ADIMIRON – Vette Impervie

Pubblicato il 03/03/2012 da

Fra le band che negli ultimi anni, dopo lunghi periodi di gavetta e barcamenarsi nella palta dell’underground italico, stanno pian piano venendo fuori sulla distanza, ci sono sicuramente gli Adimiron, combo ormai habitué delle nostre pagine con pieno merito. L’avvincente ultimo nato, “K2”, ci ha mostrato una formazione in evoluzione, che ha saputo incanalare forze, energie e risorse verso un obiettivo di qualità, senza tralasciare nulla al caso. Il thrash progressivo della band si è arricchito di influenze più moderne e peculiari, non dimenticandosi del resto un approccio ed un impatto assolutamente vincenti ed immediati. Ancora una volta siamo andati a tastare il polso al leader, chitarrista e portavoce del gruppo, Alessandro Castelli…

 

CIAO, ALESSANDRO, E ANCORA UNA VOLTA BENTORNATO SU METALITALIA.COM! CI ERAVAMO LASCIATI POCO DOPO LA RELEASE DEL PRECEDENTE “WHEN REALITY WAKES UP”: TI VA DI RACCONTARCI COME AVETE TRASCORSO QUESTI DUE ANNI DI TEMPO? COS’E’ SUCCESSO IN CASA ADIMIRON?
“Ciao Marco, è un piacere ritrovarsi di nuovo su queste pagine. Nei due anni successivi a ‘When Reality Wakes Up’ sono successe molte cose: un periodo sicuramente molto intenso e significativo per la band, che è tornata finalmente on the road nel modo in cui tutti speravamo. Molte date e tour si sono susseguiti e abbiamo lavorato tantissimo sulla promozione del gruppo, oltre che del disco in sé, per recuperare i due anni di pausa cui eravamo stati costretti causa instabilità di line-up. Contemporaneamente, subito dopo la pubblicazione di ‘When Reality…’, abbiamo intrapreso un  lungo processo di composizione che in un paio di anni ci ha portato alla realizzazione del nuovo album ‘K2’, disco di cui siamo orgogliosissimi e che vede la band alle prese con uno stile decisamente più personale e incisivo”.

E ALLORA OCCUPIAMOCI SUBITO DEL NUOVO “K2”, DAVVERO UN PRODOTTO DI ALTISSIMO LIVELLO. RACCONTACI QUALCOSA DELLA SUA GESTAZIONE, COM’E’ NATO E COME SI SONO SVOLTI I PROCESSI DI SONGWRITING E REGISTRAZIONE. INSOMMA, LE NOTIZIE DA SAPERE SUL LAVORO…
“Come ti ho appena accennato, ‘K2’ ha avuto un  periodo di gestazione abbastanza lungo, i pezzi sono passati attraverso molte versioni; in particolare abbiamo fatto due pre-produzioni e preso il meglio da ognuna di esse. Il vantaggio questa volta era che, impegnatissimi sul fronte live, potevamo anche di volta in volta testare la validità delle nuove idee e correggere il tiro a seconda delle nostre sensazioni on stage. Ecco perché, nonostante ‘K2’ risulti essere tecnico ed articolato nelle strutture, è in realtà un disco fortemente live-oriented, fatto per essere suonato dal vivo. Una volta pronto il materiale, abbiamo iniziato le registrazioni qui a Roma presso gli ormai ultra noti 16th Cellar, con l’aiuto di Stefano Morabito. Le voci sono state arrangiate e registrate contemporaneamente con un altro valido produttore presso gli Early Reflection. Vista la nostra deadline tassativa con Jens Bogren dei Fascination Street Studios per la consegna del materiale da missare, c’è stato un periodo in cui ci siamo dovuti dividere tra due studi e i ritmi erano davvero massacranti. Una volta terminate le registrazioni di tutti gli strumenti, siamo andati in Svezia per concludere il lavoro con la coppia Johan Ornborg / Jens Bogren, che si sono occupati rispettivamente di missaggio e mastering. Ti dico per la cronaca che, nello stesso periodo in cui con Johan lavoravamo al mix di ‘K2’, Jens dall’altra parte era impegnato con il mostruoso ‘Deconstruction’ di Townsend e mostrava segni di cedimento…”.

