Dopo un silenzio lunghissimo e una reunion facile da contestare gli Alice In Chains hanno molto da provare al loro pubblico e alla scena musicale contemporanea, che li ha attesi al varco alla pubblicazione di “Black Gives Way To Blue”. Abbiamo il piacere di condividere una mezz’ora col batterista e parlare di questa reunion, degli anni passati, della situazione attuale e dell’icona Layne Staley, per presentare questo nuovo inizio e precisare alcuni punti fermi sulla decisione del gruppo di tornare assieme, ricominciando in una maniera splendida nonostante i drammatici avvenimenti. Signori e signore, mister Sean Kinney!
COSA RICORDI DEL TUO PRIMO INCONTRO CON WILLIAM DUVALL?
“L’abbiamo conosciuto mentre era nella band di Jerry attorno al 2000-2001…”.
E QUANDO AVETE DECISO DI FARLO DIVENTARE IL NUOVO CANTANTE DEGLI ALICE IN CHAINS?
“Non l’abbiamo mai deciso in realtà. E’ solo un altro membro della formazione, un nuovo membro. Si affianca a Jerry come cantante, come ha sempre fatto Layne in passato, e a volte suona anche la chitarra. Non lo chiamerei in quel modo in ogni caso, l’idea di un ‘sostituto’ non ci ha mai sfiorato”.
DEV’ESSERCI UNA CRITICA MOLTO PESANTE DA PARTE DEI VECCHI FAN DEGLI ALICE IN CHAINS A PROPOSITO…
“Non facciamo altro che continuare col nome che abbiamo sempre avuto. E’ molto difficile per certe persone comprendere. Apprezzo la loro fortissima dedizione alla nostra musica, ma vorrei che coloro che ci criticano ascoltassero il nostro nuovo disco: è davvero la nostra musica, è davvero la nostra vita, il nostro amico è morto realmente. Sappiamo cos’è giusto per noi, sappiamo quanto era e quanto è forte il nostro legame. Abbiamo la totale consapevolezza di quello che stiamo facendo, e sappiamo che lo stiamo facendo per una causa genuina, per noi come gruppo. La gente può pensare quello che vuole. Pensa che sia per i soldi? Avete idea di come gira il mondo della musica oggi? Non c’è un soldo. La gente non compra i dischi. Ci siamo riformati per gradi, senza l’idea di registrare un album”.
COME SONO LE PRIME REAZIONI ALLE NUOVE CANZONI?
“Abbiamo fatto un listening party e suonato qualche canzone dal vivo, e per ora la risposta pare sia buona. In realtà devo confessare di non badare molto a queste cose, preferisco giudicare da me… in ogni caso il mio parere è positivo e per i ragazzi è lo stesso, è per questo che abbiamo deciso di pubblicare il disco! Abbiamo lavorato secondo le procedure di sempre, quindi dovrebbe piacere anche ai nostri fan affezionati”.
QUAL E’ IL SIGNIFICATO DI “BLACK GIVES WAY TO BLUE”?
“Cosa pensi che possa significare?”.
MI FA PENSARE AD UNO SPIRAGLIO DI LUCE NELL’OSCURITA’…
“Una bella interpretazione, ed è praticamente quello che abbiamo in mente. Proveniamo da un periodo molto difficile, nelle nostre vite personali come nel mondo che ci sta attorno, e stiamo cercando di uscirne”.
CONSIDERO “CHECK MY BRAIN” UNA DELLE CANZONI MIGLIORI DELL’ALBUM. LA CANZONE PARLA DI JERRY, CHE SI E’ TRASFERITO DA SEATTLE PER CERCARE LA SERENITA’ ALTROVE. COSA SIGNIFICA SEATTLE PER TE?
“Io vivo ancora a Seattle. Chi ci è stato può avere un’idea di com’è questa città. E’ una città grigia, oppressiva, i cui abitanti sono famosi per la loro pigrizia, dove puoi cadere facilmente in uno stile di vita deviato, come è successo a noi in passato. La canzone parla, in maniera sarcastica, di lasciare Seattle per rimettere la propria vita in sesto. Non c’è bisogno di lasciare Las Vegas per smettere col gioco d’azzardo. Non importa dove sei, è la volontà che conta. Io continuo a pensare che Los Angeles e la California facciano schifo in ogni caso!”.
