A FOREST OF STARS – The Gentlemen’s Club

Pubblicato il 15/12/2018 da

Il ‘Gentlemen’s Club’ è un circolo artistico immaginario creato dagli A Forest Of Stars, formazione estremamente interessante che coniuga l’avantgarde black metal con l’immaginario dell’Inghilterra Vittoriana. Atmosfere che hanno affascinato centinaia di formazioni, una su tutte i Cradle Of Filth, e che gli A Forest Of Stars abbracciano con intelligenza, creando una formula che non sarà del tutto originale, ma di certo mostra personalità. Una proposta così articolata meritava certamente un approfondimento e, pertanto, abbiamo raggiungo The Gentleman (tastiere e percussioni) e Mister Curse (voce), scoprendoli interlocutori acuti e razionali, ben disposti ad approfondire la propria arte e capaci di andare oltre le classiche frasi fatte, mettendo in luce i loro punti di forza così come anche le loro imperfezioni. 

INIZIAMO QUEST’INTERVISTA PARTENDO DAL PRECEDENTE ALBUM IN STUDIO. COME SI E’ EVOLUTO IL VOSTRO SOUND RISPETTO A “BEWARE THE SWORD YOU CANNOT SEE”?
The Gentleman: – Sono passati tre anni dall’ultimo album, compreso anche un intero anno sabbatico in cui abbiamo accantonato la band. Questo ci ha dato il tempo di riposare, riflettere e capire cosa volessimo fare. Alla fine siamo giunti alla conclusione, attraverso strade diverse, che ci sarebbe piaciuto tornare ad alcune delle atmosfere e a certi elementi dei primi due album. Non volevamo copiarli, o regredire, ma volevamo ravvivare la fiamma di quei giorni passati, cullarla, farla crescere e poi utilizzarla come nucleo su cui costruire il nuovo album. C’è qualcosa che proviene da tutti i nostri album, credo, ma questa è una scelta ponderata, in modo da non ripetere mai le stesse cose che abbiamo già fatto in passato e non riposare sugli allori (sempre che esistano).

COME NASCE UNA VOSTRA COMPOSIZIONE?
The Gentleman: – Solitamente tutto parte da dei singoli individui che scrivono le proprie cose, qualche volta in gruppi di due o tre. Quando iniziamo a percepire di avere qualcosa di solido, riuniamo tutto il materiale e a quel punto iniziamo ad avere un’idea di massima di come andrà a suonare il nuovo album. Dopodiché scartiamo la musica che non si adatta al nuovo costume, alla nuova etica scelta, e ci concentriamo nello scrivere canzoni che la abbraccino, accantonando tutto ciò che non si adatta (questo solitamente finisce per tradursi in una mole di materiale superiore a ciò che rimane nell’album). E’ un processo doloroso ma necessario per creare un album di cui essere soddisfatti e, ancora più importante, in cui credere. Ci sono diversi frammenti musicali che ho scritto per i quali sono rimasto affranto all’idea di doverli scartare, ma doveva essere fatto e sono certo che anche gli altri membri si sentano allo stesso modo. L’ego della band viene prima dell’ego di ciascuno di noi!

GLI A FOREST OF STARS SONO UNA BAND DALLA FORTE PERSONALITÀ, CON UNO STILE RICONOSCIBILE. PENSI PERO’ CHE SIA ANCORA POSSIBILE CREARE QUALCOSA DI ORIGINALE IN UN GENERE CHE HA GIA’ SUBITO CENTINAIA DI EVOLUZIONI?
The Gentleman: – Assolutamente no, almeno per noi. Sono sicuro che da qualche parte ci sia qualcuno in grado di farlo, ma non siamo noi. Non abbiamo mai, mai avuto la presunzione di sentirci originali in quello che creiamo, e ci sono molte menti brillanti là fuori, a cui non siamo degni di allacciare le scarpe, che danno vita a canzoni considerevolmente più grandi e uniche delle nostre. Tutto ciò che facciamo, alla fine, è esplorare la musica che amiamo ed essere ispirati da altri autori e band che a loro volta creano la loro musica. Purtroppo cavalchiamo un’onda sollevata da altri, niente di più.

