I cultori della scena “post” black metal e tutti coloro che hanno a cuore le gesta dei vari Wolves In The Throne Room e Leviathan avranno già drizzato le orecchie da un bel po’, tuttavia ci pare il caso di ribadirlo: in questo particolare campo, “White Tomb” degli Altar Of Plagues è una delle assolute gemme discografiche degli ultimi anni. Il gruppo irlandese con il suo primo full-length ha veramente fatto le cose in grande, confezionando un’opera che, almeno per il sottoscritto, è di gran lunga superiore a tutto ciò che è stato rilasciato dalle succitate realtà ultimamente. Un concentrato di metallo nero e accenni post hardcore, ambient e doom che ha la capacità di incuriosire quanto di emozionare sin dal primo ascolto… merce rara quando si ha a che fare con progetti che puntano molto su composizioni complesse e stratificate. Nell’intervista che segue, il leader James O’ Ceallaigh ci ha aperto le porte del mondo Altar Of Plagues, facendo il possibile per soddisfare le nostre prime curiosità…
CHE IDEA AVEVATE IN MENTE QUANDO AVETE FONDATO GLI ALTAR OF PLAGUES?
“Volevamo semplicemente creare musica per noi stessi. Da quando abbiamo iniziato a comporre il nostro materiale, non abbiamo mai parlato una sola volta di a quale genere dovessimo aderire. Abbiamo iniziato suonando e componendo liberamente e, anche se ora i primi brani non mi piacciono più, credo che abbiano rappresentato il giusto punto di partenza per noi. Lo spirito, del resto, è ancora oggi lo stesso degli esordi: suonare per il nostro personale piacere, senza porsi obiettivi veri e propri”.
CHE COSA RAPPRESENTANO PER TE GLI ALTAR OF PLAGUES? QUAL È IL CONCEPT ALLA BASE DI QUESTO PROGETTO?
“Se parliamo di testi, abbiamo sempre cercato di comunicare la nostra visione di questa terra. Di come, secondo noi, ci sia molto di più aldilà delle cose materiali e del benessere che sembrano muovere l’uomo moderno. È solo con il nostro materiale più recente che abbiamo iniziato a trarre ispirazione anche da sentimenti personali. Abbiamo sempre sostenuto di non voler predicare nè lanciare un messaggio, ma per noi è estremamente importante che ci sia spessore in tutto ciò che creiamo, non solo nella musica. Inoltre, per noi i testi devono assolutamente essere legati alla realtà, non siamo affatto interessati in alcun tipo di scenario fantasy. Poi, se parliamo della musica, la domanda si fa assai difficile, in quanto per me è praticamente impossibile descrivere cosa suoniamo con esattezza. Diciamo che gli Altar Of Plagues rappresentano il nostro desiderio di esplorare la musica senza porsi alcun limite”.
LE VOSTRE COMPOSIZIONI SONO SOLITAMENTE MOLTO LUNGHE. COME SIETE SOLITI SCRIVERLE?
“Il songwriting è un processo lento per noi e un brano può richiedere davvero un lungo periodo per essere completato. Con questo non voglio dire che ogni cosa che partoriamo sia oro, ma il fatto è che non siamo mai soddisfatti di una sola possibile soluzione, quindi cerchiamo di confezionare più versioni di ogni brano per poi scegliere quella che più ci convince. A volte la gente mi chiede se componiamo tracce così lunghe solo per il gusto di farlo, ma in realtà per noi è un processo normalissimo, non ci vediamo davvero nulla di eccentrico”.
AVETE MAI PROVATO A COMPORRE UN BRANO DI QUATTRO MINUTI? O VI RISULTA IMPOSSIBILE?
“Ognuna delle nostre composizioni ha una sua atmosfera e un suo significato. Ogni traccia copre il minutaggio che per noi era necessario per raggiungere l’obiettivo che ci eravamo fissati. Credo sia facile dire ‘Perchè non le spezzate in parti più piccole?’, ma, essendo i compositori, spetta a noi scegliere in quale maniera presentare la nostra musica. A volte trovo assurdo dover spiegare ciò che facciamo in ogni singolo dettaglio. Preferirei che la gente adottasse un atteggiamento del tipo ‘prendere o lasciare’ nei nostri riguardi”.