COME GIA’ AMPIAMENTE DESCRITTO NEL TRACK-BY-TRACK DEDICATO, PERSONALMENTE, OLTRE AI CLASSICI VOSTRI RICHIAMI A NEVERMORE E MESHUGGAH, HO TROVATO PARECCHI RIFERIMENTI ALLA CORRENTE DJENT E AI GOJIRA. MI SONO SBAGLIATO? COME VI PONETE RISPETTO A QUESTE DUE INFLUENZE?
“Sì, rispetto al passato abbiamo voluto inserire qualcosa di inedito nel sound, qualcosa – e questo si riallaccia alla domanda precedente – che potesse aumentare l’impatto live e il groove all’interno delle varie tracce. Essendo un gruppo che abbiamo tutti ascoltato molto negli ultimi anni, credo che i Gojira siano stati una potenziale fonte di ispirazione, anche se solo in determinati frangenti, ad esempio per l’utilizzo di finali pesantissimi e certe strutture piramidali usate in alcuni contesti. Per quanto riguarda la corrente Djent, a mio modesto parere è solo un trend come tanti altri ed una rilettura neanche troppo originale delle partiture e delle strutture dei Meshuggah. Apprezzo molto alcune band come Tesseract o Textures, con cui abbiamo abbiamo anche condiviso il palco in un paio di occasioni e abbiamo imparato tanto da loro, ma credo che come Adimiron abbiamo poco in comune con quel movimento, a parte il fatto che ci piace proporre partiture non propriamente lineari all’interno del tessuto sonoro. In molti blog ho letto diversi accostamenti a formazioni della corrente Djent e questo è sicuramente un grande complimento se pensiamo a come è difficile suonare quel tipo di musica da un punto di vista tecnico, ma non vorrei che i nostri intenti venissero fraintesi e che venissimo inclusi in un movimento di cui in realtà non facciamo parte”.

“K2” RISULTA UN LAVORO MOLTO COMPATTO E PIUTTOSTO IMMEDIATO, NONOSTANTE SIA ANCHE VARIO E COMPLESSO, CON CANZONI PERALTRO BEN RICONOSCIBILI. PERCHE’ AVVENGA QUESTO, SOLITAMENTE, SI PENSA AD UN GROSSO LAVORO SUGLI ARRANGIAMENTI, A MIO PARERE UNO DEI PUNTI DI FORZA DEL DISCO. CI PUOI DIRE COME AVETE LAVORATO SU QUESTI ULTIMI?
“Grazie alle due pre-produzioni di cui ti parlavo, scaglionate di sei mesi l’una rispetto all’altra ed entrambe seguenti due  tour europei, siamo risuciti a curare nel minimo dettaglio anche cose apparentemente inutili e a speriementare tantissimo. A questo proposito, molto è stato fatto anche in studio proprio durante le registrazioni finali: l’aiuto di professionisti così validi e internazionalmente quotati come Stefano da una parte e i ragazzi dei Fascination dall’altra è stato sicuramente determinante per poter ottenere un sound internazionale, che non ha nulla da invidiare ai nostri colleghi europei o ai sempre ineccepibili americani”.

ANCHE L’ASPETTO LIRICO NON E’ STATO SOTTOVALUTATO, CON LA COSTRUZIONE DI UN CONCEPT PARTICOLARMENTE PROFONDO. CE NE PARLI UN PO’?
“Lo sviluppo del concept di ‘K2’ è andato di pari passo con la composizione delle varie tracce, e non ti nascondo che ad un certo punto della storia è stato veramente difficile per noi concepire qualcosa che al tempo stesso ci intrigasse musicalmente e concettualmente. E’ stata una scalata in primis per noi, che ci ha portato a metterci in discussione nel profondo come band, a lavorare sulle nostre interconnessioni personali, a smussare alcuni aspetti che a lungo andare avrebbero nuociuto al gruppo stesso. Detto questo, l’album è chiaramente ispirato al colosso montuoso del K2 e racconta la storia, il percorso, di un semplice uomo in cerca di risposte. Il tutto non è da considerarsi unicamente come un viaggio ‘fisico’ verso il K2, la storia può essere letta anche in chiave ‘metafisica’, e anzi è proprio su quel lato di intendere la storia che abbiamo lavorato maggiormente. Non vorrei soffermarmi troppo sul significato che per me hanno i singoli brani proprio per poter dar modo all’ascoltatore che si approccia al disco di potersi fare liberamente un’idea. Chi è il protagonista, da dove parte, dove è diretto, come finisce la storia? A voi le risposte”.

