Una delle più quotate black metal band italiane sembra aver raggiunto l’apice della maturazione artistica con “In Nostrum Maleficium”, un vortice ghiacciato che rievoca lo stile dei primi Immortal! La via dell’occultismo, da sempre cercata con insistenza dalla band padovana, sembra esser stata finalmente raggiunta. Gli Abhor nel corso degli anni hanno fatto diversi cambiamenti, ma ora, con il nuovo album, questa lenta ma costante mutazione e maturazione sembra esser giunta a conclusione. Lasciato da parte il lato rituale della propria musica, gli ultimi Abhor pensano alla cruda e fredda violenza, quella insegnata più di un decennio fa dai padri norvegesi della musica metal più dannata di sempre. Ancora una volta i nostri interlocutori non potevano essere che i due membri storici del gruppo: il chitarrista Saevum ed il cantante Ulfhedhnir.
FINALMENTE “IN NOSTRUM MALEFICIUM” È USCITO. COME È STATO RICEVUTO FINO AD OGGI DAL PUBBLICO E DALLA CRITICA?
Ulfhedhnir: “Il CD volevamo farlo uscire limitato a 300 copie ma la Hearse ha preferito farne 500 e quello che ti posso dire è che forse è stato più apprezzato rispetto ai precedenti lavori; abbiamo avuto buone vendite in alcuni negozi ed è praticamente ormai sold out, nonostante non siano uscite ancora recensioni su alcune webzine a distanza di mesi dall’invio del nostro materiale”.
Saevum: “Per la prima volta c’è stata una spaccatura netta nel giudizio del nostro operato e questo mi ha fatto molto piacere: ‘I.N.M.’ o lo si ama o lo si odia, ed essendo un prodotto estremo è giusto che non ci siano compromessi o giudizi mediocri. Ho notato però che chi lo ha disprezzato all’inizio, a distanza di tempo si è ricreduto rivalutando positivamente il lavoro”.
IL VOSTRO ULTIMO CD APRE NUOVI ORIZZONTI AGLI ABHOR DAL PUNTO DI VISTA STILISTICO… MI È SEMBRATA UNA VERA E PROPRIA SVOLTA VERSO SONORITÀ ANCORA PIÙ VIOLENTE CHE IN PASSATO.
Saevum: “Non sono completamente d’accordo… credo che il nostro stile abbia raggiunto le attuali caratteristiche in modo naturale e progressivo. La vera svolta forse è avvenuta su ‘Vehementia’, in cui avevamo ridotto drasticamente le tastiere. Ora le abbiamo eliminate totalmente. Comunque sia sì, adesso la nostra proposta è molto più estrema che in passato e stiamo ‘sperimentando’ molto dal punto di vista dei suoni, volutamente sempre più sporchi e in parte poco definiti. E’ nostra intenzione proseguire per questa strada, ma vi garantisco che non finiremo col fare death o black metal come han fatto certe band cambiando radicalmente il loro stile: gli Abhor suoneranno sempre da Abhor, mid-tempo e atmosfere dall’odore esoterico!”.
GLI ELEMENTI CHE DAVANO QUELLA MALSANA ATMOSFERA OCCULTA TIPICA DEL MOVIMENTO EXTREME METAL ITALIANO DI UN DECENNIO FA SEMBRA SVANITA DEFINITIVAMENTE DAL VOSTRO DNA, MA UNA NUOVA AURA NERA SEMBRA ESSERSI IMPOSSESSATA DEGLI ABHOR IN “IN NOSTRUM MALEFICIUM”, IL VOSTRO ALBUM PIÙ ‘TRUE BLACK METAL’ DELL’INTERA CARRIERA… SEI D’ACCORDO ALMENO IN PARTE?
Saevum: “Per quanto riguarda la nostra ‘mutazione genetica’ sarei ipocrita se non fossi d’accordo… Come ascoltatore posso dirti che questo scemare è generale e purtroppo certe cose sono irripetibili. Le alchimie generatesi in TUTTO IL MOVIMENTO BLACK METAL MONDIALE degli anni Novanta sono solo un ricordo. Il sapore del Male è quasi svanito, lasciandoci l’amaro in bocca, soprattutto a noi over 30 che lo abbiamo assaporato completamente… Come musicista affermo che è anche giusto portare avanti un discorso di rinfrescamento del genere. Paradossalmente questo è rivolto più ad un’involuzione, una riscoperta del passato, piuttosto che ad una vera e propria modernizzazione. Come Abhor, abbiamo fatto la nostra parte in passato e tutt’ora ci sentiamo protagonisti. Speriamo che questa nuova veste contribuisca alla rinascita del movimento e di quelle lugubri atmosfere che ci hanno cullato in passato: ‘I.N.M.’ è la dimostrazione dell’impegno preso verso la riscoperta del VERO black metal!”.
