ABORTED – Il gusto dell’orrido

Pubblicato il 14/05/2016 da

Una insolita stabilità a livello di line-up sta traghettando gli Aborted attraverso il periodo più sereno e redditizio della loro carriera. Del resto, il continuo avvicendamento di musicisti non poteva andare avanti in eterno: prima o poi, Sven “Svencho” de Caluwé doveva trovare le persone giuste per farsi definitivamente strada nella scena death metal. Con una formazione finalmente affiatatissima (a dispetto della provenienza eterogenea), la band ha lanciato un segnale forte con l’apprezzato “The Necrotic Manifesto”, per poi sfoderare un vero colpo da KO con il nuovo “Retrogore”, album fra i più ambiziosi dell’intera carriera del gruppo. Gli Aborted continuano a mescolare le carte, trovando un avvincente compromesso tra tradizione e modernità, senza però mai scadere nel pacchiano, nel pretenzioso o nel “modaiolo”. Nell’intervista che segue, il frontman non nasconde la propria soddisfazione nel vedere la sua creatura esprimersi finalmente con costanza e determinazione, ma non manca di elargire giudizi severi su certe scelte del passato e su alcune tendenze odierne…

aborted - band ghostbusters - 2016

SIETE GIUNTI AL NONO FULL-LENGTH ALBUM. DEVE ESSERE DIFFICILE RIUSCIRE A TROVARE IDEE E FORMULE FRESCHE A QUESTO PUNTO DELLA VOSTRA CARRIERA…
“Non è ancora difficilissimo, ma è vero che stiamo iniziando a discutere lo stile e l’indirizzo del songwriting prima di iniziare a comporre. Quando si è trattato di dare il via alla stesura di ‘Retrogore’ ci siamo effettivamente chiesti che tipo di musica volevamo suonare e come potevamo aggiungere qualcosa di significativo ad una carriera e ad un repertorio che, come hai detto anche tu, sono ormai di dimensioni notevoli. ‘The Necrotic Manifesto’ poteva rappresentare un buon punto di partenza, visto che siamo ancora tutti molto soddisfatti di quel disco, ma per ‘Retrogore’ abbiamo deciso di provare a fare qualcosa di diverso. ‘Necrotic…’ è un album molto tirato e siamo giunti alla conclusione che quella direzione non fosse più praticabile: c’era il rischio di cacciarsi in un vicolo cieco e di ripetere cose già fatte in precedenza. Non avrebbe avuto senso accelerare ulteriormente. Abbiamo così optato per qualcosa di più variegato e ‘armonioso’: le ritmiche dei nuovi brani sono forse meno intense, ma c’è più atmosfera e le dinamiche all’interno del materiale sono maggiormente pronunciate. Nel complesso, credo che ‘Retrogore’ sia anche il nostro album più tecnico. Insomma, è sempre un disco Aborted, ma al suo interno vi sono alcuni elementi nuovi per questa band”.

POTERE CONTARE SU UNA LINE-UP TUTTO SOMMATO STABILE VI AVRA’ AIUTATO A SVILUPPARE MEGLIO QUESTE IDEE…
“Sì, rispetto al disco precedente abbiamo registrato solo la dipartita di Danny Tunker, che ci ha lasciato per potersi concentrare sulla sua vita privata. Si è sposato e non aveva più intenzione di andare in tour per lunghi periodi. È stato un po’ stressante dovere fare i conti con questo split, perchè il tutto è avvenuto pochi mesi prima che entrassimo in studio per registrare ‘Retrogore’, ma siamo comunque ancora amici. In ogni caso, avere una line-up che è più o meno la stessa da ‘Global Flatline’ ha indubbiamente aiutato: con JB (bassista, ndR) e Ken (batterista, ndR) formiamo un team molto affiatato e da qualche tempo anche Mendel (chitarrista, ndR) ha iniziato a portare parecchio materiale. È un piacere comporre e suonare con loro”.

AVETE INTENZIONE DI ACCOGLIERE UN ALTRO CHITARRISTA O ANDRETE AVANTI COME QUARTETTO?
“Per noi è assolutamente necessario esibirci con due chitarre, ma non abbiamo fretta di trovare un nuovo membro permanente. Da qualche tempo ci sta aiutando Ian, un ragazzo statunitense amico di Ken, e ci stiamo trovando bene. Aspetteremo ancora un paio di tour prima di nominarlo un membro ufficiale”.

DA QUALCHE TEMPO SIETE DIVENTATI UNA BAND INTERNAZIONALE…
“Sì, sono giunto alla conclusione che preferisco collaborare con persone che abitano nei posti più disparati, ma con cui mi trovo benissimo a livello umano, piuttosto che avere una line-up che risiede nella stessa zona ma con la quale non si fa altro che litigare. Ian è un ottimo esempio per questo discorso: avrei potuto trovare qualcuno in Belgio o in Olanda, ma non ho avuto voglia di accogliere uno sconosciuto e di rischiare l’ennesima situazione spiacevole. Ken ha garantito per Ian, ha detto che con lui ci saremmo trovati bene e infatti le cose sinora sono andate per il meglio. Certo, avere due membri negli Stati Uniti non è comodissimo, ma siamo pronti a questo sacrificio…”.

DEVE ESSERE DIFFICILE ORGANIZZARE LE ATTIVITA’ DELLA BAND…
“Non troppo, a dire il vero. L’unica cosa che oggigiorno non possiamo fare è tenere un concerto singolo. Prenotare due voli intercontinentali per un’ora di show non ha senso. Di conseguenza, siamo soliti declinare un’offerta se non è possibile fissare almeno un paio di altri concerti attorno alla data in questione. Per il resto non vi sono grandi problemi: non proviamo mai e componiamo scambiandoci idee e file via internet. Quando ci imbarchiamo per un tour, ci ritroviamo direttamente il giorno della prima data o la sera prima, imbracciamo gli strumenti e poi incrociamo le dita (risate, ndR)!”.

