ALESTORM – Ritorno alle origini

Pubblicato il 25/06/2022 da

Come detto anche in fase di recensione, l’arrivo sul mercato del nuovo lavoro in studio degli scozzesi Alestorm rappresenta anche il loro ritorno a quelle sonorità dal maggiore tenore metallico che ne avevano caratterizzato i fortunati e apprezzati esordi, rispetto a quella deriva nerd ed eccessivamente orientata verso l’off-topic più demenziale che tanto ha fatto circolare il loro nome negli ultimi anni. Dato il risultato alquanto entusiasmante ottenuto dal nuovo arrivo, soprattutto alle orecchie di noi dannatissimi metallari bisognosi di grinta e adrenalina, era irrinunciabile la possibilità di scambiare due parole con la simpatica e folle mente che sta dietro a tutte le bravate dei cosiddetti ‘heavy metal pirates’, ancora peraltro giovani e vogliosi di darci dentro a suon di rum, pistole e cannoni fumanti (interpretate quest’ultimo termine come preferite).
Lasciamo quindi la parola al frontman Christopher Bowes, in compagnia del quale ci siamo davvero divertiti, trattandosi di fatto di una persona con cui è pressoché impossibile non simpatizzare, senza però dimenticarci di trattare argomentazioni serie e bisognose di una mente lucida. Buona lettura!

CIAO CHRIS! LA PRIMA CARATTERISTICA CHE SALTA ALL’ORECCHIO DEL VOSTRO NUOVO ALBUM È LA SUA RINNOVATA AGGRESSIVITÀ. SI TRATTA DI UN TRATTO VOLUTO?
– Ciao! Assolutamente, anzi direi che è stato il nostro intento principale da che siamo entrati in studio immettere sul mercato un album che riportasse in auge le sonorità di “Captain Morgan’s Revenge”, ossia quelle originali dei primi Alestorm, i più genuini e sinceri. Per fare questo ci siamo concentrati su una maggiore aggressività musicale e sulla riproposizione di quella componente più epica che in tanti hanno apprezzato al tempo del nostro esordio. Potremmo definire questa operazione una sorta di ritorno dei vecchi Alestorm, in poche parole.

PENSI CHE QUESTO POSSA PORTARE ALCUNI FAN A RISCOPRIRE LA VOSTRA MUSICA?
– Sicuramente è possibile. Tuttavia, una cosa che ci sta a cuore è il fatto che molti nostri estimatori ci seguono sin dagli esordi, apprezzando di fatto tutte le nostre derive. Tuttavia è vero che non tutti riescono ad apprezzare ogni genere di piega musicale, a prescindere dal nostro impegno per provare a rendere tutti felici; anzi, a dirla tutta possiamo ammettere che quel tipo di approccio non funziona mai, in quanto ci sarà sempre chi si lamenterà per qualcosa, e anche a questo giro sarà sicuramente così. La soluzione ideale a questo punto è fare di testa propria. sperando che ognuno trovi qualcosa da amare all’interno dell’album.

CREDI QUINDI CHE UN ARTISTA DOVREBBE SEGUIRE PRIMA DI TUTTO LA PROPRIA ISPIRAZIONE, SENZA TEMERE LA REAZIONE DEL PUBBLICO?
– Guarda, puoi immaginare che in questi due anni, non avendo potuto girare o portare in scena spettacoli e/o concerti di sorta, la nostra sola interazione coi fan si è svolta sui canali social. Ebbene, basta buttare un occhio in quell’ammasso di commenti per accorgersi di quanto sia folle la situazione, con orde di gente intente a scrivere la propria opinione con risultati spesso piacevoli e gratificanti, ma altrettanto spesso tossici e fuori dal tollerabile. Questo ci ha portato a non voler dipendere dalle singole opinioni, anche per preservare la nostra sanità mentale, nonché a fare i conti con quelli che sono i nostri veri gusti musicali, e a stabilire senza alcuna possibilità di contrattazione che questa volta avremmo fatto un album basato unicamente su ciò che avevamo voglia di fare. Potrà sembrare strano a molti nostri ascoltatori, ma nessuno di noi della band è un effettivo estimatore delle ‘trashate’ disco-pop-metal: la nostra passione sono ancora le sonorità più epiche e fomentanti. Qualcuno amerà questa nostra scelta, e sicuramente qualcun altro tutto l’opposto, ma sapete che c’è? Va bene così!

