Finalmente Wolf Hoffman è riuscito a realizzare il suo sogno più grande, riportare in vita i suoi amati Accept. Già nel 2005, quando la band tedesca si è riunita per un tour con lo storico singer Udo Dirkschneider, molti fan speravano in un ritorno in pompa magna. Purtroppo il disinteresse di Udo nei confronti nei suoi ex compagni di viaggio, ha fatto nuovamente naufragare il progetto. Come accadde ai Judas Priest, la salvezza è arrivata grazie ad un cantante praticamente sconosciuto, Mark Tornillo, che con la sua voce graffiante è riuscito a riaccendere la fiamma della passione nel cuore del buon Wolf. Questo sodalizio si è concretizzato con il nuovo “Blood Of The Nations”, clamoroso platter di heavy metal classico allo stato puro! Gli Accept sono tornati, ce ne parla proprio il chitarrista/leader Wolf Hoffman.
WOLF, IL NUOVO “BLOOD OF THE NATIONS” STA RICEVENDO GRANDI RESPONSI UN PO’ OVUNQUE. SEI SODDISFATTO?
“Assolutamente sì. Io e gli altri membri della band siamo felicissimi per come stanno andando le cose, perché quando abbiamo deciso di rimetterci insieme e registrare un nuovo disco non avevamo la minima idea di cosa sarebbe successo. Abbiamo cercato sin dall’inizio di fare del nostro meglio, ma non sapevamo se il pubblico avrebbe apprezzato le nuove canzoni o semplicemente il fatto che ci siamo riformati senza Udo alla voce. Oggi siamo molto soddisfatti e contenti perché i nostri fan hanno apprezzato il disco e per il grande supporto che ci stanno dimostrando.”
FACCIAMO UN PASSO INDIETRO, QUANDO HAI SENTITO PER LA PRIMA VOLTA LA NECESSITA’ DI RIFORMARE GLI ACCEPT?
“Da sempre sentivo questa necessità, avevo una gran voglia di suonare. L’idea di tornare in attività con gli Accept si è però concretizzata quando nel 2005 abbiamo fatto il tour con Udo alla voce. Io e gli altri volevamo suonare molte più date ed abbiamo chiesto a Udo la sua disponibilità. Purtroppo ha sempre risposto in modo negativo. Dovevamo affrontare la realtà, Udo non era più interessato a suonare con gli Accept. A questo punto, quando l’ultima speranza si stava affievolendo, abbiamo avuto un grandissimo colpo di fortuna, ovvero l’incontro con Mark Tornillo. Noi non lo conoscevamo minimamente, ma quando ci siamo trovati a jammare insieme, dopo poche note abbiamo capito che era la persona giusta per noi.”
DAVVERO SONO BASTATI POCHI MINUTI PER CAPIRE LE POTENZIALITA’ DI MARK?
“So che potrebbe sembrarti assurdo, ma è così. Appena abbiamo iniziato a suonare, Mark ha intonato una strofa e noi siamo rimasti a bocca aperta. Era semplicemente perfetto per riportare on the road gli Accept.”
IL VOSTRO PRIMO DISCO SENZA UDO ALLA VOCE, “EAT THE HEAT” DEL 1989, FU COMMERCIALMENTE UN DISASTRO. NON HAI MAI TEMUTO CHE”BLOOD OF THE NATIONS” FACESSE LA STESSA FINE?
“Noi non avevamo nessuna paura perché confidavamo nella bontà dei nuovi pezzi, al contrario erano i fan a temere di ritrovarsi con un nuovo ‘Eat The Heat’ in mano. Quel disco non si può paragonare con ‘Blood Of The Nations’, perché la situazione che stava vivendo la band in quegli anni era totalmente diversa. Questa volta non abbiamo voluto sperimentare o lanciarci in qualche cosa di diverso, volevamo invece scrivere un classico disco degli Accept. Heavy Metal tradizionale, riff spaccaossa e nessun cambiamento del nostro stile, questa è la formula di ‘Blood Of the Nations’.”
SE NON SBAGLIO IL VOSTRO PRODUTTORE ANDY SNEAP VI HA FATTO ANCHE RISCRIVERE QUALCHE BRANO DAL SOUND NON PROPRIAMENTE ACCEPT.
“Non è andata esattamente così. La verità è che per ‘Blood Of The Nations’ abbiamo scritto un sacco di musica, ti parlo di trenta o quaranta canzoni, molte di queste non propriamente in stile Accept. Andy ci ha aiutato compiendo un grande lavoro di selezione per individuare i brani più tradizionali da inserire nel disco. Alla fine dei conti, ci è avanzato un sacco di materiale.”
CHE FINE FARANNO QUESTI BRANI CHE AVETE SCARTATO?
“Non credo che pubblicheremo queste canzoni, alcune non sono state nemmeno completate. Molti dei pezzi che abbiamo scartato erano pronti solo a livello di riff e di idee, non li abbiamo nemmeno registrati come demo. Come ti dicevo, questo materiale non suonava al 100% Accept, per cui non vedo il motivo di riproporlo.”
