AIRBOURNE – Who let the dogs out?

Pubblicato il 06/06/2013 da

Ci sono personaggi scatenati sul palco e placidi, educati e pacati nella vita di tutti i giorni. Molti artisti indossano una maschera, reale o figurata, e si trasformano letteralmente in un’altra persona. Gente come Joel O’Keeffe invece è trasparente e cristallina, non cambia una volta indossata una maglietta e poggiata la chitarra. Un vortice tumultuoso di energia, un’indomabile forza della Natura, un vulcano che riesce a trasportare in maniera semplice e simpatica: questo è Joel mentre ci racconta, al telefono, dell’ultimo album degli Airbourne, “Black Dog Barking”, contagiandoci con la sua passione viscerale in un turbinio di parole. Non accade quasi mai, ma stavolta abbiamo sfoltito leggermente le parole dell’artista, segnate da un fortissimo accento australiano e dedite a frequentissime, entusiaste e genuine ripetizioni, figlie di un trasporto che davvero pochi possono eguagliare. Non dategli mai in mano un energy drink o non sappiamo cosa potrebbe accadere…

 

Airbourne - band - 2013


SONO PASSATI TRE ANNI DAL VOSTRO ULTIMO ALBUM, CHE E’ SUCCESSO IN QUESTO LASSO DI TEMPO NELLA FAMIGLIA AIRBOURNE?

“Abbiamo fatto un sacco di date, davvero una marea, finendo con un tour da headliner nel Regno Unito, che ci ha portato davvero tante soddisfazioni. Successivamente siamo tornati in Australia per scrivere e perfezionare le canzoni del nuovo album. Questa volta abbiamo lavorato con Brian Howes, un grande produttore rock, e devo dire che ci siamo divertiti davvero tantissimo. E’ un guru del rock, è una persona fantastica, è uno di noi…non siamo mai stati così a nostro agio in studio”.

RIUSCITE A SCRIVERE ANCHE IN TOUR?
“Certo, sul retro del bus come durante il soundcheck. Registriamo alla meglio, prendiamo appunti e una volta finito il tour tentiamo di mettere assieme il tutto e finalizzare. In quella fase è tutto molto confuso, come un puzzle, ci sono tantissimi riff, tante idee, tanti spunti sui testi. Non è sempre facile metterli insieme in maniera appropriata”.

PERCHE’ “BLACK DOG BARKING”? C’E’ UNA STORIA DIETRO QUESTO TITOLO?
“Il Cane Nero è una figura ricorrente nella mitologia del Regno Unito, è una sorta di spirito infernale che evoca mala sorte. Winston Churchill chiamava ‘cane nero’ quella che era la sua depressione cronica. Come la morte, il Black Dog ti sprona a vivere la vita al 100%, come merita di essere vissuta, è sempre alle tue spalle e abbaia. Il Cane Nero è quello che vedi in mezzo alla strada dopo che guidi per ventiquattr’ore consecutive, senza dormire. In un certo senso possiamo incarnarlo anche noi, accaniti, spietati, sempre sul pezzo, anche senza sonno…facciamo quel che facciamo perché amiamo questo mestiere!”.

POSSO SENTIRLO, SEI PIENO DI ENERGIA! SO CHE VOLEVATE LAVORARE MOLTO SUL SUONO DEL NUOVO ALBUM PER CREARE UN SUONO MULTIDIMENSIONALE, UN ALBUM CHE SI POSSA ASCOLTARE A VOLUME ELEVATISSIMO, AL CONTRARIO DELLA MAGGIOR PARTE DEL ROCK MODERNO…
“Ogni gruppo è diverso, noi vogliamo un sound dinamico. Odio gli album che suonano piatti, che nelle cuffie dell’iPod suonano bene a volumi medio/bassi ma non sanno fare lo stesso nelle casse dello stereo. ‘Black Dog Barking’ deve pulsare, respirare e urlare, e in certi tratti deve anche sputare fuoco!”.

