AMANDA PALMER – Come To The Cabaret

Pubblicato il 21/12/2008 da
 
Amanda Palmer, ovvero il cuore pulsante dei Dresden Dolls, è una vera artista. Eclettica, ironica e provocatoria, ha sempre agito seguendo esclusivamente il proprio cuore, e album dopo album si è costruita, insieme al compagno Brian Viglione, una credibilità invidiabile. Oggi si ripropone in veste solista, con un bellissimo album ironicamente intitolato “Who Killed Amanda Palmer”, dimostrando versatilità e personalità. Ai microfoni di Metalitalia.com l’enigmatica e magnetica singer, poche ore prima del suo strepitoso concerto al Music Drome di Milano.
 
 

CIAO AMANDA! COME VA LA GAMBA? (RICORDIAMO CHE IN IRLANDA AMANDA E’ STATA VITTIMA DI UN INCIDENTE CHE L’HA COSTRETTA A PORTARE IL GESSO PER GRAN PARTE DEL TOUR EUROPEO)
“Va sempre meglio, grazie. Ora riesco anche a fare qualche passo, e sul palco faccio in modo di sfruttare al meglio questa cosa”.
 
QUANDO SONO VENUTO IN CONTATTO CON LA TUA REALTA’, SONO RIMASTO IMMEDIATAMENTE AFFASCINATO DALLA TUA ABITAZIONE, DOVE NASCONO I TUOI LAVORI E DOVE SI SVILUPPA LA TUA ARTE. CI VUOI PARLARE DEL TUO ‘CLOUD CLUB’?
“Vivevo a Boston, avevo 25 anni, ed avevo un disperato bisogno di trovare una dimora. Qualcuno mi ha portato al Cloud Club per una festa (era l’addio del vecchio proprietario), ed appena entrata ho capito che era quello il posto dove volevo vivere. E’ un posto incredibile, non esiste niente di minimamente paragonabile. Vi sono milioni di cose particolari, di architetture ardite, di colori e di emozioni. Se poi aggiungi il fatto che l’affitto è molto più basso degli altri appartamenti della città, capirai bene che una occasione così era davvero imperdibile”.
 
I PEZZI DELL’ALBUM, ORIGINARIAMENTE, ERANO STATI COMPOSTI COME PROVINI PER PIANO E VOCE, GIUSTO?
“Non esattamente. Cioè, quando ho deciso di lavorare insieme a Ben Folds, ho preso una trentina dei pezzi che avevo accumulato nel tempo, ed erano praticamente completi. Certo, in studio abbiamo completato il lavoro, aggiungendo tutte le sfumature che puoi sentire. E’ vero anche che i pezzi sono tendenzialmente meno frenetici di quelli che propongo con i Dresden Dolls”.
 
“WHO KILLED AMANDA PALMER”: UN TITOLO CHE PALESA IL TUO HUMOR NERO E SOTTILE. MA COME VEDI LA MORTE? COME UN QUALCOSA DI SPIRITUALE OD UNA SEMPLICE DIMOSTRAZIONE DEFINITIVA DI DECADIMENTO FISICO/MENTALE?
“Chi lo sa. La vita è fatta così: non ci è possibile prevedere il futuro, non sappiamo cosa faremo tra un anno. E per me è ancora più difficile cosa farò dopo la morte”.
 
PERCHE’ CREDI CHE IL MACABRO ABBIA COSI’ TANTA ATTRATTIVA SULLA GENTE?
“Siamo tutti affascinati dalla nostra mortalità, credo. La nostra condizione di vita è temporanea, e questo concetto è ciò che rende tutto così misterioso, e così maledettamente magnetico per molti”.
 
QUANDO HAI DECISO DI UTILIZZARE I PEZZI PER UN ALBUM SOLISTA, E NON PER UN NUOVO LAVORO DEI TUOI DRESDEN DOLLS?
“Io e Brian avevamo davvero bisogno di prenderci una pausa, perchè stavamo cominciando a darci sui nervi a vicenda. Quando lui e Ben (il produttore, ndR) si sono sentiti per parlare dell’album, è apparso chiaro da subito che Brian non era poi così tanto interessato a lavorare sui pezzi, ed il suo unico scopo sembrava quello di cambiare quanto più dei pezzi gli fosse possibile. Così abbiamo preferito lasciar perdere”.
 
