Chi fa il giornalista metal da un po’ di tempo nelle interviste impara a temere gli estremi. Sia gli artisti lunghi e logorroici alla Hackett/Gildenlow per i quali la risposta a un’unica domanda può durante anche la metà del tempo a disposizione per l’intera intervista, sia gli artisti svogliati e/o scazzati che rispondono a monosillabi a qualsiasi domanda tu gli faccia, costringendoti a inventarti l’impossibile per trovare almeno un argomento interessante su cui fargli dire qualcosa. Per fortuna, ci viene da dire, artisti come il simpaticissimo Johan Hegg rimettono a posto l’ago della bilancia, facendoci tornare il sorriso. Onesti e sinceri, con un opinione chiara su tutto e per niente restii a spiegare con calma la propria posizione, gli artisti come il simpatico frontman degli Amon Amarth sono quelli con i quali puoi toccare gli argomenti più disparati, certi di ottenere risposte sensate e interessanti. E’ andata così anche stavolta e, a parte le domande di rito sulle peculiarità riguardanti il nuovo “Jomsviking”, Johan ci ha raccontato qualcosa di interessante anche sul fronte della religione, del marketing, e di quanto secondo lui sia difficile imitare esattamente il sound degli Amon Amarth…
PARLIAMO SUBITO DI “JOMSVIKING”, UN ALBUM MOLTO MELODICO, MA CHE CERTO NON MANCA DI POTENZA O AGGRESSIONE. E’ STATO DIFFICILE TROVARE UN BILANCIAMENTO COSÌ PRECISO TRA PARTI AGGRESSIVE E CORI CATCHY?
“Penso che una domanda così specifica dovresti farla a Olavi (Mikkonen, ndR) o a Johan (Soderberg, ndR), non a me. Sono in effetti loro ad aver curato in prevalenza l’aspetto legato alla musica per questo album. Penso però che tu abbia ragione, ritengo che il bilanciamento tra potenza, aggressione e melodicità sia in effetti un punto forte di questo album. Su ‘Jomsviking’ questo bilanciamento in effetti mi ha proprio stupito e soddisfatto, stavolta quei due hanno realizzato dei cori davvero eccezionali su basi veramente esaltanti. So che hanno lavorato entrambi davvero duro alle varie composizioni, ma se questo equilibrio è stato per loro difficile da trovare o è il naturale risultato di un processo che invece li vede a proprio agio penso proprio dovresti chiederlo a loro”.
SUL BRANO “A DREAM THAT CANNOT BE” È PRESENTE UN DUETTO CON LA METAL QUEEN DORO PESCH. E’ UN ESPERIMENTO NUOVO PER VOI, COME PENSAVATE L’AVREBBERO PRESA I VARI VOSTRI FAN? E DORO SI È TRATTATA DELLA VOSTRA PRIMA SCELTA, PENSANDO A QUESTO DUETTO?
“E’ la prima volta che abbiamo avuto una voce femminile come guest vocalist, è vero, ma non è la prima volta che contattiamo un guest per cantare, ad esempio sull’album scorso aveva partecipato come guest Messiah Marcolin, dei Candlemass. Quindi ritengo che i fan degli Amon Amarth abbiano già in testa il fatto che possiamo inserire duetti o parti soliste affidate a qualcuno che non sia io. Per quanto riguarda la seconda domanda, di sicuro non abbiamo scelto Doro Pesch perché piacesse ai fan, l’abbiamo scelta perché era la voce adatta al pezzo per come era stato pensato. Comunque problemi non ne vedo, la canzone è veramente molto bella e non tradisce il nostro stile classico. Doro è una bravissima cantante e una grande professionista, lavorare con lei è stato molto bello e interessante e penso che il risultato sia ottimo. Non c’è molto altro da dire, penso proprio che tutti i fan apprezzeranno questo ‘esperimento’”.
“JOMSVIKING”, SEMPRE PARLANDO DI PRIMI ESPERIMENTI, È ANCHE IL VOSTRO PRIMO CONCEPT ALBUM PROPRIAMENTE INTESO. E’ UNA STORIA COMPLETAMENTE NUOVA, O SI BASA GROSSOMODO SU QUALCHE IDEA GIÀ SCRITTA O TRATTA DA QUALCHE EPICA O LEGGENDA?
“La storia è del tutto nuova e frutto della mia penna, ma devo comunque ammettere che molti elementi sono stati liberamente ispirati alla ‘Jomsviking Saga’, la saga dei Vichingi di Jomsborg, un’ epica norrena dell’ XI secolo. Per quanto riguarda le liriche del disco e la storyboard generale si tratta di un vero e proprio racconto di fantasia, del tutto figlio della mia inventiva”.
MA DA DOVE SEI PARTITO? DALLA STORIA O DALLE LINEE VOCALI, CERCANDO POI DI COSTRUIRCI ATTORNO QUALCOSA CHE FUNZIONASSE?