PRIMA PARLAVI DI ATMOSFERE: VI È UN MOOD SPECIFICO CHE VOLETE CATTURARE CON LA VOSTRA MUSICA?
“Prima di tutto, credo che sia necessario distinguere fra registrazioni e performance dal vivo. In studio, uno ha la possibilità di manipolare il sound in mille modi differenti. Non ho alcun problema a utilizzare lo studio in questa maniera, ma trovo che tanta gente ne stia abusando, ostentando suoni modernissimi quando magari non vi è alcuna necessità reale di farlo. Noi quando registriamo cerchiamo prima di tutto di trovare un suono che sia complementare alla musica che abbiamo preparato. La maggior parte del materiale di ‘White Tomb’ è piuttosto denso e stratificato e per questo motivo abbiamo scelto una produzione piuttosto curata e poco ‘cruda’. In sede live siamo invece soliti rielaborare parte dei nostri pezzi per adattarli a quella dimensione: è impossibile ricreare alla perfezione quanto fatto in studio e gli errori sono sempre dietro l’angolo, quindi cerchiamo di offrire un’esperienza diversa su tutta la linea”.
VORREI SCENDERE UN PO’ PIÙ NEI DETTAGLI NELL’ARGOMENTO TESTI, DATO CHE HAI SOTTOLINEATO QUANTO QUESTI SIANO MOLTO IMPORTANTI PER GLI ALTAR OF PLAGUES…
‘White Tomb’ ha come base l’idea della Terra in procinto di diventare completamente priva del suo carattere. ‘Bianco’, per me, simboleggia un posto che sta diventando sterile. La Terra sta diventando rapidamente un luogo vuoto e sterile a causa della globalizzazione… di come tutti vogliano solo abbracciare vari tipi di comodità, con il risultato che ogni luogo ormai appare identico all’altro. I titoli dei brani sono strettamente legati a questo tema: ‘Earth: As A Womb’ e ‘Earth: As A Furnace’ sono la nostra descrizione della dualità della Terra… creatrice e distruttrice. I riferimenti al suolo e al fiore Genziana sono invece simboli che descrivono il carattere restante della Terra. La Genziana di cui parliamo è quella primaverile (Gentiana Verna), una specie che in Irlanda è rintracciabile soltanto nel profondo ovest, in una zona chiamata The Burren. La Genziana rappresenta la crescita ciclica, la continuazione della vita e dell’energia. Rappresenta colore e carattere fiorenti. All’interno di ‘White Tomb’ rappresenta i rimanenti tesori della terra, molti dei quali stanno scomparendo rapidamente. Tutto questo concept per l’album mi è venuto in mente poco prima di entrare in studio, mentre ero impegnato in un progetto universitario per la conservazione del territorio. Per la prima volta ho mescolato i miei studi e i miei interessi personali con la nostra musica… è stata un’esperienza particolare e sicuramente molto onesta”.
LA MUSICA DEGLI ALTAR OF PLAGUES HA RADICI NEL BLACK METAL, UN GENERE SPESSO INFESTATO DA ARTISTI E FAN PRONTI A METTERE IN DISCUSSIONE LA PRESUNTA ONESTÀ E L’ATTITUDINE DI BAND E MUSICISTI. AVETE MAI AVUTO “PROBLEMI” IN QUESTO SENSO? INOLTRE, VI CONSIDERATE UNA BLACK METAL BAND?