DI QUALE CANZONE TI ANDREBBE DI PARLARE IN PARTICOLARE?
– La mia preferita è senza dubbio la title-track “Seventh Rum Of A Seventh Rum”, in quanto rappresenta a parer mio il miglior compromesso tra l’estro più catchy e la componente heavy/power tipica del nostro vecchio sound. Inoltre, voglio porre l’attenzione su altri due pezzi: “Return To Tortuga” è ufficialmente il seguito appunto del brano “Tortuga”, proveniente dall’album precedente, che come penso ricorderai era una simpatica accozzaglia di rimandi al nu metal, alla dance e quant’altro, che in questa seconda interazione viene del tutto stravolta, tramutandosi in un pezzo metal aggressivo con tutti i crismi e venendo maggiormente incontro anche al nostro personale gradimento. L’altro pezzo che voglio citare è “Cannonball”, che di fatto è il brano più scorretto, volgare e verbalmente brutale che abbiamo mai scritto, con una deliziosa contrapposizione tra il ritornello volutamente stupido e un sound comunque coerente con il resto della produzione.
Infine, in prossimità del secondo verso di “P.A.R.T.Y.” è possibile, prestando la dovuta attenzione, udire lo sfrigolio prodotto da un uovo in frittura (ridiamo, ndR).

E PER QUEL CHE RIGUARDA IL PROSIEGUO DELLA SAGA DI “WOODEN LEG”?
– Quella saga è iniziata a suo tempo come un pezzo power/folk dalla forte componente adrenalinica, proseguendo poi in chiave più possente e sinfonica, culminando adesso con quella sorta di mid-tempo che abbiamo inserito all’interno dell’album. Il nostro intento è di portare avanti la tradizione di un brano invero alquanto stupido come testo, però proponendolo ogni volta in chiave differente, e ti anticipo quindi che la quarta parte sarà ancora del tutto diversa rispetto alle prime tre.

VUOI DARE UN’INFARINATURA AI NOSTRI LETTORI SUI NUMEROSI ‘EASTER EGG’ CHE SI POSSONO TROVARE ALL’INTERNO DELL’ALBUM, COPERTINA INCLUSA?
– Ci sono ben quarantotto ‘easter egg’ all’interno della copertina dell’album, e preferiamo lasciare agli eventuali acquirenti il divertimento di poterli scovare tutti. Vi basti sapere che in ogni oggetto è presente un riferimento o una sorpresa più o meno demenziale su cui basare eventuali conversazioni tra amici, o almeno così mi auguro, visto che siamo usciti scemi cercando di infarcire l’artwork con quante più chicche possibile. Perché giustamente il cadavere di Donkey Kong sulla copertina precedente non era abbastanza (ridiamo, ndR).

A PROPOSITO DEL CAPITOLO PRECEDENTE, FA UN CERTO EFFETTO NOTARE CHE VOI AVETE IMMESSO SUL MERCATO UN ALBUM IN PIENO INIZIO PANDEMIA, E CHE IN DUE ANNI NON AVETE MAI AVUTO MODO DI PROPORLO. COME VIVI QUESTO FATTO?
– Hai detto bene, fa uno strano effetto. Però bisogna andare avanti e, considerando la quantità di festival in cui suoneremo questa estate, abbiamo deciso di suddividere la setlist in modo da proporre dei brani di “Curse Of The Crystal Coconut” insieme a quelli del nuovo arrivato, oltre ovviamente alle immancabili menzioni al passato. Sarà interessante, anche grazie al contrasto che sussiste tra le due opere, che stimolerà sicuramente i diversi desideri degli estimatori presenti.

COME CREDI DOVREBBE FARE LA SCENA A RISOLLEVARSI DOPO QUESTI DUE ANNI?
– Parliamo di due anni davvero folli, pieni di locali che sono andati incontro alla chiusura, concerti annullati, festival che mai più avranno luogo, eccetera. Ma il problema risiede anche nelle persone, come ad esempio in quei ragazzi giovani che si sono appena avvicinati al metal e non hanno avuto modo in questi ultimi tempi di potersi anche solo avvicinare a un concerto, e che quindi potrebbero faticare a iniziare ora che il mondo sta finalmente interrompendo il silenzio. Nel contempo, c’è carenza di cultura e iniziativa legata al supporto musicale, con molta meno gente che compra biglietti in prevendita o banalmente ordina magliette e merchandise vario, come se ci si fosse da una parte abituati e dall’altra vi fosse una sorta di timore di rimanere nuovamente bloccati. Il che danneggia brutalmente organizzatori e musicisti, che si ritrovano a dover rivedere continuamente i propri piani. In breve, qualcuno ha dimenticato come si fa ad essere dei fan o comunque degli appassionati. La nostra speranza è che il ritorno dei grandi festival possa rappresentare un nuovo punto di partenza.

