AEONS – In una parola, prog

Pubblicato il 17/09/2024 da

L’isola di Man è famosa per il Tourist Trophy, sempre se si ha un minimo di passione per le corse motociclistiche.
Se invece le vostre passioni sono scoprire nuovi gruppi, ormai da qualche anno una piccola realtà musicale si sta facendo conoscere al di fuori dell’isola tra Inghilterra e Irlanda: stiamo parlando degli Aeons, che con il nuovo lavoro uscito da qualche mese, “The Ghosts Of What We Knew”, ha ben impressionato per le fitte trame musicali e per le diverse timbriche e stili di canto.
I suoni possono ricordare gli Opeth di inizio millennio, ma il quintetto ama spaziare da un progressive più ambient a suoni molto più ruvidi, sviluppando anche brani parecchio lunghi e articolati.
Per capire cosa c’è dietro alla nuova uscita e a come sono nati e cresciuti gli Aeons, abbiamo avuto modo di scambiare qualche domanda con Simon Harvey, uno dei due chitarristi/cantanti. Ma lasciamo che sia lui a raccontarci più approfonditamente tutte le nostre curiosità.

PRIMA DI INIZIARE CON L’INTERVISTA, UN SALUTO AGLI AEONS E BENVENUTI SU METALITALIA.COM! PER QUELLI CHE ANCORA NON VI CONOSCONO, RACCONTATECI CHI SONO GLI AEONS.
– Ciao a tutti! Sono Simon degli Aeons. Sono uno dei due chitarristi/cantanti (insieme con Scott), oltre al nostro cantante principale Skippy, il bassista Joe e il batterista Justin. Siamo originari dell’Isola di Man, che è un’isola tra l’Inghilterra, il Galles, la Scozia e l’Irlanda e si trova proprio nel mare di Irlanda.
Forse probabilmente ne avete sentito parlare per la famosa gara automobilistica Isle Of Man Tourist Trophy -che da poco è proprio finita lungo le nostre strade (e che fantastica avventura è stata!).
Come gruppo, ci siamo formati nel 2016 come un’amalgama di musicisti che provenivano da altri progetti ma con questa formazione abbiamo trovato una quadra. Gli Aeons hanno prodotto progressive metal fin dal principio e questo nuovo album, “The Ghosts Of What We Knew”, è il nostro terzo lavoro, pubblicato con Sliptrick Records a luglio. E siamo molto contenti di essere qui con voi!

PARLANDO DEI VOSTRI DISCHI, QUALE GENERE DI INFLUENZE HANNO CREATO IL VOSTRO SUONO? POSSIAMO SENTIRE SICURAMENTE DEL PROGRESSIVE MA ANCHE MUSICA AMBIENT, DEATH, GRUNGE E MOLTI ALTRI TIPI. QUALI SONO LE VOSTRE FONTI DI ISPIRAZIONE?
– Sai una cosa? Lo dico in una parola: prog. La musica progressive è letteralmente (per come lo vediamo noi) tutto ciò che ci permette di avanzare o esplorare un genere.
E così scriviamo quello che vogliamo nel genere che vogliamo e poi lo suoniamo con la forza del prog. Qualunque cosa che serva alla canzone.
Essendo cinque persone che sono d’accordo su ben poco, non avremmo mai suonato solo un genere – e penso che comunque, se lo facessimo, ci annoieremo presto. Quindi facciamo semplicemente tutto ciò di cui ha bisogno il tema della canzone.
Uno dei limiti di essere una band che suona un solo genere è che circa il 90% della musica ti sarà preclusa. Con il prog invece è una tela bianca. Quello che vogliamo fare è proporre album diversi in cui nessuna traccia suoni allo stesso modo. In questo modo si ottiene una vera sensazione di playlist nella quale tutto cambia continuamente, anche se rimane una linea comune di musica simile che li unisce.
La scrittura di una traccia necessita di una massiccia parte hardcore? Facciamola. Una parte che sfocia nel cantato ruvido del death metal? Mettiamola dentro. A patto che la storia della canzone sia raccontata nel modo giusto. Alcuni recensori si sono lamentati dei nostri album poiché a loro avviso non sono focalizzati su un genere; io ho risposto: “Sì, è proprio questo il punto“. Se questo non ti piace, va bene lo stesso, ma se questo invece stuzzica la tua fantasia, beh allora lasciati coinvolgere dalla nostra discografia!

