Se dovessimo scegliere il debut album più intrigante e particolare del 2010, “The Imaginarium” degli Abramakabra sarebbe in pole position senza ombra di dubbio. La band di Steven Abram infatti ha partorito un lavoro estremamente eterogeneo e libero, che racchiude in sé lo spirito compositivo settantiano e le slabbrature sonore dei giorni nostri. Tra prog, space, doom, stoner e noise, Abram riesce a creare un sound decisamente eccitante, anche se mai troppo originale. Poco male, perché appena inserirete “The Imaginarium” nel lettore verrete travolti da un wall of guitar impressionante che satura ogni cosa, catapultandovi nel mondo fantascientifico degli Abramakabra. Ovviamente non ci siamo fatti sfuggire l’occasione per scambiare quattro chiacchiere con un gentilissimo Steven, che ha risposto appieno a tutte le nostre curiosità.
INNANZITUTTO POTETE SPIEGARCI COME VI E’ VENUTA L’IDEA DI FORMARE GLI ABRAMAKABRA E FARCI UNA BREVE STORIA DELLA BAND?
“La band nasce intorno a settembre dello scorso anno con l’idea ben precisa di creare qualcosa di musicalmente non conforme allo ‘standard’ di band catalogabili immediatamente dopo uno o due ascolti. Il progetto, l’embrione, l’immaginario di base era quella di dar forma musicale/visiva e di sperimentare raccogliendo sia il background musicale che mi ha accompagnato negli anni, sia visioni cinematografiche e libri letti nel recente passato. Da qui il progetto Abramakabra”.
DA COSA E’ NATA L’ESIGENZA DI CREARE QUESTO PROGETTO?
“Come ti dicevo dalla necessità di creare qualcosa di diverso, unico ed originale, mescolando vari generi musicali come il doom, lo sludge, il drone e lo stoner ad immagini cinematografiche e visioni cosmiche e psichedeliche. La somma di band come Black Sabbath, Saint Vitus, Trouble, Kyuss, Sunn o))), Isis, Electric Wizard, Hawkwind ma anche Baroness, Mastodon e forse Opeth ed un certo mood cinematografico horror-noir anni 70 di stampo Italiano. Mi riferisco a registi storici come Fulci, Argento, Bava, Maciacchesi, Avati, Martino e altri meno conosciuti. Senza rinunciare a David Lynch, Tim Burton e Terry Gilliam”
LA PRIMA COSA CHE SALTA ALLA MENTE DURANTE L’ASCOLTO DELLA VOSTRA MUSICA E’ L’ASSENZA DI PARTI CANTATE, SOSTITUITE DAGLI EFFETTI VOCALI: COME MAI AVETE OPTATO PER QUESTA SOLUZIONE?
“Forse proprio perché si tratta quasi di una colonna sonora! O forse perché gli arrangiamenti sono talmente fitti che usare anche delle voci sarebbe stato dispersivo e troppo invadente per dei pezzi che hanno 5/6 chitarre che girano assieme, due bassi distorti ed una serie di effetti che si mescolano e filtrano nei brani che scorrono senza tregua. Ci sono solo degli effetti vocali, delle distorsioni vocali che in alcuni casi reputo importantissime per esprimere il contenuto atmosferico del pezzo in questione”.
LA LINE UP DEGLI ABRAMAKABRA COMPRENDE SOLAMENTE IL NOME DI STEVEN ABRAM, MENTRE IL RESTO DEGLI ARTISTI CITATI COMPARE COME GUEST MUSICIANS. POSSIAMO RITENERE LA BAND UN PROGETTO SOLISTA DI STEVEN?
“Effettivamente è così. E’ il mio progetto e ci sono una serie di guests che mi hanno dato una mano nel portare a termine l’album. I brani sono scritti, composti, arrangiati e suonati interamente da me. In alcuni ci sono sovraincisioni, effetti e parti vocali/noise che arrivano dagli ospiti in questione, persone amiche e musicisti estremamente validi con cui è stato un piacere enorme lavorare!”
NEL VOSTRO DEBUT SONO PRESENTI BEN DUE COVER. INIZIAMO DALLA PRIMA: IL BRANO DEI LIBRA COME E PERCHÉ E’ STATO SCELTO?
“Una piccola ossessione dopo aver visto il film ‘Schock’. La colonna sonora è affidata a questa band Italiana che raccoglie elementi dei Goblin e che in quel film ha realizzato un vero capolavoro. Mi sono innamorato dei suoni e di alcune immagini associate alla loro musica. Da qui l’idea di fare una cover o una sorta di medley di quelle note così cupe, glaciali e disturbanti! Da puro brivido! Consiglio di vedere il film a tutti coloro che leggono questa intervista! Anche se ormai è un super cult-movie… difficile da recuperare!”
“BEHIND MY CAMEL” DEI POLICE SI ADATTA ALLA PERFEZIONE AL VOSTRO SOUND, NON TROVATE ANCHE VOI?
“D’accordissimo! Adoro Andy Summers e i Police. Credo che insieme a Robert Fripp dei King Crimson abbia dato una svolta totale al modo di suonare la chitarra soprattutto usando l’effettistica. Uno nel pop-rock (Andy Summers), l’altro nel prog-rock (Robert Fripp). ‘Behind My Camel’ è già di suo un pezzo allucinato e stralunato, potrebbe persino essere inserito in un disco attuale dei Tool! Tutto ciò si chiama avanguardia, c’è chi è riuscito a creare delle cose 20 anni fa che ancora oggi hanno un valore artistico estremamente attuale!”.
