Parlare degli Accept ormai vuol dire parlare di Wolf Hoffmann e del suo modo di intendere la musica. Reduci da un cambio di line-up i nostri hanno finalmente dato alle stampe “The Rise Of Chaos”, nuova fatica in studio che in qualche modo riprende il periodo di crisi che l’umanità affronta in questo periodo. Ma cosa c’è stato dietro alla scrittura del disco e quali sono i motivi che hanno portato a tutto questo? L’abbiamo chiesto direttamente all’ascia numero uno della band, in un assolato pomeriggio di giugno a Milano. Wolf ha così risposto alle nostre domande sia sul disco nuovo che, in generale, sul suo modo di intendere l’heavy metal oggi. Un personaggio e una visione che ci hanno fatto capire cosa voglia dire doversi confrontare sempre col proprio passato, con le aspettative dei vecchi fan e con la curiosità dei nuovi. Ma non per questo gli Accept si sono scoraggiati, e “The Rise Of Chaos” (del quale potete leggere qui la nostra recensione) ne è una prova tangibile: rispondono con i loro riff, i giri di basso indiavolati e Mark Tornillo che ormai si conferma essere parte integrante del del combo teutonico. Insomma, un’occasione non solo per promuovere un disco nuovo, ma anche per capire la filosofia che si cela dietro a un musicista di questo calibro.
CIAO WOLF E BENVENUTO SU METALITALIA.COM, SEI PRONTO A INCONTRARE I FAN DOMANI POMERIGGIO DA MARIPOSA (l’intervista è avvenuta il 16 giugno, ndR)?
“Ciao e grazie per l’intervista! Eccome, anche se poi ripartirò subito per andare in Germania. Abbiamo un disco in uscita e posso già dirti che torneremo a gennaio per il tour da headliner di ‘The Rise Of Chaos'”.
COMINCIAMO A PARLARE DEL DISCO: LAVORARE CON UWE LULIS E CHRISTOPHER WILLIAMS IN STUDIO VI HA PORTATO QUALCHE NOVITÀ?
“A dire la verità no, anche se lavorare con loro è stato molto bello e stimolante. I dischi degli Accept li scriviamo io e Peter, poi Mark (Tornillo, ndR) ci mette i testi. È sempre un processo che facciamo passo a passo: sono lontani i tempi dove facevamo una jam session e tiravamo fuori qualcosa finché l’album non era pronto. Adesso tutte le chitarre le scrivo io, Peter e Christopher si occupano dei loro strumenti e, come dicevo, Mark dei testi. Quando poi andiamo in studio praticamente suoniamo tutto dal vivo, forse è per quello che molti pensano che siamo uguali sia da disco che in live!”.
VENENDO AL ‘CONCEPT’: CI SEMBRA DI AVER CAPITO CHE SI TRATTA DI UN DISCO DEDICATO AL DISORDINE GENERALE CHE SI VEDE IN QUESTO MOMENTO IN GIRO PER IL MONDO. VOLEVATE SEMPLICEMENTE DESCRIVERE LA SITUAZIONE O LANCIARE UN MESSAGGIO?
“‘Messaggio’ è una parola troppo forte per la nostra musica e per il mio modo di intendere gli Accept, ma siccome me lo chiedi provo a risponderti lo stesso. Occupandomi principalmente proprio dell’aspetto melodico e compositivo quello che succede a volte è che mi faccio influenzare dalle sensazioni di determinati momenti e magari anche da qualche fatto o avvenimento, ma come band non siamo mai stati una formazione da ‘messaggi’: quello lo lascio eventualmente a Mark che, in caso, parla di qualcosa che ha visto o che gli è capitato. Certo, a volte anche io mi metto a scrivere qualcosa che poi Mark prende da ispirazione per i testi: quello che è successo in questo caso è che abbiamo trovato una armonia tra lyrics e musica, con un titolo che riflette bene i tempi in cui ci troviamo ora”.
QUINDI IL TITOLO E QUESTA SORTA DI ‘CONCEPT’ SONO STATE COSE GIÀ PREVENTIVATE QUANDO AVEVATE COMINCIATO A SCRIVERE IL DISCO, SENZA INFLUENZE ESTERNE.
“Pensa che l’avevamo già deciso sei mesi fa e guarda quanto si è aggravata la situazione oggi! Per cui casualmente abbiamo parlato di qualcosa che poi si è avverato davvero. Probabilmente molti pensano che la musica che scriviamo sia influenzata dalle cose che succedono nel mondo, invece per me la musica è influenzata solo dalla musica stessa! O, almeno, da quello che succede intorno a noi personalmente, così come è stato per i dischi precedenti a questo. Alla fine cerchiamo sempre di migliorarci, anche se è difficile doversi confrontare con il proprio passato. Non per questo ci scoraggiamo, anzi: credo che la nostra musica stia seguendo un sentiero che arriva proprio dai nostri album degli anni ’80 e che continua ad evolversi tutt’oggi”.