PENSI CHE QUESTA SIA LA LINE-UP MIGLIORE DELLA STORIA DEGLI ABORTED?
“Probabilmente lo è. Mi trovo bene con questi ragazzi e insieme ci divertiamo un mondo. Ken è diventato uno dei miei migliori amici e infatti mi dispiace non poterlo vedere più spesso: ci vediamo tutti i giorni quando siamo in tour, ma poi passano settimane o mesi senza che ci si possa frequentare. Come ti dicevo, questa pare tuttavia essere la situazione ideale per il gruppo: andiamo tutti d’accordo e non ci sono drammi. La distanza può creare qualche problema, ma quando ripenso a certe situazione in cui mi sono ritrovato, soprattutto fra il 2007 e il 2009, non mi sento di lamentarmi”.

RICORDO CHE GIA’ ALCUNI ANNI FA MI DICESTI CHE NON VEDEVI DI BUON OCCHIO QUEL PERIODO E DISCHI COME “SLAUGHTER & APPARATUS” E “STRYCHNINE.213″…
“Con il tempo sono diventato ancora più oltranzista: per me quel periodo non esiste. Non ho a cuore quei dischi e non voglio avere nulla a che fare con le persone che li hanno registrati”.

TORNIAMO A “RETROGORE”: SONO SICURO CHE IN MOLTI TI STIANO CHIEDENDO DEL CURIOSO TITOLO E DEL CONCEPT ALLA BASE DELL’ARTWORK…
“Sì, in tanti ci stanno chiedendo che cosa ci sia passato per la testa quando si è trattato di pensare a questi aspetti del disco. In pratica, ‘Retrogore’ è una sorta di concept su quell’immaginario anni Ottanta e primi Novanta portato alla ribalta da film come ‘Ghostbusters’, ‘The Goonies’, ‘Army Of Darkness’, ecc. Sono cresciuto negli anni Ottanta e quelle pellicole hanno giocato un ruolo fondamentale nella mia vita di teenager. Ho sempre avuto una grande passione per l’horror più stupido e mainstream e ‘Retrogore’ è il mio personale tributo a quel filone. Sposare death metal e l’immaginario di quei film può senz’altro apparire come una vera cretinata, ma non posso nasconderti che ci siamo divertiti tantissimo nel sviluppare l’idea. Ormai siamo noti per queste scelte completamente folli”.

PENSI CHE SIA IMPORTANTE PER UNA DEATH METAL BAND NON PRENDERSI TROPPO SUL SERIO?
“Per gli Aborted sì. Ho sempre visto le death metal band come l’equivalente musicale del genere horror cinematografico. Siamo puro intrattenimento e nulla di quello che scriviamo deve essere preso alla lettera. Amiamo suonare ‘Nailed Through Her Cunt’, ma non siamo certo dei misogini o degli stupratori. Puoi dire lo stesso per una band come i Cannibal Corpse”.

LA TUA PASSIONE PER CERTO CINEMA SI EVINCE ANCHE DAL TAGLIO DEI VOSTRI VIDEOCLIP…
“Sì, devo dire che adoro lavorare su quei progetti. Facciamo sempre in modo di rilasciare almeno un paio di video per ogni nostro nuovo album e non ci importa se dobbiamo affrontare le spese da soli. Conosciamo dei registi e degli esperti di effetti speciali davvero in gamba e spesso non dobbiamo fare altro che fornire loro il pezzo e qualche suggerimento. Ci siamo divertiti tantissimo nel realizzare quello di ‘Termination Redux’ e speriamo di poter pubblicare qualcos’altro su quello stile a breve. Death metal e horror/gore vanno a braccetto, mi sembra ovvio!”.

TRA TUTTI QUESTI VIDEO E DELLE EDIZIONI LIMITATE DEI VOSTRI ALBUM SEMPRE MOLTO CURATE, NON AVETE MAI CEDUTO AL CROWD-FUNDING, PREFERENDO SEMPRE FARE TUTTO DA SOLI…
“L’idea di crowd-funding intensa come pre-order non mi dispiace: il fan ‘dona’ quindici euro e poi, a registrazioni finite, riceve una copia del disco. È come ordinare un album dal tuo negoziante un paio di mesi prima che questo venga pubblicato. Investi dei soldi con la certezza che riceverai qualcosa in cambio. Questo tipo di crowd-funding come band non ci interessa, ma lo rispetto. Sono invece contrario a tutte le altre operazioni che prevedono la richiesta di denaro ai fan senza ragioni precise. Di recente ho letto della campagna avviata dai Ne Obliviscaris (leggi qui, ndR) e sono rimasto disgustato. Intendiamoci, loro come band sono liberi di fare una simile richiesta e i loro fan hanno tutto il diritto di spendere il loro denaro come meglio credono, ma personalmente mi vergognerei a fare lo stesso con gli Aborted. Forse è perchè sono più vecchio e sono cresciuto quando simili operazioni erano pura fantascienza, ma per me resta una pretesa inaccettabile. I gruppi di una volta avevano più valori. Tutti abbiamo dei sogni nel cassetto: evidentemente il loro è quello di stare on the road e di fare i musicisti a tempo pieno. Ma se, a ben vedere, non vi è abbastanza interesse attorno al gruppo e quindi non vi sono le basi perchè ciò avvenga in maniera naturale, per quale motivo chiedere a qualcuno di finanziare il suddetto sogno? Se davvero vuoi provarci fino all’ultimo, sta a te fare ulteriori sacrifici. Non so che altro dire, se non che certi musicisti stanno forse perdendo il contatto con la realtà”.

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