SPICCA NELLA TRACKLIST L’OSPITATA DI DAVE PADDEN DEGLI ANNIHILATOR SUL BRANO “THE WHISPERER”, SICURAMENTE IL PIU’ VIOLENTO DEL LOTTO. COM’E’ NATA LA COLLABORAZIONE? E AVETE PLASMATO IL PEZZO PENSANDO A DELLE VOCALS PIU’ AGGRESSIVE DI QUELLE DI ANDREA (SPINELLI) OPPURE E’ SUCCESSO IL CONTRARIO, PRIMA LA CANZONE E POI LA SCELTA DELLA VOCE?
“Dave è veramente un grande. Lo abbiamo conosciuto in occasione del nostro tour con gli Annihilator a fine 2010 e c’è stata subito grande sintonia. Ha presto dimostrato interesse nella nostra proposta, assistendo spesso a check e show di quel tour. In particolare, durante quegli spettacoli, noi portavamo on stage nuovi brani inediti, quelli che poi sarebbero finiti su ‘K2’ per intenderci. A Berlino, durante un post-show, ci fece sentire un suo side-project, una band veramente fighissima e che lo vedeva alle prese con uno stile molto diverso rispetto a quello con cui lo vedevamo ogni sera con gli Annihilator. Così, appena composto ‘The Whisperer’, brano che fin dall’inizio prevedeva un dialogo di strofe tra il protagonista e la personificazione della montagna, abbiamo subito pensato a lui. Ha adottato uno stile perfetto per le esigenze liriche del pezzo e ci ha mandato una sua personale revisione del testo, di cui infatti risulta essere co-autore insieme a me, revisione che più che altro è andata a correggere/migliorare alcuni spunti lirici. Una volta pronte le musiche, ci ha mandato dal Canada la sua versione cantata, che già di base era molto buona. Andrea ha fatto il resto completando le parti legate all’altro personaggio e armonizzando alcuni passaggi finali. Un grande artista, ora speriamo di poter incrociare nuovamente gli Annihilator durante il nostro cammino, sarebbe bello poter portare Dave con noi  anche sul palco”.

RESTIAMO NELL’ARGOMENTO. NEGLI ULTIMI TEMPI AVETE PORTATO A TERMINE PARECCHI TOUR E DATE DI SUPPORTO A GROSSE REALTA’ INTERNAZIONALI. QUANTO E IN CHE MODO QUESTE ESPERIENZE VI HANNO AIUTATO NELLO SCRIVERE UN DISCO COSI’ VALIDO? E QUANTO A MIGLIORARE NELL’APPROCCIO AL PALCO?
“Be’, direi che l’aspetto live è sicuramente il più importante al giorno d’oggi. Oltre a fare dischi di un certo livello, bisogna fare in modo di portare on stage la propria band il più possibile e in un modo costante. Negli ultimi due anni, come band abbiamo viaggiato tanto e con realtà più o meno grosse del panorama. Ogni tour, ogni show, ogni situazione vissuta sono lezioni importantissime da cui è bene trarre il massimo insegnamento. Condividere il palco, il bus, l’hotel con personaggi come Jeff Waters, come Rob dei Death Angel, Peter dei Vader o i ragazzi dei Meshuggah, è un bagaglio importantissimo, situazioni che ci spingono a migliorare come musicisti ma anche e sopratutto come persone. In un tempo relativamente breve ti devi settare ai loro strandard, al loro modo di fare le cose e si cresce in fretta. Il nuovo album è nato in questo modo, a contatto con questa gente: credimi se ti dico che dopo ogni singolo show, tutte le volte continuiamo a chiederci cosa migliorare di volta in volta, cosa poter aggiungere per avvicinarci sempre di più agli standard dei grandi con cui siamo stati a contatto, per sedere al loro tavolo a testa alta. E il mio discorso include sia il songwriting, la compattezza a livello strumentale, sia l’affiatamento a livello fisico/visivo sul palco”.

SPOSTIAMOCI A PARLARE UN PO’ DEL MUSIC BUSINESS IN AMBITO METAL: QUALE ASPETTO DI ESSO VI SPRONA IN CONTINUAZIONE A DARE IL MEGLIO DI VOI, SENZA PENSARE AD EVENTUALI SCOSSONI NEGATIVI ALLA VOSTRA ESISTENZA COME BAND?
“Siamo gente relativamente giovane, ancora non è aria di metter su famiglia, quindi per il momento siamo concentrati praticamente a tempo pieno sulle attività del gruppo. Ovvio che la situazione attuale del mercato ci obbliga a trovare di volta in volta lavori con cui sopravvivere e che ci consentano una certa elasticità di movimenti. Di certo non possiamo pagare le bollette e gli affitti di tutti con le entrate del gruppo e siamo consapevoli che sarà molto difficile far cambiare le cose in questo senso. Siamo però convinti che molte cose sono cambiate ultimamente e che c’è più aspettativa e curiosità nei nostri confronti; questo ci sprona a continuare in questa direzione, intraprendere altri tour e fare altri dischi, pur sapendo che andiamo incontro a grandissimi sacrifici che  hanno un peso rilevante anche nelle nostre vite private. Ed ecco perchè quando leggo alcuni commenti sui vari forum e blog mi cadono letteralmente le braccia: la gente non immagina quanti sacrifici e lavoro ci siano dietro la gestione di una band  come la nostra, seppur piccola. Le cose non piovono dal cielo e dietro non ci sono conti in banca milionari, ma gente che giorno dopo giorno suda per realizzare il suo sogno”.