LA NATURA DEL TUO ALBUM SOLISTA SEMBRA ANDARE PIU’ VERSO ATMOSFERE CALME, ALLONTANANDOSI SPESSO DAL SUONO RITMICO DELLA TUA BAND MADRE. QUESTO E’ DOVUTO ESCLUSIVAMENTE ALL’ASSENZA DI BRIAN, OPPURE AD UNA TUA VOLONTA’ DI GUARDARE ALTROVE?
“Ci sono molte ballad sull’album, e questo riflette ciò che girava nella mia testa in quel periodo. In generale, sì, hai ragione. Volevo semplicemente provare qualcosa di diverso. Ci sono tuttavia pezzi come ‘Guitar Hero’ che riprendono da vicino quanto proposto da me in passato”.
 
E’ POSSIBILE ORDINARE DAL TUO SITO UFFICIALE UNA EDIZIONE SPECIALE DEL NUOVO ALBUM, CONTENENTE UN GRAN NUMERO DI MATERIALE BONUS, MAGLIETTE E MEMORABILIA. TROVO CHE SIA UNA GRANDE IDEA PER CONTRASTARE LA CRISI DELLA DISCOGRAFIA, E SPERO CHE LA COSA POSSA DARE I SUOI FRUTTI, E PRENDERE PIEDE TRA LE BAND…
“Sono felice che questa idea sia piaciuta a molte persone. Sai, per noi artisti di medio livello è un problema trovare fonti di sostentamento, eccettuando i concerti. E’ difficile vivere solo con la vendita dei CD, e per questo è divertente cercare forme alternative che possano contribuire a donare all’ascoltatore il piacere di acquistare un pezzo d’arte, direttamente dall’artista. Già con i Dresden Dolls avevamo iniziato a lavorare in questo senso, ma devo dirti che l’edizione speciale di ‘Who Killed Amanda Palmer’ sarà davvero un piccolo gioiello!”.
 
E QUESTA SERA, COME FARAI A PORTARE A TERMINE IL TUO SPETTACOLO CON QUELLA GAMBA INGESSATA?
“E’ difficile, ed abbiamo dovuto cambiare alcune cose, ma ormai ci sto facendo l’abitudine. Per gli spostamenti sul palco ci sono i ragazzi del Danger Ensemble (gruppo teatrale australiano, che accompagna Amanda nel presente tour, ndR) a darmi una mano, senza di loro non saprei come fare. Per il resto, dovete aspettarvi uno spettacolo completo, dove musica e teatro si fondono come mai ero riuscita a fare in passato. E a suonare saremo solo io, un violinista e la bravissima Zoe Keating al violoncello e agli effetti”.
 
COSA FARAI DOPO QUESTO TOUR, CHE TOCCHERA’ MOLTISSIME CITTA’ EUROPEE ED AMERICANE?
“I have no fucking idea! (l’espressione eloquente non richiede traduzioni, ndR)”.
 
ANDIAMO BENE! E COSA NE PENSA LA ROADRUNNER DI QUESTA TUA AFFERMAZIONE?
“Non mi interessa. Io sono fatta così, se ne devono fare una ragione”.
 
SONO MOLTE LE COVER CHE PROPONI DURANTE I TUOI CONCERTI, DA SEMPRE, E SI CAPISCE CHE SEI UNA GRANDE AMANTE DELLA MUSICA. QUALI SONO GLI ARTISTI CHE TI HANNO INFLUENZATO MAGGIORMENTE?
“E’ difficile così su due piedi individuare quelli che sono stati i gruppi di maggiore impatto sulla mia formazione. Sono cresciuta cantando in un coro religioso, poi grazie a mia mamma ho conosciuto i Fleetwod Mac e gli ABBA. Poi mi sono buttata sul dark, durante l’adolescenza; i Cure sono stati la mia band preferita per parecchio tempo, fino a quando ho conosciuto Nick Cave, ma soprattutto i The Legendary Pink Dots. Loro sono in assoluto la mia band preferita, ed è proprio grazie al loro leader se ho iniziato a fare questo lavoro. E’ stato lui a sentire alcuni dei miei primi lavori, e a convincermi che potevo diventare qualcuno. Grazie alla sua fiducia e stima ho potuto trovare la mia strada”.
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