SIETE ACCASATI PRESSO NUCLEAR BLAST. COME VI TROVATE A LAVORARE CON L’ETICHETTA TEDESCA?
“Siamo felicissimi, i ragazzi della Nuclear Blast, oltre ad essere veri appassionati di heavy metal, stanno investendo molte risorse negli Accept, a dimostrazione che credono molto in noi. A livello di promozione, di cura del cd e di tutte le attività legate al business, la Nuclear Blast si sta dimostrando una delle migliori etichette in circolazione. Ad oggi non c’è davvero nulla di cui lamentarsi.”
COME HAI SCELTO IL TITOLO “BLOOD OF THE NATIONS” PER IL VOSTRO NUOVO DISCO?
“In realtà ‘Blood Of The Nations’ è semplicemente il titolo di una delle canzoni presenti, che poi abbiamo utilizzato anche per il disco. Ti dico la verità, abbiamo trascorso un sacco di tempo a pensare un titolo giusto per il disco, senza trovarne uno adatto. Siamo arrivati ad un punto in cui sulla carta avevamo quindici titoli papabili, alcuni presi da canzoni, altri nuovi pensati appositamente. Non ci trovavamo mai tutti d’accordo sul titolo da scegliere, fino a quando non è arrivato ‘Blood Of The Nations’. A mia modesta opinione questo titolo rispecchia molto il sound Accept e, se paragonato ai nostri vecchi dischi, si sposa alla perfezione con la nostra musica. Il brano omonimo tratta tematiche militari, di nazioni che mandano i loro soldati in guerra. Questo tema è perfetto per l’heavy metal degli Accept, da qui scegliere il titolo è stato quasi automatico.”
DAL VIVO LA NUOVA LINE-UP PARE FUNZIONARE ALLA GRANDE. CONCORDI?
“Prima di lanciarci in un tour vero e proprio abbiamo tenuto alcune date di riscaldamento in giro. Devo dire che dal secondo concerto tenuto, ho capito che tutti gli ingranaggi funzionavano perfettamente. Sul palco ci divertivamo, Mark cantava alla grande ed il pubblico era entusiasta dei nostri live show. Non ti nascondo che durante i giorni precedenti al nostro primo concerto, ero molto nervoso perché non sapevo cosa il pubblico avrebbe pensato di noi. Tutta la band era esaltata, ma il giudizio finale spetta sempre al pubblico. Ricordo che la prima data si è tenuta in America, gran parte del pubblico conosceva Mark ed era venuta per lui. Capisci quindi che l’entusiasmo di quel giorno non era ‘statisticamente’ valido per determinare un indice di gradimento vista l’amicizia dei presenti nei confronti di Mark. Le cose sono cambiate quando siamo andati in Russia, quei concerti sono stati semplicemente fantastici. Lì abbiamo capito che la macchina Accept funziona! Rispetto al 2005, quando abbiamo suonato insieme a Udo, c’è molta più sintonia all’interno della band, non si possono nemmeno paragonare tra loro questi due periodi. Nel 2005 con Udo abbiamo vissuto una specie di matrimonio organizzato, era chiaro sin dall’inizio che questo sposalizio sarebbe durato poco, soltanto per le date programmate. L’entusiasmo mio e degli altri membri della band era smorzato, proprio perché sapevamo che la vita di questo progetto sarebbe stata breve. Ora c’è più cameratismo, tutti siamo coinvolti al massimo, abbiamo registrato un nuovo disco insieme, siamo di nuovo una vera band affiatata e motivata.”
SECONDO TE QUANTO E’ IMPORTANTE CHE I MEMBRI DI UNA BAND SIANO INNANZITUTTO AMICI?
“E’ sicuramente buona cosa se i membri di una band sono amici, ma la realtà dei fatti è un’altra. Dopo anni trascorsi insieme a suonare, andare in tour e registrare dischi, il rapporto si trasforma in una relazione di lavoro. E’ più importante l’abilità a suonare, la professionalità dei singoli elementi e la capacità di suonare adattandosi al gruppo. Non esiste nessuna band al mondo in cui tutti i membri sono amici per la pelle. Magari si formano all’interno dei gruppi di amicizia più solidi, altri meno, ma l’importante è saper convivere in modo motivato. E’ quasi come lavorare in ufficio, dove tu devi condividere ciò che fai con i tuoi colleghi. Non è necessario essere amici per la pelle, ma lavorare bene insieme, avere a che fare con persone preparate e motivate. Se poi c’è una forte amicizia, meglio ancora, ma non la ritengo una condizione indispensabile.”
COSA DIRESTI SE TI PROPONESSERO UN TOUR CON DUE BAND: ACCEPT + U.D.O.?
“Fortunatamente nessuno mi ha ancora proposto un tour del genere (ride, ndr)!”