In brevissimo tempo gli Amaranthe si sono imposti all’attenzione di tutti quasi come band leader di un nuovo genere. A cavallo tra metalcore, metal sinfonico e disco music, caratterizzati da ben tre timbri vocali diversi, non è assolutamente più il caso di presentarveli o introdurveli ulteriormente. Però, soprattuto quando dall’altra parte del microfono c’è un individuo disponibile come il cantante (uno dei tre) Jake E., è sempre interessante analizzare un cammino così fulmineo come quello di questa band, cercando di scoprire le cause dietro il successo che stanno raccogliendo in misura sempre maggiore. Appena alziamo la cornetta, un suono di vagiti colpisce le nostre orecchie…
BEH, CONSIDERATI I SUONI DI BAMBINO CHE SENTO IN SOTTOFONDO MI PARE IL CASO DI COMINCIARE A CHIEDERTI COME VA LA TUA VITA IN GENERALE… VENTO DI NOVITÀ?
“Va molto bene, grazie! Ci sono tantissime cose che stanno accadendo nella mia vita, come senti dai gorgheggi di mia figlia! E’ nata da poco, ed è un periodo a dir poco impegnativo! Molte cose poi succedono anche nella band… le reazioni all’album nuovo per ora sono molto buone, e non vedo l’ora di vedere cosa succederà quando l’album raggiungerà i negozi (l’intervista è stata fatta i primi di ottobre, ndR), visto che la critica e gli addetti ai lavori ne stanno parlando così bene! Sono proprio curioso”.
RIMANIAMO SUL TEMA DEL SUCCESSO, ALLORA. SI PUÒ DIRE CHE COME BAND LO AVETE OTTENUTO PIUTTOSTO IN FRETTA, E ORA SIETE UNA BAND BEN CONOSCIUTA CON UN BUON GIRO DI FAN. MA VE L’ASPETTAVATE QUANDO AVETE INIZIATO CON QUESTA COMPAGINE?
“Beh, bisogna sempre considerare che gli Amaranthe si sono formati come progetto, non come band vera e propria. Però, anche con l’ottica del progetto parallelo, devo dire che il successo avuto ci ha un po’ stupiti. Credo che buona parte di questo derivi dalle tempistiche scelte per arrivare sul mercato con un prodotto come i dischi degli Amaranthe. Il tempo era quello giusto. Penso addirittura che se avessimo rilasciato il nostro primo disco un anno prima, o un anno dopo, forse non avremmo avuto la stessa fortuna. Inoltre, non ho problemi a dirtelo, sono convinto che buona parte dell’impatto che abbiamo sul pubblico derivi dai video. Abbiamo subito calcato su quell’aspetto e questo può averci reso più noti di altre band che hanno debuttato nello stesso periodo senza produrne”.
HAI DETTO CHE AVETE COMINCIATO COME PROGETTO… MA ORA LA GENTE VI CONOSCE COME BAND DEFINITA, E IMMAGINO CHE QUALCOSA SIA CAMBIATO PER VOI. I VOSTRI OBIETTIVI NEL SUONARE CON GLI AMARANTHE SONO ANCORA GLI STESSI?
“Si, gli obbiettivi sono sempre quelli. Ho lavorato come musicista per più di dieci anni, in molteplici band e realtà, e il mio scopo è sempre stato quello di essere esattamente nella posizione in cui sono adesso. Mantenermi grazie alla musica e girare il mondo con una band. Era il mio sogno da quando ero un quindicenne, e non è cambiato. Non ho mai voluto avere un lavoro normale, volevo una vita come quella che ho, e di questo sono felice. E’ vero abbiamo cominciato come un progetto, e magari le nostri mire potevano essere più basse, ma è anche vero che quando pubblichi un album, aldilà di quello che ti aspetti, non vuoi venderne solo un migliaio di copie, vuoi venderne milioni! Ora forse le nostre aspettative guardano più in alto, ma diciamo che gi nostri scopi sono sempre quelli di riuscire a fare il massimo come band”.