“YOUR DECISION” INVECE PARLA DI SOPRAVVIVERE AL DOLORE, E SCEGLIERE LA VITA. PENSI CHE I TESTI SIANO UNA SORTA DI TERAPIA PER JERRY?
“Tutti i nostri testi hanno un tema di fondo che ha un collegamento con la vita reale, non abbiamo mai scritto di tettone, feste e macchine da corsa. Il disco parla di cosa è successo nelle nostre vite in questi lunghi quattordici anni, Jerry naturalmente tocca questi soggetti nei suoi testi, tutto molto personale, come lo è sempre stato per gli Alice In Chains”.
L’ALBUM HA DEI SUONI ENORMI, E LA PRODUZIONE COME AL SOLITO E’ MANIACALE: QUANTO TEMPO AVETE LAVORATO PER QUESTI RISULTATI?
“Abbiamo impiegato quattro o cinque mesi in studio, facendo una pausa ogni tanto. Il disco è stato registrato con microfoni e amplificatori, alla vecchia maniera, senza registrazioni digitali, programmi e tecnologia. Abbiamo speso molto tempo per trovare i suoni giusti quindi, per poi suonare realmente e registrare insieme, senza Pro-Tools e copia-incolla. Il metodo ‘vecchia scuola’ è di sicuro più lento, ma funziona ancora a meraviglia. Il suono è enorme perché è prodotto con strumenti veri… poi non so come suona nelle casse di un computer o di un mp3”.
GLI ALICE IN CHAINS SONO FAMOSI, DA SEMPRE, PER LE LORO ARMONIE VOCALI. COME SI SONO TROVATI JERRY E WILLIAM A LAVORARE ASSIEME?
“La loro collaborazione artistica risale a molto tempo fa, come ho già accennato William ha cantato nel progetto solista di Jerry. Quando abbiamo suonato ad un concerto benefico per le vittime dello tsunami, assieme ad amici come Maynard dei Tool e tanti altri artisti, è stata una sensazione molto strana ma al contempo piacevole. Ci siamo tenuti in contatto, e successivamente abbiamo iniziato a provare insieme, senza secondi fini, con l’ausilio di Will e altri ragazzi. Con lui l’alchimia era ovviamente maggiore visto la relazione artistica con Jerry e, passo dopo passo, naturalmente, siamo arrivati al tour. Durante il tour avevamo l’abitudine di trovarci e provare, e dalle prove scaturivano delle jam che portavano a nuovi riff, a nuove idee… è stato tutto naturale e progressivo. Sentiamo fortemente di aver fatto ogni passo nella giusta direzione”.
QUAL E’ IL CONTRIBUTO DI WILL AL NUOVO ALBUM?
“Ha scritto parte dei testi, e ovviamente canta in tutte le canzoni. E’ in ogni pezzo. Ha fatto più di me, che ho dovuto chiamare un turnista per le registrazioni. O forse sto mentendo. Mento sul fatto di mentire (?, ndR)”.
QUAL E’ L’EREDITA’ DI LAYNE NELLA MUSICA ODIERNA?
“Layne è uno dei migliori cantanti che io abbia mai sentito, ed è stato uno dei migliori amici che io abbia mai avuto. Il modo in cui se n’è andato è comune ad altre persone, purtroppo. Ricordo che ai Grammy, poco dopo la sua morte, proiettarono un video di tutti gli artisti deceduti in quell’anno, senza alcuna immagine di Layne. La cosa mi ferì moltissimo. Anche la stampa non ha mai pagato il giusto tributo al suo spessore artistico, e tutto questo per la maniera in cui si è spento. Layne era una delle persone più dolci, cortesi, divertenti e talentuose che io abbia mai incontrato. Il suo problema con la droga l’ha oscurato anche dopo la morte. Anche questa, in parte, è una ragione per la quale abbiamo continuato: per portare avanti la sua eredità, la musica che lui ha contribuito a creare, che è sopravvissuta e che è passata ad una nuova generazione”.
COSA RISERVA IL FUTURO AGLI ALICE IN CHAINS?
“Il futuro? Ho dimenticato a casa la palla di cristallo… lasciami la tua e-mail e appena la consulto ti scrivo!”.