L’ascesa degli Amon Amarth sembra inarrestabile: la loro politica di pochi ed impercettibili cambiamenti di album in album sembra dare i frutti sperati considerando il seguito sempre maggiore di fans che li segue nei sempre più frequenti tour. Durante la tappa meneghina della prima trance del tour di “Surtur Rising”, abbiamo avuto modo di scambiare quattro chiacchiere con il batterista della band Fredrik Andersson, personaggio riservato e poco incline allo scambio di vedute: inutile chiedere alla band di stravolgere il proprio suono, gli Amon Amarth non sembrano inclini a voler rischiare e sono ormai consci nel proseguire a senso unico la loro carriera seguendo le orme di molte bands rimaste fedeli alle loro origini. Dato che non ci è dato sapere cosa riserva il futuro degli Amon Amarth – a questo proposito Fredrik non è stato molto eloquente -, accontentiamoci di quello che siamo riusciti ad estrapolare durante la nostra chiacchierata.
CIAO FREDRIK, TORNIAMO PER UN ATTIMO AL VOSTRO PRECEDENTE ALBUM, “TWILIGHT OF THE THUNDERGOD”: A TRE ANNI DI DISTANZA E CON UN NUOVO DISCO USCITO DA POCO COME LO GIUDICHI ORA?
“Mi piace molto, siamo convinti che si tratti di un buon lavoro”.
QUALE PENSI SIA IL PIU’ GROSSO PASSO AVANTI CHE AVETE FATTO CON IL NUOVO ALBUM?
“Penso che il miglioramento più tangibile sia che siamo diventati dei musicisti migliori: la progressione è avvenuta di album in album, un passo alla volta. Inoltre penso che anche la produzione abbia in qualche modo fatto un ulteriore passo in avanti”.
NEL PRECEDENTE ALBUM IL SUONO DELLA BATTERIA NON CI AVEVA CONVINTO, ERA LEGGERMENTE IMPASTATO SE COMPARATO ALLA POTENZA DELLE CHITARRE: HAI LAVORATO DIVERSAMENTE SU QUESTO NUOVO ALBUM?
“Sì, abbiamo utilizzato un approccio totalmente differente: ho registrato tutte le parti di batteria utilizzando una metodologia acustica, senza l’utilizzo di trigger o altre diavolerie. Tutte le canzoni sono state suonate dall’inizio alla fine, senza interruzioni: questo ci ha permesso di ottenere un flusso più continuo e naturale se comparato ai nostri precedenti lavori”.
IN “SURTUR RISING” APPARE PIU’ EVIDENTE, RISPETTO AL PASSATO, LA NETTA DISTINZIONE TRA PARTI RITMICHE, PIU’ VICINE AL DEATH D’ANNATA, E LE PARTI MELODICHE. AVETE APPORTATO DEI CAMBIAMENTI AL VOSTRO STILE COMPOSITIVO CHE HA DETERMINATO QUESTO CAMBIAMENTO?
“No, è avvenuto tutto in modo naturale, niente deciso a tavolino”.
IN QUALCHE PARTE RITMICA ABBIAMO SENTITO L’INFLUENZA DI UNA BAND COME GLI UNLEASHED… COSA NE PENSI?
“Mmm, non saprei… personalmente non ascolto gli Unleashed dal 1991”.
BEH, ALMENO HAI ASCOLTATO IL LORO DEBUT (RISATE, NDR). C’E’ UN ALBUM NELLA VOSTRA DISCOGRAFIA CHE CONSIDERATE PIU’ IMPORTANTE E CHE HA CAMBIATO IN MANIERA DETERMINANTE LA VOSTRA CARRIERA?
“Non saprei scegliere un album: penso che la nostra carriera ed i nostri album siano migliorati con noi, uno step alla volta. Forse il cambiamento maggiore è stato avvertito con gli ultimi tre album dove la progressione è stata maggiore ma in ogni episodio della nostra discografia abbiamo sempre cercato di dare il meglio di noi stessi”.
NEL PRECEDENTE “TWILIGHT OF THE THUNDER GOD” AVETE INVITATO ALCUNI GUEST COME L.G. PETROV E GLI APOCALYPTICA: COME MAI NON AVETE RIPETUTO L’ESPERIMENTO IN NESSUNA TRACCIA DEL NUOVO LAVORO?
