Partiti nel 2003 dalla città di Ocala, in Florida, gli A Day To Remember hanno saputo distinguersi da subito nel calderone metalcore d’inizio secolo grazie alla commistione con il pop punk, ergendosi di fatto portavoce di un sottogenere a metà tra i due mondi.
In vent’anni di carriera discografica hanno vissuto come è normale alti e bassi, con soprattutto l’ultimo “You’re Welcome” accolto con tepore dai fan storici per la sua eccessiva eterogeneità: in tutta risposta, a sorpresa, è uscito ad inizio anno il primo capitolo di un doppio album (“Big Olè Album Vol. 1”) decisamente più paraculo nel ripescare l’attitudine pop/punk/core degli esordi, il tutto ovviamente attualizzato per tenere il passo dei protagonisti di oggi.
In attesa di vederli tra pochi giorni nella tappa italiana dello Slam Dunk, dove saranno headliner in un bill che vede diversi protagonisti della scena pop punk di ieri ed oggi (dai New Found Glory ai Neck Deep), abbiamo colto l’occasione per una videochiamata con lo storico chitarrista Neil Westfall, unico membro fondatore rimasto insieme al frontman Jeremy McKinnon.
E’ APPENA USCITO IL VOLUME 1 DI “BIG OLÈ ALBUM”: AVETE GIA’ IN MENTE IL SECONDO CAPITOLO?
– Abbiamo già un paio di pezzi pronti e qualche altra idea in cantiere, ma è ancora presto per azzardare una data di uscita. Quando abbiamo finito di registrare il volume uno, visto il tanto materiale su cui stavamo lavorando, ci è venuta l’idea di un secondo capitolo: ci lavoreremo a partire da quest’estate, ma direi che almeno metà dell’album è ancora da finire.
IL DISCO E’ USCITO PRIMA IN FORMATO FISICO E POI SULLE PIATTAFORME DI STREAMING: COME MAI?
– L’idea è venuta al nostro manager a novembre, quando avevamo già tutte le copie fisiche pronte in magazzino. L’idea di farlo uscire in un primo momento solo in formato fisico era per rivivere le emozioni di una volta, quando l’uscita di un disco era davvero un evento importante per cui poi ci si prendeva il tempo di sfogliare l’artwork, ascoltare il CD per intero nel proprio lettore a casa o in auto, e via discorrendo.
Ora con lo streaming è tutto molto più immediato ma anche meno gratificante, e si è persa un po’ l’idea dell’album da gustare nella sua interezza, per questo abbiamo voluto dare ai nostri fan la possibilità di rivivere questa esperienza che per noi da giovani era una cosa molto bella. Probabilmente molti dei nostri fan sono abbastanza vecchi da avere vissuto l’epoca d’oro del formato fisico, ma qualcuno tra i più giovani forse no, e l’ha provata ora per la prima volta.
Inoltre, anche per noi era l’opportunità di fare qualcosa di diverso rispetto alla ‘solita’ release di un album secondo le dinamiche tradizionali.
ANCHE L’ARTWORK ‘CARICATURALE’ È MOLTO ELABORATO…
– Sì, ho visto alcuni thread su Reddit e gruppi privati su Facebook in cui si sono sbizzarriti a riconoscere i personaggi in copertina e come mai sono lì… Penso sia piaciuta molto, come idea.
IL 2 GIUGNO SARETE A MILANO PER LO SLAM DUNK: COSA DOBBIAMO ASPETTARCI?
– Vogliamo suonare un sacco di pezzi nuovi, ma al tempo stesso abbiamo anche tanti classici che non possono non trovare posto in scaletta, così da fare contenti i nostri fan vecchi e nuovi.
Non è facile scegliere, avendo ormai otto album in catalogo, ma ad esempio nell’ultimo tour americano abbiamo provato a fare dei medley unendo due pezzi a metà nello spazio di uno e la cosa ha funzionato abbastanza bene, quindi non escludo faremo qualcosa del genere su alcuni pezzi più datati o suonati meno di frequente. Di sicuro ci sarà divertirci e non vedo l’ora di essere a Milano, che resta una delle mie città preferite.
“YOU’RE WELCOME” E’ STATO UN DISCO CHE HA DIVISO LA VOSTRA FANBASE…AVETE SENTITO PIÙ PRESSIONE PRIMA DI ENTRARE IN STUDIO?
– Quando componiamo cerchiamo sempre d’incorporare diverse influenze, portando ogni volta un po’ di novità per darci qualche stimolo nuovo e con l’obiettivo principale di divertirci, e così è stato anche per le registrazioni “You’re Welcome”, un disco per certi versi più sperimentale e nato comunque durante gli anni della pandemia.