LE VOSTRE RADICI DELL’ISOLA DI MAN HANNO INFLUENZATO IL VOSTRO MODO DI FAR MUSICA O LA VOSTRA MUSICA IN GENERALE?
– Non direttamente. La musica Manx (Manx è il nome delle cose o delle persone che provengono dall’Isola di Man) è ricca di elementi celtici e musica folk inglese. Ma tutto questo dobbiamo ancora aggiungerlo alle nostre canzoni. Forse lo faremo in un brano nel prossimo album!
Comunque la storia dell’Isola di Man è affascinante e magica. E sicuramente aiuta, quando componi, avere a disposizione una storia così lunga e completa. Ma politicamente ci piace sventolare la bandiera dell’Isola di Man, ove possibile. Facciamo tutto sull’isola dove possiamo: registriamo, scriviamo, mixiamo, progettiamo e anche presto il merchandise tornerà ad essere prodotto qui. Crediamo che sia importante supportare i fornitori locali fin dove sia possibile.

NEL GRUPPO CI SONO TRE VOCI E NELLO STESSO MODO CI SONO TRE MODI DI INTERPRETARE I TESTI E TRE MODI DI ESPRIMERE GLI STATI D’ANIMO. COME VIENE MISCELATO TUTTO QUESTO PER OTTENERE UN RISULTATO PERFETTO?
– Ho sempre amato le armonie corali nelle canzoni degli Yes, dei Supertramp ma anche dei Gomez e della musica Country. Noi abbiamo tre voci che, grazie al cielo, lavorano bene assieme quindi farle amalgamare bene è diventato qualcosa che ci piace. Sovrapponiamo spesso da tre a cinque voci per i ritornelli o per dare vita a una sezione. E poter passare a realizzare una sezione a cappella è qualcosa che ci fa risaltare, speriamo, rispetto a molte altre band. Per quanto riguarda la composizione, giochiamo con voci sporche/pulite per amplificare il racconto della storia.
Ad esempio, in “Collapse” la voce sporca è la voce di Hernan Cortez mentre la voce pulita è quella degli Aztechi – così puoi capire immediatamente dov’è la prospettiva e creare un collegamento più forte o più compulsivo con i temi musicali. E adoriamo dannatamente alcune dolci, dolci armonie dal vivo (ride, ndr)!

APPROFONDIAMO LA VOSTRA DISCOGRAFIA: POTETE QUINDI DIRCI QUALCOSA SUI VOSTRI PRIMI ALBUM, “A TRAGIC END” E “CONSEQUENCES”. COME DESCRIVERESTE LA VOSTRA EVOLUZIONE MUSICALE?
– “A Tragic End” ci ha permesso di trovare il nostro suono ma contiene due delle nostre canzoni preferite – “Strange Aeons” e “Vengeance”. Queste due sono un punto fermo di tutti i nostri concerti.
Era il periodo dal 2016 al 2019, poi “Consequences” ha gettato le basi per la nostra impronta musicale, il groove e la dicotomia negli stili delle canzoni. Il mio brano preferito di questo secondo disco è “Evelyn”, ma i pezzi da 90 come “Bloodstains” e “Rubicon” ci hanno fatto conoscere e in più hanno attirato nuovo pubblico.
Immagino che più suoniamo, più vogliamo spingerci oltre i confini stilisticamente. E questo ultimo “The Ghosts of What We Knew” rappresenta un altro livello di diversità rispetto ai primi due dischi e sicuramente anche il prossimo album lo sarà ancora di più.

