ABYSMAL GRIEF – Tra goth-punk e black metal (non chiamatelo doom)

Pubblicato il 23/02/2018 da

Ci sono band che tentano – invano – di costruirsi attorno un’aura di mistero e reverenza, mentre altre ottengono questo tipo di considerazione del tutto naturalmente, perché l’essere talvolta ha ancora un valore, persino in una società governata da pubblicità, social media e dall’ansia di mostrarsi per ciò che non si è. E’ facile intuire come i genovesi Abysmal Grief appartengano alla seconda categoria, rifuggenti la sovraesposizione mediatica come il diavolo l’acqua santa. Se il prezzo da pagare è la conquista del grande pubblico, il guadagno è certamente in termini di libertà artistica: la formazione ligure, forte di una discografia priva di punti deboli, è quindi libera di spargere il proprio verbo sacrilego che olezza di decomposizione, zolfo e crisantemi. Essendo anche noi parte di quello zoccolo duro di fan che li riconosce quali i migliori eredi e portabandiera del cosiddetto ‘dark sound’, abbiamo raggiunto telematicamente il mastermind Regen Graves,  che ci ha fornito qualche informazione in più sul nuovo uscito “Blasphema Secta”, compiendo una breve panoramica sulla lunga carriera dei Nostri e togliendosi anche qualche sassolino dalla scarpe. 

L’ULTIMA CHIACCHIERATA CON METALITALIA.COM RISALE A BEN DIECI ANNI FA, A BREVE DISTANZA DALLA PUBBLICAZIONE DEL VOSTRO PRIMO FULL LENGTH. COSA RICORDATE DI QUEL PERIODO E COSA E’ CAMBIATO NELLA BAND DA ALLORA?
– Rispetto ad allora è cambiata soprattutto la consapevolezza nei confronti del giudizio che la gente ha di noi. Abbiamo via via gestito le cose in modo sempre più sfrontato, arrogandoci (non senza una certa presunzione) il privilegio di poterci imporre e fare solo quello che volevamo. Abbiamo subito accuse, rotto rapporti e collaborazioni che non ci andavano bene, senza piegarci a trend o snaturarci per una qualche opportunità, e al contempo osservando come la stima e il rispetto che ci stavamo guadagnando non subiva oscillazioni di alcun tipo. Questo ci ha permesso di arrivare a essere oggi un fenomeno che qualcuno considera ‘di culto’, ma che in sostanza fa fede a se stesso e ci pone se non al di sopra, almeno al di fuori di tutta una serie di schemi comportamentali obbligatori per almeno il 90% delle altre band in circolazione. Abbiamo semplicemente imparato a distinguerci.

L’ITALIA E’ DA SEMPRE PATRIA INDISCUSSA DI UN CERTO DARK SOUND DALLE FORTI TINTE OCCULTE; POSSIAMO AFFERMARE CHE SIA ALLO STESSO TEMPO PRODOTTO DELLA REAZIONE ALLA MONOLITICA CULTURA CATTOLICA, CON TUTTO IL SUO BAGAGLIO DI RITUALITA’ E IL PERVASIVO CULTO DEI MORTI?
– Assolutamente sì. Credo che ciò sia proprio il fattore scatenante di questa sorta di ossessione che tutta l’arte ha nei confronti del mistero, qui da noi più che in molti altri paesi. Restando nel campo della musica, oggi noto un qualcosa di simile solamente in certe band provenienti dall’America Latina, dove l’oppressione ‘morale’ religiosa è ugualmente soffocante, e dove per reazione assistiamo a fenomeni musicali molto interessanti, contraddistinti da un’aura di misticismo ben più pura e viscerale di quanto si possa trovare in Europa. E da questo punto di vista il dark sound italiano è visto come un modello da seguire, sia per quanto riguarda le band storiche che quelle più attuali.

AL DI LA’ DELLA FONDAMENTALE INFLUENZA PROVENIENTE DALL’ESOTERISMO, CI SEMBRA CHE DAI VOSTRI LAVORI TRASPAIA ANCHE LA PREDILEZIONE PER IL CINEMA HORROR E DI GENERE DEGLI ANNI ’60 E ’70, E’ UN’IMPRESSIONE CORRETTA?
– Oggi molto meno che in passato, a essere sinceri: una volta mi piaceva essere etichettato come band ‘horror metal’, ma attualmente di quello spirito sono rimaste prevalentemente le sonorità (che non cambieranno mai), mentre i miei testi si sono indirizzati verso tematiche più ‘filosofiche’ (se mi passate questo termine che vuol dire tutto ma anche niente).

PARLIAMO DI “BLASPHEMA SECTA”: POTETE RACCONTARCI QUAL E’ STATA LA GENESI DEL DISCO? C’E’ UN FILO CONDUTTORE TRA LE LIRICHE?
– I pezzi di quest’album sono stati composti ed elaborati in un arco di tempo relativamente breve. Forse un anno, o addirittura meno. Le liriche sono collegate tra loro (e messe in stretta relazione a quelle del disco precedente) dal tema della Stregoneria, e mantengono quel mood che ormai in più di una recensione è stato definito ‘satanico’ e che per un ascoltatore di vecchia data potrebbe persino risultare anomalo.

