ALTAR OF PLAGUES – Impatto Emozionale

Pubblicato il 25/06/2011 da

Il chitarrista/cantante James Kelly ci presenta “Mammal”, nuovo album dei suoi Altar Of Plagues. Da tempo Metalitalia.com segue con attenzione le gesta della black metal band irlandese e anche la suddetta ultima opera ci ha fatto venire voglia di saperne di più su questa emergente realtà, che nel giro di pochi anni ha saputo distinguersi grazie a uno stile immediatamente identificabile e a dei live show assolutamente appassionanti.


INIZIAMO PARTENDO DAL TITOLO DEL NUOVO LAVORO, “MAMMAL”…
“Scegliere un titolo appropriato per un album è sempre un compito difficile, ma una volta che la parola ‘Mammal’ (‘mammifero’ in italiano, ndR) ha iniziato a farsi largo dentro di me, ha iniziato ad assumere i connotati perfetti per essere un nostro titolo. Mi piace perchè abbraccia qualcosa che va oltre gli umani… e lo scopo di ‘Mammal’ è esplorare la morte e la relazione fra questa e gli umani. La morte è qualcosa che tutti condividiamo prima o poi”.

PUOI SCENDERE NEI DETTAGLI DEI TESTI? “NEPTUNE IS DEAD” E “WHEN THE SUN DROWNS IN THE OCEAN” SEMBRANO VOLER EVOCARE PAESAGGI MARITTIMI, MENTRE UN ALBUM COME “WHITE TOMB” MI HA SEMPRE DATO L’IMPRESSIONE DI ESSERE PIÙ “URBANO”…
“I testi di ‘Mammal’ sono molto personali ed è la prima volta che seguono questo approccio. In passato sono sempre stati più narrativi o legati all’attualità. Eviterò di scendere troppo nei dettagli, visto che si tratta puramente di miei pensieri e riflessioni. Preferisco che ognuno li interpreti come meglio crede. Comunque, ‘Neptune’ (Nettuno, ndR) si riferisce al pianeta: quest’ultimo è quello più lontano dal sole nel nostro sistema solare. Il sole rappresenta la vita… è vita. Forse Nettuno è l’altra faccia della medaglia e la distanza tra questo e il sole potrebbe rappresentare il nostro viaggio. ‘Feather And Bone’ è sia una descrizione degli elementi percussivi utilizzati nel brano, sia un riferimento a ciò che può rimanere di un corpo. In seguito alla morte, queste cose non sono più parte di noi. Ci accompagnano nella nostra vita vissuta, ma non per l’intero viaggio. ‘When The Sun Drowns In The Ocean’, invece, tratta di una antica credenza irlandese: un tempo si pensava che il sole, scomparendo all’orizzonte, nell’oceano, entrasse in un altro mondo. In questo pezzo è inoltre possibile ascoltare una registrazione di un ‘keen’, parola derivante dal gaelico ‘caoineadh’, che significa piangere. Questo tipo di lamento veniva praticato sopra un corpo privo di vita. L’ultima traccia ha infine il titolo più chiaro: ‘All Life Converges To Some Centre’. Parla di come, a morte avvenuta, tutta la vita si diriga verso lo stesso posto. Non credo in una sorta di aldilà, ma forse nell’inizio di un nuovo ciclo”.

COME PERCEPISCI LA MUSICA DELL’ALBUM? PERSONALMENTE L’HO TROVATA ALTAR OF PLAGUES AL 100%, EPPURE A TRATTI DIVERSA DA QUELLA REALIZZATA IN PRECEDENZA…
“Sì, sono d’accordo. Ci siamo mossi in una direzione più aggressiva e credo che ciò sia stato il risultato dei miei sentimenti all’epoca della composizione. L’intensità delle tematiche trattate si è certamente fatta largo all’interno della musica. Quando imbraccio uno strumento, il mio solo obiettivo è incanalare energia. Melodia e ritmo sono una forma di comunicazione e possono essere descrittivi tanto quanto le parole. La musica composta per ‘Mammal’ si è sviluppata dall’energia negativa del soggetto lirico ed ha fatto da medium per liberare quest’ultimo. Per me è importante ascoltare i nostri vecchi album e imparare da essi. Mi aiuta a prendere coscienza di cosa desideri creare, di cosa sia rimasto incompiuto e di cosa può ancora essere creato. Scrivere musica è un processo assai impulsivo per me e mi auguro di non diventare mai un compositore prevedibile, nè di adagiarmi sugli allori. L’idea di ripetermi mi mette i brividi. Siamo sempre interessati a esplorare nuovi territori musicali, anche se, al tempo stesso, non vogliamo cambiare radicalmente. Se ciò avverrà, probabilmente cambieremo nome. Altar Of Plagues rappresenta qualcosa di altamente specifico per tutti noi e non vogliamo allontanarci troppo da questo determinato concetto”.

“WHITE TOMB” E “TIDES” SONO INFATTI UN PO’ PIÙ MELODICI RISPETTO A “MAMMAL”, CHE, INVECE, SUONA PIUTTOSTO CRUDO, PUR POTENDO CONTARE SU NUMEROSI INGREDIENTI MUSICALI DIVERSI…
“In generale, l’idea alla base era di registrare un album che fosse il più personale e naturale possibile. La produzione è cruda, poi non abbiamo quasi utilizzato sintetizzatori, registrando invece live i rumori che ci interessavano. Inoltre, le voci sono state interamente incise live, una sola volta e senza sovra-incisioni, per mantenerle il più spontanee possibile”.

HO ANCHE LETTO CHE AVETE UTILIZZATO DEGLI STRUMENTI DA VOI COSTRUITI…
“Sì, soprattutto delle percussioni a base di ossa, vetro e pelle animale. Siamo persino arrivati a costruire dei pedali per chitarre”.

PENSI CHE CONTINUERETE CON QUESTO APPROCCIO “ORGANICO” IN FUTURO? PENSI CHE IL METAL DEBBA SEMPRE SUONARE CRUDO E IL PIÙ SPONTANEO POSSIBILE?
“Sì, il metal dovrebbe essere onesto. È un’espressione di violenza, disperazione e altri sentimenti simili. Non mi interessa curare la produzione in maniera maniacale, nè suonare qualcosa di tecnicamente ineccepibile. L’importante è riuscire a scatenare qualcosa all’interno di noi stessi… arrivare nel profondo del nostro io con la musica”.

IMMAGINO DUNQUE CHE TU NON SIA UN FAN DELLA VITA IN STUDIO…
“Odio registrare, ma di volta in volta mi tocca mettere su supporto la musica che componiamo, in modo da poter archiviare e guardare avanti. Lo studio è un male necessario. Ciò che davvero amo del far parte di una band è il processo creativo, non le registrazioni”.

CHE MI DICI INVECE DELLA VITA ON THE ROAD?
“I tour possono essere incredibili. Puoi ritrovarti a suonare nelle situazioni più disparate: da una cima sulle Alpi austriache, di fronte a un fuoco, a uno scantinato di Nashville nel Tennessee. Per ora ho solo bei ricordi delle nostre esperienze live”.

SE DOVESSI ORGANIZZARE UN CONCERTO PER IL LANCIO DEL NUOVO ALBUM, QUALE LUOGO E QUALI BAND DI SUPPORTO SCEGLIERESTI?
“Il luogo sarebbe molto probabilmente la campagna irlandese, magari attorno a Kinsale, visto che abito nelle vicinanze. Per le band non saprei… magari i Queen… basterebbero loro!”.

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