A DAY TO REMEMBER – Ritorno al futuro

Pubblicato il 05/03/2021 da

Dopo una lunga assenza, solo indirettamente legata al Covid-19, tornano finalmente gli A Day To Remember con il loro settimo album, annunciato come il lavoro più personale di sempre: un’affermazione non certo originale, ma ascoltando le parole del frontman Jeremy McKinnon traspare un sincero e contagioso entusiasmo per questa nuova fatica della band di Orlando, sempre più lontana dagli esordi all’insegna del pop-punk-core più caciarone ma non per questo meno coinvolgente, anzi.  Tra giri in Messico, anniversari imprevedibili, contaminazioni sonore e qualche risposta politically correct, a voi il resoconto della piacevole chiacchierata con Jeremy.  

SONO PASSATI CINQUE ANNI DA “BAD VIBRATIONS”: COME MAI COSI’ TANTO?
– Me lo stanno chiedendo tutti, è pazzesco se pensiamo che in realtà lo abbiamo composto davvero in poco tempo! Abbiamo finito di registrare quando eravamo ancora in tour: non ricordo esattamente quando, ma credo fosse più di un anno fa. Il problema poi è stato nel mixaggio, perchè avendo diversi stili nel disco abbiamo poi dovuto fare diversi tentativi per il mixing: gli A Day To Remember non sono semplicemente una band metal, quindi abbiamo dovuto cercare le persone migliori per ogni sottogenere. In condizioni normali non sarebbe stato un grosso problema, ma essendo nel frattempo subentrata la pandemia abbiamo dovuto scambiarci un sacco di mail gestendo tutto da remoto. Allo stesso modo ci è voluto davvero un sacco di tempo per scegliere l’artwork: ne avremo visti almeno quaranta, ma è un disco talmente personale che abbiamo voluto insistere fino a che non abbiamo trovato quello che ci rappresentasse alla perfezione. Insomma, ci è voluto più tempo del solito ma la cosa importante è che ora ci siamo, e non potremmo essere più soddisfatti!

COME DESCRIVERESTI “YOU’RE WELCOME” A UN VOSTRO FAN?
– Non abbiamo mai avuto un disco più personale di questo: mi piace nascondere sotto la superficie dei dettagli che possono cambiare la prospettiva, rendendo un disco qualcosa di diverso da un insieme di canzoni, qualcosa che resti per la vita. Può essere un passaggio musicale, testuale o anche visivo, ma l’importante è che renda senza tempo, anche se ci è voluto davvero tanto lavoro per arrivare a questo risultato.

AVETE AVANZATO QUALCHE CANZONE RISPETTO A QUANTO FINITO ALBUM SULL’ALBUM?
– Siamo partiti da una trentina di demo, ne abbiamo registrate ventidue, poi abbiamo fatto un processo di selezione davvero accurato per assemblare la migliore tracklist possibile senza voler esagerare e rischiare di stufare l’ascoltatore; seguendo questa logica, una delle mie canzoni preferite non è finita sull’album proprio per questo motivo. Credo prima o poi vedranno la luce perchè non mi piace buttare via nulla (il mio motto è ‘no riff left behind’), ma al tempo stesso non vogliamo neanche farle uscire come degli scarti: come detto sono canzoni cui siamo molto legati, quindi meritano un giusto trattamento.

“BLOODSUCKER” E’ DEDICATO A QUALCUNO DELLA VICTORY (vecchia etichetta con cui c’è stato un lungo contenzioso, Ndr)?
– Non c’è un destinatario specifico, è più riferito a chi ti sfrutta al punto da azzerare la tua personalità. Con la label ci siamo già ‘sfogati’ ai tempi di “Common Courtesy”, ora per me è un capitolo chiuso e non posso che augurare loro il meglio, anche se le nostre strade sono divise.

COSA CI PUOI DIRE INVECE DI “VIVA MEXICO”?
– Siamo andati qualche tempo fa a fare un giro in Messico e per quattro giorni abbiamo vissuto alcune delle esperienze più assurde della nostra vita. La canzone quindi come si suol dire è ‘tratta da una storia vera’ e parla di andare in Messico come un americano qualsiasi, scoprendo quello che rende il Messico così speciale al punto da fartene innamorare.