“Il vero punto fisso era la storia, è stata scritta come se fosse la regia di un film, o il copione di una recita. La storia era definita prima che esistesse la musica o che fossero stese le linee vocali, ed era mia intenzione rimanere fedele a quanto scritto. La parte più difficile per me è stato proprio il lavorare alle liriche definitive senza poter deviare quasi per nulla da quanto avevo pensato in termini di storyboard… in molti passaggi mi è mancata proprio la flessibilità che ho di solito mentre lavoro su una canzone, quando sono libero ad esempio di cambiare il tema di un brano qualora non riuscissi a scriverne delle strofe che funzionino veramente. Un’altra grossa sfida è stata comunque realizzare brani che potessero esistere anche se presi singolarmente, avulsi insomma dalla vicenda… su ‘Jomsviking’ tutte le canzoni funzionano bene insieme, ovviamente, ma era nostro obbiettivo anche fare sì che si potessero ascoltare anche singolarmente senza che si provi la sensazione che manchi qualcosa, prima o dopo. Anche questo non è stato facile, devo ammettere”.
SEMPRE PARLANDO DI SAGHE E LAVORI DI FANTASIA, IMMAGINO TI SIA PIACIUTO IL FILM “I VICHINGHI” DEL 2014… TI SAREBBE PIACIUTO COMPORNE UN PEZZO DELLA COLONNA SONORA, SE TI FOSSE STATO CHIESTO?
“Certo che mi piace, adoro quel film (Johan ha avuto una piccola parte come attore nel film, ndR). Penso davvero che sia un lavoro proprio ben riuscito, rappresentante in maniera veritiera ma comunque interessante il mondo dei vichinghi per chi voglia conoscerlo. Comporne la colonna sonora… sarebbe stato bello!”.
QUEST’ALBUM ESCE SOTTO LA MAJOR SONY. QUALI SONO LE DIFFERENZE PRINCIPALI RISPETTO A QUANDO LAVORAVATE CON UN ETICHETTA PRETTAMENTE METAL COME APPUNTO LA VOSTRA STORICA METALBLADE?
“Siamo ancora sotto contratto con MetalBlade in realtà, è solo che ora la MetalBlade collabora con la Sony per quest’album per alcuni aspetti legati alla sola distribuzione. La ragione è che qui in Europa sentivamo che serviva una mano in più nella promozione, e la Sony è una scelta ovvia, visti i buoni risultati che ottiene e la professionalità che mette in ogni aspetto della promozione di un album. Siamo molto felici di come si stanno muovendo, dai rapporti con la stampa fino ai dettagli più piccoli”.
MA CREDI CHE ORA LE ASPETTATIVE SUL VOSTRO VENDUTO SARANNO MAGGIORI, VISTO CHE VI STATE APPUNTO APPOGGIANDO A UNA REALTÀ PIÙ GRANDE?
“Non mi interessa! Non me ne è mai fregato niente delle aspettative che una label può nutrire sul numero di copie che venderemo, e nemmeno me ne fregherà. Noi ci concentriamo solo sul fare un album che sia il meglio che possiamo fare, il resto sono chiacchiere. Non permettiamo a nessuno di nessuna label di ascoltare niente prima che sia scritto, composto e registrato, proprio per non farci influenzare. Loro ascoltano solo quanto noi riteniamo valido, e a quel punto delle aspettative altrui non ci importa molto”.
OK, HO AFFERRATO IL PUNTO. UN ALTRO ARGOMENTO SU CUI DI SOLITO SEI CATEGORICO È LA DEFINIZIONE DI VIKING METAL, UNA DEFINIZIONE CHE DI SOLITO CONTESTI. POSSO PERÒ CHIEDERTI SE LO CONTESTI RIFERITO AGLI AMON AMARTH O IN TERMINI PIÙ GENERALI? PER CONTRO COME DESCRIVERESTI IL SOUND DEGLI AMON AMARTH A UNO CHE HA SMESSO DI ASCOLTARE METAL NEL 1995 E NON CONOSCE TUTTE LE VARIE NUOVE CORRENTI DI METAL?
“Beh, è vero che rifiuto questo termine, ma non perché non mi piaccia o mi dia fastidio. Più che altro trovo un po’ strano descrivere un genere musicale partendo dai testi e non dalla musica, non mi risultano altri casi in cui ciò succeda, non vedo perché per noi questo debba valere. Musicalmente, penso che gli Amon Amarth siano un ibrido tra l’heavy metal classico e il death, una musica potente, con un forte lato melodico, in cui le vocals in growl hanno una parte principale. Questo ci descrive piuttosto bene, e non serve tirare dentro il termine ‘viking metal’. Vedi? Non ha molto senso, se non ci si limita alle sole liriche, e anche lì la cosa è quantomeno strana. Gli Iron Maiden potrebbero essere viking metal allora, qualche volta ne hanno parlato. O anche i Black Sabbath… quanti nomi potrei farti?”.
LA POPOLARITÀ DEGLI AMON AMARTH È MOLTO ALTA ADESSO, SOPRATTUTTO SE CONSIDERIAMO APPUNTO CHE IL VOSTRO CANTATO NON È PROPRIO ACCESSIBILE E LA VOSTRA MUSICA NON È ESATTAMENTE ‘RADIO FRIENDLY’. C’È UN MOMENTO PERÒ, NELLA VOSTRA STORIA, IN CUI TI SEI RESO CONTO DI QUESTA CRESCENTE POPOLARITÀ?
