Da sempre sono il gruppo italiano più chiacchierato, a ragione o torto, per ammirazione, per denigrazione, per invidia, per parlare e basta: gli Aborym ormai sono abituati a tanto trambusto intorno a questo nome e alla fine si divertono anche ad ascoltare i commenti dall’esterno, commenti che non li hanno mai influenzati. Dritti per la propria strada, gli Aborym anche stavolta hanno preso tutti in contropiede con un nuovo album contorto eppure accessibile, che disorienta, ma che non impiega molto a far capire di quale pasta sia fatta la band. Non mancano le novità nemmeno in fatto di line up, e dunque troppi erano i motivi per non lasciarsi sfuggire l’occasione di raggiungere la band nostrana e farsi svelare i segreti di questo album coraggioso e, alla vigilia della sua uscita, dalla natura imprevedibile.
BENTORNATI DOPO QUATTRO ANNI! SE NON ERRO “GENERATOR” AVEVA OTTENUTO UN OTTIMO FEEDBACK DALLA CRITICA INTERNAZIONALE E DAI FAN. MA ANCORA UNA VOLTA GLI ABORYM HANNO DECISO DI CAMBIARE LE CARTE IN TAVOLA E DI NON SEDERSI SUGLI ALLORI, CAMBIANDO FORMULA. IL NUOVO ALBUM “PSYCHOGROTESQUE” GUARDA MAGGIORMENTE AL FUTURO E NON È COSÌ IMMEDIATO COME IL SUO PREDECESSORE… QUAL È IL MOVENTE PRINCIPALE CHE HA DATO LA LUCE AL QUINTO STUDIO ALBUM DELLA BAND?
Fabban: “Mmh, credo che quattro anni di silenzio-radio siano più che sufficienti come motivazione per tornare con un disco nuovo. ‘Psychogrotesque’ ha avuto un periodo di gestazione molto lungo e già solo per questo presenta una quantità esagerata di variazioni, di dettagli, di sfumature nella sua struttura. Con l’entrata in Aborym di H:IO:K è stato possibile, negli ultimi 6-8 mesi, concretizzare un progetto artistico complicatissimo. Abbiamo tirato fuori un disco che ha ritmi e dinamiche sempre molto variabili, spesso destabilizzanti… come fosse un film o un cortometraggio. Questo è il nostro disco più alto e complesso. Ci siamo spinti davvero oltre… ma i nostri fan, chi ci segue da anni, è abituato ai continui sbalzi umorali di questa creatura. Non riusciremo mai a fare dischi tutti uguali, non è nel nostro DNA”. H:I0:K: “Nessun movente particolare, volevamo semplicemente fare un ulteriore passo in avanti per quanto riguarda la sperimentazione sonora, scegliere nuove soluzioni, studiare nuovi approcci compositivi e spiazzare le persone che si aspettavano una copia carbone di ‘Generator’. Il risultato è un album complesso e ricco di sfaccettature, con un’attenzione maniacale al dettaglio, intimista quando necessario e diretto e caotico in altri momenti. Probabilmente spaccherà in due gli ascoltatori tra chi lo ama e chi lo odia, ma sarà estremamente divertente leggere i commenti dei soliti idioti questa volta”.
IN QUESTI QUATTRO ANNI SONO ACCADUTE DIVERSE COSE, PER PRIMA COSA L’UNICO MEMBRO STORICO RIMASTO È FABBAN, ANCHE NYSROK INFATTI NON FA PIÙ PARTE DEGLI ABORYM. COSA È CAMBIATO NELL’ECONOMIA DELLA BAND CON L’AVVICENDARSI DI NYSROK CON HELL-I0-KABBALUS?
Fabban: “Peccato non aver conosciuto H:IO:K una decina di anni fa. Un vero peccato. Questo disco parla da sé e le differenze con il vecchio chitarrista ed H:IO:K sono lampanti per quella che è la tecnica, la creatività, la potenza, l’innovazione e se andassi avanti rischierei seriamente di umiliarlo e mortificarlo. Meglio fermarsi qui. Concentriamoci sul presente e sul futuro”.