UNO DEGLI ELEMENTI DI MAGGIORE INTERESSE IN QUESTO NUOVO ALBUM E’ DATO DALLE LINEE VOCALI, CHE TALVOLTA RASENTANO UNA SENSAZIONE DI PANICO, ANCHE DOVE LA MUSICA APPARE PIU’ CALMA E PACATA.
Curse: – Psicologicamente stavo attraversando un periodo di notevole instabilità durante le registrazioni del nuovo album. Non c’è recitazione nella performance vocale, nè in questo nè in altri album. Sfortunatamente, questa sensazione di panico che descrivi è fin troppo genuina. Penso però che ci sia anche qualcosa di positivo in questa natura autodistruttiva. C’è qualcosa di lenitivo in questa sorta di immolazione e mi sentirei come se stessi sprecando il mio tempo, e quello dell’ascoltatore, se non riversassi tutto quello che ho nel mio canto. Non essendo un vero e proprio musicista, talvolta mi sento quasi come se stessi infangando il lavoro fatto da altri, c’è una parte di me dispettosa che si diverte ad arrivare a questa fastidiosa conclusione.

COSA POTETE DIRMI INVECE DELLA COMPONENTE FOLK CHE TRASPARE SPESSO NELLA VOSTRA MUSICA?
The Gentleman: – Semplicemente ci piace la musica folk, nella sua miriade di variazioni in tutte le parti del mondo. Nella maggior parte dei casi ho la sensazione che si ritagli un suo spazio nella nostra musica quasi in autonomia, senza un nostro intervento deliberato. Quando hai un’idea che ti frulla in testa, questa può presentarsi in modi inaspettati. Gli arrangiamenti e le strutture dei canti folcloristici tradizionali possono influenzarci profondamente e non nego che questa componente mi piaccia particolarmente, ma non deve mai essere soverchiante, in maniera comica o troppo manifesta. Può essere una miscela sottile e solo in rare occasioni compare in maniera così netta: nella maggior parte dei casi è solo un altro elemento della nostra musica e adoriamo il fatto che riesca a farsi strada in mezzo a tutto il resto senza che ce ne rendiamo veramente conto. Se penso al nuovo album, non mi vengono in mente dei passaggi smaccatamente folk, ma capisco quello che intendi, c’è sicuramente quell’atmosfera in diversi passaggi.

DI COSA PARLANO I TESTI DELL’ALBUM?
Curse: – Si tratta di argomenti già ampiamente dibattuti, in quando provo un certo piacere nel riaprire vecchie ferite ed espanderle ulteriormente. Sputare in faccia a volti familiari come la morte, la follia, il decadimento. Non sono mai troppo lontani dalla mia mente e pertanto non lo sono dalla mia scrittura. Pur non trattandosi di un concept album, questi sono fili conduttori comuni tra le varie canzoni. Non voglio dilungarmi troppo, ma diciamo che il grosso del mio contributo nella band sta proprio nell’avvicinare cose molto distanti tra loro. Non posso considerarmi certo la persona più equilibrata al mondo e non vedo ragione per non trarre almeno qualche vantaggio da questo. Quest’album parla di decadenza, mentale, fisica o ciclica. Ineluttabilità, battaglie interiori, domande eterne a cui manca una risposta. Scavare, scavare e alla fine trovare solo terra.