“Difficile da dire. Certo, eventi come il Wacken del 2003 capimmo che qualcosa stava succedendo: quando partecipi ad un evento di quel genere ti rendi conto di ciò che stai costruendo, volente o nolente. Anche il tour con gli Slayer è stato un bel segnale, durante quel tour la gente cantava tutte le nostre canzoni, e quel tipo di risposta è sempre indicativo del fatto che sei sulla strada giusta. Però, se mi chiedevi di un evento specifico in cui, da un momento all’altro, mi sono reso conto di quanto gli Amon Amarth erano cresciuti negli anni devo deluderti, il nostro cammino è stato assolutamente graduale. Ogni passo è stato messo dopo l’altro, quindi ad ogni passo sapevamo dove stavamo andando e potevamo aspettarci un certo tipo di risposta”.
HAI PARLATO DI TOUR CON GLI SLAYER, CHE FANNO UN GENERE DIVERSO DAL VOSTRO… BASICAMENTE, L’IMPRESSIONE NOSTRA È CHE POTRESTE ANDARE IN TOUR PIÙ O MENO CON CHIUNQUE. TI CHIEDO ALLORA QUALE SAREBBE LA TUA LINEUP DA SOGNO PER UN IPOTETICO TOUR…
“Difficile risponderti. Vorrei andare in tour con gli Iron Maiden! Sarebbe eccezionale! Sarebbe anche difficile, perché gli Iron sono forse la miglior band live al mondo, molto dedicati, quindi aprire per loro sarebbe di sicuro impegnativo, però… sai che figata?!”.
UN’ALTRA CARATTERISTICA PECULIARE DEGLI AMON AMARTH È CHE NON CI SONO BAND CHE VI COPIANO. AMMETTIAMOLO, CI SONO UN BOTTO DI BAND CHE ASSOMIGLIANO AGLI HELLOWEEN, AI METALLICA, AGLI ENTOMBED, AGLI IN FLAMES… MA NON SE NE TROVA UNA PER LA QUALE DIRE: SI ISPIRANO AGLI AMON AMARTH DI “SURTUR RISING”. COME MAI PENSI SUCCEDA QUESTO?
“Non lo so! Forse deriva dal nostro lato melodico, oppure dal fatto che le nostre chitarre sono suonate in modo molto strano, atipico. In pochi capiscono come effettivamente sono suonate veramente, certo musicisti esperti possono replicarne il riff o trovarne tutte le note, ma lo stile rimane unico, con profonde radici nell’animo di chi suona. C’è una sorta di malinconia di fondo, una sorta di trasporto nascosto dietro il fraseggio che se non lo capisci è impossibile da replicare, e questo penso rende la nostra musica unica, in qualche modo. Difficile da imitare nel suo significato più profondo”.
ALCUNE DELLE VOSTRE PRIME LIRICHE ERANO IN QUALCHE MODO MOLTO ANTICRISTIANE, BASTI CONSIDERARE TITOLI COME “GOD, HIS SON, AND HOLY WHORE”. TU TI CONSIDERI TALE? O QUESTO TIPO DI MESSAGGIO ADESSO È CAMBIATO E NON TI APPARTIENE PIÙ?
“Non mi considero prettamente anticristiano, e nemmeno del tutto antireligioso. Sono tuttora convinto che la religione rappresenti tutt’ora il vero e proprio oppio per le masse, un modo accettato e addirittura incoraggiato di convincere migliaia di persone a pensarla come solo pochi vogliono, ma a darmi fastidio è in pratica solo questo aspetto. E’ l’uso sbagliato che i potenti possono fare di questo concetto, che trovo tuttora una cosa piuttosto spaventosa. Per quanto riguarda i nostri testi, un po’ di tempo fa quando ero più giovane, vedevo le cose più in bianco e nero, da qui magari titoli come quello che hai citato recenti messaggi che sembrano quasi di odio, ma non è questo quello che adesso voglio trasmettere. Sono ancora convinto che la religione per come è intesa adesso dalla maggioranza della popolazione sia una cosa più negativa che positiva, ma il mio pensiero al riguardo non si può riassumere solo con titoli come quello di cui abbiamo parlato”.
VORREI CHIUDERE CON UN ULTIMA DOMANDA… GLI AMON AMARTH SONO ANCORA DIVERTENTI PER TE? O LA BAND ADESSO È PIÙ UN LAVORO?
“Per fortuna gli Amon Amarth sono ancora divertenti per me. Sia il tour che il lavorare ad un album mi piace e mi eccita ancora. Però, sì, siamo onesti, è anche un lavoro. Ci sono aspetti della promozione, della produzione e della gestione degli aspetti burocratici del gruppo che non ricadono sicuramente nella descrizione di ‘attività divertenti’. E’ parte però di un’attività grazie alla quale viviamo, e vanno quindi affrontate se non con lo stesso trasporto e passione, almeno con la stessa professionalità con cui affrontiamo gli aspetti invece che ci piacciono di più. Quindi, essere negli Amon Amarth adesso è anche un lavoro”.