DA FAN DI GENERI DIVERSI, DALL’EDM AL PUNK-ROCK, HAI MAI PENSATO AD UN SOLO RECORD?
– Sono fermamente convinto che devi credere al 100% in quello che fai, e ho la fortuna di suonare con dei ragazzi con cui c’è un rapporto fantastico e con cui sono libero di esprimere la mia creatività nella maniera più assoluta: per questi motivi non credo riuscirei a fare musica al di fuori degli ADTR, semplicemente perchè non ne sento il bisogno e sono libero di esprimermi con la band, oltre al fatto che per prima cosa sento di dover ‘proteggere’ quello che abbiamo costruito finora. Per questo non credo farò altro, tutta la mia ispirazione deve andare qui.

SIETE FAMOSI PER LA VOSTRA ENERGIA: COM’E’ STATO SUONARE IN ACUSTICO?
– E’ da un po’ che la gente ce lo chiedeva, e finora non c’era stata l’occasione. Ci siamo quindi preparati in maniera scrupolosa, ma è stato anche emozionante potersi ritrovare con gli altri ragazzi per la prima volta dopo un anno, dato che non ci vedevamo ‘live’ dal 2019. E’ stato strano incontrarsi in condizioni ‘normali’ (senza mascherine, distanza, etc.), ma soprattutto è stato bellissimo poter tornare a suonare insieme, anche se in un contesto inedito come uno show acustico.

COSA NE PENSI DEL CASO MARYLIN MANSON?
– Mmmh, onestamente non saprei… Quando sono a casa stacco da tutto, mi dedico solo ai miei cari e mi estraneo dal resto della realtà, quindi non saprei dire cosa è successo. Ho visto che se ne è parlato ultimamente ma non ho molto di più da dire, se non che vorrei ci fosse più amore in giro.

COME STAI PASSANDO LE GIORNATE IN LOCKDOWN?
– Siamo sempre stati una touring band, quindi in effetti è un po’ strano stare a casa. Ho scritto qualcosina ma nulla di particolare al momento, quindi mi sto godendo la famiglia e la band facendo un po’ di promozione al disco in uscita, e per il resto speriamo il 2021 ci regali maggiori soddisfazioni del 2020!

QUANDO PRODUCI ALTRE BAND SI SENTE IL TUO TOCCO: E’ UNA COSA RECIPROCA?
– Ho il privilegio di poter fare il produttore come secondo lavoro, che è altrettanto bello perchè mi permette di vedere la magia dietro alla creazione di nuova musica, qualcosa che davvero mi affascina. Il fatto che non sia la mia occupazione principale mi permette di essere più selettivo nella scelta delle band con cui lavorare, dove sento di poter dare un contributo e trarre a mia volta ispirazione. Se facessi solo questo di mestiere probabilmente dovrei prendere tutto quello che viene, quindi è davvero una fortuna farlo come ‘hobby’.

AVETE QUALCOSA IN PROGRAMMA PER IL 15° ANNIVERSARIO DI “FOR THOSE WHO HAVE HEART”?
– L’anno scorso abbiamo fatto qualche show celebrativo suonando qualche vecchio pezzo in più, ma in tutta onestà devo dire che ODIO il fatto che si creino queste aspettative, della serie ‘Sono passati dieci anni dall’uscita dell’album quindi ora mi aspetto di sentire tutto il disco dall’inizio alla fine’. Non dico che non lo faremo mai, ma dovrà essere qualcosa che faremo quando avremo noi voglia di farlo e pensiamo sia il momento giusto, non semplicemente perchè c’è un anniversario da celebrare e la gente se lo aspetta.

INSOMMA, LA PAROLA D’ORDINE E’ “GUARDARE AVANTI”…
– Esatto, siamo molto affezionati a quello che ci ha portato fino a qui, ma continuiamo a guardarci avanti e crediamo davvero nella nostra musica, non abbiamo bisogno di guardarci indietro per poter riempire di nuovo i palazzetti. Forse ci sono meno breakdown ora, ma come detto all’inizio queste canzoni rappresentano al 100% chi siamo oggi, il che ovviamente è molto diverso da quando avevamo vent’anni. Come dicevo all’inizio, vogliamo scrivere canzoni che restino nel tempo, e crediamo mai come stavolta di esserci riusciti.

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