L’ACCOPPIATA (VINCENTE) FABBAN – HELL-I0-KABBALUS DEI MALFEITOR VIENE RIPROPOSTA ANCHE NEGLI ABORYM. IL RISULTATO È EVIDENTE IN “PSYCHOGROTESQUE” OPPURE NON C’È STATO TEMPO A SUFFICIENZA SU QUESTO ALBUM PER PERFEZIONARE IL TRADEMARK DEGLI ABORYM CON QUESTA NUOVA FORMAZIONE?
Fabban: “H:IO:K è un professionista. E’ il chitarrista perfetto per un gruppo come Aborym. Il mio più grande rammarico, ripeto, è non averlo scovato prima… E’ stato fondamentale per la riuscita di questo album e lavorare con lui per me è qualcosa di assolutamente perfetto perché entrambi abbiamo la stessa visione della musica e sappiamo dove vogliamo andare, cosa vogliamo enfatizzare con un riff o con un tappeti di synth. E’ fin troppo facile fare musica con lui. Tecnicamente rasenta la perfezione e ha veramente una creatività disarmante. A volte non riesco a stargli dietro: le sue idee spesso sono talmente complicate tanto da fare fatica e realizzare dei tempi di batteria o dei pattern elettronici”.
FABBAN, PER LA PRIMA VOLTA SU UN FULL LENGTH ALBUM SEI IL SINGER PRINCIPALE DEGLI ABORYM: COM’E’ STATA L’ESPERIENZA E QUALI SONO STATE LE SENSAZIONI? POSSIAMO DIRE CHE ORA L’IMPERSONIFICAZIONE FABBAN / ABORYM SIA COMPLETA?
Fabban: “Ho cercato di fare del mio meglio e per quanto mi riguarda sono molto soddisfatto, oltre ogni aspettativa. Ho dato davvero tutto quello che potevo dare a questo disco. Sarebbe stato troppo complicato spiegare cosa avevo in mente e come cantare ad un altro singer, così ho deciso di fare tutto da solo. Non è stato facile, anche perché Aborym, per tradizione, ha sempre avuto grandi cantanti, ma penso di essermela cavata bene (ride, ndR)!”.
ANCHE L’ALTERNARSI DEI CANTANTI SULLE RELEASE DELLA BAND AIUTA A DIVERSIFICARE GLI ALBUM, MA QUALI SONO A VOSTRO AVVISO I VERI ELEMENTI NUOVI O SVILUPPATI DIVERSAMENTE CHE TROVIAMO IN “PSYCHOGROTESQUE”?
Fabban: “Le strutture, la ricercatezza dei riff, gli arrangiamenti, i tantissimi dettagli e le tantissime sfumature, le innumerevoli variazioni, l’assoluta follia compositiva. ‘Psychogrotesque’ rappresenta la punta più alta di Aborym in fatto di sperimentazione, coraggio compositivo, classe, tecnica. Abbiamo assorbito tutto ciò che era indispensabile per creare la colonna sonora perfetta per un così complesso racconto, assimilando addirittura il blues, inserti heavy metal, partiture neo-jazz, post-electro conglobate nel metal estremo più classico, quello che da sempre caratterizza Aborym. Infine l’elettronica”.
H:I0:K: “…L’elettronica, che in ‘Psychogrotesque’ è spesso un elemento di primo piano ed è soprattutto più studiata e variegata rispetto al passato. Ci sono elementi trance, ambient, D’n’B, jungle, EBM, il tutto intessuto nella trama sonora del disco, abbiamo utilizzato i software più aggiornati per avere una resa dei synth di prima qualità che ci lasciasse quanta più libertà espressiva possibile”.
IL DISCORSO DEL QUARTO BRANO E’ INTERESSANTE DA ANALIZZARE: SI TRATTA DI UN DISCORSO INTERIORE OPPURE E’ IN REALTA RIVOLTO AD UNO O PIU INTERLOCUTORI SILENTI? COSA RAPPRESENTA IN REALTA’ IL SOGGETTO PARLANTE?
Fabban: “E’ difficile capire il senso di quel passaggio senza aver letto il racconto di ‘Psychogrotesque’. E’ pressoché impossibile. Ad ogni modo, si tratta di un excerpt tratto da Canto IV dei Canti di Maldoror di Lautréamont, in italiano. E’ un passaggio molto ironico, sarcastico, ma dalla violenza verbale inaudita. Nel racconto avviene una presa di coscienza e ho voluto rafforzare ed esasperare il concetto di non-uomo attraverso la poetica di Lautréamont che qui è rappresentata da un bestiario non puramente allegorico, ma dinamico. In questo passaggio recitato c’è tutto lo sconforto, l’inettitudine, tutto l’avvilimento ed il panico nel prendere coscienza di «non-essere», nel realizzare di non essere ciò che si pensava di essere”.