Quest’ultimo disco è uscito come sempre in modo molto naturale: non ci siamo posti nessun vincolo prima di entrare in studio, ma ne siamo usciti con una ventina di canzoni anche molto diverse tra loro, da cui è nata l’idea appunto di far uscire un doppio album, così da poter tenere dentro tutte le nostre sfaccettature senza che una parte o l’altra prendesse il sopravvento.
NELL’ALBUM SONO ACCREDITATI SEI PRODUTTORI, TRA CUI UN GROSSO RUOLO NEL SONGRWITING SEMBRA GIOCATO DA DREW FALK E ZAKK CERVINI…
– Personalmente, il fatto di avere a bordo persone che conoscono bene la band come Drew e Zakk è un valore aggiunto, dato che sono prima di tutto nostri fan e persone di cui abbiamo completa fiducia, quindi è facile lavorare con loro e sanno come aiutarci a rendere al meglio.
Per “You’re Welcome” abbiamo avuto molta più gente coinvolta – sia nella scrittura che nella produzione, con ad esempio ben otto persone diverse impegnate nel mixing – il che da un lato è stato stimolante ma anche molto più complesso da gestire, dato che non con tutti quanti c’era lo stesso livello di fiducia e di conoscenza.
Stavolta abbiamo optato per un approccio più organico, con persone che conosciamo da tempo e che fossero prima di tutto fan degli A Day To Remember.
NELLA TUA PLAYLIST GIRA PIU’ METAL, POP PUNK O ALTRO?
– Ascolto veramente di tutto e ultimamente credo stia uscendo un sacco di bella musica. Personalmente ora sono preso dalla dance – ad esempio i Rüfüs Du Sol, John Summit e Skrillex – ma ho apprezzato particolarmente anche l’ultimo disco dei Blink 182 così come trovo fantastici gli Sleep Token.
Quando prendo in mano la chitarre in genere mi piace più suonare dei riff più heavy, ma l’ultima canzone che ho scritto un paio di settimane fa era un pezzo pop punk…diciamo che dipende dalle giornate (risate, ndr).
BRING ME THE HORIZON, PARKWAY DRIVE E SLEEP TOKEN TRAVALICANO ORMAI I CONFINI DEL METAL: VEDI QUALCHE SIMILITUDINE RISPETTO AL VOSTRO PERCORSO?
– Credo che ciascuno di loro sia arrivato dov’è ora perchè ha saputo proporre qualcosa di unico, così come noi stessi, quando abbiamo cominciato, abbiamo avuto successo per il fatto di unire generi diversi ed essere immediatamente riconoscibili, oltre che per gli show dal vivo. Il tema dei live credo sia per noi americani, al momento, la difficoltà più grande, dato che per poter portare sui palchi europei lo show che vorremmo serve una produzione importante, ma con l’impennata dai costi non è facile.
Da questo punto di vista i Parkway Drive sono un vero punto di riferimento, dato che pur venendo dall’Australia hanno saputo mettere in piedi uno spettacolo veramente pazzesco. In generale comunque conosciamo e stimiamo i ragazzi di tutte queste band, e siamo veramente felici del successo che stanno avendo: non solo non c’è alcuna gelosia, ma anzi stanno allargando i confini del genere per tutti.
DOVE HAI VISTO IL VOSTRO MOSHPIT PIU’ GRANDE?
– Fammi pensare… Il primo che mi viene in mente è l’ultimo Knotfest in Australia, a Brisbane: ci saranno state tipo trentamila persone ma è come se venticinquemila fossero nel moshpit, quindi veramente uno spettacolo impressionante.
In generale, quando ci capita di suonare con il pubblico degli Slipknot c’è sempre un gran casino, così come quando suoniamo ai festival europei tipo il Rock Am Ring c’è sempre una bel macello, anche se personalmente preferisco quando suoniamo nei club un po’ più piccoli; lì davvero senti l’energia e il sudore del pubblico che arriva fino sotto al palco, oltre ad offrire un’esperienza veramente indimenticabile per i fan.
VIVI ANCORA A OCALA?
– Io in realtà ora sto ad Orlando, perchè ho bisogno di essere più vicino all’aereoporto, ma mia mamma vive ancora lì quindi ci vado abbastanza spesso, anche perchè è tipo a poco più di mezz’ora di distanza.
QUAL E’ IL TUO ‘GIORNO DA RICORDARE’ (‘A DAY TO REMEMBER’ IN INGLESE)?
– Prima del matrimonio ti avrei dato una risposta diversa, ma ora non posso che rispondere la nascita di mia figlia: è nata quattro anni fa, durante il picco del Covid, il che tutto sommato è stata una fortuna almeno per noi dato che così ho potuto vivere da vicino questi mesi così importanti.