, del grezzo ma duro Drover alle pelli e al ritorno dello storico bassista Dave Ellefson. L’accoppiata iniziale con “Hangar 18” farebbe impallidire qualunque altra band alle prese con quello che all’epoca si chiamava “thrash metal tecnico”: violenza, asprezza, ruvidezza, melodia. C’è di tutto in questo concentrato che vale da solo l’esibizione di Mustaine e compagni. E poi una storica “Wake Up Dead”, una “Headcrusher” che non avrebbe sfigurato su “Rust In Peace” e quel capolavoro inarrivabile che risponde al nome di “In My Darkest Hour”, pura maestria sotto ogni punto di vista. Tostissima “Hook In Mouth”. Dopo di ciò, approfittate dell’esecuzione di “Trust” per andare in cucina a riempire il barattolo di pop-corn e prendere una nuova birra fresca, e sedetevi per il gran finale. È l’ora di suonare brani da “Countdown To Extinction” prima di una “Peace Sells”, sfociata nel reprise della traccia d’apertura dello show che saluta il pubblico infiammato a dovere, caldo a puntino per gli Slayer. Gruppo in forma strepitosa.

Tracklist:
01. Holy Wars… The Punishment Due
02. Hangar 18
03. Wake Up Dead
04. Head Crusher
05. In My Darkest Hour
06. Skin O’ My Teeth
07. A Tout Le Monde
08. Hook In Mouth
09. Trust
10. Sweating Bullets
11. Symphony Of Destruction
12. Peace Sells/Holy Wars Reprise

SLAYER
L’inizio è di quelli soft, una sorta di aperitivo analcolico: “World Painted Blood” più “Jihad”, un riscaldamento su due pezzi fra i più mosci della discografia Slayer. Di certo, dal vivo le canzoni graffiano molto più che su album… si tratta pur sempre degli Slayer,  e anche Bianco Natale suonerebbe maligna per mano della loro arte. Non ci credete? Guardate la differenza d’impatto appena parte “War Ensemble”. Questi sono gli Slayer, la band di thrash metal più cattiva del pianeta. Quando attaccano le note di “Season In The Abyss” la concentrazione di tutti i presenti, musicisti e fan, è religiosa. È la celebrazione di un rito. Su “Angel Of Death” c’è ancora qualcos’altro da dire che non sia stato già detto? È sicuramente la canzone thrash metal considerata la più violenta del pianeta. Ognuno ha la sua preferita, ma (“Infamous! Butcher!”) “Angel Of Death” è la preferita di tutti. A nostro giudizio la scaletta del gruppo presente su questo DVD avrebbe dovuto scartare le canzoni delle produzioni più incerte, come l’ultimo lavoro, per rendere il tour intero una sorta di gita storica al monumento del thrash, costruito con i mattoni di vent’anni fa, non con quelli friabili pubblicati di recente, se ci concedete la metafora edile. Il confine, a giudizio di chi scrive, è infatti “Disciple”, canzone-anatema dalla violenza mai eguagliata. C’è spazio anche per una ritrovata “Chemical Warfare”, adrenalina thrash metal.  Nel finale non c’è possibilità per divagazioni di sorta. Come a fine messa, c’è da prendere la benedizione: padre Araya annuncia e guida il gruppo nell’esecuzione di “South Of Heaven"/"Raining Blood”. Un’ora – troppo poco – è passata e per superarli ci vogliono solo i Metallica.

Tracklist:
01. World Painted Blood
02. Jihad
03. War Ensemble
04. Hate Worldwide
05. Seasons In The Abyss
06. Angel of Death
07. Beauty Through Order
08. Disciple
09. Mandatory Suicide
10. Chemical Warfare
11. South of Heaven
12. Raining Blood