BRIAN HOWES HA LAVORATO CON HINDER, DAUGHTRY E PUDDLE OF MUDD: E’ QUELLO IL SUONO A CUI VI RIFERITE?
“No. Vogliamo qualcosa di diverso. Le band che hai citato sono diverse da noi. Quando abbiamo parlato con Brian ci ha detto subito ‘vi conosco, so quello che volete, amo gli AC/DC’, ‘noi amiamo i Rose Tattoo!’, ‘allora dobbiamo produrre un disco di rock’n’roll classico’. Stessa lunghezza d’onda, immediatamente. Non l’abbiamo scelto per il suo curriculum, per le band con cui ha lavorato in precedenza, l’abbiamo scelto perché ama il rock’n’roll, i Motorhead, gli Iron Maiden e gli AC/DC”.

TUTTI QUESTI GRUPPI HANNO UN SOUND INCONFONDIBILE, E’ QUESTO L’OBIETTIVO CHE STATE RINCORRENDO?
“Ci stiamo provando da tempo, come sempre siamo incalzanti, siamo ad alto contenuto energetico. Ci concentriamo su questo”.

VEDO UN PROLIFERARE DI BIRRE, VINI E MERCHANDISE BIZZARRO. VI UNIRETE AL CARROZZONE IN FUTURO?
“Chi lo sa? Mi piacerebbe un sacco avere una birra col nostro nome”.

SIETE STATI IN TOUR COI GRANDI IRON MAIDEN: HAI QUALCHE ANEDDOTO DA CONDIVIDERE?
“Sono caduto dal palco una volta…che vergogna! La cosa più impressionante degli Iron è la loro crew, immensa e super professionale. E’ un po’ come il ‘Motorhead camp’, davvero imponente. Il loro pubblico è fantastico: noi siamo partiti con tutta l’energia che avevamo in corpo per aprire degnamente per loro, perché amiamo gli Iron Maiden, e tutte le sere alla fine del nostro show si è levato un coro in nostro onore. E’ stata una delle esperienze più meravigliose della mia vita, davvero indimenticabile. Vederli poi dominare l’arena ogni singola sera è una vera ispirazione, siamo stati davvero onorati di aprire per loro”.

HO VISTO CHE SIETE STATI NOMINATI COME MIGLIOR LIVE BAND AI GOLDEN GODS AWARDS DI METAL HAMMER. VI IMPORTA QUALCOSA DEL LATO ‘GLAMOUR’ DELL’INDUSTRIA MUSICALE?
“Davvero? Grazie per avermelo detto, non lo sapevo! Ci piace il cibo gratis, l’alcool gratis, incontrare bella gente e vecchi amici…poi siamo sempre onorati di essere scelti per queste onorificenze, ma di sicuro non è la nostra priorità…”.

PARLIAMO DEL TUO HOBBY PREFERITO: IL TUO MANAGER O I RESPONSABILI DELLA SICUREZZA NON SI INCAZZANO A MORTE QUANDO TI VEDONO SCALARE IL PALCO CON LA CHITARRA IN SPALLA?
“Si incazzano a morte, soprattutto il nostro manager mi fa delle ramanzine che nemmeno mia madre! A volte mi mettono anche delle guardie per far sì che io non possa arrampicarmi da nessuna parte, ma è ok, fa parte del loro mestiere”.

E’ MAI ANDATA MALE?
“Non sono mai caduto dalle mie arrampicate. Mi sono rotto un paio di dita però!”.

ORA SIETE ABBASTANZA FAMOSI DA PROPORRE UNO STAGE CON QUALCHE SORPRESA…
“Ti dico subito che la prima cosa che vorrei è un muro di Marshall alle nostre spalle. Stiamo lavorando anche su questo aspetto, ma al momento è tutto in fase embrionale. Aspettatevi qualcosa di serio anche da parte nostra, comunque!”.

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