L’ETÀ VITTORIANA E’ STATA FONTE DI ISPIRAZIONE PER UN’INFINITÀ DI OPERE CONTEMPORANEE, LIBRI, FILM, MUSICA. COME MAI SECONDO TE?
The Gentleman: – Onestamente non saprei come mai eserciti questo fascino in così tante persone dell’era moderna. Mi lascia perplesso, nonostante sia io stesso una di queste persone: nel mio caso c’è una ragione specifica molto personale, ma non saprei tradurla su altre persone, sarebbe una follia! Posso provare a fare qualche considerazione, come punto di partenza: il fatto che il loro mondo ci appaia così alieno rispetto alla mentalità odierna, pur trattandosi solo di 120 anni fa. Si comportavano e pensavano in modi che confondono le aspettative e, onestamente, possono esasperarti. E’ come visitare un altro pianeta e avere a che fare con gli alieni, quindi in un certo senso è un po’ come fuggire in un mondo fantastico, una strana dimensione alternativa, che tuttavia non appartiene al mondo della finzione, è accaduta davvero, è durata ben sessantaquattro anni e ha cambiato per sempre il mondo intero, nel bene o nel male (spesso entrambi). Credo quindi che sia questa la sua forza, la capacità di farci fuggire in un altro tempo e luogo così diverso dal nostro: se tu portassi una persona del nostro tempo lì, il mondo sarebbe per lui irriconoscibile, indipendentemente da ciò che immagina di sapere. Certo il paesaggio magari sarebbe lo stesso, alcune costruzioni e strade sarebbero familiari, ma la gente, il modo in cui gli parlerebbe, la loro vita di tutti i giorni, sarebbe un vero e proprio shock, credo. Per la maggior parte dei Vittoriani non si trattava di un’età dell’oro, era una lotta per la sopravvivenza quotidiana, solo per mettere del cibo sulla tavola, lavorando letteralmente fino alla morte in giovane età (rispetto ai nostri standard). Non avevano diritti, né la possibilità di votare per ottenere questi diritti, e quello che si riusciva ad ottenere calpestava il diritto di altri. Era un tempo di mobilità fissa; di separazione della società in uno sconcertante sistema di classe a strati su livelli strettamente divisi tra loro; malattie endemiche, malnutrizione estrema, alta mortalità, mortalità infantile ancora peggiore, guerre costanti, oppressione e sporcizia. Questa era l’Età Vittoriana per la gran parte delle persone che l’hanno vissuta. Era crudele, un inferno. Una buona base per dell’ottimo materiale black metal, te lo concedo.

UN’ALTRA CARATTERISTICA DELL’ETÀ VITTORIANA È STATA L’INIZIO DEL PROGRESSO SCIENTIFICO MODERNO, TUTTAVIA SI TRATTA DI UN PERIODO DALLE FORTISSIME CONNOTAZIONI SOVRANNATURALI. CHE NE PENSI DI QUESTO CONTRASTO?
The Gentleman: – Ti dico come la vedo (e si tratta di una teoria a cui aderisco, ma che non è farina del mio sacco): la scienza aveva iniziato ad avanzare a velocità allarmante e nuove, fantastiche, deflagranti scoperte arrivavano quasi ogni giorno. Si sviluppò quindi la percezione che la scienza potesse fare tutto, provare qualunque cosa. Così, ad un certo punto, il pensiero diventò questo: se i poteri della scienza non hanno fine e le sue abilità sono senza limiti, perché dunque non possiamo provare anche l’esistenza di Dio? Ovviamente questo non era possibile (se fosse stato possibile, credo ne avremmo avuto evidenza ormai). Il risultato fu che molte persone ne furono distrutte: se la scienza non può dimostrare l’esistenza di Dio, allora non esiste alcun dio. Le persone, però, tendono ad avere una vena spirituale che necessita di esprimersi in un modo o nell’altro: dunque, se Dio non esiste, questo non significa che non possa esistere qualcos’altro. Nacquero così molti movimenti che avevano lo scopo di dare una risposta a questa domanda: una rivoluzione spirituale basata su strane tendenze occulte, gli Spiritualisti, i Sofisti, sedute spiritiche, lettura dei tarocchi e tutte le altre correnti nate un po’ in tutto il mondo, ma soprattutto nella classe medio-alta del mondo occidentale. Diventò una cosa di grosse proporzioni. Enorme, in realtà, non riesco a pensare a qualcosa della stessa portata nel mondo moderno. Comunque, credo che la ragione principale per cui fu un movimento di tale successo, capace di superare i suoi ovvi problemi (la presenza di ciarlatani, ad esempio), fu proprio il fatto che le persone avevano un disperato bisogno di credere in qualcosa. Volevano un’assoluta certezza dell’esistenza di un altro mondo oltre il loro, di un potere superiore, di un misticismo che potesse dare loro delle risposte e che potesse rassicurarli. E siccome veniva fatto con una certa ufficialità (seduti intorno ad un tavolo, tenendosi per mano, prendendo tutto molto sul serio), assumeva una sorta di rigore scientifico, per quanto completamente falso, che aiutava ad aumentare il senso di autenticità. Dei maledetti stramboidi…

