ÆVANGELIST – Le leggi del caos

Pubblicato il 18/01/2019 da

Questa intervista giunge forse postuma. Sul finire del 2018, quando la band aveva già pomposamente annunciato uno split coi canadesi Auroch, i due musicisti dietro il progetto Ævangelist, Ascaris e Matron Thorn, sono stati oggetto di accuse di violenza sessuale, vicenda ancora ben lungi dall’essere chiarita nel momento in cui scriviamo.  A margine di questa storiaccia, Ascaris e Matron Thorn hanno dichiarato che al momento il futuro della loro stramba entità avanguardistica sarebbe nebuloso, senza dare ulteriori informazioni in tal senso. Sarebbe un peccato se la carriera degli Ævangelist giungesse al termine in maniera così brusca, considerato che fino a poco tempo prima il gruppo aveva viaggiato a ritmi spediti e sfornato release di ottimo livello, stravaganti e irrequiete, sempre a caccia di nuovi suoni, come avevamo imparato ad attenderci dal duo. “Matricide In The Temple Of Omega”, ultimo lascito in ordine cronologico, aveva ancora una volta trovato il nostro consenso, portandoci finalmente in contatto epistolare con la band che qui, nella persona di Matron Thorn, va a toccare molti punti dell’ideologia di Ævangelist, esprimendosi anche a parole nei modi contorti e spesso di difficile intelligibilità che ne hanno contraddistinto la musica sin dagli esordi.

SE GUARDIAMO ALLA MOLE DI PUBBLICAZIONI NEI VOSTRI OTTO ANNI DI CARRIERA, RIMANIAMO BASITI, PERCHÈ AVETE PRODOTTO TONNELLATE DI NUOVA MUSICA A UN RITMO VERTIGINOSO, DONANDO A OGNI DISCO UN SUO CARATTERE DISTINTIVO: CI SONO DIFFERENZE SIGNIFICATIVA FRA UN ALBUM E L’ALTRO, E OGNI EP È UN’ESPERIENZA A SÈ. POTETE DESCRIVERCI IL VOSTRO METODO COMPOSITIVO E LE RAGIONI DI QUESTA INCREDIBILE PROLIFICITÀ?
– Creare musica è per noi una costrizione, qualcosa che va fatto ad ogni costo, in ogni momento disponibile della giornata. Altre persone tengono un diario o un blog o qualcosa di simile per esprimere se stessi. Puoi immaginare la musica di Ævangelist come un diario musicale, dove trovi traccia di pensieri o fatti che ci riguardano, immortalati nei dischi per una futura rivisitazione. Si può ricavare molto sulla personalità di un artista andando a rivedere i suoi primi artwork e ascoltando le sue prime uscite, anche se in breve tempo viene reso disponibile nuovo materiale che sembra stridere con quello che è stato fatto in passato. “Più indietro puoi guardare, più avanti sarai in grado di vedere”.

GLI ÆVANGELIST SUONANO UNA MUSICA AVANGUARDISTICA, ASTRATTA, COMPLESSA E MOLTO CUPA: QUANTO ESSA È CONSEGUENZA DELLE VOSTRE EMOZIONI, E QUANTO È CAUSATA DA SENSAZIONI INCONSCE, QUALCOSA CHE NON SIETE CAPACI DI REPRIMERE E INTERROMPERE?
– La genesi della musica di Ævangelist la si è sempre potuta ritrovare nell’astrazione e nel caos, ma attraverso ogni nuovo capitolo, sono andati a intrecciarsi in modo sempre più stretto, in modo autoreferenziale e quasi mistico; non abbiamo mai voluto suonare sinistri e inaccessibile per il semplice gusto di farlo, è sempre stato più che altro un modo di incanalare nella musica le sfaccettature dell’umanità che assumono forme strane e inspiegabili. L’assurdo è la linguistica della follia, così più ci spingiamo a creare suoni non convenzionali, più ci avviciniamo al vero messaggio che vogliamo esprimere.