VICEVERSA, QUAL E’ L’ASPETTO CHE PIU’ SPESSO VI FA O VI HA FATTO METTERE IN DUBBIO L’INTENZIONE DI PROSEGUIRE IL VIAGGIO IN QUESTO UNIVERSO CERTAMENTE NON SEMPRE IDILLIACO?
“Ad oggi non c’è un aspetto che mi faccia mettere in dubbio di poter continuare e credo di parlare a nome di tutti nel gruppo. Certo, devo ammettere che in questo ambiente ci sono alcune politiche che non condivido pienamente, mi riferisco al trattemento riservato molto spesso alle support band e al fatto di non dare loro la giusta attenzione e visibilità quando magari sarebbe nel loro diritto…ma per quanto ci riguarda la situazione da un paio di anni a questa parte è migliorata parecchio. Per il resto tutti lo sappiamo, è una strada dura e in salita e la percorriamo senza lamentarci troppo o piangerci addosso”.

NEL CORSO DELLA VOSTRA CARRIERA, GIUNTA DOV’E’ ADESSO, C’E’ QUALCOSA CHE RIMPIANGETE DI NON AVER FATTO? E QUALCOSA DI CUI VI SIETE PENTITI?
“Direi di no, a parte l’aver inconsapevolmente delegato a gente inesperta ed inaffidabile le nostre pubbliche relazioni proprio durante la prima fase della nostra carriera. La cosa ci causò non pochi problemi all’inizio e venimmo identificati come una band di cazzoni pur non avendo mai fatto nulla di male; ma a distanza di dieci anni posso tranquillamente dirti che è acqua passata. Ora chi ci incontra e chi lavora con noi sa che siamo persone serie e motivate, spinte solo dall’amore per questa musica”.

L’ULTIMA DOMANDA D’OBBLIGO VERTE SUI PIANI FUTURI: PROMOZIONE DAL VIVO? QUALCHE IDEA GIA’ PER IL NUOVO MATERIALE? ALTRE PUBBLICAZIONI ALTERNATIVE?
“Idee per il nuovo materiale sempre tante, ma è prestissimo per parlarne, siamo molto meticolosi e vogliamo dare a ‘K2’ un ciclo molto lungo, promuovendolo ovunque possibile. Essendo una band molto attiva anche sul profilo delle prove, continueremo parallelamente la composizione di nuovo materiale, ma per ora l’aspetto live è al primo posto. Appena uscito il disco, siamo partiti con i Vader per  la tranche sud europea del Sign Of Hell Tour lo scorso dicembre e tutti gli show sono stati fantastici. Continueremo di questo passo per tutto il 2012, ci sarà un altro tour europeo come support band per arrivare in zone dove ancora abbiamo bisogno di visibilità, in più anche quest’anno ha preso forma il progetto Triumvirhate, che ci vedrà on stage in Europa con altre due realtà del metal italiano tra aprile e maggio. Restate sintonizzati per maggiori informazioni, ci saranno sicuramente delle tappe italiane, dove contiamo di poter replicare on stage ‘K2’ nella sua interezza. Sarà una bella sfida”.

OK, ALESSANDRO, E’ TUTTO! TI RINGRAZIO PER LA CONSUETA DISPONIBILITA’ E TI LASCIO CHIUDERE A PIACIMENTO…
“Grazie a te, Marco, e a tutto lo staff di Metalitalia.com. Te l’ho detto anche in privato e certo non lo nascondo qui, faccio colazione ogni mattina con caffè, cornetto e le vostre news, è il risveglio da anni a questa parte, quindi sono veramente felice ogni volta che si verifica l’opportunità di fare quattro chiacchiere e di condividere con voi una piccola parte del nostro mondo. Spingo tutti i lettori a dare una chance al nostro nuovo disco, è un bel viaggio e una bella storia e siamo convinti di averla confezionata in modo tale che possa al tempo stesso appassionare e sorprendere. Ci vediamo on the road! Peace and respect!”.

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