AEON – Sul cammino della distruzione

Pubblicato il 02/02/2013 da

Anche con il nuovo “Aeons Black” gli Aeon proseguono per la loro strada, all’insegna di un death metal tetragono che guarda molto spesso ai classici dettami della vecchia scuola floridiana del genere. Assai poco svedesi nell’estetica e nelle intenzioni, i cinque ragazzi di Östersund si sono sempre tenuti a debita distanza da compromessi di ogni sorta, riuscendo tuttavia a ritagliarsi uno spazio di tutto rispetto nel circuito death metal internazionale, per il quale sono ormai divenuti un piccolo punto fermo. Oggigiorno in casa Aeon si rileva una maggiore ambizione e una spiccata consapevolezza dei propri mezzi e le parole del chitarrista Daniel Dlimi, raggiunto brevemente via email, ci hanno sostanzialmente confermato tutto ciò. Il 2013 sarà un anno importante per gli Aeon, quindi non stupitevi se di qui a poco li ritroverete ad aprire per una realtà importante o esibirsi a dei festival prestigiosi. Questa macchina infernale è stata messa in moto e non ha intenzione di fermarsi tanto presto.

PARTIAMO DA “PATH OF FIRE”, IL VOSTRO ORMAI PENULTIMO ALBUM. SIETE SODDISFATTI DI CIÒ CHE AVETE OTTENUTO CON QUEL LAVORO? AVETE GUADAGNATO NUOVI FAN?
“Sì, ma penso che il nuovo album sarà la vera prova del nove. Credo che questa volta sia più semplice entrare in sintonia con la musica e con la produzione. ‘Path Of Fire’ è un disco velocissimo, con un pronunciato tocco vecchia scuola, mentre ‘Aeons Black’ è più vario: vi trovi pezzi serrati, così come parti heavy, groovy e melodiche. Inoltre, la resa sonora è molto più fresca e moderna”.

“AEONS BLACK” È IL VOSTRO QUARTO ALBUM E GIÀ IL TERZO PER METAL BLADE RECORDS. QUANDO AVETE INIZIATO VI SARESTE MAI ASPETTATI DI RAGGIUNGERE SIMILI TRAGUARDI?
“L’approdare a una casa discografica importante è effettivamente sempre stato uno dei nostri obiettivi, così come quello di pubblicare album con regolarità e andare in tour. In passato abbiamo dovuto fare i conti con vari imprevisti e questi ci hanno impedito di raggiungere un livello di popolarità proporzionato al nostro impegno e alla qualità del nostro materiale, se devo essere sincero. Tuttavia, sono comunque abbastanza contento di dove siamo ora e cercheremo di progredire a ogni occasione”.

QUAL È STATO IL VOSTRO OBIETTIVO PRIMARIO DURANTE LA LAVORAZIONE DI “AEONS BLACK”?
“Non ci siamo mai affidati allo stesso produttore due volte di seguito, quindi anche in questa occasione uno dei nostri primi obiettivi è stato quello di ottenere un suono diverso. Per ‘Aeons Black’ volevo una produzione che non fosse tipicamente death metal: a mio parere, il disco suona come gli ultimi lavori dei Machine Head, pur essendo 100% death metal a livello stilistico. Abbiamo trovato un compromesso che funziona benissimo e personalmente sono davvero soddisfatto di questi suoni”.

IN EFFETTI, “PATH OF FIRE” AVEVA UN SUONO PIÙ LIVE, MENTRE “AEONS BLACK” HA UNA PRODUZIONE PULITA E DETTAGLIATA…
“Cerchiamo sempre di catturare l’energia tipica dei nostri concerti anche su disco, ma per noi resta importante trovare una produzione che dia giustizia all’operato di tutti i musicisti e che sia al passo con i tempi. Chi vuole sempre suoni crudi è invitato a vederci suonare dal vivo”.

