Nel backstage di un’affollatissima Unipol Arena, a Casalecchio di Reno, incontriamo Mark Tremonti prima del suo concerto con gli Alter Bridge. Nonostante il suo curriculum di tutto rispetto, Tremonti si dimostra un musicista molto umile, disponibile al dialogo benché non si possa certo definire un personaggio logorroico. Breve ma chiaro, questo è il suo motto e così sono le sue risposte a volte quasi telegrafiche, che non ci hanno impedito di parlare del nuovo “The Last Hero” e di spaziare su vari argomenti, affrontati sempre con grande professionalità dal chitarrista americano.
MARK, IN EUROPA STATE FACENDO UN TOUR DI ALTO LIVELLO IN GRANDI PALAZZETTI. SIETE SODDISFATTI DI COME STANNO ANDANDO LE COSE?
“Per il momento siamo soddisfatti, prima di questa data a Bologna abbiamo tenuto solo tre show, ma fino a questo momento non ho davvero nulla di cui lamentarmi. I fan ci stanno dando un grande supporto ed energia, una carica che ci aiuta molto a suonare tutti carichi sul palco”.
HO NOTATO QUELLA CHE ORMAI E’ UNA PRASSI PER GLI ALTER BRIDGE, OVVERO PUBBLICARE UN DISCO ESATTAMENTE OGNI TRE ANNI.
“Hai ragione, ora che me lo fai notare è vero, ma credimi, non è una cosa voluta o scelta da noi. In tre anni devi contare che, oltre alla promozione di un disco, ci sono in mezzo anche diversi tour. Inoltre è un periodo di tempo che ha permesso a Myles e me di pubblicare altri dischi, lui con Slash ed io con la mia band solista. Credo che questo modo di lavorare sia fruttuoso per tutti”.
IL NUOVO “THE LAST HERO” VEDE ANCORA UNA VOLTA LA COLLABORAZIONE DEL PRODUTTORE MICHAEL BASKETTE, ORMAI UNA SORTA DI MEMBRO FANTASMA DEGLI ALTER BRIDGE…
“Michael è un grandissimo produttore e noi ci troviamo molto bene a lavorare con lui. Sin dall’inizio ha capito esattamente ciò che volevamo ed è entrato nel nostro modus operandi. Anche su ‘The Last Hero’ ha lavorato in modo grandioso, il disco possiede un sound molto potente e pulito. La partnership tra noi e Michael è semplicemente fantastica, penso che sia destinata a durare ancora”.
PARLIAMO ALLORA DELLA REALIZZAZIONE DEL VOSTRO NUOVO DISCO.
“Ho trascorso inizialmente alcuni giorni in studio ad organizzare tutti i lavori e dedicarmi alla preproduzione del disco. Io e Myles Kennedy ci ritrovavamo di notte a lavorare ai pezzi, mentre il giorno dopo ci riunivamo agli altri ragazzi della band per perfezionare il tutto, lavorare sugli arrangiamenti e completare le canzoni. Rispetto al passato, questa volta i lavori si sono svolti in modo molto più veloce”.
TU E MYLES KENNEDY SIETE I DUE MAGGIORI COMPOSITORI DEGLI ALTER BRIDGE, QUANDO SIETE IN STUDIO NASCE MAI QUALCHE ATTRITO TRA DI VOI A LIVELLO ARTISTICO?
“No, nessuno scontro, dopo tanti anni ci conosciamo molto bene e sappiamo esattamente cosa fare. Io e Myles insieme lavoriamo perfettamente”.
IL SOUND DI ALCUNI NUOVI BRANI RICHIAMA SICURAMENTE I VOSTRI DISCHI PASSATI, MENTRE ALTRI POSSIEDONO PIU’ FRESCHEZZA. CON CHE APPROCCIO TI SEI DEDICATO ALLA COMPOSIZIONE?
“Abbiamo semplicemente lasciato ogni porta aperta, senza precludere nessun tipo di soluzione. Lavorando in questo modo, come tu giustamente hai notato, siamo riusciti a realizzare un disco certamente fresco, ma che contemporaneamente rimane legato al nostro trademark sviluppato negli anni indietro. Anche in passato abbiamo cercato di muoverci in questo senso e credo che i risultati siano buoni, siamo sulla giusta strada”.