DOPO ANNI DI DRUM MACHINE AVETE TROVATO IN FAUST UN ABILE BATTERISTA, CAPACE DI DARE A “GENERATOR” E ALLA NUOVA RELEASE UNA DIMENSIONE NUOVA E PIU PROFONDA. MA SE LA FUTURA EVOLUZIONE DELLA BAND SI AVVICINASSE SEMPRE PIU ALL’ELETTRONICA, NON C’E’ IL PERICOLO PARADOSSALE CHE I SAMPLES DIVENTINO LA SOLUZIONE PIU ‘NATURALE’ PER IL VOSTRO SOUND RISPETTO AD UN BATTERISTA IN CARNE E OSSA?
H:I0:K: “Tralasciando il fatto che oggi con l’uso dei trigger è raro trovare un disco con una batteria veramente suonata, questo non significa che l’elettronica non possa fondersi con un batterista in carne e ossa. Anzi, secondo me questa è una nuova prospettiva, è possibile inserire parti jungle o D’n’B realmente suonate e poi manipolare i suoni ricampionandoli con risultati eccezionali. Abbiamo già sperimentato questa soluzione in questo album all’inizio di ‘III’ e nella parte elettronica di ‘VI’, e visto il risultato credo sia una strada molto interessante da percorrere in futuro”. Fabban: “Esatto. Ci sono un paio di momenti nel disco in cui siamo riusciti a far suonare Faust sopra pattern di batteria elettronica jungle e drum ‘n bass. E questo per noi è stato un orgasmo. Con questo voglio dire che non abbiamo assolutamente intenzione di cambiare formula: una batteria acustica suonata da un grande batterista può essere combinata con qualsiasi tipi di nefandezza grigia elettronica. Noi lavoriamo in midi in fase di song-writing: tutte le sessioni di registrazione di batteria viaggiano sui midi e questo ci permette in seguito di poter aggiungere qualsiasi tipo di arrangiamento, beat, sample…”.
IMMAGINO CHE ANCHE STAVOLTA ABBIATE AVUTO IL SOSTEGNO TOTALE ED INCONDIZIONATO DA PARTE DELLA SEASON OF MIST…
Fabban: “Il disco è piaciuto molto al boss di Season Of Mist. Stanno investendo molto su di noi, tanto da che hanno voluto far uscire ‘Psychogrotesque’ anche come doppio LP apribile oltre che su digipak CD. Season Of Mist è una label che ti offre possibilità enormi e molta visibilità. Per noi ciò è fondamentale, considerato il fatto che non suoniamo live ma siamo una studio-band”.
IL SONGWRITING DEL NUOVO ALBUM E’ FRUTTO DELLA COLLABORAZIONE TRA TUTTI E TRE I MEMBRI DELLA BAND?
H:I0:K: “Per ‘Psychogrotesque’ ci siamo divisi i compiti, io mi sono occupato della composizione della parte musicale per quanto riguarda chitarre, elettronica e programmino, mentre Fabban si è dedicato, oltre al song-writing, alla stesura delle liriche, delle linee vocali e dell’artwork, lavorando poi insieme per riuscire ad ottenere un risultato che soddisfacesse entrambi al 100 %. Bard si è occupato di rifinire il studio le parti di batteria che gli abbiamo proposto ed ha fatto come sempre un ottimo lavoro. E’ stata una scelta precisa dividerci i compiti, in maniera da riuscire ad ottimizzare i tempi e la qualità del lavoro”.
COME SI POTREBBERO DEFINIRE, UTILIZZANDO SOLTANTO UNA PAROLA PER CIASCUNO DI LORO, GLI ALBUM CHE AVETE REALIZZATO FINO AD ORA?
Fabban: “‘Kali Yuga Bizarre’, la follia. ‘Fire Walk With Us’, il buio. ‘With No Human Intervention’, il veleno. ‘Generator’, la rabbia. ‘Psychogrotesque’, il Genio”.