“Non ne abbiamo sentito la necessità. Ogni traccia racchiude un feeling particolare e nel precedente lavoro eravamo partiti con l’idea di fare qualcosa di particolare con dei guest: abbiamo sentito subito ‘nostre’ le canzoni di ‘Surtur Rising’, non abbiamo sentito la necessità di chiamare artisti esterni per interpretare in modo differente quello che avevamo composto. Non ci è parso giusto chiamare degli artisti solo per avere il loro nome sugli sticker promozionali”.
PER QUANTO AVETE LAVORATO SUL NUOVO MATERIALE?
“Abbiamo iniziato a lavorarci parecchio tardi, verso Marzo/Aprile 2010, ma ci siamo impegnati a fondo, trovandoci in sala prove ogni giorno per quasi due mesi. Dopo una piccola pausa siamo tornati nuovamente in sala prove per affinare ed arrangiare tutto il materiale per oltre un mese: le registrazioni nel Fascination Street Studios in Svezia sono seguite a ruota”.
NON VI CAPITA MAI DI COMPORRE NUOVA MUSICA DURANTE UN TOUR?
“No, non ci è mai capitato, non rientra nel nostro modo di lavorare. Solitamente quando sono in tour non riesco a pensare a nulla, cerco di tenere libera la mente: non riesco ad ascoltare altra musica all’infuori di quella che devo suonare davanti al nostro pubblico”.
SIETE SENZA ALCUN DUBBIO UNA DELLE PRIORITA’ DELLA METAL BLADE: COME MAI NON AVETE RILASCIATO UN VIDEO PER IL NUOVO ALBUM?
“L’abbiamo registrato da poco durante il nostro tour negli USA: dopo aver realizzato dei video ad alto budget abbiamo sentito che le aspettative dei fans per i nostri video stavano crescendo a dismisura. Ovviamente per registrare un video di quel tipo devi disporre di un budget non indifferente e di cui questa volta non disponevamo: per ‘Destroyer of the Universe’ abbiamo optato per un video più diretto che catturasse la nostra attitudine live”.
FREDRIK, PARLIAMO DELLE COVER CHE AVETE INSERITO NELLA LIMITED EDITION DEL NUOVO ALBUM, NELLO SPECIFICO “AERIALS” DEI SOAD, “WAR MACHINE” DEI KISS E “BALLS TO THE WALL” DEGLI ACCEPT. SI TRATTA DI BANDS TOTALMENTE DIFFERENTI UNA DALL’ALTRA, PENSI CHE IN QUALCHE MODO ABBIANO INFLUENZATO IL VOSTRO MODO DI COMPORRE MUSICA?
“Delle tre band che hai nominato penso che gli unici che abbiano avuto un’influenza su di me siano gli Accept. So che Olavi è un grande fan dei Kiss, quindi per lui Gene Simmons & Co. siano una grossa fonte di ispirazione. C’è un legame leggermente differente tra ‘Aerials’ e la nostra band: eravamo in tour negli Stati Uniti quando è uscito ‘Toxicity’ ed eravamo sommersi dai continui passaggi in radio di quella canzone. La band si è divisa in due, ad alcuni piaceva mentre ad altri no. Abbiamo pensato che sarebbe stato bello cimentarci in una cover che nessuno si sarebbe aspettato da noi e che potesse rappresentare una sfida per noi come musicisti. Dopo una fase di odio iniziale la canzone ora piace più o meno a tutta la band”.
IL NOME PRECEDENTE DELLA BAND ERA SCUM… OK, NON VI CHIEDERO’ COME MAI AVETE CAMBIATO NOME (RISATE, NDR). PENSI CHE LE COSE SAREBBERO ANDATE IN MODO DIFFERENTE SE AVESTE DECISO DI MANTENERE IL VECCHIO MONICKER?
“No, non penso. Anche per noi all’inizio è stato difficile: Amon Amarth non suona così semplice da ricordare ed è dovuto passare parecchio tempo affinché il nome circolasse all’interno della scena. Penso che la qualità del materiale rappresenti l’unico modo per far strada nell’industria discografica”.
AVETE PUBBLICATO UN DOPPIO DVD E OTTO ALBUM IN STUDIO: COSA VI ATTENDE NEI PROSSIMI MESI?
“Per ora solo un lungo tour: non abbiamo nient’altro in cantiere o almeno non abbiamo pensato ad altro”.
OK FREDRIK, GRAZIE MILLE PER L’INTERVISTA, PUOI DIRE QUELLO CHE VUOI AI NOSTRI LETTORI.
“Grazie per il tempo concessoci, un saluto a tutti i lettori di Metalitalia!”.