NEGLI ULTIMI ANNI, ASSIEME A PORTAL, MITOCHONDRION, AUROCH E POCHI ALTRI, SIETE STATI CONSIDERATI LA BAND GUIDA PER IL BLACK-DEATH PIÙ ESTREMO, PERVERSO, TECNICO E CORROTTO IN CIRCOLAZIONE, MISCHIANDO IN UNA SINTASSI ORIGINALE BESTIALITÀ E INTELLETTUALISMO. QUALI SONO SECONDO VOI LE DIFFERENZE FRA ÆVANGELIST E LE ALTRE BAND CHE HO NOMINATO? QUAL È L’IDEA PRINCIPALE DIETRO IL SOUND DEGLI ÆVANGELIST?
– Hai nominato artisti di rilievo in accostamento agli Ævangelist. Noi, ad ogni modo, non ci vediamo simili a nessun altro, semplicemente perché la nostra interpretazione di questa corrente sonora non ha una radice comune ad altri gruppi. Nella percezione dell’arte musicale, come accade per il genere che suoniamo, credo che le persone cerchino per forza di ricondurre ogni espressione a un scenario che accomuni diverse band, invece di vedere il singolo gruppo nella propria unicità, senza dover per forza trovare similitudini con altro. Le convenzioni musicali e, se possiamo utilizzare questo termine, lo storytelling che usiamo, sono qualcosa di intangibile e di accessibile soltanto a chi è riuscito a entrare nel sacro tempio della nostra musa ispiratrice, e ciò è limitato a me e Ascaris, che mi ha rivelato alcuni significati nascosti dietro quelle che io chiamo le ‘tende del tempio’, tramite spiegazioni che sono spesso a loro volta di ardua comprensione e difficile da sostenere per il proprio animo. Per iperbolico che possa apparire, perché non dovremmo dare all’arte la sacralità che merita? L’arte riguarda l’anima e lo spirito, se ne dovrebbe parlare con molta riverenza e con argomentazioni sensate. Potrei rispondere alle domande di questa intervista con un’infarinatura di riferimenti occulti o affermazioni ironiche, così finirei soltanto per svilire quello che facciamo, non gli darei il giusto valore. Lasciamo che ciò che è occulto ed esoterico resti al suo posto, nascosto. Le spiegazioni sono molto semplici: crea ciò che ti arriva dal cuore.

PARLANDO DELLA MUSICA IN SÈ, MOLTE VOLTE LA IMMAGINO COME UNA RAPPRESENTAZIONE IN CHIAVE DEATH METAL DI GENTE COME SWANS O KAYO DOT. VI PIACCIONO QUESTI DUE GRUPPI? PENSI CHE VI POSSA ESSERE QUALCOSA DI LORO NELLA VOSTRA MUSICA? E QUALI SONO LE VOSTRE PRINCIPALI FONTI DI ISPIRAZIONE FUORI DAL METAL?
– A dire il vero, le nostre reali fonti d’ispirazione arrivano da tanti artisti diversi, per la maggior parte completamente al di fuori del contesto metal. Sia io che Ascaris abbiamo le nostre radici musicali nella musica classica, nel free jazz e goth/synth rock degli anni ’80. Sia Swans che Kayo Dot hanno un approccio molto sperimentale come il nostro, ma le similitudini finiscono qui.

NEI VOSTRI ARTWORK VI SONO MOLTI ELEMENTI INTANGIBILI, CUI È DIFFICILE ASSOCIARE IMMEDIATAMENTE UN SIGNIFICATO. COME SCEGLIETE L’ARTWORK PIÙ ADATTO AI CONTENUTI LIRICI E SONORI DEI VOSTRI ALBUM?
– Come ci accade nell’associazione dei titoli alle singole tracce, non dovendo prestare attenzione alla nostra notorietà o a quanto possa essere forte od estremo un soggetto trattato, ricerchiamo nelle immagini una certa qualità emozionale che si allinei alle nostre intenzioni per quel determinato album. Parlando di estremismo, l’avere disegni che contengano delle sottigliezze, dei significati non così facili da afferrare, è una qualità importante per considerare un artwork degno di essere utilizzato. Non vogliamo sovvertire il significato della nostra musica, né la vogliamo abbellire banalmente con disegni di irrilevante natura occulta. Per questo aderiamo alla nostra personale simbologia e preferiamo arte che provenga dall’astrattismo, che sia inclassificabile, magari pure fastidiosa.