LA PRODUZIONE E’ GELIDA COME AL SOLITO, ANCHE SE PERSONALMENTE AVREI DATO ANCOR PIU’ ENFASI ALLE CHITARRE PER RENDERE L’ALBUM ANCORA PIU PESANTE E ‘METAL’. SIETE SODDISFATTI DEL RISULTATO FINALE? COME VI SIETE TROVATI A LAVORARE CON EMILIANO NATALI E CON MARC URSELLI?
H:I0:K: “Non volevamo un disco con le chitarre troppo in rilievo come ‘Generator’, abbiamo preferito scegliere un amalgama tra elettronica e chitarre che puntasse più sull’atmosfera che sull’aggressione diretta. Emiliano ha fatto un lavoro eccezionale in quanto a qualità, impegno e pazienza nel sopportare la nostra maniacalità in ogni piccolo dettaglio ed è riuscito a tirare fuori precisamente il sound che avevamo in mente per questo album”.
Fabban: “Venite a registrare da Emiliano Natali. Quel ragazzo è molto strano, bizzarro.. ma è un vero genio in studio. ‘Psychogrotesque’ è stato interamente registrato presso i suoi studi, Fear No One, ed è il disco di Aborym con la produzione migliore in assoluto. Il disco suona veramente bene, è uno spettacolo ed è tutta opera di Emiliano Natali. A New York e grazie a Marc Urselli (un mio amico di vecchia data) abbiamo ulteriormente migliorato tutta una serie di dettagli e piccole sfumature per rendere il disco ancora più potente e perfetto. Marc lavora in ben altri ambienti, lui è il fonico di Lou Reed, e lavora con Eric Clapton, John Zorn, Mike Patton e tanti altri, e abbiamo deciso di affidarci a lui proprio per avere un supporto ancora più tecnico e tarato su generi musicali distanti anni luce dal nostro”.
STAVOLTA IN FATTO DI SPECIAL GUEST AVETE UN PO’ ESAGERATO CHIAMANDONE PERSINO UNA DECINA. QUANTO PESO SPECIFICO HANNO GLI INTERVENTI DEGLI SPECIAL GUEST SULL’ECONOMIA DEL SOUND DEL NUOVO ALBUM?
H:I0:K: “Be’, dipende, in genere indirizziamo noi gli ospiti su dove vogliamo il loro contributo, quindi non è tanto un’influenza sul sound, quanto quel surplus di qualità e varietà in un certo momento che fa la differenza nel totale”.
SULLA NUOVA RELEASE I SAMPLES BEN SI INCASTRANO CON LE RITMICHE DI BATTERIA, MA LA VERA ANIMA DI QUESTO LAVORO SECONDO VOI È METAL OPPURE ELETTRONICA?
H:I0:K: “Non ho idea, penso sia inutile fare un taglio netto in un album come questo. Il metal e l’elettronica si fondono in un unico singolo per creare le atmosfere e le sensazioni che volevamo mettere in musica, non stiamo a pensare se deve suonare più o meno metal. Per me è musica e basta, se piace bene, se non piace amen, di certo non perdo il sonno per star dietro ai pareri della gente che è troppo true per ascoltare qualcosa di diverso dalla sua ottusa visione delle cose. Per me l’anima di un’opera è nelle sensazioni che sa trasmettere, non nel mezzo con cui queste vengono espresse”.
QUALI SONO I SENTIMENTI CHE AVETE CERCATO DI TRASMETTERE ALLE CANZONI DI QUESTO LAVORO?
Fabban: “E’ importante stimolare gli altri a riflettere, è importante stimolare la gente a riflettere su ciò che accade ogni giorno e soprattutto è importante stimolare la gente ad usare il cervello, il proprio cervello. Questo disco, il concept di questo disco è basato sulla riflessione sui falsi miti, sui miti distruttivi, creati dal sistema, con il sistema, per il sistema e supportati dalla politica, dalle religioni, dai media. Qui fuori è un gran casino e la gente ha perso la propria personalità, i propri istinti, la gente ragiona attraverso cervelli confezionati in serie come i mobili di Ikea. La possibilità di trascendere le proprie tendenze egoistiche e l’avidità è offerta a chiunque, il grande problema è detronizzare i poteri che innescano le dinamiche malate, che azionano i nastri trasportatori che ci spostano da un luogo all’altro, come fossimo bottiglie di birra senza etichetta”.