QUESTA VOLTA LA COPERTINA DEL DISCO È PIÙ ELABORATA RISPETTO ALLE PRECEDENTI TRE. AVETE DATO UN IMPUT AL DISEGNATORE O GLI AVETE SEMPLICEMENTE DETTO DI DISEGNARE QUALCOSA CHE RICORDASSE IL TITOLO?
“Ogni volta decidiamo il disegno in un modo diverso: a volte abbiamo una idea precisa, altre volte diamo il titolo e ci facciamo preparare delle bozze. Per esempio, con ‘Blood Of The Nations’, non avevamo la minima idea di quello che avrebbe rappresentato la copertina e poi Marc Whitaker se ne è uscito con quelle mani insanguinate che facevano la V che ci hanno conquistati subito. Per ‘Stalingrad’ abbiamo avuto due copertine, mentre per ‘Blind Rage’ l’idea è stata di mia moglie Gaby. Comunque scegliamo sempre delle grafiche che abbiano anche un bell’impatto dal vivo: nel tour avremo una scenografia a tema post-apocalittica, proprio come la copertina”.
AVETE GIÀ DECISO A QUALE CANZONE DEDICHERETE IL VIDEO? SE SI CE LO VUOI ANTICIPARE?
“Certo, uscirà un video della titletrack. Abbiamo fatto le riprese la scorsa settimana e piano piano lo stanno montando: ti posso assicurare che sarà un video 100% Accept. Fare queste cose tra l’altro mi piace particolarmente perché riesco a dedicarmi alla mia altra grande passione, cioè la fotografia!”.
PER PRESENTARE LA NUOVA LINE-UP AVETE RILASCIATO UN LIVE ALBUM DAL TITOLO ‘RESTLESS AND LIVE’, CI PARLI UN PO’ DEGLI SHOW CHE AVETE SUONATO IN QUELLE OCCASIONI? COM’È STATO PREPARARE UN LIVE ALBUM DOPO TANTI ANNI DALLA VOSTRA ULTIMA INCISIONE DAL VIVO?
“Beh, non si è mai pronti prima di una esibizione! Nel nostro caso sinceramente non ci prepariamo neanche molto: preferiamo sempre suonare libertà e tutto quello che facciamo di solito sul palco, senza stare troppo a riflettere né sulla setlist né sulla riuscita del disco. Insomma è come se affrontassimo un normalissimo live degli Accept, anche se ovviamente le preoccupazioni sulla riuscita del concerto ci sono sempre. Proprio per questo, tra l’altro, abbiamo deciso di registrare il concerto del Bang Your Head, dove sapevamo che avremmo avuto un pubblico entusiasta di nostri fan. Abbiamo suonato come sempre dicendoci ‘vediamo come va’ e sinceramente sono molto soddisfatto del risultato che abbiamo conseguito”.
SE NON SBAGLIAMO È ANCHE STATO UNO DEI PRIMI SHOW CON UWE E CHRISTOPHER IN EUROPA.
“Esatto, è stato uno dei primi show che abbiamo fatto insieme ai ragazzi nuovi, forse il settimo o l’ottavo, e uno dei primi in Europa dopo il tour in Sudamerica . Ho visto come il pubblico non si è curato del nostro cambio di line-up, anzi: erano tutti entusiasti! Insomma, penso che siamo stati davvero fortunati: questo cambio è arrivato in un momento in cui i nostri dischi vanno alla grande e non ha fatto che consolidare il rapporto con i fan, forse anche più di prima”.
RECENTEMENTE CI SONO STATE DELLE POLEMICHE PER IL FATTO CHE AVETE APERTO AI SABATON NEL LORO TOUR EUROPEO. ABBIAMO LETTO PERÒ UNA INTERVISTA DOVE DICI DI ESSERTI VOLUTAMENTE IMBARCATO IN QUESTA AVVENTURA PER POTER PARLARE ALLE NUOVE GENERAZIONI CON LA MUSICA DEGLI ACCEPT. DOPO QUALCHE MESE PUOI DIRE CHE EFFETTIVAMENTE SIA STATA UNA BELLA OPPORTUNITÀ PER VOI?