IN TANTI RITERREBBERO GLI ALESTORM UNA BAND PERFETTA PER COMPARIRE IN UN VIDEOGIOCO, COME MAI NON È ANCORA STATO POSSIBILE?
– Eh! Perché ancora non ci è stato proposto, dannazione (ridiamo, ndR)! Io personalmente non aspetto altro, amo i videogiochi e sarebbe per me un sogno poter figurare all’interno di uno di essi. Sarebbe l’ideale se qualche sviluppatore notasse le nostre capacità o il nostro piglio, per poi inserirci all’interno del suo prodotto. Mi verrebbe in mente ad esempio “Sea Of Thieves”, che non sono mai riuscito a giocare decentemente per mancanza di compagni e perché non riuscivo a capire da dove iniziare, però è un validissimo esempio di videogioco in cui una nostra apparizione potrebbe portare del valore ludico.

TI PIACEREBBE DEDICARE UN ALBUM O ANCHE SOLO UN BRANO O DUE ALLA SCOZIA?
– Domanda difficile. Da una parte mi verrebbe da dirti che coi Gloryhammer abbiamo già esplorato in parte dei racconti scozzesi, ma è anche vero che parliamo di due proposte musicali differenti. Con gli Alestorm abbiamo menzionato la Scozia qualche volta qui e là, ma dovremmo documentarci maggiormente su qualche figura piratesca scozzese per poter produrre qualcosa di soddisfacente da quel punto di vista. Potresti avermi dato una valida idea per delle eventuali produzioni future.

CHE RAPPORTO AVETE CON LA VOSTRA TERRA NATIVA?
– Altra domanda difficile, seppur per motivi diversi. O meglio, diciamo che la risposta potrebbe stupirti: è vero che non si tratta di un paese sulla cresta dell’onda musicalmente o politicamente, ma in effetti la nostra attività live in Scozia si differenzia ben poco da quella in tanti altri territori, anzi direi che la nostra popolarità è molto più percepibile ad esempio in Germania o in Nord Europa. Di questo ciò che fa più scalpore è il confronto inevitabile con altre band provenienti da altri territori non propriamente inflazionati: prendi ad esempio gli Skalmold dall’Islanda, che hanno avuto modo di esibirsi con l’orchestra nazionale in presenza dei loro vertici politici, pur essendo una band tutto sommato piccola. Ecco, a parità di contesto, nessuno calcola gli Alestorm ad alti livelli in Scozia, dove se va bene facciamo una data ogni tre anni e basta.
A dirla tutta, la maggiore fetta della scena musicale in Scozia è in mano alle popstar inglesi e ai talent show di settore, ma credo sia un discorso che molti gruppi potrebbero fare, inclusi voi italiani, malgrado abbiate svariate band a tenere alto il vessillo della musica buona. Del resto, a meno che non si viva in Germania o negli States, è difficile che le band metal locali possano arrivare a certi livelli di popolarità.

DIMMI QUALCOSA CHE GLI ALESTORM NON SONO RIUSCITI ANCORA A FARE, E CHE POTREBBE RAPPRESENTARE UN OBIETTIVO O BANALMENTE UNO SFIZIO FUTURO.
– Ci sono cose che molti danno per secondarie o poco importanti, che però non ti nascondo mi darebbero una grande soddisfazione. Ad esempio, un giorno poter dire di aver vinto il disco d’oro con un album degli Alestorm, oppure farli apparire sulla copertina di un magazine, cosa mai avvenuta. Sono consapevole di essere il leader di una band popolare, come dimostrano gli show che riusciamo a tirar su in varie location, e difficilmente potrei pretendere più di ciò che ho ottenuto finora, in maniera peraltro inaspettata. Però è anche vero che smettere di ambire a quel dettaglio in più non è certamente una soluzione ottimale, in quanto si può sempre sperare di poter essere migliori.

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