METALLICA
Il bello dei Metallica è che quanto armeggi con brani come “For Whom The Bell Tolls”, anche se ti ripieghi su te stesso con pose ridicole suonando il basso, muovendoti con il passo dell’oca indossando una canottiera, quando dovresti invece baciare le assi del palco per l’opportunità che ti è stata donata da chissà chi e vestirti nella maniera più umile possibile, di nero e non da coatto, il brano suona comunque infinito, immarcescibile com’è. La pochezza alla batteria del tennista mancato Ulrich è nota ai più (e anche sul suo abbigliamento con i jeans da fighetto ci sarebbe da ridire, ma siamo alle solite: con i Metallica l’abito non fa il monaco) ma la voce di Hetfield, al secolo uno dei migliori cantanti di sempre dell’heavy metal, è lì a ricordare che la storia l’hanno scritta loro, con i brani tutti presenti in scaletta. Bastano infatti “Creeping Death” e “For Whom The Bell Tolls” ad ammaliare la platea. Tralasciando “Fuel” (riuscite a spiegarmela?), è quando arrivano i suoni acustici di “Fade To Black”  che si percepisce l’immortalità di un gruppo che riesce nella stessa canzone ad amalgamare la romanticheria alla potenza. Buono l’impatto anche delle nuove canzoni (“That Was Just Your Life”, “Cyanide” e “All Nightmare Long”) mentre su “Sad But True”, canzone incisa nel marmo di Carrara, non c’è nulla da dire. Dopo “One” uno vorrebbe magari fermarsi a riflettere per qualche minuto, realizzare quanto di magnifico si è ascoltato. Ma non si può: incombe “Master Of Puppets”, titletrack dell’album thrash metal per eccellenza, seguita poi da “Blackened”, altro brano tirato. Questo è il momento duro del concerto cui segue lo spazio dedicato al black album, con “Enter Sandman” da brividi con il pubblico che saltella in visibilio sul ritornello preceduta da “Nothing Else Matters”. È poi il momento della rimpatriata con “Am I Evil?” dei Diamond Head eseguita da tutti e quattro i gruppi contemporaneamente, i cui membri si abbracciano fraternamente (ipocritamente?) prima di eseguire il brano. “That was a metal moment I won’t forget!” dichiara Hetfield mentre il palco si svuota. Lo show non può che chiudersi com’è cominciato il thrash metal (più o meno): è il momento di rendere omaggio a “Kill’Em All”. “Hit The Lights” e “Seek And Destroy” chiudono l’esibizione dei Big Four come meglio non si potrebbe. La storia ora è conclusa.     

1     – Creeping Death         
2     – For Whom The Bell Tolls         
3     – Fuel         
4     – Harvester Of Sorrow         
5     – Fade To Black         
6     – That Was Just Your Life         
7     – Cyanide         
8     – Sad But True         
9     – Sanitarium         
10     – All Nightmare Long         
11     – One         
12     – Master Of Puppets         
13     – Blackened         
14     – Nothing Else Matters         
15     – Enter Sandman         
16     – Am I Evil?         
17     – Hit The Lights         
18     – Seek And Destroy         
19     – End Credits

BONUS
Il Dvd oltre a contenere i quattro show dei gruppi, ospita un 50 minuti di documentario bonus che ripercorre l’intera giornata dei membri dei gruppi, dall’arrivo in città, che come potrete immaginare è stata invasa da un’orda di fan per lo storico show, al momento di salire sul palco. Vengono riproposte le ore antecedenti il concerto, i gruppi alle prese con il catering e con lo “shitty coffee” (Belladonna dixit), i soundcheck, le prove delle altre band per “Am I Evil” i dialoghi delle rimpatriate tipo quello che ritrae Mustaine con Ulrich, dove scopre che il batterista dei Metallica ha ben quattro figli. Ulrich gli confida che uno di questi ha i Megadeth come band preferita e racconta di come lo costringa ad ascoltare il gruppo di Mustaine in macchina quando lo accompagna a scuola. Menzione d’onore per Scott Ian degli Anthrax con la maglietta dei SAMCRO (chi segue la serie TV Sons Of Anarchy sa di cosa si parla). E poi i vari meet and greet dei gruppi con scene a tratti commoventi come quando un fan scoppia in lacrime davanti ad Araya e questi lo consola abbracciandolo e tranquillizzandolo. Potenza degli Slayer. C’è poi Kerry King che col suo iPhone fotografa la schiena di un suo fan che lo ritrae tatuato e poi vengono proposte le entrate sul palco dei gruppi e dei riti che si fanno un attimo prima dello show. Il tutto si chiude con la fantastica foto finale, tutti di spalle alla folla, rappresentazione iconografica di un genere musicale.

TRACKLIST

  1. Anthrax
  2. Megadeth
  3. Slayer
  4. Metallica
  5. Bonus Documentary
  6. Cast And Crew
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