Non è andata proprio come pensavamo potesse andare, questa intervista agli Alternative 4. La band di stanza a Liverpool, creata dall’ex-Anathema ed ex-Antimatter Duncan Patterson, è figlia assoluta dell’estro artistico del suo fondatore, che compone e arrangia da solo praticamente tutto il materiale e rappresenta l’unica vera ‘attrazione’ che il combo britannico emana verso l’ormai lontano mondo dell’heavy metal. Il post-rock introspettivo e velato da ambient e da un approccio progressivo al songwriting che muove Patterson in questo progetto può chiaramente essere spiegato e raccontato esclusivamente dal leader silenzioso in questione. E dunque, ben capirete la nostra delusione quando, nel ricevere le risposte della band dalla casa discografica, abbiamo appreso che il nostro interlocutore è stato il batterista argentino Mauro Frison, il quale ha anche preferito non rispondere a tre domande presentategli. Pazienza, comunque: vi lasciamo al rimanente risultato di questo ristretto botta-e-risposta, che in definitiva svela anche qualche curiosità interessante…
CIAO MAURO! BENVENUTO A BORDO DI METALITALIA.COM! E’ LA PRIMA VOLTA CHE GLI ALTERNATIVE 4 VENGONO INTERVISTATI SU QUESTE PAGINE: TI VA DI RIASSUMERE IN BREVE I PASSI FONDAMENTALI CHE HANNO CONTRADDISTINTO LA VOSTRA CARRIERA FINO ALL’USCITA DEL PRECEDENTE “THE BRINK”?
“Dunque, ho incontrato per la prima volta Duncan in Argentina nel 2010, mentre era in viaggio per il Sudamerica. Ebbi l’opportunità di suonare con lui due show a Buenos Aires, accompagnandolo nell’esecuzione di molti brani e ballate del suo repertorio, e anche altro. Gli Alternative 4 all’epoca non esistevano ancora e lui stava presentando ‘Immaculada’, del suo progetto solista ION. Dopo qualche mese, io mi sono trasferito in Irlanda e lì Duncan mi ha chiesto di registrare con lui il debutto ‘The Brink’, per una sua nuova band chiamata Alternative 4. Sono quindi diventato membro di questa nuova formazione, la quale all’epoca presentava Mark Kelson alla voce e alla chitarra”.
INFATTI ORA AVETE UN NUOVO CANTANTE E CHITARRISTA, SIMON FLATLEY. COME MAI MARK HA DECISO DI ABBANDONARE? E DICCI ANCHE DUE PAROLE SUL NUOVO ARRIVATO, GIA’ CHE CI SIAMO…
“Simon è arrivato da noi in studio quando eravamo circa a metà del processo di registrazione. Ha iniziato a lavorare immediatamente sulle sue parti e ciò che sentivamo era da subito dannatamente buono. La sua voce ha un timbro particolare, calza perfettamente a pennello con il suono ed il concept generale della band. Mark era molto coinvolto nella preparazione dei pezzi e ha lavorato molto duro assieme a Duncan, ma c’era qualcosa di lui che andava in disaccordo con il quieto vivere del gruppo, quindi ha preferito abbandonare il progetto e continuare con i suoi lavori solisti. Durante il nostro secondo tour europeo, tutti sentivamo che qualcosa non stava funzionando bene e questo feeling era già stato presente anche in passato. Comunque nulla di grave, lo sentiamo ancora e siamo amici”.
COSA CI DICI INVECE RIGUARDO AL PROCESSO DI COMPOSIZIONE? E’ TUTTO PROPRIO NELLA MENTE E NELLE BRACCIA DI DUNCAN O SIETE COINVOLTI ANCHE VOI ALTRI FIN DALL’INIZIO?
“Duncan è il songwriter e compositore della band. Solitamente si occupa delle strutture principali, ce le propone e sempre ci lascia spazio per suggerimenti e/o per inserire nostre eventuali idee. Noi comunque lavoriamo sulle sue strutture in quanto sicuramente sono strettamente legate al concept che ha in testa e alle lyrics del singolo pezzo. Durante le registrazioni per ‘The Obscurants’, abbiamo avuto modo di poter sperimentare parecchio in studio. Abbiamo avuto a disposizione per circa un mese un sacco di amplificatori vintage, oltre che strumenti ed effetti un po’ superati. E’ stata una bellissima esperienza!”.
HO TROVATO “THE OBSCURANTS” PIU’ MINIMALISTA E IN-YOUR-FACE RISPETTO A “THE BRINK”. E’ PIU’ BREVE E LE CANZONI SONO PIU’ FACILMENTE (E IN FRETTA) RICONOSCIBILI. COME A DIRE CHE ‘METTENDO DI MENO AVETE OTTENUTO DI PIU’’. COSA NE PENSI? E’ SOLO UNA MIA IMPRESSIONE?
“Non credo sia più minimalista di ‘The Brink’. ‘The Obscurants’ è semplicemente il suo successore naturale, non poteva venire fuori in modo diverso. Sul concetto del ‘mettere meno per ottenere di più’: lo trovo valido solo se abbinato ad un paio di brani. Infatti nel resto della tracklist si possono trovare ingredienti inaspettati oppure costruzioni in crescendo abbastanza complesse”.
LA VOSTRA MUSICA RISUONA COLMA DI SENTIMENTI QUALI LA MALINCONIA, LA TRISTEZZA, L’INTROSPEZIONE, A VOLTE ADDIRITTURA LA DEPRESSIONE. MA COSA VOLETE VERAMENTE ESPRIMERE CON IL VOSTRO STILE, QUALI EMOZIONI? E, ALTRA DOMANDA, PENSI CHE LA MUSICA POSSA ESSERE, PER DETERMINATE PERSONE, UNA SORTA DI TERAPIA?
“Certamente! La musica come terapia per la gente, certo. Sono assolutamente convinto di ciò. Oltre all’intrattenimento che ne può derivare, esistono dei canali terapeutici per aiutare la gente usando gli strumenti musicali. E’ davvero un’ottima cosa!”.
CI SONO ALCUNI BRANI CHE VORRESTI DESCRIVERE PIU’ NELLO SPECIFICO? QUALCHE TRACCIA CHE RITIENI PIU’ NOTEVOLE DELLE ALTRE…
“Per me il brano più forte e impattante è ‘Dina’. Fa riferimento principalmente ad un pezzo di storia (non chiusasi ancora) accaduto in Cile negli anni Settanta, storia che ha molto in comune con quanto successo poi in Argentina (la mia terra natia). La melodia del pianoforte, la profonda linea di basso e la voce di Simon fanno sì che il testo colpisca dritto al cuore! Al secondo posto, poi, metterei la canzone ‘Mr. Black’”.
TI RINGRAZIO PER LA DISPONIBILITA’, MAURO. A TE IL COMPITO DI CHIUDERE QUESTA CHIACCHIERATA, MAGARI ACCENNANDO AI VOSTRI PIANI FUTURI…
“Be’, grazie a voi. Noi continueremo a promuovere ‘The Obscurants’ per quanto merita e poi speriamo proprio di essere on the road prestissimo!”.