“THE NEXUS” ESPANDEVA MOLTO IL VOSTRO SOUND. PIÙ CONTRASTI, PIÙ ACCENTI SULLE VOSTRE CARATTERISTICHE CHIAVE. ‘MASSIVE ADDICTIVE’ È PIÙ CONTENUTO, PIÙ UNIFORME, E HA UNA SOTTILE VENA MALINCONICA CHE NON CONOSCEVAMO. CE NE PARLI?
“’The Nexus’ era una continuazione logica del debutto. Puoi sentire molte somiglianze nel sound dei due dischi. Questo deriva dal fatto che quando abbiamo iniziato eravamo pieni di idee, di canzoni, e c’era un modo di proporre musica per noi nuovo che volevamo esplorare. Così abbiamo fatto. Ora invece abbiamo voluto cercare di raffinare il processo compositivo, di renderlo meno istintivo. A seguito di questa scelta, sono cambiate anche le scelte per la produzione sonora, molto più massiccia nei primi due album per supportarne l’impatto, e un po’ più contenuta in questo. ‘Massive Addictive’ lascia più spazio tra uno strumento e l’altro, una caratteristiche che prima non avevamo… su ‘The Nexus’ non c’è nessuno spazio per il silenzio, tutto suona sempre, mentre qui abbiamo lavorato anche sull’assenza di alcuni suoni…”.
SOTTO QUALE ASPETTO TI SENTI MIGLIORATO DI PIÙ? E SOTTO QUALI ASPETTI PENSI INVECE CHE LA BAND SIA MIGLIORATA?
“Di sicuro il miglioramento maggiore l’abbiamo avuto nel songwriting. Siamo più tranquilli, rilassati, anche perché abbiamo speso molto nei primi album per definire una nostra personalità, e ora possiamo muoverci più comodamente entro di essa, lavorando sul dettaglio e sulla qualità. Siamo consci della struttura del nostro sound. Possiamo decidere con calma dove espanderlo, dove invece togliere degli elementi… e questa esperienza ci ha migliorato molto come scrittori. Per quando riguarda la band non posso rispondere per gli altri, ma penso che il modo di lavorare e l’armonia globale siano migliorate molto. Ci sentiamo un team molto affiatato, professionale, e questo è chiaramente un miglioramento. E poi, sotto l’aspetto live continuando a suonare non si può non raggiungere risultati sempre migliori, questo è ovvio”.
LE CANZONI DEGLI AMARANTHE SONO SEMPRE MOLTO CORTE, DIRETTE. AVETE MAI PRESO IN CONSIDERAZIONE L’IDEA DI PROVARE CON UNA SUITE SOPRA GLI OTTO MINUTI? O SAI GIÀ CHE QUESTO TIPO DI COMPOSIZIONE NON SI ADATTA AGLI AMARANTHE?
“Non funzionerebbe mai! Le nostre canzoni sono volte a comunicare in maniera rapida e diretta al pubblico tutto ciò che hanno da dire, e le lungaggini non sono previste. Non abbiamo mai voluto essere progressivi, o in qualche modo ispirarci alle lunghe epiche degli Iron Maiden. La nostra musica è tanta, ma nasce per essere compressa, non dilatata su un numero più alto di minuti. Ne risentirebbe l’energia che vogliamo introdurre in ciascun passaggio. Come dici tu, credo che la nostra canzone più lunga non arrivi nemmeno a cinque minuti, ed era contenuto nel nostro primo album. Da quel momento in poi, abbiamo sempre fatto canzoni corte”.
‘THE NEXUS’ VI HA APERTO LE PORTE DEGLI USA… COME VIENE RECEPITA LA VOSTRA MUSICA IN QUEI LUOGHI?