QUAL È IL SIGNIFICATO E QUALI STORIE SICELANO DIETRO IL NUOVO ALBUM “THE GHOSTS OF WHAT WE KNEW”? CHI SONO QUESTI FANTASMI?
– I fantasmi siamo noi. L’album è incentrato sulla traccia principale – “Ghosts” – che è la narrazione di un popolo futuro che ha ereditato gli errori del nostro tempo attuale.
Vivono nel loro mondo che sta andando in pezzi non solo perché sono incapaci di mettersi d’accordo per aggiustare qualcosa, ma perché noi gli permettiamo di ereditarlo. Siamo noi il loro problema. I fantasmi sono le voci di ciò che sapevamo che avremmo dovuto fare ma che non abbiamo fatto. Perché l’umanità sta bene in generale ma è lenta ad agire.
Alcuni dei ritornelli che sentiti sono le persone del futuro che urlano ai fantasmi “Non puoi salvarmi – il mostro sei tu” quando si rendono conto che non abbiamo fatto nulla e anche se potessero sistemare il loro mondo, sarebbe comunque condannato a causa della nostra inerzia. Ecco il senso della strofa: “La tua mela avvelenata era un paradigma/Una perdita di tempo narcisistica/Ti sedevi nella tua torre e aspettavi il bacio/Che non è mai arrivato”.
Se non l’avete ancora capito, questa è un’accusa per la nostra staticità riguardo al cambiamento climatico. Qualunque sia la tua posizione politica o ciò che scegli di credere, stiamo lasciando ai nostri figli e ai figli dei nostri figli un mondo molto peggiore di quello che abbiamo ereditato e loro ci malediranno solo per questo. Soprattutto perché sapevamo cosa fare e non lo abbiamo mai fatto.

COME INZIATE LA FASE DI COMPOSIZIONE DI NUOVA MUSICA? PARTITE DALLA MUSICA O DALLE PAROLE? E CHI DECIDE IL TIPO DI VOCE (GROWL/PULITA)?
– Dalla storia. Sempre dalla storia. Sì, è vero, puoi avere un bel riff di una sezione melodica, ma questo non significa nulla se non si ha in mente la narrazione in generale. Ciò che intendo con questo è che la ‘canzone’ prende forma solo quando capisci cosa sta cercando di dirti. Abbiamo sempre pensato che un riff non sia una canzone ed è qualcosa a cui cerchiamo di tener fede. Un bel riff? Eccezionale. Ma non significa nulla a meno che la narrazione non gli dia vita.
Man mano che la storia prende forma, decidiamo se usare voci pulite/growl per adattarle poi alla voce della storia e alla dinamica delle sezioni. Ecco perché potremmo avere una parte corale su un ruvidissimo groove death metal o urla black metal su un passaggio pulito. Facciamo semplicemente quello che ci dice la storia e siamo a posto!

UNA DELLE MIGLIORI QUALITÀ DEGLI AEONS È LA CAPACITÀ DI MESCOLARE PERFETTAMENTE LE PARTI HEAVY/DEATH E QUELLE DELICATE/MALINCONICHE NELLE CANZONI. SI TRATTA DEL VOSTRO MODO DI RAPPRESENTARE L’ETERNO CONTRASTO DELLO SPIRITO UMANO?
– Wow! Grazie! Ma – (ride, ndr) – scusa, no… Ma anche sì. Come ho detto prima, è sempre una scelta tematica o narrativa.
Il protagonista è arrabbiato? Probabilmente useremo una voce sporca. Sono euforici? Bene, allora possiamo usare quello che vogliamo. Cupo? Malinconico? Beh, non c’è bisogno di tornare a un passaggio pulito, puoi sempre inserire anche qui voci in growl. Speriamo di sovvertire le aspettative ma anche di rendere la narrazione più ricca con ogni scelta melodica o vocale.
Ascoltiamo queste tracce più di cinquecento volte per mettere a punto ogni dettaglio. Ciò che hai detto potrebbe essere vero in una canzone ma certamente non in un’altra.
Prendiamo come esempio “Machines”: il protagonista ci racconta i suoi rimpianti nei versi e delinea la tragedia della situazione in cui si trova. Ma nei ritornelli incolpa se stesso e desidera più tempo, anche se tuttavia è impotente. Quindi ovviamente una voce sporca si insinua qui tra i momenti cantati puliti per sottolineare quell’emozione specifica che sta provando in ogni passaggio. “Dannazione a questi anni sprecati!” è il suo grido straziante rivolto a un universo vuoto. E di seguito la strofa “Così bello ma così crudele” è un’armonia vocale, quindi per prima cosa è vero che si adatta alla battuta, ma allo stesso modo non vale solo per questa battuta bensì trova conforto nella storia che racconta.