DA “WRITHES IN THE MURK”, AVETE ESPANSO MOLTO IL VOSTRO SOUND: IN QUEL DISCO AVETE SPERIMENTATO MOLTO CON NOISE, INDUSTRIAL, DOOM E BLACK METAL, NELLE STRUTTURE E NEGLI EFFETTI. INVECE, IN “ENTHRALL TO THE VOID OF BLISS” VI SIETE SPOSTATI SU UN SUONO LIEVEMENTE PIÙ ‘EDUCATO’, USANDO STRANI ARRANGIAMENTI CHE SPAZZAVANO VIA QUALSIASI SENTORE DI NORMALITÀ. ADESSO, CON “MATRICIDE IN THE TEMPLE OF OMEGA”, AVETE DILUITO LE FORMULE DEATH METAL, PER SPINGERE VERSO SONORITÀ SCHIZOIDI, INTRODUCENDO ULTERIORI ELEMENTI SPERIMENTALI. COME AVETE LAVORATO SU QUESTE TRE RELEASE E COME AVETE DECISO LE LINEE GUIDA DI OGNUNA DI ESSE?
– Gli obiettivi emergono dalla grandiosità del caos con il quale componiamo. Ogni album non presenta di per sé linee guida precise, almeno all’inizio, prende il suo corso durante le fasi iniziali di scrittura, un flusso di coscienza tipico della divinazione, usando strumenti e parole come un mezzo per mettersi in contatto con entità sovrannaturali. Quando vivevo in Oregon, sono stato un apprendista di un medium spiritual, che mi ha insegnato a gestire la mia medianità e a sviluppare il mio personale spiritismo. Porto questi metodi non solo nella musica di Ævangelist ma in ogni altro progetto musicale in cui sono impegnato; ciò che creo è imbevuto delle stesse energie mesmeriche e consacrazioni.

DUE STRUMENTI CONTRIBUISCONO A CREARE CAOS E STRANEZZA FINO A PUNTE DI DISSENNATO DELIRIO; IL SAX, CHE POSSIAMO SENTIRE IN DIVERSI VOSTRI PEZZI DA QUALCHE ANNO, E L’ARPA, INTRODOTTA A PARTIRE DA “ENTHRALL TO THE VOID OF BLISS”. POTETE SPIEGARCI COME SIETE ARRIVARE A INTRODURRE QUESTI DUE STRUMENTI, IN MODO COSÌ PSICOTICO, NEL DEATH METAL? QUAL È STATA LA DIFFICOLTÀ PRINCIPALE NELL’ADATTARE SAX E ARPA AL METAL ESTREMO?
– Non si sono presentate difficoltà nel portare questi o altri strumenti all’interno della musica di Ævangelist, perché per com’è l’identità di Ævangelist, è naturale vi sia apertura e inclusione di strumenti molto diversi all’interno del nostro sound. Strumenti come sassofono e violoncello, che Ascaris suona regolarmente nei nostri album, sono soltanto passi naturali nell’esplorazione delle profondità del suono, zone di una tale complessità e stranezza che le parole non sono in grado di descriverle. Ciò che abbiamo fatto finora potrà ritornare ancora in futuro nelle nostre pubblicazioni, ma ora stiamo entrando in territori ancora più distanti da quello che è solitamente considerato ‘metal’, speriamo presto di poter del tutto invalidare questa classificazione relativamente al nostro operato.

QUAL È IL RUOLO DI EP E SPLIT NELLA VOSTRA DISCOGRAFIA? AVETE FINORA PUBBLICATO CINQUE EP E DUE SPLIT, SPERIMENTANDO IN DIREZIONI MOLTO DIVERSE FRA LORO, COME AD ESEMPIO CON L’UNICA TRACCIA DI QUARANTA MINUTI CHE COMPONE “DREAM AN EVIL DREAM”. QUAL È IL SIGNIFICATO DI QUESTE PUBBLICAZIONI? NON TEMETE CHE PRODURRE COSÌ TANTA MUSICA COMPORTI CHE UNA PARTE DELLA VOSTRA PRODUZIONE SIA TRASCURATA E NON GLI VENGA RISERVATA GRANDE ATTENZIONE?
– Alcuni EP, come “Dream An Evil Dream” e la prossima trilogia di EP, seguono i loro propri canoni, storie laterali fuori dalle tematiche degli album principali. Non per questo sono per noi meno importanti, per noi hanno un grosso valore ed è questo che conta, non che il pubblico gli dia tutto questo risalto o li apprezzi per quello che meritano.