“Molto bene! ‘The Nexus’ è stato il nostro primo album ad essere venduto oltreoceano, e siamo ancora stupiti di come sia andato! Ci buttammo nel tour americano subito dopo l’uscita dell’album, nemmeno due settimane, eppure avevamo sempre seimila persone ad ogni data, e tutti conoscevano i pezzi! Abbiamo capito di avere una fan-base importante negli States, e quindi non vedo l’ora di portare ‘Massive Addictive’ laggiù. Dopotutto, ha un suono molto più americano! E’ perfetto per accontentare i fan di lì, quindi penso proprio che farà un certo successo, considerati i dati del primo!”.
LA GENTE AI VOSTRI CONCERTI IMPAZZISCE PER VOI… VI REGALANO MAGLIETTE, MESSAGGI E STRISCIONI CON SCRITTE COMMOVENTI. COME REAGITE A TUTTO CIÒ?
“Oh, io come persona cerco sempre di rimanere con i piedi per terra. Di non convincermi di essere più di quanto sono. Però quando qualcuno viene da me e mi dice cose come ‘grazie per la tua musica’, ‘il tuo lavoro significa molto per me’ o ‘sei la mia più grande ispirazione’, beh, è impossibile rimanere impassibile. Nel senso, mi dico sempre: ‘non sono Bon Jovi!’ Ho citato lui perché era su tutti i miei poster in cameretta quando ero ragazzo, e pensare che ora posso esserci io in camera di qualcuno mi lascia veramente un po’ perplesso. E’ incredibile! Anche un po’ strano pensare ad una mia foto nella camera di un ragazzo… ma è bello anche così. Soprattutto quando poi so che molta di questa gente magari inizia a suonare per essere come me. Questo mi rende fiero. Come band, comunque, abbiamo un codice di comportarci sempre in maniera aperta con i fan. Di esserci per loro. Non diventeremo mai le rockstar che scappano dai fan. Senza di loro… non saremmo niente”.
TRA L’ALTRO, A BEN VEDERE SONO SEMPRE DI PIÙ LE BAND CHE PROVANO IL VOSTRO CARATTERISTICO APPROCCIO VOCALE A TRE VOCI: FEMMINILE, PULITA E GROWL. TI SENTI DI AVER ISPIRATO QUESTE PERSONE?
“Non credo che abbiamo inventato nulla di nuova. La ruota, per così dire, l’hanno costruita tempo fa. E’ vero che molte band ora ci stanno usando come modelli, ma tutto sommato è qualcosa che ai tempi nostri facevamo con altre band; io ad esempio con i Dreamland avevo per modello gli Europe, e partivo dalla loro musica. E’ sempre così, impossibile evitarlo. Però, molti fan dicono chiaramente di ispirarsi a noi nel fare musica e questo mi rende certamente felice ed orgoglioso”.
QUALE RITIENI SIA IL TUO PIÙ GRANDE SUCCESSO CON GLI AMARANTHE?
“Il poter vivere solo di questo. Mantenermi facendo quello che più mi piace, riuscire a girare il mondo solo con la mia arte. Non dipendere da una azienda che mi paga, solo da me stesso e dalle mia capacità. E’, ovviamente, sono fiero di esserci riuscito così presto con gli Amaranthe, in tempi davvero brevi”.
DI SOGNI QUINDI VE NE SIETE GIÀ TOLTI PARECCHI… MA CE NE È ANCORA QUALCUNO CHE SENTI DI DOVER FARE?
“Ne abbiamo accennato prima, ora ho una figlia piccolissima. I miei sogni cambieranno mano a mano che la bimba cresce… è normale che sia così. Appena nasce ti rendi conto che adesso hai un motivo veramente forte di considerare altre persone nella tua vita, e come tale anche i tuoi progetti ruotano attorno a quello. La mia più grossa speranza è di vederla crescere forte e sana… e spero tantissimo di vedere lei che realizza i propri sogni, magari col mio aiuto! Eh, si, molte cose stanno cambiando, ma ci godiamo ogni momento di questo periodo!”
E ALLORA… AUGURI A TE, JAKE E:!