“Una volta abbiamo supportato i Mayhem in un tour europeo. Credo sia superfluo aggiungere che in quel viaggio abbiamo incontrato parecchie ‘menti chiuse’. Ma, piuttosto che definirle ‘menti chiuse’, preferirei provare a discutere su quale sia la loro percezione del black metal. Tuttavia, sinceramente, sono stanco di dover continuamente spiegare se ci consideriamo o meno una black metal band. Personalmente, ci ritengo black metal, in quanto questa è probabilmente la descrizione più accurata di quello che proponiamo. Ma poi è davvero così importante? Black, dark… non capisco perchè certa gente sia così interessata alle categorie…”.
STATE VENENDO PARAGONATI SPESSO AI WOLVES IN THE THRONE ROOM ULTIMAMENTE. CHE NE PENSI DI QUESTO PARAGONE?
“Credo che in questo periodo sia il paragone più semplice che si possa fare. Abbiamo trascorso del tempo con quei ragazzi e, a livello personale, andiamo molto d’accordo. Inoltre, condividiamo una simile visione del mondo. A livello musicale, invece, pur vedendo dei punti di contatto fra la loro e la nostra proposta, mi tocca sottolineare come noi siamo totalmente indipendenti da ciò che i Wolves In The Throne Room creano. Abbiamo iniziato a suonare questa musica molto prima di avere alcun tipo di contatto con questo gruppo. In ogni caso, credo che l’esplosione di realtà come le nostre sia del tutto naturale: non vi è nulla di poi così radicalmente nuovo in quello che facciamo. La musica, compreso il black metal, si è sempre evoluta partendo da delle basi e sono certo che agli inizi degli anni ’90 la gente percepisse le nuove band di allora nella stessa maniera in cui oggi percepisce noi. La musica è un fiume”.
QUAL È L’ASPETTO DEL COMPORRE MUSICA CHE TI ECCITA DI PIÙ AL MOMENTO?
“Il creare qualcosa di nuovo partendo completamente da zero”.
QUAL È INVECE L’ASPETTO DEL COMPORRE MUSICA CHE AL MOMENTO NON RIESCI A DIGERIRE?
“Le aspettative della gente. Inoltre, mi arrabbio quando vedo qualcuno che non coglie affatto l’idea alla base della band. Di recente, un mio amico mi ha mostrato un commento di un tizio sugli Altar of Plagues: era qualcosa del tipo ‘patetici poser che suonano musica modaiola per raggranellare qualche soldo’. Non avendo mai avuto alcun contatto con questa persona, non ho idea di come abbia fatto a trarre quella conclusione. Sto cercando di abituarmi a questa situazione… è la prima volta che la nostra musica raggiunge così tanta gente e non so come comportarmi, dato che abbiamo sempre suonato solo per noi stessi”.
AVETE GIÀ COMPOSTO DEI NUOVI BRANI? IN CASO AFFERMATIVO, COME LI PARAGONERESTI A QUELLI DI “WHITE TOMB”?
“Ho scritto qualcosa negli ultimi tempi e il nuovo materiale segna un distacco dal sound di ‘White Tomb’ e di ‘Sol’. I gruppi che più mi influenzano sono quelli che sono stati in grado di confezionare una serie di lavori molto differenti e che non si sono fossilizzati su un unico stile. Prendi Emperor, Burzum o Ulver, ad esempio. Il nuovo materiale è più aggressivo, è senz’altro diverso da quello di ‘White Tomb'”.
CHE COSA GIRA NEL TUO STEREO IN QUESTO PERIODO?
“Ultimamente sto ascoltando spesso Telepathe e Bats For Lashes. Mi piace anche la musica di Richie Hawtin. In estate tendo ad allontanarmi dal metal, anche se ho dato un ascolto anche a Samothrace, Myrkr e Thou qualche giorno fa. Poi un classico come ‘In The Nightside Eclipse’ trova sempre il suo spazio…”.
GRAZIE PER L’INTERVISTA, JAMES. VUOI AGGIUNGERE QUALCOSA?
“Le ultime novità sono che terremo alcune date live a settembre. Poi pubblicheremo presto un’edizione in vinile di ‘White Tomb’ e, infine, registreremo del nuovo materiale per un EP. Grazie per l’intervista!”.