TIENI SPESSO CONTO DI COSA IL PUBBLICO SI ASPETTI DA TE QUANDO INIZI A LAVORARE A NUOVO MATERIALE?
“Non ho mai ragionato in questi termini, sul serio. Nel momento in cui inizi a lavorare pensando solo a ciò che gli altri si aspettano da te, stai sicuro che uscirà fuori musica non genuina e onesta. Non ci fermiamo ad ascoltare chi ci dice cosa dovremmo fare, andiamo avanti per la nostra strada, diamo sfogo alle nostre idee e scriviamo la musica che ci piace, tutto qui”.
OGGI MOLTE BAND SFRUTTANO LE POSSIBILITA’ OFFERTE DA INTERNET PER LAVORARE A CASA PROPRIA, TRA MEMBRI CI SI SCAMBIA GLI MP3 ED OGNUNO INCIDE LE PROPRIE PARTI. TI PIACE QUESTO MODO DI LAVORARE O PREFERISCI TROVARTI INSIEME AGLI ALTRI E JAMMARE COME SI FACEVA UN TEMPO?
“Non apprezzo particolarmente questo modo di lavorare, per la maggior parte dei casi io e gli altri ragazzi della band ci troviamo tutti insieme a suonare, comporre e provare i pezzi. Può capitare che a uno di noi venga un’idea e la invii agli altri via email, ma poi i lavori si svolgono in una stanza con tutta la band al completo”.
UTILIZZI ANCORA ATTREZZATURE ANALOGICHE PER REGISTRARE?
“No, io faccio tutto con pro-tools, per il resto lascio lavorare il produttore come crede, me ne sto fuori dall’aspetto troppo tecnico delle cose”.
CHI E’ PER VOI L’ULTIMO EROE?
“Il titolo e la copertina rappresentano un personaggio immaginario. In realtà questo personaggio non esiste, ma lo stile della cover vuole riprendere i vecchi manifesti di propaganda. Diverse canzoni del disco parlano di come il mondo abbia bisogno di eroi. Quando questi appaiono, purtroppo spesso non vengono trattati proprio bene. Ci sono diversi riferimenti alla situazione che stiamo vivendo in America, che a volte sembra più un circo che altro”.
LA STORIA DEL ROCK HA SEMPRE DATO GRANDE IMPORTANZA AL MESSAGGIO DEI TESTI, ANCHE POLITICI. ALCUNI MUSICISTI SONO ENTRATI NELLA LEGGENDA GRAZIE A CIO’ CHE HANNO SCRITTO.
“Io penso che oggi le cose siano molto cambiate, la gente appare molto divisa sui grandi temi, ci sono un sacco di opinioni differenti ed è molto difficile al giorno d’oggi riuscire a riunire sotto un unico pensiero una folta moltitudine di persone. Penso che sia più fattibile riuscire a cambiare le cose direttamente entrando in politica, non lanciando messaggi tramite la musica”.
QUEST’ANNO PERO’ UN MUSICISTA, BOB DYLAN, HA VINTO IL PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA GRAZIE AI TESTI DELLE SUE CANZONI. E’ UN FORTE SEGNALE, LA DIMOSTRAZIONE CHE UN MUSICISTA PUO’ ESSERE PARAGONATO AD UN GRANDE PENSATORE, AD UNO SCRITTORE…
“Se parliamo di forme d’arte credo che la musica non abbia nulla da invidiare alla scrittura o alla pittura, ci sono canzoni immortali tanto quanto un quadro od un libro. Il premio Nobel che ha vinto Bob Dylan è un riconoscimento molto importante”.
TORNANDO A “THE LAST HERO”, SIETE PASSATI DA UN’ETICHETTA MOLTO PRESTIGIOSA COME ROADRUNNER AD UNA DECISAMENTE PIU’ PICCOLA ANCHE SE IN GRANDE ASCESA, NAPALM RECORDS.