IL VOSTRO MONICKER POTREBBE ESSERE INTERPRETATO CON LA VOLONTÀ DI ‘EVANGELIZZARE’ CON LA VOSTRA MUSICA LE IDEE DEGLI ASCOLTATORI? OPPURE, POSSIAMO PENSARE CHE L’ABBIATE SCELTO PER PER AFFERMARE IL VOSTRO STATUS DI ‘PROFETI’ DI UN NUOVO TIPO DI MUSICA, CHE ARRIVA DALL’ALTO, FUORI DA QUESTO MONDO, E VOI SARESTE SOLTANTO UN MEZZO PER ESPRIMERLA?
– Lasciamo che sia chi ci ascolta a farsi la sua idea in proposito. Meno diciamo sull’argomento, meglio è.

SIETE IN GRADO DI SUONARE UN GRAN NUMERO DI STRUMENTI. QUAL È IL VOSTRO BACKGROUND E QUAL È LO STRUMENTO CHE PREFERITE?
– Nel mio caso, preferisco comporre con la chitarra, mentre in termini di divertimento, il basso è il mio strumento preferito assieme all’arpa. Non ho un background musicale ben preciso, vengo da un contesto abbastanza povero e ho cercato di imparare da solo a suonare qualsiasi cosa mi venisse in mente. Mio zio è un musicista jazz di lungo corso, il suo modo di suonare chitarra e pianoforte hanno cominciato a interessarmi in giovane età e mi hanno accompagnato nel mio processo di crescita.

IL VOSTRO STILE ESTREMO E DI DIFFICILE COMPRENSIONE HA RICEVUTO UNA CRESCENTE ATTENZIONE DA PARTE DEL PUBBLICO METAL, OGGI SIETE CONSIDERATI UNO DEI GRUPPI PIÙ INNOVATIVI IN AMBITO DEATH METAL. COME VI SPIEGATE QUESTO INTERESSE NEI VOSTRI CONFRONTI? QUAL È LA VOSTRA REAZIONE A QUESTO ‘SUCCESSO’ UNDERGROUND?
– Siamo grati di questo apprezzamento. Ringraziamo tutti coloro che ci hanno accolto nei loro cuori e ci concedono di ferire la loro anima.

AVETE UNA PARTICOLARE ESTETICA PER I LIVE, CON UN USO DI MASCHERE E MAKE-UP CHE VI RENDONO SINISTRI, PERVERSI E PERICOLOSI COME LA MUSICA STESSA. PERCHÉ AVETE QUESTO APPROCCIO PER I CONCERTI? QUANTO CONTRIBUISCE L’ESTETICA ALLA BUONA RIUSCITA DI UN CONCERTO?
– Se la nostra rappresentazione visiva viene notata, ha impatto su chi viene a vederci, allora abbiamo raggiunto il nostro scopo. Ma sono in definitiva gli album stessi a definire quello che dovresti percepire di noi dal vivo. Dischi e live sono la stessa cosa, e allo stesso tempo sono diametralmente opposti. Non ci sono due concerti degli Ævangelist uguali, e non ce ne dovrebbero mai essere neanche in future. Non siamo una ‘touring band’ come ce ne sono tante in giro. Ci puoi vedere un ‘freak show’ itinerante, mettiamo in scena uno spettacolo straziante su realtà sinistre della condizione umana, traghettiamo le persone verso una zona oscura a cui altrimenti non avrebbero accesso. Siamo strappati dal cielo per essere abbattuti e contaminati davanti ai tuoi occhi, gli orrori che possiamo documentare nei dischi vengono messi in mostra nella loro più pura essenza solo durante i concerti. Questi danno la migliore percezione possibile di cosa siano gli Ævangelist. Le emozioni sono il nostro principale ingrediente. Non siamo shredder o virtuosi dello strumento, siamo virtuosi dell’immaginazione e della depravazione, ogni show non dovrebbe limitarsi a vederci suonare, ma dovrebbe portare a sentire qualcosa, qualcosa che sta accadendo dentro di te…

FINORA AVETE SUONATO POCO FUORI DAGLI STATI UNITI. AVETE IN PROGRAMMA IN FUTURO DI ANDARE PIÙ SPESSO OLTRE CONFINE E SUONARE UN MAGGIOR NUMERO DI SHOW, SOPRATTUTTO IN EUROPA?
– Tempo e circostanze ci diranno se ci riusciremo, sicuramente suonare in Europa e portare la nostra musica in diversi stati è un obiettivo cui teniamo molto. Ti ringraziamo infine per l’intervista e l’interesse nella nostra arte. “Quelli che erano stati visti danzare erano stati visti come pazzi da coloro che non erano in grado di sentire la musica”.

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