AVETE GIÀ ABBOZZATO UN TOUR EUROPEO CHE VI VEDA HEADLINER? CON QUALI GRUPPI, A VOI MUSICALMENTE AFFINI, VI PIACEREBBE CONDIVIDERE IL PALCO? C’E LA POSSIBILITA’ DI VEDERE CONTEMPORANEAMENTE ABORYM E MALFEITOR OPPURE IL DISPENDIO DI ENERGIE SAREBBE ECCESSIVO?
Fabban: “Aborym è una studio-band, abbiamo perso questa decisione e siamo a posto così. Preferiamo fare i nostri dischi e mantenere sempre un notevole distacco con il mondo della musica e delle scene musicali. Non c’è nessuna possibilità di rivedere Aborym dal vivo”.
SONO MOLTO INTERESSATO A SAPERE DI PIU’ RIGUARDO ALLE TEMATICHE AFFRONTATE SU QUESTO ALBUM, DATO CHE NON SIETE UN GRUPPO SCONTATO… SBAGLIO, OPPURE “PSYCHOGROTESQUE” E’ UN VERO E PROPRIO CONCEPT?
Fabban: “Sì, è un concept, un lungo racconto, costruito attorno ai falsi miti come ti dicevo prima. E’ la storia di uno qualunque, uno di noi, la storia di un nostro amico, del nostro vicino di casa o di nostro fratello. Un uomo che incontra la follia nel momento in cui viene a contatto con il mondo (il manicomio): si specchia con se stesso, prende coscienza, capisce di essere stato ingoiato da una creatura tentacolare le cui dinamiche sono basate sui miti che ci distruggono ogni giorno: la giovinezza, la bellezza, l’edonismo, il denaro, il potere… E’ un concept sulla sterilità degli uomini del nostro tempo, completamente indifferenti a determinati valori e alla vita vera e stupidamente invaghiti di ciò che è effimero, sciatto, senza un significato se non quello che gli altri danno a qualcuno o qualcosa. Gli uomini che si vedono con gli occhi degli altri e che santificano la loro proiezione sugli altri (ciò che gli altri pensano) invece che la propria personalità. Uomini (in ‘Psychogrotesque’ non-uomini) che sanno che il giudizio degli altri è più importante di ogni altra cosa, che devono assolutamente farsi accettare dagli altri, che si trasformano in qualsiasi cosa pur di ottenere questo consenso, questa accettazione, e che quindi teatralizzano ogni loro azione, ogni loro movimento, ogni loro singola frase. Trasformano la propria esistenza in una squallida recita da oratorio e a loro volta si trasformano in sudiciume, in nulla, si trasformano in qualcosa di sporco, che vive tra lo sporco e che dello sporco si nutre (in ‘Psychogrotesque’ la mosca). E’ così che si diventa pazzi. Questo concept può essere esteso in qualsiasi sipario sociale: nel mondo della politica, in quello religioso, nel mondo del lavoro, nello sport, ovunque. E’ un cancro che si è esteso ovunque. Anche negli ambienti musicali ad esempio: è pieno di piccoli mercenari, è pieno di stupidi guerrafondai, è pieno di gente presuntuosa che crede di essere «qualcuno», gente che fa di tutto pur di ottenere visibilità, notorietà, il consenso, la gratificazione. E’ pieno di piccoli non-uomini che si rifugiano nei loro piccoli microcosmi, nei loro piccoli branchi, che hanno bisogno di «appartenere a qualcosa» altrimenti non vivono. Presi da soli sono il niente. Non esistono. E quando se ne accorgeranno (perché prima o poi dovranno fare i conti con la vita vera e con la realtà) i loro finti ideali, i loro eroi, le loro convinzioni diverranno fango. E’ così che si diventa pazzi”.
NON AVETE MAI PENSATO, NEANCHE PER UN MOMENTO, DI RICHIAMARE IN FORMAZIONE QUALCHE VECCHIO MEMBRO DELLA BAND, ECCETTO ATTILA CON IL QUALE CREDO SIATE ANCORA OGGI IN BUONI RAPPORTI?
Fabban: “Ma non ci penso neanche, amico! Stiamo benissimo così…”.
GRAZIE PER LA VOSTRA CONSUETA DISPONIBILITA’, A VOI UN SALUTO AI NUMEROSI FAN ITALIANI…
Fabban: “Grazie a te… finalmente una vera intervista (grazie!, ndR)! Un saluto a Metalitalia.com”.