“Se devo essere sincero, questa volta io non volevo firmare un contratto con nessuna casa discografica. La mia idea era quella di fare tutto da soli, senza l’aiuto di nessuno. Quando Roadrunner è stata comprata da Warner tutti sono spariti, il nostro team di lavoro pure e ci siamo trovati di fronte a molte scelte. Diverse etichette si sono fatte avanti con proposte a cui noi abbiamo sempre risposto di no, fino a quando è arrivata Napalm che ha dimostrato un grandissimo entusiasmo nei nostri confronti e ci ha fatto la giusta offerta. Per questi motivi ci siamo convinti a lavorare con l’etichetta”.
I RADIOHEAD SONO STATI FORSE LA PRIMA GRANDE BAND CHE HA DECISO DI PRODURRE UN DISCO SENZA L’AIUTO DI UNA CASA DISCOGRAFICA E VOI SIETE ANDATI MOLTO VICINI A FARE LO STESSO. CREDI CHE IN FUTURO SARA’ QUESTA LA STRADA DA PERCORRERE?
“Credo di sì, in fondo io sto già facendo questo con la mia band solista, abbiamo una nostra etichetta personale che pubblica i dischi dei Tremonti. Certo, noi abbiamo il vantaggio di essere un nome già conosciuto e con un certo seguito, la sfida non è semplice per noi e meno ancora lo sarà per le band più giovani con una carriera ancora in costruzione, ma non vedo molte altre alternative negli anni a venire”.
NEL 2013 MYLES KENNEDY E’ APPARSO SU PLAYBOY ITALIA ED E’ STATO DEFINITO COME LA ROCKSTAR PIU’ TIMIDA AL MONDO. E’ VERO?
“Wow, davvero Myles è finito su Playboy? Non lo sapevo (ride, ndR)! Onestamente non sono molto d’accordo con quella definizione, Myles è un ragazzo tranquillo, non è il tipo di rockstar che sfascia le stanze d’albergo o cose del genere, ma non lo vedo come una persona timida”.
COME VALUTI QUESTI PRIMI DODICI ANNI DI CARRIERA CON GLI ALTER BRIDGE?
“E’ stato un viaggio molto intenso e positivo, abbiamo lavorato parecchio, suonato in tantissimi paesi e sono molto grato per ciò che siamo riusciti ad ottenere. Non cambierei nulla”.
NON TI MANCANO MAI I TEMPI DEI CREED E DEI DISCHI DI PLATINO?
“No, sul serio, con i Creed ho vissuto tanti bei momenti e ottenuto grandi risultati, ma oggi sono altrettanto contento di suonare insieme agli Alter Bridge, nessun rimpianto”.
NESSUNA POSSIBILITA’ DI RIMETTERE IN CIRCOLAZIONE I CREED PER UN TOUR O UN DISCO?
“E’ molto difficile rispondere a questa domanda, non saprei proprio. E’ passato molto tempo, sono impegnato con gli Alter Bridge e con la mia band solista…per cui non so risponderti”.
MARK, TU ASCOLTI MUSICA IN VINILE?
“Guarda, possiedo una bella collezione di vinili che apparteneva a mio padre, ma devo ammettere che ad oggi non ho un giradischi per poterli ascoltare. Ho chiesto a mia moglie di regalarmi un giradischi per Natale, speriamo bene, perché il suono dei dischi in vinile è il migliore”.
C’E’ UN ASPETTO DELLA TUA VITA DA MUSICISTA CHE NON TI PIACE?
“Lo stare lontano dalla mia famiglia, questa è l’unica cosa che mi pesa. Siamo spesso in tour e suoniamo parecchio, per cui quando sono a casa cerco di godermi nel migliore dei modi il periodo di riposo”.
QUALE GIOVANE BAND SECONDO TE HA LE CARTE IN REGOLA PER DIVENTARE UNA STELLA IN FUTURO?
“Questa domanda è molto difficile, perché ultimamente sono stato così impegnato nella mia musica da non aver avuto il tempo di ascoltare altre cose. Posso dirti che mi piacciono molto i Gojira, che attualmente sono in tour con noi. Hanno già ottenuto due nomination per il Grammy ed hanno portato la musica metal ad un livello superiore”.