TUTTE LE CANZONI HANNO UN TITOLO FORMATO DA UNA SOLA PAROLA. È CASUALE O AVETE DECISO LA PAROLA DEL TITOLO DOPO ESSERVI CONFRONTATI? E SOPRATTUTTO RITENETE CHE QUESTE SINGOLE PAROLE RIESCANO A RAPPRESENTARE COMPLETAMENTE IL MESSAGGIO DI OGNI SINGOLA CANZONE?
– È diventata una scelta artistica e penso che sia fantastico come appare sul retro della copertina. Ma la realtà è che vogliamo racchiudere l’essenza del brano in una sola parola. Infatti, cerchiamo di trovare quella parola che riassuma perfettamente ciò su cui si concentra la narrazione o quale affermazione sta cercando di trasmettere.
In “Noose”, ad esempio, da quella parola conosciamo l’ambientazione, probabilmente il periodo storico della storia e sappiamo che ci sarà una qualche punizione e probabilmente anche una catarsi. Se fosse stato invece intitolato – diciamo – “La Ballata Di Un Omicidio Nel Selvaggio West”, ciò avrebbe fissato aspettative troppo specifiche. La canzone non parla dell’omicidio ma della punizione e di quello che le tue azioni comportano. Quindi con una parola puoi davvero immergerti in ciò che stai cercando di dire.
E però, anche sì, tutte queste singole parole continuano a sembrarmi belle anche visivamente!

QUALI SONO LE VOSTRE CANZONI PREFERITE IN QUESTO NUOVO ALBUM?
– Tutti noi ne abbiamo di diverse! E proprio questi gusti differenti sono ciò che amo di questa band.
Siamo persone così diverse; non posso parlare per gli altri, ma la mia preferita è “Collapse” perché ricalca alla perfezione quello che ho sempre desiderato che facesse una traccia prog.
Penso poi che quella di Scott sia “Ghosts”, mentre Justin ama “Machines” e Skippy ha un debole per “Thanatos”. Quella di Joe? Sa che non lo so. Magari dovrei chiederglielo? Ma, scherzi a parte, questo significa che abbiamo un amore ben distribuito per tutto l’album invece di concentrarci tutti su una ‘canzone top’.

PER QUANTO RIGUARDA PORTARE IN SCENA LA VOSTRA MUSICA, POTETE DIRCI SE VI È QUALCOSA DI PARTICOLARMENTE DIFFICILE DA INTERPRETARE O SE CI SONO CANZONI ASSAI COMPLICATE?
– Cavolo, guarda che proviamo molto! Siamo ossessionati dai dettagli delle performance a un livello probabilmente malsano. Tutte le canzoni sono scritte per migliorare le nostre capacità; quindi, ovviamente le nuove canzoni sono del tipo “E adesso, come lo suoniamo dal vivo?“. Poi facciamo due prove e subito dopo è “Oh, proprio così, sì, fantastico”. Vogliamo che il nostro pubblico dal vivo ascolti tutti i singoli dettagli.
Quindi usando in parte anche la base musicale per riempire gli strati che io e Scott non possiamo suonare con le chitarre – di solito usiamo sintetizzatori o sezioni di archi o cori –otteniamo la versione completa dell’album anche dal vivo ma ci teniamo molto anche a proporre qualche improvvisazione per mantenere sempre nuova ogni esecuzione.
La cosa più difficile comunque sono le armonie vocali: se Skip ha la linea vocale principale, allora io e Scott otteniamo la seconda e la terza armonia che non assomigliano per niente a quella principale se le isoli. Quindi si tratta di imparare a posizionare la tua voce all’interno degli strati. Ci è voluto un po’ di tempo per padroneggiarlo, ma ora sappiamo dove si trova ciascuna voce e possiamo cantarla in modo appropriato.

QUALI SONO LE POSSIBILITÀ DI VEDERVI DAL VIVO PROSSIMAMENTE?
– Sull’isola di Man? Probabilmente molto presto! Nel Regno Unito speriamo di fissare qualche data ma molto verosimilmente faremo dei festival l’anno prossimo – abbiamo pubblicato l’album troppo tardi per entrare nel circuito di questa stagione di festival. Speriamo comunque di confermare presto qualche show nel Regno Unito e in Scozia. E se siete di passaggio da queste parti e suoniamo, venite a salutarci! I concerti saranno come sempre aggiornati sui social.
Grazie per l’intervista: mi è davvero piaciuta!

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