A LIVELLO STILISTICO, HO NOTATO QUALCHE INFLUENZA CANNIBAL CORPSE IN PIÙ RISPETTO AL SOLITO…
“Componiamo la musica che ci piace e che ci piacerebbe ascoltare. Quindi sì, i Cannibal Corpse sono certamente una delle nostre principali influenze, assieme a Deicide e Morbid Angel. Ho notato anch’io dei paragoni più insistenti con i Cannibal Corpse, ma credo che questi siano anche suscitati dalla produzione, che è più ‘grossa’ che in passato”.

PENSI CHE NEL DEATH METAL ARRIVERÀ MAI UNA NUOVA BAND IN GRADO DI RIVELARSI INFLUENTE TANTO QUANTO I GRUPPI CHE HAI CITATO?
“A essere onesto, faccio molta fatica a trovare nuove band in grado di entusiasmarmi. Ci sono senz’altro delle realtà valide là fuori, ma nulla che mi porti a ignorare i vecchi classici. I Behemoth sono forse il gruppo che più mi ha colpito negli ultimi tempi: sono curioso di ascoltare ciò a cui stanno lavorando adesso”.

VI È QUALCOSA CHE REALMENTE ODI NEL DEATH METAL E NELLA MUSICA ESTREMA DI OGGI?
“Non mi piace il death-core o il death metal con quelle ‘breeee, breeeeee… bree’ vocals! Le detesto con tutto me stesso. Piuttosto preferisco ascoltare gruppi-clone dei vecchi classici. Non vi è niente di male nel copiare, se riesci a farlo bene. Inoltre, non è detto che questi non riescano a diventare una band importante in futuro, visto che comunque hanno delle buone influenze”.

“AEONS BLACK” È STATO COMPOSTO E REGISTRATO DA UNA LINEUP RINNOVATA. VUOI INTRODURCI IL VOSTRO NUOVO BASSISTA MARCUS EDVARDSSON E IL BATTERISTA ARTTU MALKKI? QUEST’ULTIMO FACEVA PARTE DELLA BAND GIÀ AGLI ESORDI, SE NON ERRO…
“Sì, Arttu era già con noi agli inizi ed è tornato di recente. Ha uno stile molto più groovy rispetto a quello del nostro precedente drummer Nils e questo ci ha portato a comporre delle tracce più lente. Marcus è con noi dai tempi di ‘Path Of Fire’, ma non era riuscito a imparare tutti i pezzi in tempo per le registrazioni, quindi ha esordito ufficialmente solo adesso. Amo il suo stile: suona con il plettro e dà ai brani un suono ancora più corposo. Per la prima volta puoi chiaramente sentire il basso su un nostro album: gli abbiamo dato il giusto peso nel mixaggio”.

LA COPERTINA DI “AEONS BLACK” È PIUTTOSTO RAFFINATA PER I VOSTRI STANDARD. CHE COSA SIMBOLEGGIA?
“Il disco parla del momento in cui il mondo finirà e ogni cosa ed essere vivente cesserà di esistere. Non vi sarà alcun paradiso, inferno o salvatore… niente. Solo un enorme buco nero. La copertina raffigura la forza della natura responsabile di tutto questo in tutto il suo splendore”.

CHE COSA VI ATTENDE NEL 2013? AVETE DEI TOUR IN PROGRAMMA?
“Saremo presto in tour da headliner in Gran Bretagna e Irlanda. A marzo, invece, supporteremo gli Obscura in Germania, Svizzera e Austria. Stiamo lavorando ad altro, ma per ora non posso fare annunci, visto che stiamo attendendo conferme”.

QUAL È IL POSTO PIÙ STRANO IN CUI AVETE TENUTO UN CONCERTO?
“L’anno scorso abbiamo suonato a Lille, in Francia, nel locale più piccolo di sempre. Non siamo nemmeno riusciti a stare tutti sul palco: io sono rimasto giù, di fianco al pubblico. È stato strano, ma alla fine ci siamo divertiti”.

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