“Assolutamente si. In realtà, prima di tutto, è stato per divertirci che l’abbiamo fatto: eravamo chiusi in studio da otto mesi a registrare e sistemare pezzi, così quando i Sabaton ce l’hanno chiesto ci siamo detti ‘Perché no?. Loro sono stati molto gentili con noi, ce l’hanno chiesto con il rispetto che si ha verso una band importante. All’inizio eravamo anche un po’ titubanti, ma quando ci siamo buttati abbiamo capito di aver fatto la cosa giusta. Ci siamo scrollati un po’ di ragnatele dello studio di dosso e abbiamo avuto il tempo giusto per suonare ogni sera, senza nulla a cui pensare e riuscendo a staccare la testa dalle scadenze della scrittura. Alla fine suonare ci rilassa molto, c’è la carica di adrenalina iniziale e poi, dopo lo show, il relax che ti permette di recuperare un po’ di idee. Infatti ho proprio finito ‘The Rise Of Chaos’ on the road (ride, ndR)! Ogni giorno in hotel buttavo giù materiale, e forse è per questo che i testi e la musica riflettono quello che dicevamo prima, visto che abbiamo viaggiato per tutta Europa e oltre. Quando ci siamo trovati in studio con Andy (Sneap, ndR) abbiamo solo dovuto sistemare qualcosina, ma le canzoni c’erano tutte! Insomma, è stata una situazione vincente sia per questo che per il fatto che molti dei ragazzi che ascoltano i Sabaton non ci conoscessero: abbiamo venduto un sacco di copie di ‘Blind Rage’ e questo significa che siamo riusciti a far breccia nei loro cuori!”.
PARLANDO UN ATTIMO DEI TUOI PROGETTI: L’ANNO SCORSO HAI FINALMENTE RILASCIATO IL TUO SECONDO ALBUM SOLISTA ‘HEADBANGER’S SYMPHONY’, CHE RICALCA IL TUO AMORE PER LA MUSICA CLASSICA. ANZICHÉ STRAVOLGERE DETERMINATI PEZZI COME ALTRI CHITARRISTI FANNO, PENSIAMO CHE IL TUO STRUMENTO SIA QUASI UN ‘QUALCOSA IN PIÙ’ CHE DIALOGA IN MODO GENTILE CON IL RESTO DELL’ORCHESTRA. QUANDO HAI COMINCIATO A PREPARARLO PENSAVI A QUALCOSA DI SIMILE O È SUCCESSO E BASTA?
“A dire la verità non ho mai pensato a qualcosa prima di mettermi a suonare (ride, ndR)! Sai, una delle mie più grandi influenze sono stati i Beatles e il modo che avevano di scrivere i pezzi. Io non sono assolutamente un virtuoso che stravolge le cose: mi interessano di più l’aspetto melodico e ‘emozionale’ dei pezzi di musica classica. È sempre interessante lavorare su dei brani che sono stati scritti da maestri immortali, io semplicemente uso la tecnologia di oggi per avvicinarmi a loro e divertirmi un po’ e, in alcuni casi, prendo determinati passaggi e li metto nella musica degli Accept”.
MA TI RITIENI PIÙ UN CHITARRISTA DA STUDIO O PREFERISCI SEMPRE IL PALCO?
“Assolutamente mi ritengo più un animale da palco! Molti chitarristi che passano la vita chiusi in studio finiscono per diventare cerebrali e badare poco all’improvvisazione, mentre io penso sempre a come sarà un determinato suono o un riff dal vivo. Anche con Andy e gli altri cerchiamo sempre di suonare come se fossimo di fronte a una platea, anche quando siamo in studio di registrazione”.
A PROPOSITO: COME VA LA PREPARAZIONE PER LO SHOW DI WACKEN?
“Siamo carichi e ci stiamo lavorando parecchio. Come già saprai sarà uno show dove prima suoneremo il nuovo album, poi faremo alcuni miei pezzi solisti e infine una setlist delle canzoni classiche degli Accept con l’orchestra. La cosa divertente è che mi sono accorto, mentre ci lavoravo, che se togli la parte della band e lasci andare solo l’orchestra è come se fosse una sinfonia a sé stante! Questo fa capire ancora una volta come l’heavy metal non sarebbe esistito senza la musica classica e, soprattutto, che le canzoni degli Accept non esisterebbero senza il nostro approccio classico e melodico. D’altronde è parecchio che sto lavorando a questa esibizione: quando abbiamo cominciato non avevo idea di come creare un arrangiamento adatto, così ho lavorato con Melo Mafali, il compositore siciliano che ci aveva aiutati anche per ‘Blood Of The Nations’. È stato molto interessante come lavoro: lui è un compositore classico ma ha collaborato con molti gruppi rock e non, quindi ci siamo seduti insieme al pianoforte e mentre io suonavo i nostri pezzi lui scriveva gli arrangiamenti. Devo assolutamente ringraziarlo per questo perché non sarei mai riuscito a fare una cosa del genere da solo, non perché fosse complicata come operazione ma proprio perché la composizione per orchestra per me è un territorio inesplorato. Comunque è stato un lavoro affascinante: abbiamo cominciato con gli strumenti più bassi come i violoncelli per poi arrivare fino ai fiati, in una sorta di comunione tra elettrico e classico. Sicuramente registreremo lo show perché sarà davvero una serata da ricordare, infatti siamo proprio nella ‘Night To Remember'”.