CREDO CHE IL NUOVO ALBUM SIA IL MIGLIORE DELLA VOSTRA CARRIERA. IN COSA SECONDO TE È MIGLIORE RISPETTO AGLI ALTRI LAVORI?
Saevum: “Mi fa piacere che tu abbia questa opinione, però come un padre ama tutti i suoi figli, così anche noi fatichiamo a giudicare il nostro operato. Penso comunque che l’esperienza e la malizia maturata negli anni abbia fatto la differenza e mi aspetto che in futuro questo fattore si noti maggiormente. In fin dei conti, Ulfhedhnir ed io suoniamo assieme da più di dieci anni e, anche se abbiamo cambiato spesso line up, la leadership è sempre stata nostra. A tutto questo aggiungi che questo lavoro è stato più spontaneo e meno calcolato degli altri…”.
ANCHE STAVOLTA NON HO POTUTO FARE A MENO DI NOTARE LA VOSTRA INCLINAZIONE NELL’INTITOLARE ALCUNE VOSTRE CANZONI IN LINGUA LATINA. COSA IN PARTICOLARE DI QUESTA ANTICA LINGUA SUSCITA LA VOSTRA ATTENZIONE E ISPIRAZIONE?
Saevum: “Non credo esista lingua più adatta, a livello fonetico, per ricreare atmosfere evocative, teatrali ed occulte, soprattutto nel caso del latino antico clericale, non tanto la forma volgare parlata dagli antichi Romani. Per noi è naturale usarlo, come per i norvegesi la propria lingua madre…”.
CON TUTTO RISPETTO PER LA HEARSE RECORDS, NON CREDI CHE DOPO TUTTI QUESTI ANNI GLI ABHOR MERITINO UN CONTRATTO CON UNA LABEL CHE POSSA OFFRIRE UNA BUONA DISTRIBUZIONE A LIVELLO INTERNAZIONALE?
Ulfhedhnir: “La Hearse Records ha fatto una buona distribuzione all’estero e non ci possiamo lamentare. Il CD è praticamente esaurito grazie anche alla nostra scelta di stamparlo in numero limitato. Abbiamo avuto delle proposte da label estere ma non ci siamo fidati molto. Ci sono label italiane che sono ottime, ma prediligono band estere nonostante alcune pessime produzioni. Spero che, sia in Italia che all’estero, qualcuno creda in noi come ha fatto la Hearse Records anziché produrre band che dopo un anno non si sentono più nominare”.
I TESTI SONO SCRITTI A METÀ TRA TE E ULFHEDHNIR. IN COSA CREDI SI DIFFERENZINO MAGGIORMENTE LE TEMATICHE AFFRONTATE DA VOI DUE? AVETE LA STESSA VISIONE DELLE COSE?
Saevum: “In generale abbiamo la stessa visione delle cose, altrimenti saremmo su due band diverse a quest’ora… L’approccio alle liriche è però molto diverso. Ho sempre definito i testi di Ulfhedhnir come dei viaggi onirici in cui prendono corpo tutte le sue visioni e perversioni. Le sue poesie sono molto legate a tematiche vicine al paganesimo più arcano. Io invece sono molto più dogmatico ed ermetico e adoro affrontare a trecentosessanta gradi le tematiche del mondo dell’occulto. Ogni testo è un saggio a parte, un episodio a sé stante. Ho parlato di Satanismo, di culture di antiche civiltà come Sumeri ed Egizi, di Magia Naturale, di Necromanzia, Spiritismo, Alchimia. Il tutto visto e interpretato a mio modo, attraverso la mia cultura e le mie idee. Posso anticiparvi che stiamo lavorando ad un concept album sulla Stregoneria, vista soprattutto dal punto di vista folkloristico, dato che la nostra zona è ricca di racconti e leggende a riguardo”.