CI E’ PARSO DI SENTIRE ALCUNE SFUMATURE BLACK METAL SINFONICO ANNI ’90 IN ALCUNI PUNTI, PENSIAMO SOPRATTUTTO A “WITCHLORD”, RIUSCITISSIMA COVER DELLA STORICA BAND VENETA EVOL. SI TRATTA DI TERRITORI CHE INTENDETE ESPLORARE MAGGIORMENTE IN FUTURO?
– Non saprei. C’è da dire che noi ci siamo sempre sentiti molto vicini al black metal: se non musicalmente, almeno concettualmente e attitudinalmente. Ho sempre sostenuto che per capire davvero gli Abysmal Grief bisogna andare a ricercare nel gothic punk e nel primo black molto più che non nei Sabbath o nel classico doom, con cui abbiamo poco o niente da spartire, ma in pochissimi se ne sono avveduti. Avevamo già registrato una cover dei Bathory tanto tempo fa, e io stavo aspettando ormai da molti anni di includere in un nostro lavoro un pezzo degli immensi e seminali Evol, e il concept di “Blasphema Secta” ce ne ha dato finalmente la possibilità. Mi spiace che tra le moltissime recensioni lette, quasi nessuno dei recensori (soprattutto italiani) si sia accorto che era una cover, nonostante fosse anche specificato nelle note dell’album: qualcuno l’ha persino descritta come un pezzo dal mood ‘seventies’ (!). Questo è un sintomo del livello culturale di molti addetti ai lavori qui da noi, e il motivo reale per cui certe grandi band del passato sono state costrette a mollare o a vagare nell’anonimato.

SIETE IN ATTIVITA’ DA PIU’ DI VENT’ANNI E DA MOLTO TEMPO SIETE UNA BAND CULTO NELL’UNDERGROUND, NON SOLO IN ITALIA. COM’E’ IL VOSTRO RAPPORTO CON IL PUBBLICO E LA ‘SCENA’ ESTREMA?
– Mah, cerchiamo semplicemente di tenerci il più possibile al di fuori di tutto. Abbiamo pochissimi contatti tra di noi, e di conseguenza anche con chi è al di fuori della band, ad eccezione di rarissimi casi.

LA VOSTRA LINE-UP E’ IMMUTATA DAGLI ALBORI DELLA BAND, TRAGUARDO NON CERTO COMUNE. QUANTO E’ IMPORTANTE PER VOI IL LAVORO DI SQUADRA?
– Lord of Fog è rientrato in formazione solamente nel 2013, dopo aver militato con noi nel periodo della prima demotape “Funereal” (1998). In questo lasso di tempo abbiamo cambiato molti batteristi, anche se il grosso del lavoro sui nostri dischi l’ho sempre fatto io. Il lavoro di squadra comunque c’è sempre stato tra noi tre membri fissi fin dal 1996, e si basa su un rapporto di fiducia e di professionalità che non lascia posto a individualismi. Ora in quattro le cose funzionano ancora meglio: vedremo se e quanto durerà.

DA QUELLO CHE CI E’ PARSO DI CAPIRE IL VOSTRO RAPPORTO CON LA DIMENSIONE LIVE NON E’ STATO SEMPRE DEI MIGLIORI, ANCHE SE NEGLI ULTIMI ANNI LE OCCASIONI DI SUONARE IN SITUAZIONI EFFETTIVAMENTE PROFESSIONALI SONO SICURAMENTE AUMENTATE. RICORDO SEMPRE CON PIACERE UN VOSTRO CONCERTO A BOLOGNA NEL QUALE AD UN CERTO PUNTO LE PRIME FILE VENNERO RAGGIUNTE DAL LANCIO DI VERMI DA PESCA, UNA SCELTA SCENICA DI SICURO IMPATTO MA CHE PROBABILMENTE NON INCONTRA SPESSO IL FAVORE DEI GESTORI DI LOCALI…
– Assolutamente no, e questo, insieme a altri dettagli ha sempre fatto sì che organizzare un concerto degli Abysmal Grief (soprattutto nei primi anni in cui nessuno ci cagava) risultasse difficile, rischioso, e oneroso. Ancora un paio d’anni fa, durante il nostro ultimo tour europeo insieme agli Epitaph, un nostro concerto a Copenhagen è stato interrotto dopo solo 3 canzoni per l’arrivo dei pompieri, che hanno completamente evacuato e isolato il locale a causa delle nostre torce che avevano fatto scattare il sistema antincendio, e dato una multa piuttosto salata al gestore per procurato allarme… il quale non l’ha presa bene e non vorrà mai più sentir parlare di noi per il resto della sua vita. Così come un paio di altre volte in Italia si è rischiata la rissa a fine concerto per colpa dei vermi… I nostri concerti creano sempre qualche problema a livello di organizzazione, ormai abbiamo dovuto rassegnarci alla realtà dei fatti.

CHIUDIAMO RESTANDO IN TEMA: AVETE IN PROGRAMMA ALCUNE DATE IN SUPPORTO AL NUOVO DISCO?
– Certo, il “Blasphema Secta” European Tour sarà diviso in due fasi: prima metà di Maggio (Est Europa) e prima metà di Ottobre (Nord Ovest). Dopodiché parteciperemo a qualche festival, tra cui il Magma Pure Underground Fest a fine Luglio. Ma come al solito cercheremo di non esagerare con gli impegni dal vivo.

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