ELECTRIC WIZARD, NEUROSIS, SUNN O))), HAWKWIND, CATHEDRAL. TUTTE QUESTE BAND CONTRIBUISCONO A SEGNARE IL VOSTRO SOUND. VI RIVEDETE IN QUANTO APPENA DETTO? E, NEL CASO, QUALI SONO STATE LE VOSTRE INFLUENZE MUSICALI?
“Certamente, sono tutte band che ascolto e in cui mi ritrovo come influenza musicale. Aggiungo tanto prog-rock anni settanta, lo sludge di EyeHateGod e Isis, gli stessi Down e Crowbar. Il vecchio doom. E band più sperimentali partendo da ciò che oggi è considerato più commerciale come Mastodon fino ad arrivare a piccole realtà sconosciute”.
I TITOLI DEI BRANI ED IL LORO STESSO CONTENUTO (BASTI PENSARE A “CABALACTICAL GALACTIBAL”) RIMANDANO AD UN IMMAGINARIO FANTASCIENTIFICO SETTANTIANO: VOLEVATE RICHIAMARE QUEL TIPO DI ATMOSFERA?
“In parte sì. Era il periodo in cui la musica era libera da vincoli, soprattutto estetici. Le copertine dei vinili erano fantastiche delle vere e proprie opere d’arte. Titoli assurdi e suite di 30 minuti in cui si accavallano e si contorcevano mille emozioni associate a suoni sempre diversi. Il periodo di massima esplosione creativa in ambito rock. Lo space rock, il prog rock, l’hard rock e quindi il metal nascono negli anni settanta! Non c’erano vincoli commerciali la musica aveva solo un scopo. Raggiungere un’estasi. Di evasione e di ribellione, ma anche di felicità e di appagamento. La libertà artistica in quel periodo e la voglia di sperimentare e di andare oltre sono state le basi fondamentali per la musica che ascoltiamo oggi e che viene prodotta oggi.”
COME NASCE UN BRANO TIPO DEGLI ABRAMAKABRA?
“Non c’è un iter preciso. Può essere da un riff di chitarra, da una combinazione di ritmi o da idee che sono solo fisse nella mente e devono essere provate! Non tutto funziona al primo colpo. L’ossatura può anche essere semplice, è lo sviluppo e l’arrangiamento la parte più complessa ma anche più divertente!”
LA PRODUZIONE ERIGE UN MURO CHITARRISTICO ADDIRITTURA ESAGERATO, CHE ALLA FINE VI FA UN PO’ DA MARCHIO DI FABBRICA: CI VOLETE PARLARE DELLE REGISTRAZIONI E DEL MIXAGGIO?
“Effettivamente lo sforzo sulle chitarre in sede di registrazione è stato notevole. A volte siamo al limite della saturazione! Ma va bene così! Le registrazione sono la parte più bella e spontanea. Tante cose cambiano all’ultimo momento e ci sono sempre cose nuove da aggiungere. Ho il mio piccolo studio dove posso ritagliarmi uno spazio vitale importante. Dove poter registrare, improvvisare e… ripartire da capo se tutto dovesse andare storto! Idem per il mixaggio. Credo che la parola giusta sia ‘Do It Yourself’! Talvolta si spendono soldi inutili affidandosi a produttori di fama che rendono il tuo suono identico alla band che ha appena lasciato lo studio… solo per pigrizia! Ti posso assicurare che ho visto fonici fare queste cose! Lasciare tutto pre-impostato per pura noia… Che tristezza!”.
UNA CURIOSITÀ: MA SIETE DAVVERO ITALO AMERICANI O VI SIETE INVENTATI DEI NOMI D’ARTE, SUL MODELLO DI PAUL CHAIN ET SIMILIA?
“I nomi sono pseudonimi. Io sono Italianissimo ma due guests sono americani e fanno parte del mondo noise newyorkese. Vantano collaborazioni con band di notevole importanza, soprattutto per dei remix fatti in occasioni di compilation o versioni inedite e speciali di questi artisti”.
SIETE STATI LA PRIMA USCITA DELLA ASTROMASTER PRODUCTION: LA CASA DISCOGRAFICA E’ PER CASO GESTITA DA VOI?
“No, abbiamo scelto Astromaster perché aveva un’idea di lavoro e di sviluppo che ci interessava. Collaboreremo su più livelli non solo musicali ma anche grafici e teatrali. Un’idea che in altre case discografiche non sarebbe possibile. Stiamo preparando due video, uno fotografico e l’altro con una compagnia teatrale che verranno realizzati tra settembre/ottobre”.
AVETE INTENZIONE DI SUONARE LIVE O PREFERITE RIMANERE UNA SORTA DI STUDIO PROJECT?
“Nessun live, se non performance abbinate al teatro, appunto”
QUALI SARANNO LE VOSTRE PROSSIME MOSSE?
“Fare promozione su tutti i fronti e cercare di far contenti tutti coloro che vogliono ascoltare musica originale!”
GRAZIE PER L’INTERVISTA, CONCLUDETE COME MEGLIO CREDETE…
“Grazie a voi e a tutti coloro che daranno una possibilità di crescita ad Abramakabra!”