VI CHIEDO ANCHE DUE PAROLE SULLA COPERTINA: SE NON HO CAPITO MALE NON SI TRATTA DI UN’IMMAGINE DIGITALE.
The Gentleman: – È colpa mia. Mi è venuta quest’idea di creare un modello fisico di questa città fantastica che abbiamo costruito nel corso degli anni. E’ il luogo in cui risiede il Gentlemen’s Club, ovvero il luogo fittizio in cui le nostre controparti vivono e “lavorano” (per quanto siano degli scansafatiche). Abbiamo creato questa specie di mitologia lungo i nostri album, grazie ai testi, le copertine, i video, i riferimenti nelle interviste e altri cenni qua e là. Così ho pensato che sarebbe stato fantastico poter ricreare un vero modello di questa residenza e utilizzarlo per una copertina. Ne abbiamo parlato quindi con il nostro artista, Grum, e anche lui l’ha trovata un’idea interessante, mettendosi al lavoro con entusiasmo, pur non avendo mai realizzato un modello di questo genere in vita sua. Senza che ce ne rendessimo conto, ci sono voluti quasi due anni per avere questo dannato modello pronto, ma alla fine, quando abbiamo visto le foto e il risultato finale, siamo rimasti senza parole. E’ un vero lavoro di artigianato e siamo tutti davvero grati ed onorati per la magnifica opera d’arte che è diventata!

CONSIDERATE GLI A FOREST OF STARS UN PROGETTO PRINCIPALMENTE DA STUDIO O UNA LIVE BAND VERA E PROPRIO?
The Gentleman: – Bella domanda! Quando cominciammo eravamo solo quattro amici che creavano qualcosa per il puro gusto di farlo. In quel momento non c’era nessun desiderio di fare nulla dal vivo; solo quello di scrivere e registrare un album, tutto qui. Da allora, ovviamente, le cose sono cambiate, ma continuiamo a fare le cose con lo stesso spirito: prima di tutto scrivere e registrare la nostra musica e solo successivamente capire come tradurla in un contesto live. Questo significa dover fare un lavoro di riarrangiamento su diversi dettagli, una cosa che in realtà ci piace, perché ci permette di fare delle cose in maniera diversa (e, si spera, speciale). Detto questo adoriamo suonare dal vivo e ci piacerebbe riuscire a farlo molto di più, ma purtroppo spesso le circostanze e la vita di tutti i giorni ce lo impediscono. Insomma, alla fine credo che siamo principalmente una formazione da studio, almeno finché non ci osservi dal vivo. In quell’occasione ci trasformiamo in una vera live band… una specie di Black Metal quantistico?

COSA VI PIACE ASCOLTARE NEL TEMPO LIBERO?
The Gentleman: – Credo che tra tutti e sette riusciamo a coprire quasi ogni sorta di genere. Questo non vuol dire che buttiamo tutto nella nostra musica, ma non possiamo fare a meno di subirne una piccola influenza, anche solo a livello inconscio, credo. Personalmente in questo periodo sono fissato per un certo tipo di canzone d’autore: cose come Bryde, Katheryn Jospeh, Emma Ruth Rundle, Anna Von Hausswolff, Nicole Sabouné, Jesse Jo Stark. Poi anche l’elettronica oscura, spoglia e spettrale (Public Memory, Ayia) più tutta una serie di altre cose di cui è meglio che non ti parli prima di essere tacciato di eresia musicale.
Curse: – In questo periodo “De Mysteriis Dom Sathanas” dei Mayhem, principalmente. Anche i Forgotten Woods con una certa regolarità. I vecchi album di Burzum e i G.G.F.H. Per quanto riguarda il materiale più recente, Nyss, Bellisciste, Őver, Mare, Cosmic Church, Manii, e un sacco di Paysage d’Hiver.

ALTRE NOVITÀ IN CANTIERE? MAGARI UN TOUR…
The Gentleman: – Ci piacerebbe molto fare un tour per promuovere quest’album, ma se ci riusciremo non sarà prima del prossimo anno inoltrato, purtroppo. Ma vogliamo certamente andare là fuori e suonare per chi fosse interessato ad ascoltarci! Nel mentre abbiamo già iniziato a scrivere e abbiamo un’idea intrigante (almeno secondo noi) per il prossimo album, ma è presto per parlarne perché siamo proprio all’inizio e le cose potrebbero cambiare, ne sono sicuro. Infine abbiamo una traccia per uno split che confidiamo di pubblicare sempre il prossimo anno. Insomma, ci sono un bel po’ di novità all’orizzonte…

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